Che troppe persone immature parlino e scrivano di paleontologia è assodato. Qui ne state leggendo un esempio lampante. Tuttavia, pur annoverandomi tra gli immaturi, penso di essere collocabile più vicino all'estremo razionale dello spettro che a quello irrazionale. Ad esempio, io tendo ad avere verso i dinosauri un atteggiamento relativamente distaccato. Come ho scritto molte volte, per me i dinosauri mesozoici sono delle ipotesi scientifiche per spiegare dei pezzi di roccia, non sono "creature" dotate di una esistenza reale slegata dall'osservatore, come può essere il vostro cane o la fidanzata di vostro fratello, cioè qualcosa che "vive" anche fuori dalla testa dei ricercatori. E so che molti vedono il mio atteggiamento come troppo arido, sebbene sia il solo modo intelligente di vedere quei pezzi di roccia.
Un atteggiamento che trovo veramente inesplicabile è l'eccessivo attaccamento emotivo ai dinosauri. Non nego che la paleontologia sia fondata sulla passione, ma tale passione dovrebbe essere per la paleontologia, per la ricerca, per la scoperta, per la crescita della conoscenza, non per i singoli oggetti particolari studiati della paleontologia.
Recentemente, sono stato coinvolto in un'interessante discussione che verteva su Nanotyrannus. Uno dei miei interlocutori era scettico verso l'ipotesi che Nanotyrannus sia un sinonimo junior di Tyrannosaurus, e questo scetticismo, alla luce delle evidenze che - a mio avviso - avvalorano la sinonimia, mi ha indotto a chiedergli quali altre evidenze egli ritenesse necessarie per convincerlo di tale sinonimia. In breve, io gli ho chiesto quali prove scientifiche ulteriori egli richiedesse. La mia domanda era sinceramente curiosa, dato che è possibile che la mia accettazione della sinonimia sia ingenua e basata su evidenze deboli, e che pertanto dovessi raffinare il livello di "robustezza" necessario ad accettare o meno tali ipotesi tassonomiche. Ritenevo, difatti, che il mio interlocutore avesse ponderati motivi scientifici per dubutare della sinonimia, e speravo che mi illuminasse ed istruisse in proposito: è sempre un piacere imparare cose nuove e apprendere punti di vista alternativi, che possono arricchire i propri.
Tuttavia, il motivo per cui quell'interlocutore era scettico verso la sinonimia era puramente emotivo: egli, lo ha dichiarato apertamente, è "affezionato" a Nanotyrannus, e quindi "sperava" che Nanotyrannus non "scomparisse". Non aveva alcuna evidenza ulteriore o dato da portare.
Prima di procedere con il post, voglio fare un ovvio chiarimento: io non attacco mai le persone, ma attacco sempre e solamente le idee, le ipotesi, le convinzioni. Ognuno ha il diritto di credere in quello che gli pare, e nessuno sarà mai attaccato da me per il solo fatto di non pensarla come me. Al tempo stesso, se ritengo che una persona "creda" in qualcosa che considero errato, sbagliato o semplicemente privo di fondamento, non ho alcun problema a smontare e criticare quella idea. Ma, ripeto, l'attacco è solo alle idee, non alle persone. Non c'è nulla di male a credere nelle fate: resta il fatto che l'esistenza delle fate sia scientificamente insostenibile, e quindi facilmente attaccabile sul piano razionale. Pertanto, si può rispettare chi crede nelle fate, ma al tempo stesso si può mostrargli che le sue fate non esistono fuori dalla sua testa.
