Calma, calma. Calmatevi tutti. Prima
che folle isteriche scendano in piazza, prima che partano i suicidi
di massa e altre inusitate manifestazioni di disperazione, sediamoci
un attimo e prendiamo un bel respiro.
Come scrissi già un mese fa, ci sono
buoni motivi per dubitare della interpretazione di DePalma et al.
(2015) in merito ad alcune ossa riferite a Dakotaraptor, in
particolare, le “furcule”. Hans Dieter Sues è stato il primo ad
argomentare in merito, e dal suo commento nacque il mio post sulla
furcula di Dakotaraptor. Lo stesso autore, assieme ad altri,
ha appena sottomesso un manoscritto nel quale questa interpretazione
è argomentata in modo più dettagliato. Leggendo tale bozza,
concordo ulteriormente sull'interpretazione che le “furcule” di
Dakotaraptor siano ossa di tartarughe.
Pertanto, automaticamente, da questa
osservazione deriva che l'olotipo di Dakotaraptor steini, così
come definito da DePalma et al. (2015), sia una chimera (nel senso
tassonomico del termine), dato che comprende le ossa di almeno due
individui e taxa distinti: un theropode ed una tartaruga. Ciò è la
mera conseguenza del avere riconosciuto che almeno un osso del
materiale olotipico del taxon di theropode Dakotaraptor steini
appartiene ad un non-theropode.
“Ma allora, se è una chimera,
Dakotaraptor non è mai esistito? Dakotaraptor è come
il terribile e fantomatico Spinosauro malvagio di Ibrahim e compari?”
Sono sicuro che molti, alla semplice
lettura della parola “chimera” associata a Dakotaraptor
siano stati presi dal panico, abbiano paventato qualcosa come
l'orrido mostro del team del Dott. Victor von Ibrahimstein,
assemblato senza timore di Iddio a partire da pezzi di animali
distinti. No, così come non dobbiamo trasformare lo Spinosaurus
di Ibrahim e colleghi in una bestemmia paleontologica, allo stesso
modo non dobbiamo farci prendere dall'isteria collettiva e
attraversare il Dakota con forconi e fiaccole alla ricerca
dell'abominevole incesto tra una tartaruga ninja e il raptor di
Jurassic Park.
In entrambi i casi, occorre calmarsi,
smettere di vedere i dinosauri come eroi da venerare o feticci da
dare alle fiamme, e riflettere razionalmente sugli argomenti a
sostegno di una ipotesi scientifica.
I fatti inconfutabili:
Il materiale su cui è basato
Dakotaraptor comprende un olotipo ed alcuni esemplari
riferiti.
Il materiale olotipico proviene da
un'unica località ed è stato estratto da un'area relativamente
ridotta, ampia meno di un metro e mezzo: basandomi sulla figura in
Appendix 3 da DePalma et al. (2015), il materiale olotipico include
una serie di ossa disarticolate ma strettamente associate. Purtroppo,
la figura è grossolana e non sono indicate le identità delle varie
ossa. Nondimeno, l'articolo elenca come materiale olotipico due
unguali del piede, un femore, due tibie, un astragalocalcagno,
quattro metatarsali, un frammento di vertebra dorsale, 10 vertebre
caudali, due omeri, due radii e due ulne, frammenti di una mano, e la
famosa furcula. Siccome questa ultima è assodato essere un osso di
tartaruga, nasce lecita la domanda: tutto il resto dell'olotipo
appartiene ad un singolo individuo? La lista delle ossa non presenta
“doppioni” (ad esempio, due omeri destri) per cui pare che
effettivamente non si sia alcuna evidenza diretta della presenza di
più di un animale nelle ossa – ad eccezione della ex-furcula, ora
riferita ad una tartaruga.
La presenza di un elemento osseo di
tartaruga non deve scandalizzare: il sedimento che ingloba le ossa è
una sabbia medio-fine, quindi è plausibile che in origine queste
ossa siano state accumulate dallo scorrere di un fiume. Pertanto, il
sito rappresenta un punto di accumulo delle ossa di vari animali.
