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27 maggio 2022

Recensione di "Prehistoric Planet" - Episodio 4


Il quarto episodio di "Prehistoric Planet" (qui il primo, secondo e terzo) è dedicato alle zone polari, sia nord che sud. L'osservatore poco informato sui progressi della paleontologia mesozoica si troverà spaesato di fronte allo scenario di dinosauri nella neve, dato che, tradizionalmente, il mondo preistorico era rigidamente diviso in epoche con una netta connotazione climatica, con il Mesozoico sempre dipinto come un età unicamente torrida. Negli ultimi quaranta anni, abbiamo scoperto in Australia meridionale, Alaska e Antartide le prove di faune dinosauriane adattate, in varie fasi del Mesozoico, a climi simili a quelli che oggi abbiamo in Europa centro-settentrionale, quindi caratterizzati da inverni freddi e dalla presenza della neve.

La voce narrante di Attenborough ci informa che il clima nelle zone polari di allora, pur essendo più caldo di come è oggi, era comunque sufficientemente rigido per includere la neve, specialmente durante i lunghi mesi di notte polare (questa è, allora come oggi, un effetto dell'inclinazione dell'asse terrestre, di circa 23° rispetto al piano dell'orbita attorno al sole, che produce una asimmetria nelle ore di luce giornaliera durante i diversi momenti dell'anno).

In questo episodio, emergono alcuni limiti della serie. Il primo è stato la decisione di limitare episodi e scene (almeno per questa prima stagione? ci saranno seguiti?) alla fine del Cretacico, con il risultato che le più interessanti faune polari note sono state automaticamente escluse dall'episodio (come quella australiana di metà Cretacico o quella antartica di inizio Giurassico). Il secondo è una inevitabile ripetitività di eventi e protagonisti. Anche in questo episodio, come nei precedenti, abbiamo un trio di Dromaeosauridae a caccia in contesti più o meno ardui, ed abbiamo i tyrannosauridi come unici grandi predatori. Lo spettatore non pratico di faune mesozoiche può quindi concludere erroneamente che Dromaeosauridae e Tyrannosauridae erano i principali se non unici predatori nell'era dei dinosauri.

Ammetto di essere rimasto subito perplesso per alcune scelte "estetiche". Vediamo dinosauri ornithischi immersi nella neve e del tutto privi di qualche adattamento alla vita in contesti freddi. Gli hadrosauridi hanno la pelle totalmente squamata e proporzioni corporee alquanto affusolate, ed i ceratopsi (Pachyrhynosaurus) sono ricoperti solo in parte da una rada copertura di aculei del tutto insufficiente a proteggere dal freddo. La narrazione ci informa che gli animali stanno migrando a nord con la primavera, ma questo non cambia il fatto che siano animali immersi nella neve e privi di qualche evidente protezione contro il congelamento. Nemmeno i giovani hadrosauridi, quelli che sarebbero i più avvantaggiati da una tale opzione, paiono aver ricevuto quel manto che, senza problemi, abbiamo invece visto dare ai piccoli Tyrannosaurus nel primo episodio della serie. Sembra quindi che per gli ideatori della serie, la biologia di questi animali non abbia la capacità di acquisire un manto protettivo, anche solo stagionale, pur disponendo (almeno i ceratopsi nel filmato) di filamenti potenzialmente idonei a fornire un vero manto se opportunamente selezionato. Eppure, la stessa serie, solo due scene dopo, ci mostra dei tyrannosauridi, parenti prossimi di Tyrannosaurus e Tarbosaurus (visti nella loro livrea "nuda" ma pur dotata di filamenti sottili negli episodi precedenti) essere qui ricoperti da un vistoso manto piumato. Cosa impedisce una analoga evoluzione negli ornitischi, per i quali conosciamo la presenza di un manto filamentoso in almeno tre specie? Onestamente, trovo queste distonie tra i diversi dinosauri (già notate anche nell'episodio ambientato nei deserti) illogiche e poco felici per una serie che in altri casi non ha avuto paura di osare nel mostrare ardite (ma pur sempre fondate scientificamente) analogie col mondo moderno. Mammuth e rinoceronti lanosi non sono valide ispirazioni? 

