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20 aprile 2013

Prima prova diretta di piscivoria in un Dromaeosauridae


Esemplare di Microraptor con contenuto stomacale preservato (in azzurro).

Esistono vari gradi di "ontologia" del sapere scientifico. Sulla vetta luminosa della Scienza, abbiamo le prove dirette di un determinato fenomeno. Scendendo verso la nebulosa vallata del mito, troviamo le evidenze indirette supportate da una robusta serie di casi analoghi, poi ci sono le inferenze fondate su una teoria ben supportata, e via via lungo i gradoni di plausibilità sempre più umidi ed accidentati, fino alle pure speculazioni gratuite ed alle sceneggiature dei film, che si abbeverano nel fondovalle. 
Unita alla quota da cui partiamo per costruire la nostra bella baita scientifica, va sempre associata la disponibilità del carpentiere a usare il materiale disponibile. Sovente, in assenza di prove dirette, si costruiscono teorie e scenari su modelli eco-morfologici che, per quanto assolutamente plausibili e robusti, sono parziali e limitativi. E tale limite, spesso, è un risultato di una trappola logica che si innesca nella testa con relativa facilità.
Ad esempio, si tende ad ipotizzare un'ecologia piscivora nei theropodi che presentano determinate combinazioni di caratteri, in particolare un rostro allungato, denti numerosi e relativamente piccoli, conici e privi di seghettature. Austroraptor è stato interpretato come piscivoro proprio in base alla sua morfologia. Questo modo di ragionare è perfettamente valido e corretto, ma tende a generare una forzatura logica, per cui la condizione sufficiente alla piscivoria (la presenza di adattamenti funzionali per quella ecologia) diventa un vincolo necessario. Ovvero, si tende a ritenere che solamente chi presenta tali morfotipi sia un piscivoro. Ciò è un errore, dato che la condizione sufficiente data dal morfotipo non è condizione necessaria all'esistenza di un'ecologia. Vi basti, come prova di ciò, il fatto che l'olotipo di Scipionyx non presenta tali adattamenti nel suo scheletro, ma nondimeno presenta una prova diretta di piscivoria data dal contenuto del suo tratto intestinale, che presenta squame di pesce.
Un caso analogo è pubblicato in questi giorni. Xing et al. (2013) descrivono un esemplare ben conservato di Microraptor contenente tracce del suo ultimo pasto nella regione addominale, formato da una massa omogenea di squame di pesce. Questo dato diretto è un'evidenza incontrovertibile di piscivoria. Ciò non dovrebbe stupire, dato che la tafonomia di tutti i fossili di Microraptor è data da bacini lacustri, che avvalorano una propensione per questo theropode a frequentare specchi d'acqua (dove i pesci abbondano).
Il fossile è interessante perché, oltre alla prove diretta di piscivoria, presenta una prova indiretta, un probabile adattamento a quella dieta: la buona preservazione della mandibola mostra che i primi 3 denti del dentale erano inclinati anterodorsalmente ("procumbenti"), un carattere sovente associato alla piscivoria.

Bibliografia:
Lida Xing, W. Scott Persons IV, Phil R. Bell, Xing Xu, Jianping Zhang, Tetsuto Miyashita, Fengping Wang and Philip J. Currie (2013) Piscivory in the feathered dinosaur Microraptor. Evolution (advance online publication) DOI: 10.1111/evo.12119

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