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30 giugno 2013

Tempo

Post che attraversa il tempo ed i tempi con disinvolta noncuranza, quasi irrispettosamente.
Il tempo è la grande ossessione del paleontologo. Dimenticare la dimensione temporale in paleontologia, riducendo la disciplina ad una sorta di "zoologia aliena" o ad una carrellata di mondi perduti, slegati tra loro, osservati come un documentario sul Serengeti, significa uccidere la paleontologia estirpandole il suo cuore pulsante. 
La scala e la misura del tempo è fondamentale in ogni aspetto della paleontologia. 
L'incapacità (o la disattenzione) verso la componente cronologica genera grandi fraintendimenti.
In molte occasioni ho citato il Tempo Profondo come "altro" tempo rispetto a quello che sperimentiamo nella nostra esistenza individuale (ed anche rispetto a quello "sperimentato" dalle nostre collettività storiche). Nella maggioranza dei casi, il Tempo Profondo era menzionato come tempo del processo evolutivo. Ma il Tempo Profondo è anche il tempo della tafonomia, del processo che genera i fossili. E come nel caso del tempo evoluzionistico, il tempo tafonomico non si può ridurre ad una narrazione lineare di eventi consequenziali, a relazioni "sperimentabili" di cause ed effetti. Un'associazione fossile risultato dell'accumulo di corpi in decine (se non centinaia) di anni può essere stravolta dall'occhio distratto, il quale può vedere un'immediatezza ed una contemporaneità (quindi delle causalità) inesistenti. Molti "branchi", "mandrie" e "comunità" nascono dimenticando che il Tempo Profondo plasma le associazioni fossilifere secondo logiche differenti da quelle del tempo "tradizionale". L'ossessione per una paleontologia "documentaristica" o "narrativa" può giocare questi scherzi. Il desiderio di vedere una "scena preistorica", per quanto lecito e comprensibile, può avere un senso nella finzione della paleoarte, ma non può essere il motore delle nostre interpretazioni delle associazioni fossilifere. Il sonno della consapevolezza tafonomica genera mostri interpretativi.
Anche nel caso di episodi repentini, eventi catastrofici o rare sequenze "pietrificate" (penso al famoso caso dei "dinosauri combattenti") occorre sempre distinguere tra il tempo puntiforme dell'evento biologico (parzialmente preservato) ed il Tempo Profondo fattore dell'oggetto fossile.
Questo post parla del tempo, in tutte le sue manifestazioni, compreso il mio tempo, quello del vissuto personale. Negli ultimi quattro anni mi sono dedicato con intensità alla ricerca. Le contingenze hanno permesso che, con tutti i limiti e le grossolanità della mia condizione di "libero ricercatore", io abbia partecipato ad alcune ricerche molto interessanti ed affascinanti. Penso a Neptunidraco, al plesiosauro del Kaberlaba, ad Aurornis. Ma non solo. Altri progetti, ugualmente affascinanti, ai quali ho partecipato negli ultimi anni, stanno per vedere la luce. Il motivo di tanta attività è legato proprio al tempo, alla consapevolezza del suo scorrere inesorabile. Il tempo scorre per tutti, sebbene con significati differenti. Mentre scrivo queste parole, sento da qualche televisore in lontananza che la nazionale italiana di calcio sta giocando una partita. Uno dei giocatori di quella nazionale, uno dei più importanti, è mio coetaneo, e da adolescente viveva e studiava nella mia città. Un mio carissimo amico è stato un suo compagno di scuola. Scrivo questo dettaglio privo di legami con la paleontologia per confrontare la vita di quel famoso calciatore, a me coetaneo, con la mia. Un calciatore a metà dei trent'anni è prossimo alla fine della carriera. Un paleontologo, fortunatamente, è ancora nella fase iniziale della propria. Ma non è nemmeno più tanto giovane. Ogni età ha le sue prerogative, e non è possibile essere eternamente studenti, eternamente principianti, eternamente novizi. Superata una certa età, se non si ha concluso qualcosa, è difficile portarlo a termine. Come non ha senso iniziare da zero una carriera da calciatore a 25 anni, non ha senso iniziarne una da paleontologo a 40. Per questo, forse, ho cercato il più possibile di dare un contributo significativo alla ricerca, nel mio piccolo, ma anche un contributo significativo alla mia personale realizzazione come persona, fintanto che le opportunità fossero disponibili, le energie al massimo, ed il tempo scorresse noncurante di sé.
Chi vivrà vedrà.