L'idea che un branco di grandi hadrosauridi possa andare in panico per tre dromaeosauridi - come vediamo nella seconda scena dell'episodio - mi pare iperbolica e un poco drammatizzata. Abbiamo già visto molte volte che ai dromaeosauridi è concesso un qualche potere speciale che gli animali comuni non hanno, per cui essi sono dipinti come iper-predatori dalle prestazioni inusuali. Io continuo a vederli come grossi uccelli e non come macchine di morte, quindi ritengo difficile che una ventina di hadrosauridi di qualche tonnellata l'uno, messi assieme, si scompongano alla vista di 90 kg (in tutto, sommando i tre animali) di carne piumata.

Il documentario mostra il legame famigliare tra giovani ed adulti in Hadrosauridae come più stretto e duraturo rispetto a quello visto negli altri dinosauri, al punto che vediamo madri nutrire i piccoli nel nido e genitori che cercano di soccorrere i giovani finiti in acqua. Che ci fossero diversità nel grado di cure parentale nei dinosauri mesozoici è possibile, ma non è dato sapere se e quanto fosse intenso questo legame in gruppi specifici. Attualmente, la grande maggioranza dei dinosauri è ritenuta avere prole precoce ed iper-precoce, con la sola eccezione di Hadrosauridae in cui è stato proposto una prole semi-inetta (anche se su argomenti che meriterebbero una rivalutazione). Tuttavia, le analisi attuali non permettono di stabilire che tipo di cura parentale fosse operata dagli hadrosauridi alla prole né quanto durasse la fase di "semi-inettitudine" della prole. Se dobbiamo essere onesti, quindi, l'immagine di mamma hadrosauride che sfama i piccoli nel nido è più un retaggio di certa iconografia della fase più intensa del "Rinascimento dei Dinosauri" (negli anni '80 e '90) che una effettiva evidenza scientifica.

La scena della colonia di nidificazione di Ornithomimus è esplicitamente virata sul comico, come denota la stessa colonna sonora. Finora, purtroppo, non conosciamo nidi o colonie per questi theropodi, quindi la scena si basa, in parte, su quanto sappiamo dei siti di nidificazione di altri maniraptoriformi e sull'ipotesi che almeno i maniraptori avessero un sistema paternale di cura parentale (ovvero, basata sul legame tra padre e covate).

Un'altra icona classica degli anni '80, e che viene riproposta nell'episodio di oggi, è l'idea che i ceratopsidi si serrino in ranghi difensivi qualora siano attaccati dai tyrannosauridi. Non ho mai amato molto questo parallelismo con alcuni bovidi moderni.

In una scena successiva, seguiamo un gruppo di lambeosaurini insediare il proprio sito di nidificazione in una zona geotermicamente attiva, per sfruttare il calore del terreno per la nidificazione. Va sottolineato che questa idea prende spunto da studi su covate di sauropode rinvenute in contesti geotermici. Tuttavia, la modalità di riproduzione dei sauropodi è diversa da quella hadrosauriana (i primi hanno prole iper-precoce e abbandonavano le covate dopo la deposizione, i secondi sono qui mostrati con prole semi-inetta e cure parentali prolungate), quindi non so quanto il modello della covata geotermica sia traslabile da uno all'altro gruppo. In effetti, a giudicare dal finale della scena, con il sito di nidificazione invaso da miliardi di zanzare, non so nemmeno quanto sia vincente evolutivamente una tale strategia riproduttiva.

