Fotogramma di una sequenza mai inclusa nella versione finale di "Jurassic Park" |
Nei film, a parte scappare dai dinosauri inferociti, il paleontologo fa quasi solo una cosa: scava. Scava, sbadila, rimuove roccia, spala via sedimento, oppure raccoglie ossa. Sembra quasi che il paleontologo sia una via di mezzo tra un campeggiatore ed un operaio edile. E per qualcuno, forse, la paleontologia è solo questo. Poi, cosa si faccia di quelle ossa, dove finiscano e cosa se ne ricavi, non è un problema della trama.
Eppure, nonostante la rappresentazione "operaia", uno scavo non è una meccanica rimozione di sedimento, un lavoro da becchino fatto al contrario. Durante lo scavo, i paleontologi sono invece costantemente impegnati a svolgere il più duro e puro tra gli elementi del loro lavoro, che non è quello fisico, ma quello mentale. Per decifrare quello che sta emergendo, in tempo reale, per capire quando e dove fermarsi nello scavo, nel prendere nota, appunti, di quello che sta succendendo. Ogni scavo è unico e irripetibile. Non si può rifare una seconda volta. Ogni scavo è particolare, e non esiste una procedura standard, un manuale di istruzioni di cosa, come, quando e perché. L'esperienza passata, la conoscenza geologica, la sintonia tra i membri dello scavo, ma anche una propensione al rischio e una importante dose di fortuna, tutto partecipa allo scavo. Nel pianificare le mosse successive, spesso senza la sicurezza dell'esito, se non quella che non esiste una seconda opportunità qualora si sbagli. Spesso con il tempo che stringe, i mezzi che si esauriscono, le attrezzature che non bastano. Uno scavo paleontologico non è solamente una scampagnata a cavar via roccia e portar via ossa. L'atto stesso dello scavo è un atto sperimentale, dal quale si ricavano informazioni che lo scavo stesso, inevitabilmente, distrugge per sempre: il contesto sedimentario, la posizione ed orientazione degli elementi, a volte persino l'integrita fisica originaria del reperto. Uno scavo è, in primo luogo, un atto di analisi tafonomica.
Sovente, durante lo scavo, ci si interroga sulle condizioni che hanno permesso la formazione di quel fossile. Perché il conoscere il contesto deposizionale è fondamentale per pianificare il modo più saggio per estrarre, proteggere e conservare il reperto. L'interpretazione va fatta in diretta, nell'atto di scavare, non può essere posticipata al momento di laboratorio, alla fase di preparazione museale.
Tutto questo è ovviamente dimenticato nel momento in cui si mostra la paleontologia sul campo in un film. Tutto è semplificato per necessità di scena e di narrativa, e lo scavo si riduce a tizi che rimuovono sedimento e imballano ossa fossili senza nemmeno consolidarle o incamiciarle. E tutti i paleontologi in sala emettono gridolini di dolore, come se avessero mostrato un'estrazione dentaria senza anestesia fatta con una pinza da meccanico sporca di olio motore.
Oggi scopro che, purtroppo, le esigenze cinematografiche hanno rimosso da "Jurassic Park" una piccola scenetta in cui era persino pronunciata la parola magica che ogni bravo paleontologo rispetta ed onora: "tafonomia".
Che una scena sia scritta e persino girata ma poi sia rimossa dal film "definitivo" in fase di montaggio, e che quindi non appaia nelle sale, è una normalissima eventualità del comune processo di creazione di ogni film. Nella maggioranza dei casi, è quasi impossibile per lo spettatore essere a conoscenza di questi tagli, ma in caso di film molto noti, come "Jurassic Park", abbondano online foto delle riprese, fotogrammi tagliati e persino video di intere sequenze girate con tanto di colonna sonora e post-produzione. Il mio caso preferito è la scena introduttiva ne "Il Mondo Perduto - Jurassic Park" in cui è introdotto il personaggio di Tembo. La scena, ambientata in Kenya, non fu inclusa nel film definitivo, probabilmente perché ritenuta ridondante, e fu un peccato perché aveva il pregio di mostrare esplicitamente la natura "nietzschiana" di Tembo, super-uomo aldilà del bene e del male, quindi né vero eroe né vero villain, mosso unicamente da un proprio autonomo codice aristocratico. Se non l'avete mai vista, non ve la descrivo: nel caso vogliate cercarla su YouTube è facilmente rintracciabile.
