I fossili sono rari, e spesso incompleti. Quando un fossile con
caratteristiche nuove è scoperto, si tende a riferirlo ad una nuova
specie, diagnosticata in base alle caratteristiche uniche che
distinguono l'esemplare da tutti gli esemplari noti finora. La
procedura con cui istituiamo una nuova specie è quella di
selezionare un esemplare di riferimento, e di definire la specie in
base alle caratteristiche di quell'esemplare. Pertanto, in pratica,
una specie fossile corrisponde alla definizione di un esemplare
“tipo”. Dato che spesso in paleontologia dei vertebrati
disponiamo solamente di un esemplare per quella specie, la scelta del
tipo cade necessariamente su quel unico esemplare. Ovviamente, noi
siamo consapevoli che un singolo esemplare può non rappresentare
l'intera variabilità di una specie, né siamo così ottusamente
platonici da pensare che un individuo particolare sia “il tipo”
che racchiude in sé l'intera morfologia di una specie. Al tempo
stesso, se non vogliamo cadere nell'anarchia tassonomica e nel caos
sistematico, è saggio rispettare la definizione con cui è stata
definita una specie, piuttosto che aggiornarla continuamente e
arbitrariamente per qualche necessità contingente o perché
desideriamo espandere il campione di tale specie. Questo significa
che l'attribuzione di nuovi esemplari ad una specie deve rispecchiare
un criterio ripetibile e testabile, e non deve essere basata su
grossolane semplificazioni o abbattendo qualsiasi forma di rigore
procedurale.
Detto in altre parole, una specie fossile è pur sempre uno
strumento della nostra sistematica paleontologica, e non un feticcio
da conservare e mantenere a ogni costo.
Parte della eterna discussione tra “splitter” e “lumper”
(ovvero, tra chi tende a scomporre le specie ad elevata variabilità
in più specie a minore diversità e chi segue la filosofia opposta)
è probabilmente più uno scontro filosofico tra un approccio più
rigido e formale ed uno più fluido ed ambiguo alla questione di cosa
siano le categorie tassonomiche: “realtà naturali” oppure “strumenti della scienza”?
Il caso di Anchiornis (e degli Anchiornithidae) è un
esempio molto illuminante su questa discussione.
Il primo esemplare di Anchiornis huxleyi (Xu et al.
2008), nonché olotipo della specie, è un individuo privo di testa.
La specie è diagnosticata su quell'esemplare e definita da due
caratteri diagnostici: coracoide con superficie ventrale scolpita da
un pattern di forami, e ischio lungo non più di ¼ del femore. In
termini rigidamente procedurali, quasi meccanici, qualsiasi paraviano
con questi due caratteri dovrebbe essere un Anchiornis
huxleyi.
A prima vista, sembra quindi molto facile e semplice riferire dei
nuovi esemplari ad Anchiornis huxleyi: se hanno un
coracoide scolpito e un ischio corto sono degli Anchiornis.
La realtà, come al solito, è molto più complicata.
Ecco una serie di paraviani provenienti da livelli cinesi coevi a
quelli del primo esemplare di Anchiornis huxleyi:
LPM-B00169 (descritto da Hou et al. 2009): esso ha un ischio lungo
quasi ¼ del femore, ma non è osservabile la superficie ventrale del
coracoide. Nondimeno, esso è molto simile all'olotipo di Anchiornis
per molti altri caratteri (la maggioranza dei quali, tuttavia,
condivisa anche con altri paraviani) e quindi è riferito a quella
specie, sebbene non si possa escludere che sia privo del carattere
nel coracoide. In particolare, questi due esemplari condividono la
medesima combinazione di caratteri nell'ileo (che è uncinato nel
margine anteroventrale ed affilato posteriormente). In base a questo
secondo esemplare, gli autori aggiungono un altro carattere alla diagnosi di
Anchiornis: la tibia è lunga più del 150% del
femore.
YFGP-T5199 (descritto da Lindgren et al. 2015): esso ha sia
l'ischio corto che l'ornamentazione del coracoide, ed è
ragionevolmente riferibile ad Anchiornis. Inoltre, la tibia è
più lunga del 150% rispetto al femore. Tuttavia, il suo ischio è
differente da quello di LPM-B00169: esso non presenta il processo
otturatore lungo e stretto che invece si osserva in LPM-B00169 (un
carattere che ad esempio incontriamo in Rahonavis): siccome la
condizione nell'olotipo non è chiara, quale dei due ischi
rappresenta la “condizione tipica” della specie? Entrambi?