Tornando al post; devo ammettere che la risposta del mio interlocutore è stata molto deludente. Insomma, io mi aspettavo che fornisse prove, dati, evidenze, fossili, studi, analisi, metodi, e non sentimenti. I sentimenti sono probabilmente ciò che ci rende "umani", nel bene e nel male, e sono sempre da rispettare, ma... in paleontologia non hanno alcun valore. La validità dell'ipotesi tassonomica chiamata "Nanotyrannus", la quale afferma che almeno un esemplare di tyrannosauride dal Maastrichtiano nordamericano, simpatrico agli esemplari di Tyrannosaurus rex, appartenga ad una specie distinta da Tyrannosaurus rex, non si basa su sentimenti o emozioni, ma su prove scientifiche. Se le prove scientifiche mancano, o si rivelano errate, o vengono smentite o comunque non reggono alla prova di ulteriori evidenze, prove e metodi di indagine, allora quella ipotesi tassonomica smette di essere valida. Punto. "Nanotyrannus" non esiste fuori dalle nostre teste, così come "Tyrannosaurus" non esiste fuori dalle nostre teste. Noi disponiamo di dozzine di fossili da strati del Maastrichtiano nordamericano, e abbiamo elaborato delle interpretazioni di quei fossili. Una di queste interpretazioni comprende due taxa distinti (Tyrannosaurus e Nanotyrannus), un'altra comprende un solo taxon (Tyrannosaurus, nome scelto per mera priorità, non perché "cool"): la scelta tra quale delle due ipotesi sia "migliore" si basa solo sulla sua "corrispondenza" con le prove, coi fossili e con l'impianto generale della teoria paleontologica. Le nostre emozioni, anche qualora siano significative, non hanno alcun valore e alcuna importanza ai fini della risoluzione della controversia scientifica. Se anche io "amassi" Nanotyrannus (qualsiasi cosa ciò possa significare) e le prove dimostrassero che tale ipotesi non è valida, io dichiarerei Nanotyrannus come inesistente.
Analogamente, l'ipotesi chiamata "Spinosaurus lungo 17 metri" e l'ipotesi chiamata "Spinosaurus lungo 13 metri" sono solamente due interpretazioni alternative dello stesso insieme di fossili, non sono "animali da difendere". Io non scelgo una delle due ipotesi perché "mi piace" o perché sono uno "Spinosaur hater" (sì, esistono questi assurdi termini online), ma perché la seconda è più robusta in base alle prove portate a favore: ipotizzare uno spinosauro di 17 metri è meno plausibile di ipotizzare uno spinosauro di 13 metri, specialmente perché tutte le prove scientifiche esistenti portano ad un animale di 13 metri, mentre poche portano ad uno di 17 metri (e spesso in modo poco plausibile). A questo proposito, è curioso come l'eccessiva componente emotiva in queste discussioni distorca così ingenuamente la lucida analisi delle prove. Ad esempio, perché mai il fatto che io sostenga che Spinosaurus fosse lungo come gli altri grandi theropodi sarebbe un segno che "odio" Spinosaurus? Forse che si ama qualcosa in base alle sue dimensioni? Forse che "Spinosaurus" smette di essere interessante, scientificamente significativo, paleontologicamente rilevante, anatomicamente complesso ed evolutivamente notevole solamente perché risulta lungo (da adulto) 13 metri invece che 18? Possibile che l'emotività si riduca ad una mera quantificazione dimensionale, o ad una sorta di "partigianeria" per cui il desiderio di comprendere i fenomeni sia inevitabilmente tradotto nella appartenenza ad una setta adoratrice delle dimensioni esagerate? Non notate una sorta di "pornografia" paleontologica in queste ossessioni, per cui la complessità di un fenomeno paleontologico è ridotto ad un'ipertrofia dimensionale ostentata in modo ossessivo come unico "valore"? Paradossalmente, l'emotività stessa, fonte di queste diatribe, viene deformata e oppressa, e diventa quasi ossessione per un dettaglio fisico marginale. Ed è per controbattere a questa errata deformazione "feticista" della paleontologia che è deveroso dimostrare in modo razionale l'infondatezza di tali speculazioni.
