Il cerchio si chiude: la ricostruzione incontra il dato che l'ha generata. (Foto di D. Bonadonna) |
Alla luce di questa premessa concettuale e di questo esempio paleontologico, oggi vi parlo della recente critica di uno dei maggiori geologi italiani alla notizia della pubblicazione di Neptunidraco.
Uno dei massimi geologi italiani, il cui nome è noto a chiunque abbia sostenuto un esame universitario su materie geologiche (dato che il libro di cui è autore è la "bibbia" dei corsi di Geologia), ha aspramente criticato la notizia riportata da molti media sulla rivalutazione dell'esemplare di metriorinco ad opera di Cau e Fanti (2010). Come ha dichiarato il professore in questione (che manterrò anonimo, anche se molti avranno intuito chi sia), la "scoperta" di Neptunidraco non sarebbe una vera scoperta, dato che il fossile era già noto dagli anni '60, e che la sua attuale datazione, che ha stabilito che sia 10 milioni di anni più vecchio di quanto precedentemente ritenuto (e, di conseguenza, il più antico metriorinchide al mondo) non sia scientificamente rilevante. Di fatto, da questo punto di vista Neptunidraco sarebbe solo una montatura giornalistica, scientificamente irrilevante.
Premetto che ho massimo rispetto per questo professore, e che non è mia intenzione attaccarlo per il fatto di aver criticato la nostra ricerca. Come ha giustamente commentato Federico ai giornalisti che gli hanno comunicato l'opinione del famose accademico, se quest'ultimo ha intenzione di obiettare sul piano scientifico, ha tutto il diritto di farlo. Ed è proprio sulla questione scientifica che mi voglio soffermare.
A quanto mi risulta, è probabile che il professore in questione NON abbia letto l'articolo di Cau e Fanti (2010) pubblicato online da Gondwana Research. Nel caso egli non l'abbia fatto, è evidente che allora sta criticando qualcosa che NON conosce. Se la sua critica si limita a ciò che ha letto dalla stampa, è evidente che si tratta di una polemica sterile. Purtroppo, come ho evidenziato in un precedente post, la distorsione delle notizie è un processo inevitabile e fisiologico del giornalismo scientifico (soprattuto in Italia).
Inoltre, ed è qui che il mio discorso si collega all'introduzione del post, la critica del famoso accademico risulta molto debole. Potrei liquidare tutto dicendo che egli non è un paleontologo dei vertebrati, e quindi potrebbe non disporre dei requisiti concettuali per comprendere un articolo tecnico di paleontologia dei vertebrati, ma così facendo commetterei lo stesso errore del nostro esimio professore, che giunge a conclusioni affrettate senza conoscere l'oggetto delle propria critica.
Purtroppo, come ho scritto prima, è molto probabile che il nostro professore non abbia letto l'articolo. Pertanto, egli non avrà potuto apprezzare il METODO col quale abbiamo rivalutato il fossile, né avrà potuto apprezzare le implicazioni che l'utilizzo delle nostre differenti metodologie di indagine filogenetica e stratigrafica conducano ad una scoperta significativa (almeno per l'ambito della paleontologia dei vertebrati mesozoici). Infatti, non è la data in sé a cui attribuire Neptunidraco che è significativa, bensì, il modello di diversificazione del clade Metriorhynchidae che emerge combinando insieme l'età di Neptunidraco (risultata dall'indagine di Federico) con la sua posizione filogenetica (risultata dalla mia indagine). Prima del nostro studio, il "coccodrillo di Portomaggiore" era interpretato come un probabile Geosaurus dell'inizio del Giurassico Superiore. Di fatto, secondo quell'interpretazione, esso si inquadrerebbe senza traumi nel modello consolidato dell'evoluzione metriorhynchide. Al contrario, il nostro studio mostra (nel dettaglio) che esso non è un Geosaurus e non è del Giurassico Superiore. Esso risulta un nuovo taxon , intermedio tra i geosaurini basali e quelli derivati (ad esempio, Geosaurus), ed è collocato prima delle presunta radiazione iniziale dei metriorhynchidi. Questo risultato impone di retrodatare l'origine di molte linee di metriorhynchidi ben prima della metà de Giurassico Medio (quando si presumeva che non esistessero), e pertanto ha profonde implicazioni per chi voglia correlare l'evoluzione di questi rettili marini con le variazioni geografiche, tettoniche e del livello marino in quel periodo. Alla luce di Neptunidraco, molti modelli proposti sull'evoluzione dei metriorinchidi vengono falsificati. Ciò è un progresso della conoscenza.
