Cento milioni di euro fanno davvero gola, e non solo in questi tempi di crisi finanziarie. Tuttavia, e lo dico sinceramente, credo che una tale esagerata mole di denaro sia eccessivamente alta per un singolo individuo (almeno, secondo il mio stile di vita frugale) e non so se porterebbe un reale beneficio al fortunato vincitore di tale somma (ma ammetto che mi accontenterei molto volentieri di mille volte meno). Una tale somma supermilionaria è, probabilmente, commisurata alla probabilità di indovinare un “sei” al Superenalotto. A tal proposito, se il valore di un oggetto è (in parte) inversamente proporzionale alla sua frequenza, penso che esiste almeno un fossile che vale quei cento milioni di euro. Un fossile unico, forse irripetibile, che non ho dubbi nel proclamare l’oggetto naturalistico più straordinario esistente sulla Terra (non so cosa darei per trovarne uno simile...).
Questo post parla dei famosi “Dinosauri Combattenti”, un’associazione fossile di un Protoceratops ed un Velociraptor rinvenuta da una spedizione Polacco-Mongola nel deserto dei Gobi nel 1971. Se non ne avete mai sentito parlare, spero che questo post vi farà conoscere ed apprezzare questo fossile come merita. Nel caso lo conosciate già, mi auguro che la lettura di oggi possa migliorare l’idea che avete di questo reperto unico. (Nota iconografica: il fossile in questione è la base per la tavola che in questo periodo fa da titolo al blog).
I due dinosauri furono rinvenuti in un sedimento di età medio-Campaniana (circa 75-80 milioni di anni) nella Formazione Djadokhta, nel sud della Mongolia. Sebbene sia stata interpretata inizialmente come un sedimento fluviale-lacustre, lo studio sedimentologico del reperto non lascia dubbi sul fatto che la matrice che ingloba i fossili sia una sabbia eolica, una duna fossile.
L’esemplare quasi completo di
Velociraptor (GI 100/25), lungo circa 170 cm, giace sdraiato sul fianco destro, quasi parallelamente all’esemplare, meno completo, di
Protoceratops (GI 100/512), lungo circa 140 cm, il quale è accucciato al suolo, con il corpo ruotato verso destra e la coda girata sulla sinistra. Buona parte della regione superiore del cranio, la parte distale della coda, gli arti anteriori (ma non le scapole ed i coracoidi) e la gamba sinistra di
Protoceratops sono mancanti: mentre per la regione superiore del cranio e l’apice della coda è possibile che l’assenza sia dovuta all’erosione, per gli arti è probabile che essi siano stati rimossi in un momento poco successivo alla morte dell’animale, prima del consolidamento definitivo del sedimento inglobante i corpi.
La testa di
Protoceratops fu la prima parte del fossile ad essere scoperta, probabilmente perché esposta in superficie dall’erosione. Il bacino è parzialmente dislocato, mentre la gamba destra è ancora in posizione naturale, piegata al ginocchio e con i piedi appoggiati al suolo: questa postura indica che l’esemplare di
Protoceratops era accucciato a terra nel momento della morte. La gabbia toracica ed il cinto pettorale sono collassati a seguito della decomposizione.
L’esemplare di Velociraptor è lievemente inclinato verso il basso, in direzione posteriore. Tale inclinazione probabilmente riflette l’inclinazione originaria al suolo sabbioso nel momento della morte. Il collo dell’animale è piegato fortemente “ad S”, con la superficie ventrale della mandibola che quasi tocca la base del collo. Tale piega del collo è rinvenuta in esemplari mummificati di grandi uccelli olocenici (struzzi, moa), e può darci indizi sulla durata dell’esposizione subaerea del corpo prima del seppellimento definitivo. La lunga coda è piegata nella regione prossimale verso l’alto, mentre il resto della coda è leggermente incurvato: tale differenza di curvatura riflette la presenza vincolante delle lunghissime estensioni dei chevrons e delle prezygapofisi nella regione intermedia della coda tipiche dei dromeosauridi. La gabbia toracica è collassata a seguito della decomposizione, mentre il cranio ha subito solo una minima disarticolazione.
Fin qui, il fossile potrebbe essere niente più che l’ennesimo caso di fossilizzazione di due carcasse di dinosauro, a seguito di eventi geologici che hanno accumulato casualmente i corpi in uno stesso luogo. In effetti, tale fenomeno è diffuso e deve sempre essere preso in considerazione per evitare speculazioni errate su eventuali interazioni in vita tra gli animali fossilizzati. In questo caso, però, le evidenze sono fortemente a favore di una stretta interazione in vita tra i due animali.
L’arto anteriore destro del
Velociraptor è serrato tra le mandibole del
Protoceratops. Sebbene la parte rostrale del cranio di
Protoceratops sia mancante, è chiaro che nel momento della morte le sue mandibole serrassero strettamente l’avambraccio destro del
Velociraptor, il quale scorre tra dentale e mascellare del ceratopso appoggiandosi con le dita al lato sinistro del muso.