A questo punto, però, il fatto che non
tutte le ossa siano di un singolo animale rende ammissibile l'ipotesi
che anche altre ossa dell'olotipo oltre all'elemento di tartaruga non
appartengano ad un singolo animale. Occorre quindi analizzare le
varie ossa dell'assemblaggio per stabilire il numero minimo sicuro di
ossa appartenenti ad un singolo animale, e valutare se questo animale
è legittimamente un dromaeosauride al quale attribuire il nome di
Dakotaraptor steini.
Le ossa degli arti sono allungate e
gracili, in particolare le ossa dell'avambraccio. Questo fa pensare
che siano riferibili ad un theropode maniraptoro. La presenza di
papille ulnari nell'ulna, un carattere che finora è noto solamente
in Eumaniraptora, suggerisce che almeno l'ulna appartenga ad un
paraviano. Date le grandi dimensioni, per i paraviani mesozoici, è
probabile che non appartengano ad un uccello. Pertanto, è
ragionevole che le ossa degli arti anteriori appartengano ad un
grande paraviano non-aviale: un troodontide oppure un dromaeosauride.
Le vertebre caudali sono delle
intermedie relativamente allungate e presentano prezigapofisi molto
allungate: questo carattere è esclusivo dei microraptorini e degli
eudromaeosauri. Pertanto, queste vertebre caudali sono riferibili ad
un grande dromeosauride.
Il femore è di un dinosauro non
graviportale, ma dalle immagini mostrate non è riferibile in modo
univoco ad un qualche clade.
La tibia ha una cresta fibulare ed il
calcagno ridotto, che permette di riferirla a Neotheropoda. Il
processo ascendente molto alto e triangolare indica un
maniraptoriforme.
Uno dei due ungueali è falciforme,
compresso trasversalmente, con la superficie ventrale affilata ed un
andamento asimmetrico dei solchi collaterali: questo mix di caratteri
è presente solamente negli ungueali della mano dei megaraptori o nel
secondo ungueale del piede dei dromaeosauridi. Data l'assenza di
megaraptori nel Cretacico superiore nordamericano, l'osso è riferito
al piede di un grande dromaeosauride.
Concludendo, sicuramente le vertebre
caudali e l'ungueale sono riferibili ad un grande dromaeosauride.
L'ulna è probabilmente riferibile ad un grande paraviano, quindi non
in disaccordo con l'attribuzione data all'ungueale e alle caudali. Le
altre ossa non smentiscono l'attribuzione a Dromaeosauridae, ma
nemmeno sono riferibili a quel clade in modo univoco.
Pertanto, almeno un sottogruppo delle
ossa conferma la presenza di un Dromaeosauridae di grandi dimensioni
nel Maastrichtiano finale del Nordamerica. Nulla smentisce che, a
parte l'osso di tartaruga, il resto del materiale olotipico di D.
steini appartenga ad un singolo animale, che, in base alle
caudali ed all'ungueale, è riferibile a Dromaeosauridae. Qualora la
tibia risultasse senza dubbio riferibile a questo taxon, la forma
unica della sua cresta fibulare permetterebbe di diagnosticare questo
taxon e quindi ritenerlo valido a livello di specie.
Bibliografia:
DePalma
RA, Burnham DA, Martin LD, Larson PL, Bakker RT. 2015. The first
giant raptor (Theropoda: Dromaeosauridae) from the Hell Creek
Formation. Paleontological Contributions 14:1-16.
Anche _Deinonychus antirrhopus_ è stato descritto da Ostrom nel 1969 con l'ischio di un altro animale. Mi sembra che fosse un coracoide di non so cosa.
RispondiEliminaNelle descrizioni successive, una volta palesato l'errore, quell'osso è stato semplicemente messo da parte.
Non esattamente. Ostrom (1969) interpretò il coracoide come pube. Alcuni anni dopo pubblicò una correzione di quella interpretazione: ma in ogni caso erano sempre ossa di Deinonychus.
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