Una scena ci porta in Antartide, dentro una lussureggiante foresta abitata da alcuni parankylosauri del genere Antarctopelta. La ricostruzione degli animali si avvantaggia della recente descrizione di Stegouros per darci un'immagine meno speculativa del dinosauro antartico. Nella scena, un trio (probabilmente, fratelli di covata) di dinosauri corazzati cerca rifugio per il letargo in una cavità usata da più anni ma non più in grado di ospitarli tutti ora che sono cresciuti. Un dettaglio degli animali, e che si ritrova in tutti gli ornitischi dell'episodio, è snervante: tutti questi animali emettono dei versi veramente fastidiosi! Possibile che non si riesca ad uscire dall'idea che questi animali vocalizzino solo con bassi grugniti emessi più o meno a caso? Si salvano solo, in parte, i lambeosaurini, ai quali si aggiunge una nota polifonica con qualche strumento a fiato. Tanta esuberanza nei comportamenti e nelle situazioni ambientali, ma poi una rigorosa adesione ad un canone sonoro di ridotta variabilità? Eppure, anche solo restando nell'ambito dei rettili e degli uccelli non-canori, è legittimo immaginare una serie di soffi, borbottii, battiti di mascelle e sibili modulati in questi animali. Niente di tutto ciò, tutto è limitato a bassi mugugni monofonici. Ma, soprattutto, continua lo stereotipo del "buon ornitischio", della "pecora mesozoica", dallo sguardo che invece di essere rettilianamente inespressivo (cosa che in un dinosauro è realistica) appare proprio intontito e bonario (cosa che è del tutto arbitraria). Unico sgarro dal canone è nel momento in cui il ceratopside è attaccato, ma anche in quel caso, l'animale è pur sempre un passivo difensore ed il suo latrato un atto di disperazione verso un torto ricevuto dal più nobile ed attivo predatore. 

Questo episodio mi ha lasciato con qualche perplessità. La resa grafica e le animazioni restano sempre eccezionali, e la cura anatomica è una gioia per il mio occhio, ma il mix di incongruenze tegumentarie, cliché comportamentali e stereotipi fonetici non mi permette di godere fino in fondo del prodotto. Voto pur sempre molto alto, sia chiaro, ma per il mio palato forse troppo tecnico sul piano scientifico questo quarto capitolo non appare al livello magistrale dei primi due episodi.


 



6 commenti:

  1. Pensi di darti ragione su tutto, ma tu sei iperspecializzato rispetto al classico fruitore e sei troppo critico (forse)
    Il prodotto rimane bellissimo e ci vorrebbero più episodi

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    1. Ah, beh, se un tizio anonimo mi dice che tutto è bellissimo e che io sono iperspecializzato allora devo rivedere tutto quello che ho scritto. Perché tizio anonimo è l'editore di questo blog e io devo attenermi alla sua linea editoriale... :-D

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  2. Effettivamente è un peccato che non abbiano trattato altre ere del Mesozoico, visto lo spazio che hanno ritagliato anche a specie conosciute poco o nulla dal grande pubblico.

    Trovo interessante l'accenno ad un possibile cambio di piumaggio stagionale per le specie che vivevano in questi ambienti, come quello presente nelle pernici. Se può essere un buon paragone.

    E riguardo le possibili reazioni di un branco di ceratopsidi di fronte a dei predatori, quale potrebbe esser stata la più logica rispetto a quella dei ranghi serrati ? La semplice fuga?

    -Andrea Pusceddu

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    1. Il problema è che si da per scontato che esista un "branco di ceratopsidi" e quindi ci si pone domande su come sia organizzato. Ma forse i ceratopsidi non formavano branchi e quindi il problema, banalmente, non esiste.

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  3. Dato che pare che i grandi dinosauri avessero problemi nella dispersione del calore per lo meno paragonabili a quelli dei grandi mammiferi moderni, è possibile che anche quelli polari non avessero bisogno di una estensiva copertura in piumaggio per rimanere caldi? Del resto oggi gli elefanti riescono a cavarsela abbastanza bene anche in condizioni di gelo, purché rimangano in attività, e le temperature nelle zone polari nel Cretacico, benché fredde, non lo erano quanto quelle che videro mammut e rinoceronte lanoso. Mark Witton, uno dei consulenti della serie, ha fatto in passato considerazioni simili, quindi credo stia questo dietro alla scelta vista nell'episodio.
    Rimane la contraddizione dei grandi maniraptoriformi super piumati, pur vivendo in climi anche più caldi.
    Forse il mondo non è pronto per un Deinocheirus o un Therizinosaurus "nudo"...

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    1. I calcoli di Witton non sono parte di uno studio revisionato quindi valgono come opionioni e non come test, e comunque non funzionerebbero per gli animali giovani.

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