Ovviamente, se non si legge l'articolo e ci si limita ai titoli dei giornali, tutto ciò viene ignorato, a tutto vantaggio della polemica sterile e inutile.
Conclusione (C)auto-referente e sicuramente di parte:
Tutti questi risultati non sarebbero mai emersi se due giovani ricercatori non avessero voluto rivalutare esemplari vecchi con metodi nuovi, se non avessero voluto andare oltre ciò che era stato affermato dalla generazione precedente (ovvero, che il fossile non era significativo e non ci fosse da sapere più di quanto stabilito nel 1955). In questo atto "rivoluzionario" stanno tutti i progressi scientifici e della conoscenza. Ovviamente, sono il primo a dire che Neptunidraco non cambia il mondo, non stravolge la Scienza e non produce una rivoluzione concettuale. Esso è solo un bellissimo tassello di un grandissimo mosaico chiamato paleontologia. Ma, sicuramente, è falso e profondamente ignorante affermare che esso non sia una scoperta. La scoperta c'è, ma bisogna avere gli strumenti concettuali per capirla, e non limitarsi a criticarla senza averla nemmeno appresa, ammantandosi della propria "autorità" per giustificare concezioni obsolete.
Tutti questi risultati non sarebbero mai emersi se due giovani ricercatori non avessero voluto rivalutare esemplari vecchi con metodi nuovi, se non avessero voluto andare oltre ciò che era stato affermato dalla generazione precedente (ovvero, che il fossile non era significativo e non ci fosse da sapere più di quanto stabilito nel 1955). In questo atto "rivoluzionario" stanno tutti i progressi scientifici e della conoscenza. Ovviamente, sono il primo a dire che Neptunidraco non cambia il mondo, non stravolge la Scienza e non produce una rivoluzione concettuale. Esso è solo un bellissimo tassello di un grandissimo mosaico chiamato paleontologia. Ma, sicuramente, è falso e profondamente ignorante affermare che esso non sia una scoperta. La scoperta c'è, ma bisogna avere gli strumenti concettuali per capirla, e non limitarsi a criticarla senza averla nemmeno appresa, ammantandosi della propria "autorità" per giustificare concezioni obsolete.
Bibliografia:
Khun, T.S. 1962. The Structure of Scientific Revolutions, Chicago University Press, Chicago, tr. it della II ed. La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1979.
Cau, A., Fanti, F. 2010. The oldest known metriorhynchid crocodylian from the Middle Jurassic of North-eastern Italy: Neptunidraco ammoniticus gen. et sp. nov., Gondwana Research. doi:10.1016/j.gr.2010.07.007
Quando ho saputo del commento in questione,sapevo che la cosa sarebbe finita qui sul blog...e attendevo il momento!
RispondiEliminaOttima disquisizione.
Alessandro Carpana
Spaca sò tòt!
RispondiEliminaFantastico blog!!!
RispondiEliminaCiao.
RispondiEliminaMi sai dire qualcosa di questo?
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Steneosaurus_barettoni_skeleton.JPG
Quello è crocodylomorfo, probabilmente un teleosauride (dovrei osservarlo da vicino per accertarmene).In ogni caso, NON è "Steneosaurus" barettoni (ovvero, non è Neptunidraco).
RispondiEliminaok grazie.
EliminaIn ogni caso, sta a rovereto.
Fossile italiano o acquisto estero?
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