Caso analogo è per una scena in "Jurassic Park", che è presente nella sceneggiatura di fine 1992 reperibile online, ma che non so se fu mai girata e quindi fu, semplicemente, rimossa da una versione successiva della sceneggiatura, oppure esiste anche come girato ma poi non incluso nel montaggio finale. Online, circolano foto che paiono essere legate a quella scena. La sequenza in questione è interna alla quinta scena del film, quella dello scavo in Montana in cui incontriamo per la prima volta i personaggi di Grant e Sattler.
Nella sceneggiatura online è presente questa sequenza, assente nel film definitivo (la parte in grassetto NON compare nel film):
5 EXT THE DIG DAY An artist's camel hair brush carefully sweeps away sand and rock to slowly reveal the dark curve of a fossil - it's a claw. A dentist's pick gently lifts it from the place its has laid for millions of years. Pull up to reveal a group of diggers working on a large skeleton. All we see are the tops of their hats. The paleontologist working on the claw lays it in his hand. GRANT (thoughtfully) Four complete skeletons. . . . such a small area. . . the same time horizon - - ELLIE They died together? GRANT The taphonomy sure looks that way. ELLIE If they died together, they lived together. Suggests some kind of social order. DR ALAN GRANT, mid-thirties, a ragged-looking guy with intense concentration you wouldn't want to get in the way of, carefully examines a claw. DR ELLIE SATTLER, working with him, leans in close and studies it too. She paints the exposed bone with rubber cement. Ellie in her late twenties, athletic-looking. There's an impatience about Ellie, as if nothing in life happens quite fast enough for her. Her face is almost pressed up against his, she's sitting so close. GRANT (cont'd) They hunted as a team. The dismembered tenontosaurus bone over there - that's lunch. But what killed our raptors in a lakebed, in a bunch like this? We better come up with something that makes sense. ELLIE A drought. The lake was shrinking - - GRANT (excited) That's good. That's right! They died around a dried-up puddle! Without fighting each other. This is looking good. From the bottom of the hill a voice SHOUTS to them:
Nelle parti rimosse dal film definitivo, Grant e la Sattler cercano di interpretare il sito di scavo mentre lo stanno supervisionando. Si descrive il numero e la posizione degli scheletri, si menziona Tenontosaurus e tre altri dinosauri (evidente allusione al Deinonychus Quarry 1 di Ostrom, località tipo di Deinonychus antirrhopus), si pronuncia persino la parola "tafonomia", si contrappone un'ipotesi di caccia di branco con una causa ambientale (la siccità) per spiegare il sito. Il dialogo tra i due paleontologi è notevolmente alto per gli standard di questi film (specialmente gli ultimi), e contrappone interpretazioni "etologiche" per spiegare l'associazione dei resti (il gruppo sociale) ad interpretazioni più "tafonomiche" che richiamano al contesto deposizionale e paleo-ambientale (la siccità). Inutile che rammenti al lettore quale sia l'interpretazione più plausibile del Deinonychus Quarry 1 (una complessa combinazione di dinamiche comportamentali "non-sociali" in un contesto paleoambientale di estrema aridità), e non certo la "caccia sociale". Ovviamente, il puntare sulla spiegazione "sociale" non è qualcosa che possiamo rinfacciare ad un film del 1993. In quegli anni, era l'idea preferita da molti... forse da troppi. Resta comunque notevole che almeno in sede di sceneggiatura si fosse pianificata una dignitosa rappresentazione del complesso lavoro mentale dietro il lavoro sul campo.
