Non proprio il mio aviale estinto preferito... |
"Ignorance more frequently begets confidence than does knowledge"
(C. Darwin)
Recentemente, ho rimosso il mio account Twitter.
Era una decisione che stavo maturando da tempo, e che ha trovato nell'ennesimo episodio spiacevolmente inutile la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.
Quel social network ha dei limiti intrinseci dovuti al fatto di essere stato pensato inizialmente come sistema per inviare messaggi molto brevi e concisi, ma che col tempo è diventato il ricettacolo di qualsiasi forma di arrabbiatura sociale e frustrazione polemica. E purtroppo, come altri hanno notato, pare che il social stesso incentivi con la sua logica interna la proliferazione della rabbia e della irrazionalità.
Dato che quel social non mi dava alcunché di positivo rispetto ad altri media, ed anzi era divenuto solamente una fastidiosa perdita di tempo con interlocutori poco o per niente interessanti, ho chiuso il mio account.
Ritengo fondamentale l'argomentazione come base per qualsiasi ragionamento complesso: come ho avuto modo di constatare direttamente, Twitter è il luogo peggiore per sviluppare discorsi argomentati.
Conseguenza inevitabile di come Twitter è strutturato è che qualsivoglia messaggio si voglia riportare là, e che sia appena al di sopra del livello minimo di banalità, esso sarà inevitabilmente frainteso, distorto e strumentalizzato.
Esiste una vasta popolazione di utenti di Twitter che è a mio avviso eccessivamente emotiva ed irrazionale, capace di trarre motivo di polemica e lamentela da qualsiasi cosa tu possa scrivere.
Twitter, privilegiando i messaggi brevi e spezzettati, incentiva l'emotività e impedisce l'argomentazione razionale. Non appena tu proverai a esprimere la tua opinione (peggio ancora se argomentata), sarai oggetto di una serie crescente di attacchi e lamentele da parte di qualcuno "sensibile" a qualche elemento da te sottinteso (o presunto tale). E qualsiasi tentativo di argomentare una replica a simili polemiche, spesso del tutto futili ed emotive, risulta frenato e sabotato dalla struttura stessa di Twitter, che ti impone di spezzettare il tuo argomento in frammenti seriali.
Non importa cosa scriverai o come proverai a replicare: ci sarà sempre qualcuno che dalle tue parole troverà motivo per lamentarsi, spesso persino per motivi non pertinenti il tema delle tue parole. E questo attirerà a sua volta nugoli di commenti emotivi e fuori luogo, sempre meno gestibili.
Se ciò vale in generale, nel caso in cui tu sia portatore di una posizione argomentata e razionalmente strutturata, il risultato è devastante.
Se alla sostanziale emotività del lettore medio unite l'epidemica diffusione dell'Effetto Dunning-Kruger tra i commentatori, il risultato è una bomba deflagrante che non avete alcun modo di arginare. Ogni tentativo di replicare in modo argomentato genera uno stuolo di nuovi commenti emotivi, aggressivo-passivi (il vittimismo come giustificazione è dilagante) e, sopratutto, infondati alla pari dei precedenti.
Il paradosso è che tanto più l'esperto prova a portare argomenti validi a difesa di una posizione, tanto più ottusa e dilagante sarà la reazione dell'opinione più ignorante, la quale si auto-legittima nel nome della "libertà di opinione".
La marea vi sommerge. Nulla del vostro discorso originale rimane, annacquato da uno tsunami di piagnistei, lamentele, autodifese risentite e frasi fatte.
Per più di un decennio in questo blog ho avuto a che fare con commenti a diversi livelli di professionalità ed emotività, ed ho imparato a gestirli. Nei casi estremi, ho bannato direttamente il commentatore che andava oltre qualsiasi livello di maturità o decenza. Twitter non permette un medesimo arginamento dell'onda emotiva e della marea polemica. In certi casi, la risposta migliore sarebbe l'ironia che raffredda dei toni inutilmente accesi. Purtroppo, pare che su Twitter tutto sia sempre e comunque "serio": il sarcasmo e l'ironia, usate per disinnescare l'eccesso di polemica, sono viste come insulto e mancanza di rispetto (tutto deve essere sempre e comunque pesantemente serioso). Inoltre, purtroppo, l'argomentazione è vista come "elitismo" (quasi che l'ignoranza in ciò di cui si parla sia un valore di cui vantarsi), e questo scatena una seconda ondata di commenti polemici da parte di autoproclamati "guerrieri sociali", una curiosa ibridazione tra il moralismo bigotto e l'estremismo egualitario.
Tutti abbiamo diritto di esprimere la nostra opinione. Ma un'opinione infondata, solo perché viene espressa, non risulta uguale ad una fondata .
Tutti abbiamo diritto a replicare in difesa della propria opinione. Come mai questo diritto viene negato (o accusato di elitismo e arroganza) quando ad esercitarlo è la persona esperta che dimostra con fatti documentati l'infondatezza della posizione altrui?
Pare che su Twitter si confonda il diritto di replica con il valore della replica: e nel nome del "diritto" si faccia a pezzi qualsivoglia valore e merito, fondamento e argomento.
Alla fine, la sola soluzione sensata e produttiva è stato l'abbandono di quel social network: qualsiasi tentativo di sviluppare una argomentazione in quel luogo è risultato essere solo un circolo vizioso nella polemica inutile e nella pioggia di emotività, ed una perdita di tempo.
Il gioco non vale la candela.