"Lord Kau e T.rex", fotomontaggio realizzato da Simone Maganuco (2003). Special guest star, Luca Burgazzi nel ruolo di Bitor. |
Oggi è Natale. E a Natale siamo tutti più buoni.
E quando dico "tutti", intendo anche il sottoscritto, il malvagio e sadico paleontologo senza cuore che senza motivo trolla gli appassionati di produzioni pop ispirate dalla paleontologia e demolisce tutto ciò che di bello e buono c'è nella loro sincera ed ingenua passione. E siccome oggi sono buono pure io, vi racconterò una storia dedicata proprio agli albori della Grande Dinomania di 30 anni fa. Una storia quindi ambientata tanto tanto tempo fa, in un tempo lontano lontano, chiamato Gli Anni Ottanta, quando tutto era incredibilmente pacchiano, sudato, metallizzato, glam e imbottito. Un tempo di innocenza ormai perduta, che oggi rivediamo come pericolosamente ingenuo, un tempo in cui tutti avevano le spalline, anche i bambini, e le auto erano progettate con l'accetta, il mondo era diviso in due blocchi pronti all'olocausto nucleare, un mondo nel quale d'inverno nevicava, il telefono era attaccato al muro e non faceva le foto. Un tempo senza Internet ma tantissima televisione spazzatura.
Sì, perché tutte le emanazioni pop della paleontologia dei dinosauri che ci hanno saturato i neuroni negli ultimi 30 anni non sono niente altro che variazioni e figlie di un concetto nato alla fine degli anni '80. Un concetto geniale, ma che purtroppo ci è sfuggito di mano.
Io me lo ricordo quel mondo. Perché allora ero un bambino delle scuole elementari, e come tutti quelli della mia generazione sono stato testimone, complice e vittima di un fenomeno unico nella storia del marketing, una genialata assoluta figlia del modo con cui si vendevano i giocattoli in quel tempo, genialata assoluta che ancora oggi non mi spiego come non sia stata sfruttata a dovere fino al midollo, finendo per essere soppiantata dalla sua versione snob e cervellotica, ovvero, Billy e il Clonesauro. Sì, perché se abbiamo Billy Park, Billy World, il Sacro Franchise e tutti i suoi più o meno discutibili emuli, lo dobbiamo anche all'impatto mediatico di una serie di giocattoli, con annessa serie di cartoni animati, prodotta nel 1988 e che per due anni ha dominato i desideri di tutti i bambini prima dell'arrivo delle isole costaricane con dinosauri clonati. Sto parlando dei
Dino-Riders
Il mitico logo della cosa più figherrima che potevi vedere in tv nel 1988 se avevi 10 anni |
Per capire il fenomeno Dino-Riders occorre resettare la mente a come eravamo negli anni ottanta, 40 anni fa. Se non vi ricordate quel periodo, o non eravate ancora nati, ecco come dovete fare. Dovete rimuovere temporaneamente dal cervello tutte le applicazioni etiche create negli anni '90 e poi rese patologiche 20 anni dopo, quali il politicamente corretto, l'educativo, l'inclusivo ed il sostenibile, con cui oggi cerchiamo di contenere - invano - l'economia capitalistica dai propri eccessi, e impostare l'azione su un solo criterio: fare soldi, tanti soldi, un sacco di soldi, sfruttando le più basilari pulsioni umane... in modo divertente.
Eccoti resettato al 1987 |
Ora che siete resettati, siete pronti per amare, prima ancora che capire, la genialata alla base dei Dino-Riders. La genialata consiste nel prendere due temi apparentemente slegati e inconciliabili, e mescolarli nell'unico luogo in cui possono accoppiarsi e fruttare. I due temi devono essere spettacolari, esagerati e con poca attinenza con la vita di tutti i giorni. I due temi sono i dinosauri e le guerre stellari (molto di moda negli anni '80, sia al cinema che nelle simulazioni belliche tra Primo e Secondo Mondo, simulazioni a base di testate multiple termonucleari portate su missili balistici intercontinentali, tutta roba che in quel decennio era, assieme all'HIV, tema dei telegiornali come oggi lo sono covid e riscaldamento globale).
