"Antropocene" è il termine (molto di moda) col quale si vuole intendere una "nuova" Epoca geologica, successiva all'Olocene nel quale - finora - eravamo abituati a collocare il presente. Le argomentazioni sulla necessità, utilità e praticità di un nuovo intervallo stratigrafico (e dei modi per definirlo) antropocenico sono stati discussi recentemente da
Lewis e Maslin (2015).
I due autori, seguendo la logica con cui tutti gli intervalli della geologia storica sono stati proposti e definiti, suggeriscono di fissare il limite Olocene-Antropocene in un momento della storia recente che abbia un qualche significativo "marcatore" geologico. Le due date che gli autori suggeriscono come "inizio" dell'Antropocene sono il 1610 ed il 1964.
La prima data corrisponde ad un minimo nella concentrazione di CO2 atmosferica nel registro sedimentario. Da quel momento in poi, in effetti, la concentrazione di CO2 atmosferica è andata progressivamente aumentando. Dato che tale minimo di CO2 è interpretato come effetto dell'attività umana (spiego sotto), gli autori considerano tale punto uno ideale per segnare l'inizio dell'Antropocene. Per comprendere il nesso tra attività umana e 1610, dobbiamo fare un salto indietro di un secolo e poco più. Nell'autunno del 1492, avviene l'evento più importante della storia umana, almeno negli ultimi 13 mila anni: si forma in modo continuo e permanente la connessione tra le popolazioni del Vecchio e del Nuovo Mondo. In effetti, si potrebbe considerare Cristoforo Colombo l'uomo più importante della Storia... L'effetto di tale evento è abbastanza ovvio: civiltà, popolazioni separate da oltre diecimila anni di storia entrano in collisione e commistione. Specie animali e vegetali dei due continenti, rimaste separate almeno dalla fine del Pleistocene, si mescolano. In termini biogeografici, fu un evento epocale. Basta citare, come esempio tra molti, il cavallo: estintosi in America dalla fine del Pleistocene, ormai animale ampiamente diffuso in quel continente. E lo stesso discorso vale per moltissime specie animali e vegetali, non tutte importate "volontariamente" dall'uomo. Si stima che nel 1492, all'arrivo di Colombo, vivessero circa 50-60 milioni di persone nelle Americhe. La rapida invasione e conquista delle Americhe da parte degli Europei, l'introduzione di malattie nuove e la schiavitù, decimarono (nel senso letterale del termine) quel continente: si stima che la popolazione vivente in America all'inizio del 1600 fosse ridotta a 5-10 milioni di abitanti. Un tale crollo nella popolazione comportò una drastica riduzione delle superfici agricole che i nativi americani avevano sviluppato nei secoli precedenti. Si ritiene che il drastico crollo delle piante coltivate in America nel 1500-1600 sia la causa del crollo nella CO2 atmosferica, dato che le tecniche agricole (in particolare, l'uso sistematico del fuoco per creare aree coltivabili) sono tra le principali fonti di CO2 pre-industriale. In breve, quindi, la scoperta dell'America provocò la decimazione degli americani, che provocò un crollo nell'agricoltura in America, che si riflesse in un minimo temporaneo nella CO2 atmosferica rilevabile nei sedimenti. Dato che tale minimo rilevabile è collocato nel 1610, tale data, piuttosto che il 1492, sarebbe scelta come possibile "marcatore" dell'Antropocene.
In modo leggermente differente, io giunsi a considerazioni simili, sebbene con conseguenze diametralmente opposte, sul "valore" del 1492 come evento chiave della storia umana, in un
antico post di Ultrazionale.
