(Rough) Translator

17 settembre 2020

La chimica dell'Amore al tempo dell'Antropocene


Una commissione internazionale di psicologi e antropologi ha inviato una petizione alla Società Internazionale dei Chimici con la proposta per introdurre un nuovo elemento chimico, chiamato Amorium. L'Amorium (simbolo ♥) ha numero atomico 200, quindi molto al di sopra di qualunque elemento chimico finora scoperto. Ciò spiegherebbe come mai i chimici non siano stati in grado finora di isolarlo in laboratorio. Secondo i promotori, l'Amorium è un sentimento nobile, prima ancora che gas nobile, e come tale in grado di mediare una grande quantità di reazioni chimiche e fisiche. Nonostante ci siano dei critici che sostengono che un tale elemento non solo sia inesistente ma anche fisicamente impossibile in base ai principi quantistici che regolano la natura degli atomi, una simile critica viene rigettata dalle innumerevoli evidenze indirette sull'esistenza di quell'elemento chimico. Difatti, sostengono i promotori della petizione, l'Amorium è un elemento chimico in grado di spiegare una tale quantità di fenomeni, dall'affetto, alla simpatia, dal tifo da stadio alla formazione delle community online, che appare più che fondata la sua esistenza e quindi la sua inclusione nella Tavola Periodica degli Elementi. Dopo tutto, l'amore è sempre stato descritto come una "chimica", e quindi è evidente che sia mediato da un qualche elemento chimico, per l'appunto, l'Amorium.
Siccome così tanti fenomeni si comprendono bene introducendo l'Amorium, le critiche sollevate contro la sua istituzione non paiono rilevanti, dicono i promotori della petizione. Anzi, esse probabilmente rispecchiano una scarsa duttilità e ridotta apertura mentale dei chimici nei confronti delle evidenti rivoluzioni paradigmatiche che l'Amorium apre di fronte alla comunità scientifica. L'auspicio è quindi che non solo l'Amorium sia introdotto e accettato in Chimica, ma - sopratutto - che si avviino interi filoni di ricerca finalizzati a comprendere, interpretare ed applicare l'Amorium. 

Se non avete colto la parodia, non esiste alcuna commissione di psicologi ed antropologi che sostiene la fantomatica esistenza dell'Amorium. La storiella è ovviamente ridicola ed assurda, dato che non avrebbe molto senso che una commissione di esperti di un campo imponga l'introduzione di un concetto radicale in una disciplina che non è quella di loro competenza.

Eppure, nella realtà qualcosa del genere è avvenuto, e noi ne stiamo osservando anche gli effetti.
L'Antropocene è un concetto pseudo-stratigrafico nato in ambito ecologico e conservazionista, ma che si sta diffondendo come nuovo potenziale intervallo della cronologia del pianeta. 
Se pensate che il paragone sia eccessivo ed ingiustificato, vi sbagliate. L'Antropocene, nonostante il nome dia questa illusione, non è un concetto stratigrafico valido, e non è stato definito in modo consistente con la stratigrafia né risulta coerente con gli altri intervalli stratigrafici dei quali dovrebbe essere l'ultimo e più recente rappresentante. Difatti, non esiste alcuno stadio "Antropocene" nella carta cronostratigrafia internazionale, l'unica classificazione stratigrafica ufficialmente riconosciuta dalla comunità geologica, né è in atto tra gli stratigrafi alcuna valutazione sull'introduzione di tale termine.
Nonostante le ovvie e motivate resistenze della comunità stratigrafica all'uso di quel termine, l'Antropocene si sta diffondendo nella letteratura scientifica, nonostante le contraddizioni che esso genera e consolida. Esso è usato in particolare nella letteratura ecologica ed ambientalista. Alla pari dell'Amorium chimico, l'Antropocene è un concetto "di comodo" solo in certi contesti, ma privo di valenza universale, poco (se non per niente) utile ai geologi ed agli stratigrafi, i quali rimarcano che non sussistono motivi geologici validi per introdurre una notazione speciale alla parte più recente dell'Olocene. L'Antropocene "funziona" solo per certi temi (che hanno poco di stratigrafico) come l'ecologismo (notare, non l'ecologia) e il conservazionismo, ma è alquanto ridondante in stratigrafia. E siccome la terminologia stratigrafica ha senso solo se coerente con i principi della Stratigrafia, non ha senso introdurre un termine "pseudo-stratigrafico" che di stratigrafico ha solamente il suffisso nel nome.
Al pari dell'Amorium della mia parodia, l'Antropocene corre il rischio di diventare un brand di moda prima ancora che un potenziale strumento per il progresso della conoscenza. E ciò potrebbe, alla lunga, essere più dannoso che utile, persino per coloro che, in buonissima fede, ritengono che l'uso di questo termine pseudo-stratigrafico possa avere delle positive ricadute per la causa ambientalista ed ecologista. Il punto, purtroppo, è proprio quello: la scienza non può e non deve essere riformata in base a motivazioni ideologiche, anche quando spinte dalle più nobili intenzioni.


03 settembre 2020

Vectaerovenator, un nuovo, enigmatico theropode inglese

Elementi noti di Vectaerovenator (da Barker et al. 2020)


Barker et al. (2020) descrivono alcune vertebre di dinosauro dalla Formazione Ferruginous Sandstone dell'isola di Wight, risalenti a circa 115 milioni di anni fa. I resti di dinosauro europeo, ed in particolare di theropode, di quella età (Aptiano) sono piuttosto rari, e quindi anche la scoperta di pochi elementi ossei (come in questo caso) è significativa.

Le ossa comprendono una serie disarticolata di vertebre non associate, raccolte nella medesima località. Sebbene rinvenute isolate una dall'altra, esse sono interpretabili come parte di un medesimo esemplare per una serie di ragioni:

1. la improbabilità di trovare molti resti di dinosauro in questa formazione composta da sedimenti marini: ciò suggerisce che i resti appartengano ad un singolo animale disarticolato piuttosto che a più animali distinti tutti fossilizzati nel medesimo fondale.

2. l'uniformità di dimensioni, preservazione dei resti e matrice sedimentaria associata.

3. la condivisione di numerosi recessi pneumatici nelle vertebre presacrali, tutti riconducibili ad un teropode particolarmente pneumatizzato.

I resti sono quindi riferiti ad un nuovo taxon, Vectaerovenator inopinatus. 

L'estrema frammentarietà dei resti rende inevitabilmente provvisoria qualsiasi collocazione filogenetica. Usando la mia analisi del 2018 sull'evoluzione del piano corporeo aviano, gli autori collocano l'esemplare in Tetanurae, e valutano alcune posizioni in termini di differenza di eventi evolutivi necessari a descrivere i dati noti: sebbene la posizione più parsimoniosa lo collochi in Megaraptora (e Tyrannosauroidea), la differenza di step per posizioni alternative in Allosauroidea o Megalosauroidea è troppo piccola per poter essere ignorata. 

In attesa di nuovi resti, è quindi saggio considerare Vectaerovenator un Tetanurae incertae sedis.


Bibliografia:

Barker C. et al. 2020. A highly pneumatic ‘mid Cretaceous’ theropod from the British Lower Greensand. Papers in Palaeontology.