Mi rendo benissimo conto che per le esigenze del cinema, questa scenetta è del tutto superflua e forse pure noiosa, e quindi comprendo bene perché sia stata omessa. Ma io sono un paleontologo, di quelli che considerano la tafonomia il pilastro fondante l'intera disciplina (pur non essendo io, come specializzazione, un tafonomo), e questa scena è così squisitamente paleontologica, pur nella semplificazione dell'attività sul campo, che se fosse rimasta avrebbe potuto persino diventare la mia parte preferita del film.
In un altro universo, migliore di questo, c'è un poster di Alan Grant che dice "The taphonomy sure looks that way" in ogni laboratorio di paleontologia.
non avrò mai il coraggio di provare a spiegare quanto venga distorto il mio di mestiere (musicista) nelle rappresentazioni cinematografiche, temo che riguardi un po' tutte le professioni, almeno nelle produzioni di fascia bassa (non mi riferisco al budget, ma al target - per usare un po' di anglicismi).
RispondiEliminaMio zio che si occupava di illustrazioni per libri di divulgazioni per ragazzi non riusciva quasi più a vedere film per l'enorme quantità di imprecisioni che vedeva...
Emiliano
Io vidi il film a 12 anni, e non mi feci molte domande sul metodo di scavo visto lì. Crescendo, pur non essendo un paleontologo, mi documentai anche sul lavoro dei paleontologi sul campo. Ed estrarre un fossile è davvero un lavoraccio che richiede mesi, persino anni a volte. Lavorano in condizioni a volte disumane, al gelo, al caldo, su terreni inclinati, sotto la pioggia. Roba che un muratore si impressionerebbe! Creano griglie sul terreno, disegnano le ossa così come si trovano sul sito marcandole, le estraggono una ad una con cura, le incamiciano nel gesso. Insomma, sembra un'operazione chirurgica. Riguardando il film, più che uno scavo paleontologico, sembra che stiano aiutando il nonno novantenne ad uscire dalla spiaggia dopo le sabbiature: tolgono terra (non roccia, terra) con pennelli e mani nude, non badando a nulla, col rischio di rovinare le ossa, e in cinque minuti lo scheletro è pronto! Sembra una famigliola che rassetta dopo un pic-nic. E non contento, Grant si frega pure l'ungueale come se fosse un suo trofeo, ci gioca, se lo tiene in tasca col rischio di romperlo (mancava poco che ci facesse un portachiavi come un aggeggino di plastica qualunque) e infine lo getta pure via! Grant è un criminale della paleontologia, non un paleontologo! E lo dico io che lo ritengo uno dei miei personaggi preferiti del primo film, assieme a Malcolm.
RispondiEliminaLa scena tagliata di Tembo la vidi nei contenuti speciali del dvd de "il mondo perduto". Dispiace anche a me che non sia stata inserita. Ti fa rivalutare il personaggio. Tutti vorremmo essere un po' come Roland Tembo! Un uomo normale con la filosofia di batman, che difende i deboli ma a modo suo, spiccio, che dice pane al pane e vino al vino! Meritava più approfondimento, secondo me.
Riccardo
Ricordo che questa stessa scena (come pure altre non presenti nel libro nè nel film) era invece presente nella versione italiana a fumetti del film (autorizzata dalla Universal), pubblicata all'epoca su "Il Giornalino", se non sbaglio con disegni di Nevio Zaccara. Dato che il fumetto (tra l'altro di qualità molto migliore di quello ufficiale statunitense) uscì pochissimo dopo il film se non in contemporanea, e considerando il tempo necessario alla sua realizzazione, mi pare plausibile che all'editore italiano fosse stata messa a disposizione una qualche revisione della sceneggiatura evidentemente ancora comprendente le scene poi tagliate.
RispondiEliminaGiovanni Garbarini
Io ho letto di recente il fumetto de "Il Mondo Perduto" che era sempre stato pubblicato su "Il Giornalino" e anche erano presenti tutte le scene tagliate dalla versione finale del film, inclusa quella di Roland al bar.
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