Dobbiamo considerare questo carattere non significativo per
Anchiornis?
PKUP V1068 (descritto da Pei et al. 2017): questo conserva il
cranio completo, che è molto simile a quello di LPM-B00169 nelle
proporzioni generali e, in particolare, nella posizione arretrata
della narice rispetto al premascellare e nella presenza di denti
mascellari anteriori relativamente corti e sottili. Il coracoide non
è esposto ventralmente sebbene mostri delle rugosità come
nell'olotipo. L'ischio è assente, ed inoltre ha la tibia che è
solamente il 130% del femore. Pertanto, solo un carattere, ma non del
tutto sicuro, permetterebbe di riferirlo ad Anchiornis. Ha
senso chiamarlo “Anchiornis huxleyi”?Siccome ha il
cranio molto simile a LPM-B00169, e questo ultimo è stato riferito
ad Anchiornis, allora risulterebbe ragionevole riferire anche
PKUP V1068 ad Anchiornis. Questo esempio dimostra il pericolo delle attribuzioni puramente "morfologiche" su elementi non visibili nell'esemplare tipo: purtroppo, come ho scritto sopra,
l'olotipo di Anchiornis NON ha il cranio!
Notate come le attribuzioni di nuovi esemplari ad Anchiornis
tendano ad essere progressivamente sempre più labili mano a mano che
includiamo nuovi dati, e comunque vincolate a loro volta ad
attribuzioni precedenti, oppure siano sempre più suscettibili di
revisione.
BMNHC PH804 (anche questo descritto da Pei et al. 2017), presenta
sia il coracoide ornamentato che il coracoide corto, ed è quindi
riferibile ad A. huxleyi. L'ileo ha la medesima combinazione
di caratteri di LPM-B00169, inclusa una concavità anterodorsale non
determinabile nell'olotipo. Come nel caso di PKUP V1068, tuttavis, la
tibia è solamente il 130% del femore. Siccome la lunghezza relativa
della tibia è un carattere vincolato alle dimensioni corporee, è
possibile che sia variabile durante la crescita, diminuendo negli
esemplari maturi.
Qui si apre un dilemma importante: l'olotipo di A. huxleyi
è un esemplare maturo? Possibile che l'ornamentazione del suo
coracoide sia un carattere giovanile (la texture rugosa delle ossa è
tipica degli individui immaturi)? Se così fosse, 2 dei 3 caratteri
diagnostici di A. huxleyi (ovvero, la tibia relativamente
lunga e il coracoide ornamentato) sarebbero caratteri giovanili privi
di valenza tassonomica.
Se questa seconda ipotesi è valida, allora resta un solo
carattere valido nella diagnosi di A. huxleyi: l'ischio molto
corto, lungo ¼ del femore. Purtroppo, questo carattere è presente
anche negli olotipi di Aurornis, Eosinopteryx,
Serikornis e Caihong! Quindi, se usiamo questo
carattere come diagnostico di Anchiornis, dobbiamo concludere
che tutti i generi appena elencati siano degli Anchiornis! E
se questo argomento può anche piacere ai lumper che ritengono
Eosinopteryx, Aurornis e Serikornis degli
esemplari di Anchiornis, dubito che sia accettabile anche per
Caihong, che ha un cranio chiaramente differente da quello
degli esemplari riferiti ad Anchiornis (ma, ripeto, il cranio
dell'olotipo di Anchiornis è sconosciuto!). Ma se rimuoviamo questo carattere dalla diagnosi, in quanto sinapomorfia di tutto Anchiornithidae, allora la specie A. huxleyi perde l'ultimo suo carattere diagnostico valido!
Concludendo, ad essere rigorosi nell'applicazione delle diagnosi
dei vari taxa istituiti, risulta che “Anchiornis” è un
“wastebasket taxon” basato su un mix di caratteri molto
problematico: due caratteri che probabilmente variano
ontogeneticamente e che sono tipici degli individui immaturi
(ornamentazione del coracoide e tibia/femore > 150%) ed un
carattere che è sicuramente presente in più di una specie di
anchiornithide (l'ischio molto corto).