Inoltre, noto delle curiose corrispondenze tra la passione paleontologica e lo sport. La maggioranza delle persone ha qualche passione sportiva. Molti tifano per qualche squadra di uno sport, ed è normale, nel tifo "sano" di gioire per la vittoria della "propria" squadra. Poi, per ragioni tipicamente umane, noi tendiamo a formare bande e tribù ed a consolidare l'istinto del branco cercando in altre tribù dei "nemici". Da qui, inevitabilmente, una minoranza immatura degenera lo sport in violenza, trasfigura la squadra avversaria (e i suoi sostenitori) in "nemici", ed infine deforma lo spirito dello sport in agonismo feroce finalizzato all'annientamento dell'altro piuttosto che alla condivisione di un momento di passione sportiva. In molti atteggiamenti emotivi nei confronti dei dinosauri vedo questa infantile (ma molto umana) tendenza a creare "gruppi", "bande", "nemici". Come altro interpretare gli insulti gratuti a paleontologi che hanno avuto la terribile e blasfema colpa di "insultare" il "nostro" dinosauro preferito (oppure, nella estrema conclusione feticistica, il film che consacrò il nostro dinosauro preferito)? Come altro spiegare la tendenza a "schierarsi" in una fazione paleontologica per combattere una qualche battaglia ideologica, in cui spesso l'obiettivo non è la ricerca della conoscenza scientifica, ma la difesa di qualche idolo?
A me interessa conoscere la spiegazione scientifica più robusta in merito al numero di specie di tyrannosauridi nel Maastrichtiano nordamericano, ma non interessa sapere se Nanotyrannus sia valido oppure sia solo un sinonimo di qualche altro taxon: ciò è solo una eventuale conseguenza tassonomica del tema più importante citato sopra. A me interessa conoscere se esista un vincolo biomeccanico all'evoluzione delle dimensioni nei theropodi giganti, ma non mi interessa sapere se Spinosaurus sia lungo 18 metri invece che 13 metri: ciò è solo una eventuale conseguenza del tema più importante appena citato. In entrambi i casi, la teoria generale e le prove portate a sostegno di tale teoria, sono ciò che conta e ciò che deve guidare la nostra ricerca della conoscenza. I dettagli marginali, le conseguenze automatiche ma secondarie di queste teorie generali, per quanto ossessivamente proposti e discussi, sono e restano solo dettagli, la cui esaltazione è prima di tutto una manifestazione di una pulsione emotiva frutto di una serie di fattori culturali, primo tra tutti la mancata educazione alla paleontologia, intesa come scienza per comprendere i fossili, e non (come quasi sempre scritto e detto) una scienza per "riportare in vita" il passato.
Il passato, per definizione, non è più presente. Una scienza che studi qualcosa che non è presente non sarebbe una scienza, bensì una forma di misticismo irrazionale. Ciò che la paleontologia vuole spiegare è qualcosa che esiste ora, tangibile, concreto e presente: i fossili. Dai fossili parte la paleontologia, ed ai fossili deve sempre fare riferimento. Purtroppo, molti hanno inteso la paleontologia come "scienza della vita passata", focalizzandosi molto sul termine "passato", mitizzandolo. Il "passato" non esiste: ciò che esiste sono oggetti presenti ai quali noi siamo in grado di dare una spiegazione causale alla luce del concetto di tempo. Il passato, in breve, è un'interpretazione razionale di alcune caratteristiche del presente, in questo caso, un tipo di oggetti geologici chiamati fossili. Finché molti non comprenderanno che la paleontologia vuole capire cosa sono i fossili presenti, e vuole spiegare questi oggetti in modo razionale, persisterà una visione emozionale ed irrazionale della paleontologia, intesa come "resurrezione" di un passato mitico che esiste da qualche parte nello spazio-tempo. Fintanto che molto penseranno alla paleontologia come alla scienza della "vita passata" invece che alla scienza dei "fossili presenti", persisterà l'ossessione feticistica ed emotiva verso quel "mitico passato" che, di fatto, esiste solo nelle nostre teste, si nutre delle nostre emozioni e si trasfigura costantemente in funzione delle nostre irrazionali speranze.