L'altra data, il 1964, corrisponde ad il presunto miglior marcatore della enorme accelerazione tecnologica seguita alla Seconda Guerra Mondiale, da molti ritenuto un evento più significativo della scoperta della Americhe per fungere da "inizio" dell'Antropocene. La Guerra Fredda ebbe, tra i vari effetti, la diffusione dei test nucleari, i quali liberarono in atmosfera una quantità notevole (rispetto ai valori precedenti) di isotopi radioattivi. Il numero di esperimenti nucleari raggiunse il picco nel 1963-64, e tale picco è registrato nella concentrazione di carbonio14 presente nelle piante e nei ghiacci polari. Ironicamente, se mai l'Antropocene fosse accettato come nuovo intervallo stratigrafico, e fissato al 1964, per almeno mezzo secolo ci troveremmo nella curiosa condizione di avere persone nate nell'Olocene assieme a persone nate nell'Antropocene. Entrambi i miei genitori sarebbero animali olocenici, mentre io sarei un loro discendente diretto antropocenico. Ho un paio di amici (nonché lettori di questo blog) che furono concepiti nell'Olocene finale ma nacquero nell'Antropocene inferiore...
A parte queste battute, io sono molto scettico sulla utilità, validità e praticità di un fantomatico "Antropocene". Sarò tradizionalista e conservatore, ma a me l'Olocene pare già un termine utilissimo. Anzi, paradossalmente, penso che - a parte questioni campanilistiche - anche l'Olocene sia eccessivo... Ma non è questo il post contro l'Olocene... In breve, ritengo l'Antropocene un concetto sbagliato alla radice. La motivazione è squisitamente paleontologica, ed è apprezzata probabilmente solo avendo bene a mente cosa sia il tempo geologico.
I fenomeni umani che stiamo osservando, per quanto drastici e drammatici possano essere, non sono di per sé sufficienti per richiedere l'istituzione di una nuova epoca geologica. Quello che chiamano "Antropocene" non è un "Epoca Geologica", ma un Evento Geologico: intenso, radicale, drammatico quanto volete, ma pur sempre riconducibile ad un evento geologico. Noi viviamo dentro un interglaciale del Pleistocene. Non occorre un nuovo piano geologico per definire il momento che viviamo alla scala del Tempo Profondo. Solo la nostra irreprimibile voglia di sentirci "speciali" ci fa ergere l'Antropico prodotto della nostra presenza recente come "punto di svolta" nella Storia della Terra. Non nego gli effetti dell'attività umana, e non nego l'importanza che la sensibilizzazione sui problemi ambientali può avere nel mitigare gli effetti (a breve termine) della attività umana nel globo. Ma la Stratigrafia è una scienza storica proiettata nel Tempo Profondo, non un modo per sancire ancora una volta il nostro radicato Antropo(ce)ntrismo. Dubito che Homo sapiens persisterà le centinaia di migliaia (né tanto meno, i milioni) di anni perché le sue gesta (più o meno nobili) siano da marcatrici di una Nuova Era. Le nostra miopia del Tempo Profondo è, in questo caso, la vera causa dell'istituzione di un Antropocene.
Un esempio per chiarire le mie parole: l'impatto del bolide (probabilmente, un grande asteroide) che produsse l'estinzione della fine del Mesozoico, ha avuto effetti enormi nella storia della Terra. Nell'immediato, esso generò una anomalia di iridio, un picco di spore di felci, sedimenti di tsunami. Nel lungo termine, provocò una delle maggiori estinzioni di massa della Terra. Nel lunghissimo termine, creò il Cenozoico. Eppure, nessuno si sognerebbe di ri-battezzare il Cenozoico con il termine "Asteroidozoico". Perché l'evento dell'impatto fu, infatti, un evento, produsse un intervallo, ma non produsse esso stesso l'intera Era Cenozoica.
Forse, tra milioni di anni, una nuova specie intelligente scoprirà l'evento Antropico, il limite tra il Cenozoico ed il Metazoico. Tale evento, ristretto ad un breve intervallo del tardo Pleistocene, sarà noto per le numerose anomalie geologiche e biologiche, ma non per quello sarà considerato una nuova era. Qualunque sarà l'aspetto del Metazoico, lo si capirà solo a posteriori, milioni e milioni di anni dopo che si sarà sviluppato. Non certo in base al drammatico, bizzarro ed effimero evento alla sua base, caratterizzato dalla epidemica proliferazione di un mammifero bipede.