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12 dicembre 2015

OH MIO DIO, DAKOTARAPTOR NON ESISTE!

Calma, calma. Calmatevi tutti. Prima che folle isteriche scendano in piazza, prima che partano i suicidi di massa e altre inusitate manifestazioni di disperazione, sediamoci un attimo e prendiamo un bel respiro.
Come scrissi già un mese fa, ci sono buoni motivi per dubitare della interpretazione di DePalma et al. (2015) in merito ad alcune ossa riferite a Dakotaraptor, in particolare, le “furcule”. Hans Dieter Sues è stato il primo ad argomentare in merito, e dal suo commento nacque il mio post sulla furcula di Dakotaraptor. Lo stesso autore, assieme ad altri, ha appena sottomesso un manoscritto nel quale questa interpretazione è argomentata in modo più dettagliato. Leggendo tale bozza, concordo ulteriormente sull'interpretazione che le “furcule” di Dakotaraptor siano ossa di tartarughe.
Pertanto, automaticamente, da questa osservazione deriva che l'olotipo di Dakotaraptor steini, così come definito da DePalma et al. (2015), sia una chimera (nel senso tassonomico del termine), dato che comprende le ossa di almeno due individui e taxa distinti: un theropode ed una tartaruga. Ciò è la mera conseguenza del avere riconosciuto che almeno un osso del materiale olotipico del taxon di theropode Dakotaraptor steini appartiene ad un non-theropode.

“Ma allora, se è una chimera, Dakotaraptor non è mai esistito? Dakotaraptor è come il terribile e fantomatico Spinosauro malvagio di Ibrahim e compari?”

Sono sicuro che molti, alla semplice lettura della parola “chimera” associata a Dakotaraptor siano stati presi dal panico, abbiano paventato qualcosa come l'orrido mostro del team del Dott. Victor von Ibrahimstein, assemblato senza timore di Iddio a partire da pezzi di animali distinti. No, così come non dobbiamo trasformare lo Spinosaurus di Ibrahim e colleghi in una bestemmia paleontologica, allo stesso modo non dobbiamo farci prendere dall'isteria collettiva e attraversare il Dakota con forconi e fiaccole alla ricerca dell'abominevole incesto tra una tartaruga ninja e il raptor di Jurassic Park.
In entrambi i casi, occorre calmarsi, smettere di vedere i dinosauri come eroi da venerare o feticci da dare alle fiamme, e riflettere razionalmente sugli argomenti a sostegno di una ipotesi scientifica.

I fatti inconfutabili:
Il materiale su cui è basato Dakotaraptor comprende un olotipo ed alcuni esemplari riferiti.
Il materiale olotipico proviene da un'unica località ed è stato estratto da un'area relativamente ridotta, ampia meno di un metro e mezzo: basandomi sulla figura in Appendix 3 da DePalma et al. (2015), il materiale olotipico include una serie di ossa disarticolate ma strettamente associate. Purtroppo, la figura è grossolana e non sono indicate le identità delle varie ossa. Nondimeno, l'articolo elenca come materiale olotipico due unguali del piede, un femore, due tibie, un astragalocalcagno, quattro metatarsali, un frammento di vertebra dorsale, 10 vertebre caudali, due omeri, due radii e due ulne, frammenti di una mano, e la famosa furcula. Siccome questa ultima è assodato essere un osso di tartaruga, nasce lecita la domanda: tutto il resto dell'olotipo appartiene ad un singolo individuo? La lista delle ossa non presenta “doppioni” (ad esempio, due omeri destri) per cui pare che effettivamente non si sia alcuna evidenza diretta della presenza di più di un animale nelle ossa – ad eccezione della ex-furcula, ora riferita ad una tartaruga.