Il luogo dove mescolare questi temi è - ovviamente - la testa dei bambini.
Immaginate di avere il cervello di un bambino di 10 anni e di ripetete 10 volte:
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
Dinosauri e Raggi Laser
DINOSAURI E RAGGI LASER
Tutto il resto viene di conseguenza.
Dino-Riders è una serie di giocattoli della Tyco (oggi parte di Mattel) che ha come protagonisti una serie di dinosauri armati con corazze di metallo [ma che figata!] e cannoni laser [ma che figata!], usati in una guerra tra due fazioni aliene [ma che figata!]: i buoni (buonisti, diremmo oggi) Valoriani [Boooo!!!!] ed i malvagi (ma più inclusivi etnicamente, dato che consistono di almeno 3 specie) Rulons [Rulons Rulez!]. Come altri casi analoghi, oggi abbastanza ovvi ma piuttosto innovativi a quel tempo, la serie di giocattoli era associata ad una serie di cartoni animati creata apposta per supportare i giocattoli (a differenza dei giocattoli dei robot anni '70, in cui era la serie di cartoni animati ad avere la precedenza e priorità logica rispetto al giocattolo).
Che figata! |
Per motivi che non mi spiego, negli anni '90 la serie a cartoni animati di Dino-Riders fu ri-doppiata nuovamente in italiano, sostituendo il doppiaggio italiano originale con dialoghi leggermente alterati e nuove voci di minore qualità. Si tratta questa di una pessima abitudine della televisione italiana degli anni '90, che aveva già fatto vittime illustri tra cartoni animati iconici degli anni '80, come Ken il Guerriero e la prima (ed unica decente) stagione di Dragon Ball. Di conseguenza, negli anni '90 si è formata una seconda generazione di "dino-ridersers" che, totalmente ignari del doppiaggio originale, ha scoperto questa breve serie di cartoni secondo un atroce e in certi casi fuorviante doppiaggio. Ripeto, non so il motivo di questo ri-doppiaggio, visto che la versione originale era ottima e il cartone non richiedeva qualche forma di censura rispetto alla versione per noi bambini degli anni ottanta. So solo che ha rovinato la visione a quelli che non conoscevano la primissima versione originale del doppiaggio italiano.
Detto questo, e volendo ignorare per altri cinque minuti la mia natura di paleontologo malvagio nemico dei dinomaniaci, penso che Dino-Riders potrebbe avere tutte le potenzialità per una trasposizione cinematografica, anche se, forse, i tempi non sono più quelli di una volta. Mi spiego: esattamente come Billy World è la versione bimbominkia e senza anima di Billy Park, così temo che qualsiasi riproposizione di Dino-Riders negli anni venti del XXI Secolo sarebbe un fallimento sul piano sia estetico che contenutistico. Ma proviamo per un attimo ad illuderci che sia possibile ricreare lo spirito dino-ridersiano delle origini, quello degli anni '80, e illudiamoci che un film del genere sia dato in mano al regista giusto, ovvero qualcuno che sia all'opposto di chi oggi gestisce il Sacro Franchise di Billy Park, qualcuno che abbia ben chiaro cosa siano i Dino-Riders, che li gestisca con intelligenza ma senza prendersi troppo sul serio (perché non puoi essere troppo serio con dinosauri corazzati con cannoni laser) e che non commetta l'errore madornale commesso dalla serie di film su Transformers (altra serie iconica di giocattoli-cartoni anni '80), ovvero di voler stravolgere l'estetica dei protagonisti secondo assurde istanze di realismo e ancor più assurde logiche da videoclip musicale.
In quel caso, ma solo in quel caso, Dino-Riders potrebbe diventare la più grande genialata della storia del cinema, esattamente come lo fu, a livello di giocattoli, 33 anni fa.
Ovviamente, non succederà nulla di tutto ciò.
E con questo post senza alcun senso, vi (C)auguro Buon Natale 2021.
PS: io posso vantarmi di aver ricevuto in regalo per il mio undicesimo compleanno, dai miei amici, il set del T-Rex dei Dino-Riders. Quelli sono veri amici.