"Mi contraddico? Va bene, e allora mi contraddico (sono vasto, contengo moltitudini)."
W. Whitman
Se è vero che le donne hanno il monopolio sulla Creazione della Vita, agli uomini è stato concesso il diritto di Creare gli Universi. Anche solo a parole. Miti, leggende, modelli cosmologici, cupole affrescate, scimmie di celluloide che toccano monoliti. La volontà di potenza (anche solo immaginifica) del demiurgo caratterizza gli uomini dalla mente più acuta e visionaria, oltre che inquieta. Non ci basta vivere, dobbiamo dare un senso all'incessante fluire delle cose materiali e spirituali. Un senso che si possa cantare, narrare, per il quale si possa infiammare il cuore e che ci induca la pelle d'oca.
Generalmente, si attribuisce la creazione dell'Universo ad un singolo autore, oppure ad un consorzio di demiurghi minori che hanno ricevuto l'appalto dal Grande Capo. Qualcosa del genere accade anche con le opere cosmogoniche che ci narrano tale creazione. Non sappiamo quanti siano gli autori della Genesi biblica, la cosmologia ufficiale del mondo occidentale per numerosi secoli, mentre conosciamo chi ha scritto il Silmarillion, chi ha tentato di editarlo, chi ha provato a pubblicarlo. In ogni caso, dietro la pura narrazione di eventi, l'elenco di gesta e dinastie, l'enumerare delle Ere e degli Eoni, c'è una particolare concezione religiosa, o spirituale, anche quando dichiaratamente atea e laica.
Il libro che ho letto in questi giorni si pone l'ambizioso obiettivo di narrare il Tutto, si proietta come Cosmogonia e Mitologia Laica, pur provando un'invidia palese per i suoi illustri antecedenti religiosi. Dato che gli autori dell'opera sono tutti personaggi che conosco da ormai 15-25 anni, e che posso considerare amici nel senso più onesto del termine, intelligenze di cui stimo la personalità e creatività, posso (anzi, devo!) permettermi di essere schietto ed onesto con il loro libro, come deve essere un amico sincero.
"Tempo Profondo", sottotitolo "La storia della vita sulla Terra", edito da Tip.Le.Co., è un'opera a otto mani dell'artista Emiliano Troco, del paleoartista Fabio Manucci, del paleontologo Simone Maganuco, e dello storico Leonardo Ambasciano. Se otto sono le mani degli autori, due sono quelle che hanno plasmato e forgiato la Creatura, quelle di Troco, che è autore delle immagini, del testo, del "concept generale" e supervisore stilistico. Manucci ha contribuito nei testi e nella ricerca iconografica. Maganuco ed Ambasciano sono stati i supervisori scientifico e storico. Non credo si offenderanno gli altri tre se quindi concludo che il Creatore dell'Opera, Demiurgo e Primo Motore del libro è principalmente (e sostanzialmente) Troco. La mia ossessione per coniare neologismi mi porta a ribattezzare l'opera con il nome di Trocosmogonia (da pronunciare con la voce di Luigio Guastardo della Radica).
"Ah! La Trocosmogonia!" |
Alla fine della lettura, la mia impressione è come un gatto dentro una scatola contenente una fialetta di veleno collegata ad un rilevatore dello stato quantico di un elettrone. Ambiguamente positiva e negativa. L'opera è notevole e coraggiosa, ma simultaneamente incompleta e vittima delle proprie paure. Umana, molto umana, prima ancora che opera di un Dio Creatore. Dall'inizio alla fine, traspare l'egemonia del primo autore, la sua indole di artista, il suo carattere ruvido, e le sue umanissime contraddizioni.
Nonostante l'anticipazione dell'opera abbia fatto credere a tutti noi bramosi di leggerla che essa affrontasse l'epica lotta tra uomo e dinosauri per il dominio del mondo (cit.), o che perlomeno fosse una sorta di remake di "Quando l'Uomo non c'era", libro che tutti noi paleo-addicted over-40 abbiamo amato da bambini, in realtà la Trocosmogonia non è quello che il titolo potrebbe erroneamente (ma implicitamente) far credere.
Operazione nostalgia? |
Ovvero, essa non è un libro di paleontologia. Gli autori lo chiariscono subito nella introduzione: non è un trattato scientifico (indipendentemente da quanto annacquato sul piano divulgativo). Non troverete fossili, non troverete ipotesi o teorie, modelli o metodi, in questo volume. La Scienza fa da ispiratrice, forse persino da Musa a cui gli autori si sono rivolti con devozione, ma non è la protagonista né l'ambientazione. Dal mio punto di vista di paleontologo, questa scelta non è un problema, dato che non è da un libro come questo che traggo informazioni o elementi teorici. Il protagonista dell'opera è la Storia, la suggestione che scaturisce dagli eventi, l'epica associata alle catastrofi ed alle dinastie, e non c'è spazio per l'argomentazione, l'analisi, l'elaborazione. Sarebbe superficiale credere che trattandosi di un libro dedicato in larga parte a ipotesi cosmologiche e paleontologiche, esso sia da classificare nella letteratura scientifica: ciò che definisce la scienza non è l'oggetto di studio bensì il metodo di studio, e questo libro non affronta alcun elemento del metodo scientifico. E, ripeto, ciò non è un difetto, poiché è una scelta esplicitamente dichiarata dagli autori. Volendo essere radicale, potrei dire che l'oggetto del libro è la mente di Troco, la sua visione particolare ed idiosincratica del rapporto tra uomo, scienza, evoluzione e realtà. Mente di Troco puntellata in più parti dai contributi dei coautori.