7 commenti:

  1. In bocca al lupo!

    Valerio

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  2. Oggettivamente, non c'è niente da fare al riguardo. Il tempo è lo stesso per tutti ed è qualcosa di inarrestabile e di infinito e non credo si potrà mai riuscire a concepire il concetto di infinito. O forse il tempo è qualcosa di finito? Quando è cominciato il tempo? Quando finirà? Quando le ZL non esisteranno più? Ora, queste sono tutte domande retoriche, e non credo che neppure Homo sapiens sia in grado di rispondere. Nella sua (nostra) breve vita (e dico breve perchè è per lui/noi effettivamente troppo breve per essere soddisfacente) dovrà riuscire a cogliere i momenti giusti per raggiungere i suoi soggettivi obiettivi. Se li raggiungerà, forse si sentirà realizzato, sentirà di aver portato a termine il suo "ruolo ecologico". E come in altri taxa, spesso non ci riuscirà completamente. Per esempio, io personalmente cercherò di indirizzarmi il più presto possibile verso la paleontologia per quanto riguarda i miei obiettivi lavorativi, proprio per evitare di ritrovarmi irrealizzato a 40 anni. Continuando a considerare ciò che detto nel post, (quelli che vogliono diventare de)i calciatori, devono essere ancora più rapidi e decisi nelle loro scelte e nel controllare il tempo. Perchè il tempo non è solo un'ossessione del paleontologo, è un'ossessione insita in tutti gli individui di Homo sapiens.

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  3. La quantità del tempo che scorre non dipende da noi (anche se possiamo consapevolmente decidere di ridurre tale durata), ma è in nostro potere determinare la qualità del tempo che abbiamo.
    Io non ho parlato della quantità "in sé" del tempo, ma del valore e della qualità aggiunta - dalle nostre scelte - allo scorrere del tempo. In questo, vale molto la contingenza nella quale ognuno è immerso. A volte, i limiti e le costrizioni che ci cadono "addosso" come vincoli, come "sfortune" o "svantaggi" possono fungere da fulcro per una crescita qualitativa altrimenti non possibile. Nel mio caso ne sono consapevole e, a posteriori, ne sono felice.

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    1. Ah, allora penso di aver leggermente frainteso e contestualizzato eccessivamente. Ovviamente la qualità conta eccome, in un certo senso volevo dire la stessa cosa, cioè: dato che il tempo è quantitativamente lo stesso per tutti, allora l'unica cosa che possiamo modificare a nostro vantaggio è la sua qualità, certo.

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  5. Sbaglio o mi avevi chiesto cosa avrei voluto fare per indirizzarmi verso la paleontologia? Comunque, sarò sincero: non lo so. Ho appena finito le medie e mi sono iscritto ad un liceo scientifico. Ho sempre desiderato diventare un biologo, ma sentivo che era qualcosa di troppo generale, volevo approfondire in particolare una branca di questa scienza. Prima ero appassionato di micologia, ora invece sento di aver trovato la strada giusta con la paleontologia, (in particolare con i dinosauri). Ho sete e fame di conoscenza, e per questo ogni tanto può sembrare che mi voglia presuntuosamente mettere sullo stesso piano di esperti competenti professionalmente. Non vedo l'ORA che arrivi il TEMPO in cui abbia acquisito vera conoscenza e non solo semplice nozionismo (usando i tuoi consigli). Perciò cerco di approfondire quanto più mi è possibile e sicuramente coglierò al volo le occasioni che mi si presenteranno in futuro. Sono ancora inconsapevole anche su questo.

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    1. Inoltre, sento di essere portato anche nel disegno, quindi con la dovuta pratica credo (spero) di poter diventare un noto paleoartista.

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