Pei et al. (2017) revisionano la diagnosi di Anchiornis
huxleyi e propongono la seguente:
processo nasale del premascellare di forma rettilinea (NON
determinabile nell'olotipo! e comunque presente anche in
Archaeopteryx, quindi non diagnostico per la specie), ramo
rostrale del mascellare relativamente corto (NON determinabile
nell'olotipo, e comunque presente anche in Caihong, quindi non
diagnostico per la specie), finestra promascellare posizionata
ventralmente (NON determinabile nell'olotipo, e comunque presente
anche in Caihong, quindi non diagnostico per la specie),
processo posteroventrale del dentale laminare (NON determinabile
nell'olotipo, difficile da determinare in molti paraviani), margine
anteroventrale del coracoide rugoso (carattere potenzialmente
variabile con la crescita, assente in Serikornis), cresta
deltopettorale lunga 1/4 dell'omero (presente anche in Serikornis
e Caihong, quindi non diagnostico per la specie), radio e ulna
subrettilinei (presente anche in Serikornis e Caihong,
quindi non diagnostico per la specie), ischio estremamente corto
(presente anche in Caihong e Serikornis, quindi non
diagnostico per la specie), fibula ampia prossimalmente quanto la
tibia (presente anche in Caihong e Serikornis, quindi
non diagnostico per la specie).
Notate che molti di questi caratteri sono presenti in altri
paraviani e quindi non sono validi per una diagnosi di A. huxleyi
preso singolarmente, ma costituiscono potenziali sinapomorfie di più ampi cladi paraviani.
Come comportarsi?
Una soluzione “iper-lumper” sarebbe di riferire tutti gli
anchiornithidi ad Anchiornis. Sinceramente, questa opzione
implicherebbe che anche Caihong è un Anchiornis, cosa
che temo nessun sistematico dei paraviani accetterebbe, vista la grande differenza nel suo cranio rispetto agli "Anchiornis classici".
Una soluzione “moderatamente lumper” è quella di separare
Caihong e riferire tutti gli altri anchiornithidi con ischio
corto ad Anchiornis. Questa ipotesi, che alcuni autori forse
considererebbero accettabile, è però arbitraria, dato che assume
che “solo Caihong” sia distinguibile da Anchiornis.
Eppure, sia Aurornis che Serikornis sono chiaramente distinguibili
dall'olotipo di Anchiornis per caratteri dell'ileo e
dell'ischio, così come condividono con Caihong un maggiore sviluppo dei denti
mascellari anteriori. Ovvero, se separate Caihong da
Anchiornis, è molto probabile che almeno Aurornis e
Serikornis possano essere separati per motivi analoghi. Il problema principale di Anchiornis è che la sua diagnosi originaria (e quella revisionata) è troppo generica, e ciò permette di includervi praticamente qualsiasi paraviano basale che sia privo di caratteri derivati da deinonychosauro o da aviale. Il fatto che decine di esemplari siano riferiti a questo taxon senza che sia stata svolta una analisi rigorosa dei caratteri che avvalorano tale riferimento, non fa che aggravare la situazione, creando un perverso loop di riferimenti autoreferenti.
La mia proposta è di svolgere una analisi filogenetica degli
anchiornithidi alla scala degli individui, e di determinare dalle
relazioni tra gli olotipi già definiti la tassonomia interna di Anchiornithidae.
Ho testato questo approccio con una analisi degli anchiornithidi
alla scala degli individui, includendo tutti i potenziali caratteri
diagnostici di Anchiornis proposti in letteratura.
Il risultato indica che almeno due esemplari formano un clade
stabile con l'olotipo di A. huxleyi, e quindi formano una
versione “robusta” di Anchiornis. Gli altri anchiornithidi
formano due gradi al cui interno nidifica il nodo “robusto” di
Anchiornis. A seconda di quanto voi siate “lumper” oppure
“splitter”, il nome “Anchiornis” può essere
posizionato in uno di questi tre nodi.
Notate che se sostenete che Eosinopteryx, Aurornis e
Serikornis siano riferibili ad Anchiornis, allora
dovete includere in quel taxon anche Caihong e Xiaotingia:
questa ultima opzione è, a mio avviso, troppo inclusiva per essere
utile alla tassonomia anchiornithide.
Credo quindi che le proposte recenti di sinonimia tra Anchiornis ed Eosinopteryx, Aurornis e Serikornis siano premature. Questo non significa che tutti e tre gli altri taxa anchiornithidi siano robusti in egual misura (Eosinopteryx è quello più suscettibile di revisione), ma al tempo stesso, ritengo che le proposte pubblicate di recente per sostenere una tale sinonimia siano deboli e non tengano conto della problematicità dello stesso olotipo di Anchiornis huxleyi e della variabilità interna al campione.
Non tutto ciò che sembra Anchiornis è un Anchiornis.