La presenza di un elemento osseo di tartaruga non deve scandalizzare: il sedimento che ingloba le ossa è una sabbia medio-fine, quindi è plausibile che in origine queste ossa siano state accumulate dallo scorrere di un fiume. Pertanto, il sito rappresenta un punto di accumulo delle ossa di vari animali.
A questo punto, però, il fatto che non tutte le ossa siano di un singolo animale rende ammissibile l'ipotesi che anche altre ossa dell'olotipo oltre all'elemento di tartaruga non appartengano ad un singolo animale. Occorre quindi analizzare le varie ossa dell'assemblaggio per stabilire il numero minimo sicuro di ossa appartenenti ad un singolo animale, e valutare se questo animale è legittimamente un dromaeosauride al quale attribuire il nome di Dakotaraptor steini.

Le ossa degli arti sono allungate e gracili, in particolare le ossa dell'avambraccio. Questo fa pensare che siano riferibili ad un theropode maniraptoro. La presenza di papille ulnari nell'ulna, un carattere che finora è noto solamente in Eumaniraptora, suggerisce che almeno l'ulna appartenga ad un paraviano. Date le grandi dimensioni, per i paraviani mesozoici, è probabile che non appartengano ad un uccello. Pertanto, è ragionevole che le ossa degli arti anteriori appartengano ad un grande paraviano non-aviale: un troodontide oppure un dromaeosauride.

Le vertebre caudali sono delle intermedie relativamente allungate e presentano prezigapofisi molto allungate: questo carattere è esclusivo dei microraptorini e degli eudromaeosauri. Pertanto, queste vertebre caudali sono riferibili ad un grande dromeosauride.

Il femore è di un dinosauro non graviportale, ma dalle immagini mostrate non è riferibile in modo univoco ad un qualche clade.

La tibia ha una cresta fibulare ed il calcagno ridotto, che permette di riferirla a Neotheropoda. Il processo ascendente molto alto e triangolare indica un maniraptoriforme.

Uno dei due ungueali è falciforme, compresso trasversalmente, con la superficie ventrale affilata ed un andamento asimmetrico dei solchi collaterali: questo mix di caratteri è presente solamente negli ungueali della mano dei megaraptori o nel secondo ungueale del piede dei dromaeosauridi. Data l'assenza di megaraptori nel Cretacico superiore nordamericano, l'osso è riferito al piede di un grande dromaeosauride.

Concludendo, sicuramente le vertebre caudali e l'ungueale sono riferibili ad un grande dromaeosauride. L'ulna è probabilmente riferibile ad un grande paraviano, quindi non in disaccordo con l'attribuzione data all'ungueale e alle caudali. Le altre ossa non smentiscono l'attribuzione a Dromaeosauridae, ma nemmeno sono riferibili a quel clade in modo univoco.

Pertanto, almeno un sottogruppo delle ossa conferma la presenza di un Dromaeosauridae di grandi dimensioni nel Maastrichtiano finale del Nordamerica. Nulla smentisce che, a parte l'osso di tartaruga, il resto del materiale olotipico di D. steini appartenga ad un singolo animale, che, in base alle caudali ed all'ungueale, è riferibile a Dromaeosauridae. Qualora la tibia risultasse senza dubbio riferibile a questo taxon, la forma unica della sua cresta fibulare permetterebbe di diagnosticare questo taxon e quindi ritenerlo valido a livello di specie.


Bibliografia:
DePalma RA, Burnham DA, Martin LD, Larson PL, Bakker RT. 2015. The first giant raptor (Theropoda: Dromaeosauridae) from the Hell Creek Formation. Paleontological Contributions 14:1-16.

2 commenti:

  1. Anche _Deinonychus antirrhopus_ è stato descritto da Ostrom nel 1969 con l'ischio di un altro animale. Mi sembra che fosse un coracoide di non so cosa.
    Nelle descrizioni successive, una volta palesato l'errore, quell'osso è stato semplicemente messo da parte.

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  2. Non esattamente. Ostrom (1969) interpretò il coracoide come pube. Alcuni anni dopo pubblicò una correzione di quella interpretazione: ma in ogni caso erano sempre ossa di Deinonychus.

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