Inoltre, la mano sinistra del teropode è appoggiata al lato destro del cranio del ceratopso, appena rostralmente al corno jugale; mentre la sua gamba destra è proiettata sotto il corpo del
Protoceratops. Infine, il piede sinistro di
Velociraptor giace a livello della gola del ceratopso, con il terzo ed il quarto dito flessi, mentre il secondo dito è esteso in alto. Questo dito porta il noto secondo unguale ipertrofico e falciforme tipico dei deinonychosauri, che, nel momento della morte, era evidentemente conficcato nel collo del
Protoceratops.
In conclusione, i due animali fossilizzati conservano le reciproche posizioni alla morte: Velociraptor tiene strettamente tra le mani la testa di Protoceratops, mentre con il secondo dito del piede sinistro conficca l’unguale falciforme nella gola del ceratopso; Protoceratops tiene serrato tra le mandibole l’avambraccio destro del teropode, mentre con il peso del proprio corpo accucciato sta premendo sulla gamba destra di Velociraptor.
I due corpi sono abbracciati mortalmente da 80 milioni di anni.
Come sono morti i due animali?
Sono state ipotizzate numerose “scene finali” per spiegare questo fossile. Gli studi sedimentologici e tafonomici escludono gli scenari da “sabbie mobili” o “alluvione” o “annegamento”: il contesto ambientale era una distesa sabbiosa, forse il fianco di una duna. Furono uccisi da una frana? Intervenne una tempesta di sabbia? Oppure questi eventi ambientali accaddero successivamente alla morte dei due animali, preservandone i corpi ma non incidendo sulla morte dei due?
Ho provato a ricostruire la morte dei due animali analizzando gli eventi che possiamo osservare nel fossile, ovvero:
A: Alcune parti di Protoceratops sono mancanti, staccate dal corpo.
B: Protoceratops si accuccia al suolo.
C: Protoceratops serra le mandibole sul braccio sinistro di Velociraptor.
D: Velociraptor proietta la gamba destra sotto il corpo di Protoceratops.
E: Velociraptor conficca il secondo unguale del piede sinistro nella gola di Protoceratops.
Questi eventi non possono essere tutti coincidenti nel tempo. Proviamo a discriminarne la sequenza.
Appare chiaro che l’evento A accade per ultimo (e molto tempo dopo gli altri) e che D non può verificarsi dopo B. Quindi, la sequenza D-B-A è il probabile “canovaccio” della vicenda. Dove collocare gli eventi C ed E all’interno del canovaccio? Il numero di possibili sequenze di eventi è 12, esse sono: ECDBA, CDEBA, CDBEA, CEDBA, DCEBA, DECBA, DCBEA, DEBCA, DBECA, DBCEA, EDCBA, EDBCA.
Una di queste descrive meglio delle altre quello che accadde realmente quel lontano giorno del Campaniano. Ma quale?
La mia preferita è CEDBA:
Velociraptor tenta un primo attacco, afferrando con le braccia la testa di Protoceratops. Protoceratops reagisce e serra le mandibole sul braccio sinistro di Velociraptor.
Velociraptor reagisce a sua volta e conficca il secondo unguale del piede sinistro nella gola di Protoceratops. Poi, proietta la gamba destra sotto il corpo di Protoceratops, forse per divincolarsi dalla morsa, oppure per sferrare un secondo colpo.
Protoceratops si accuccia al suolo, forse fiaccato delle ferite, o per proteggersi da un secondo colpo. Così facendo, blocca la gamba destra di Velociraptor.
Protoceratops muore, probabilmente per dissanguamento a livello della ferita al collo. Il rigor mortis mantiene le mandibole serrate sul braccio di Velociraptor, il quale non riesce a divincolarsi dal corpo del ceratopso.
Velociraptor muore (dopo ore? qualche giorno?), probabilmente perché stremato nel tentativo vano di liberarsi dalla morsa e perché dissanguato a seguito della ferita al braccio (un morso di ceratopso capace di tenere serrato un braccio doveva essere estremamente profondo e lacerante).
Il clima, arido e torrido, inizia a disseccare i corpi, in particolare collo e coda di Velociraptor.
Nei giorni successivi, alcuni saprofagi staccano le parti carnose di Protoceratops, in particolare gli arti (l’arto posteriore preservatosi probabilmente era rivolto contro il fianco della duna).
Sopraggiunge una tempesta di sabbia, oppure la duna sabbiosa antistante collassa sui due corpi.
Le gabbie toraciche entrano in decomposizione e collassano sotto il peso della sabbia.
Inizia la fossilizzazione...
Questa è solo una mia ipotesi. Non pretende di essere la spiegazione migliore possibile.
Probabilmente, non si riuscirà mai a ricostruire nel dettaglio la serie precisa di eventi che generò questo fossile: ad ogni modo, esso è già sufficientemente meraviglioso per ciò che può dirci sull’anatomia, l’ecologia e l’etologia di Protoceratops e Velociraptor, e non fa moltissima differenza se riusciremo o meno a discriminare i singoli eventi che l’hanno prodotto.
Conservare un piccolo alone di mistero nei confronti di una delle più vivide testimonianze che ci sono pervenute della feroce bellezza del Mesozoico, non andrà a danneggiare la scienza.
Bibliografia utile ricavabile da:
Carpenter K., 2000 - Evidence of Predatory Behavior by Carnivorous Dinosaurs. Gaia, 15:135-144.