Troco vi prende per mano, vi strattona in alcuni momenti per destarvi dal vostro torpore, e vi racconta la sua personalissima visione della Storia Cosmica sotto forma di immagini potenti e suggestive. Sì, ci sono anche i contributi scritti, ma quello che muove la sequenza è lo scorrere delle immagini. La spettacolare sequenza di visioni vi trasporta dai confini ancestrali dell'Universo, lungo galassie e sistemi planetari, vi fa collidere con pianeti embrionali, apre il sipario con esplosioni titaniche che distruggono mondi arcaici e forgiano ambienti improbabili eppure necessari, fino alla genesi della vita su questo pianeta. Il cammino verso il presente continua, come la successione di faune, flore ed ambienti, scandito da date che fanno da titolo di ciascun capitolo, a ricordarci che il tempo fisico è sì relativo, ma quello della Storia Cosmica è irreversibile e ordinato, lineare ma non uniforme, e non richiede parole per essere espresso. Basta il numero.
L'aver chiamato ogni capitolo con una data del tempo, con un grezzo numero privo di fronzoli artistici, ha inevitabilmente stuzzicato la mia mente analitica. Mi sono chiesto se l'impegno e l'approfondimento con cui l'opera affronta la sequenza dei molteplici eventi narrati fosse descrivibile da una curva semplice. Regna il Caos nella Trocosmogonia? Oppure il Demiurgo, per quanto orgogliosamente anti-accademico, l'artista anarcoide e volitivo, abbia alla fine dovuto piegarsi - anche solo inconsciamente - al linguaggio matematico che da 4 secoli definisce il sapere scientifico? Per verificarlo, basta plottare le date che intitolano i vari capitoli con il numero di pagina di ciascun capitolo. Se la distribuzione è casuale o caotica, avrà vinto l'estro anarchico dell'artista, ed il libro non sarà descrivibile da una formula matematica. Ma se la distribuzione segue una curva matematizzabile in modo semplice, allora avrà vinto Galileo Galilei. Quindi, c'è un ordine matematico nella Storia Cosmica concepita da Troco?
Sì, ed è descrivibile da una curva semplice ed elegante, che chiamo TMMA in onore delle iniziali dei quattro autori.
Distribuzione del tempo cosmico lungo le pagine del libro |
ciao Andrea,
RispondiEliminaostia che recensione sentita. guarda che la faccenda è molto piu semplice di come lhai messa, mi sa che hai costruito castelli laddove c'è una semplice spianata sai :)
non vado nel dettaglio ma in generale posso dirti che dissento da quasi tutto quel che hai scritto. se hai tempo ti consiglio di rileggerlo con calma tra qualche mese, qua ti vedo un po agitato.
l'unica cosa che mi voglio tenere è il voto! quello me lo prendo tutto, anzi ce lo prendiamo, perchè, ricorda, è davvero un opera a 4!
ciao!
Troco (senza velleità divine)
Una recensione non è fatta per essere apprezzata dall'autore. In fondo, tutti bestemmiamo dalla mattina alla sera contro il Creatore...
EliminaOrdinato fin dall' apertura del preordine mesi fa, l'ho preso principalmente perché ho sempre apprezzato, da quando ho conosciuto i suoi lavori, lo stile d'altri tempi dell'autore, che ricorda giustamente il Burian che tanti libri della mia infanzia ha illustrato.
RispondiEliminaNon entro nel merito della recensione in quanto incapace di argomentare, ma mi limito all' aspetto editoriale dell' opera che, devo precisare, ho ricevuto solo un paio di giorni fa e ancora non ho sfogliato come si deve.
Mi ha lasciato sorpreso il formato, mi aspettavo sinceramente il classico libro di illustrazioni rettangolare, penso che i quadri ne avrebbero giocato, però devo dire che anche così è un bel tomo. Peraltro la copertina di cartoncino semirigido è molto piacevole, mentre la grana grezza delle pagine trasmette un che di libro importante, quasi da manoscritto d'altri tempi.
E poi è "firmato" anche se da soli tre dei quattro autori.
Per le illustrazioni, non hanno bisogno di commenti. Le trovo estremamente evocative.
Personalmente, ne suggerisco l'acquisto.