Continuo a battere il ferro finché è caldo e torno a parlare della convoluta matassa che lega paleoarte-divulgazione-pregiudizi evoluzionistici.
Dato che buona parte dei miei lettori è sufficientemente informata nella materia, potrò andare speditamente.
Immaginatevi il cranio di un "megalosauride", o comunque, di un tetanuro basale (cioè di un tetanuro non-allosauroide, non-celurosauro, non-spinosauride).
Probabilmente l'avrete immaginato con un cranio basso ed allungato, ma non quanto uno spinosauride, e con finestra antorbitale ampia. Ok, ci sta... Probabilmente non avete inserito nell'immagine alcuna cresta lacrimale, corno postorbitale o processo frontale. Ok, ci sta... Analogamente, il nasale non ha corna, creste, protuberanze o ornamentazioni varie.
Se così avete fatto, vi chiedo di citarmi quale taxon avete usato per ricostruire la forma del nasale.
Megalosaurus? Non abbiamo alcun resto del nasale. Torvosaurus? Idem. Afrovenator? Idem. Poekilopleuron? Idem. Dubreuillosaurus? Idem. Eustreptospondylus? Idem... Insomma, non esiste alcun nasale documentato di "megalosauro". Quindi, la forma del nasale scelta da voi è stata una libertà paleoartistica... Sono sicuro che nessuno ha immaginato creste o processi nasali in questi taxa. Tutti nasali semplici, non ornamentati, senza processi dorsali. Strano... dato che, probabilmente, invece, ne erano forniti. Perché lo dico? Sulla base dell'inferenza filogenetica (l'unica scientificamente possibile in assenza di dati diretti), ovvero, valutando come sia il nasale nei parenti dei "megalosauri" (cioè negli altri neoteropodi basali): gli spinosauridi hanno cresta nasale, gli allosauroidi basali hanno creste nasali, i celurosauri basali di media taglia (Guanlong, Proceratosaurus) hanno creste nasali, i ceratosauri basali (Ceratosaurus) hanno cresta nasale, i "dilophosauri" hanno creste nasali, idem i celofisidi... Insomma, probabilmente la presenza di creste nasali è una simplesiomorfia dei neoteropodi (che si perde in linee derivate, come i carcharodonthosauridi e i maniraptoriformi). Quindi, è probabile che anche i "megalosauri" ne fossero forniti (poi saranno i fatti a smentire o meno questa affermazione, tuttavia, in base a quel che sappiamo, essa è la più plausibile).
Quindi? Che succede? La logica ci direbbe di mettere la cresta, ma "a naso" non l'abbiamo messa...
Come sempre, a guidare il nostro occhio immaginativo è sopratutto il pregiudizio pseudo-evolutivo inconscio mischiato con l'abitudine (siccome i "megalosauri" sono tetanuri "primitivi", allora devono essere "primitivi" nell'aspetto, quindi privi di caratteri "esteticamente evoluti" come le ornamentazioni craniche e le creste, tipiche degli animali "evoluti"), pertanto, sono sempre stati rappresentati così, e ci siamo abituati a vederli così.
Curiosamente, a riprova della meccanicità del concetto di "primitivo", se avessimo applicato bene la logica, ed avessimo detto "è un neoteropode primitivo, quindi ha il nasale primitivo", allora avremmo dovuto a maggior ragione vederli con la cresta, dato che, come ho citato sopra, la cresta nasale è la plesiomorfia diffusa (il carattere primitivo) dei neoteropodi!
Forse qualcuno di voi ha immaginato i "megalosauri" con creste nasali... in tal caso mi scuso con lui per aver sottovalutato la sua immaginazione paleoartistica ed il suo acuto rigore filogenetico.
Dato che buona parte dei miei lettori è sufficientemente informata nella materia, potrò andare speditamente.
Immaginatevi il cranio di un "megalosauride", o comunque, di un tetanuro basale (cioè di un tetanuro non-allosauroide, non-celurosauro, non-spinosauride).
Probabilmente l'avrete immaginato con un cranio basso ed allungato, ma non quanto uno spinosauride, e con finestra antorbitale ampia. Ok, ci sta... Probabilmente non avete inserito nell'immagine alcuna cresta lacrimale, corno postorbitale o processo frontale. Ok, ci sta... Analogamente, il nasale non ha corna, creste, protuberanze o ornamentazioni varie.
Se così avete fatto, vi chiedo di citarmi quale taxon avete usato per ricostruire la forma del nasale.
Megalosaurus? Non abbiamo alcun resto del nasale. Torvosaurus? Idem. Afrovenator? Idem. Poekilopleuron? Idem. Dubreuillosaurus? Idem. Eustreptospondylus? Idem... Insomma, non esiste alcun nasale documentato di "megalosauro". Quindi, la forma del nasale scelta da voi è stata una libertà paleoartistica... Sono sicuro che nessuno ha immaginato creste o processi nasali in questi taxa. Tutti nasali semplici, non ornamentati, senza processi dorsali. Strano... dato che, probabilmente, invece, ne erano forniti. Perché lo dico? Sulla base dell'inferenza filogenetica (l'unica scientificamente possibile in assenza di dati diretti), ovvero, valutando come sia il nasale nei parenti dei "megalosauri" (cioè negli altri neoteropodi basali): gli spinosauridi hanno cresta nasale, gli allosauroidi basali hanno creste nasali, i celurosauri basali di media taglia (Guanlong, Proceratosaurus) hanno creste nasali, i ceratosauri basali (Ceratosaurus) hanno cresta nasale, i "dilophosauri" hanno creste nasali, idem i celofisidi... Insomma, probabilmente la presenza di creste nasali è una simplesiomorfia dei neoteropodi (che si perde in linee derivate, come i carcharodonthosauridi e i maniraptoriformi). Quindi, è probabile che anche i "megalosauri" ne fossero forniti (poi saranno i fatti a smentire o meno questa affermazione, tuttavia, in base a quel che sappiamo, essa è la più plausibile).
Quindi? Che succede? La logica ci direbbe di mettere la cresta, ma "a naso" non l'abbiamo messa...
Come sempre, a guidare il nostro occhio immaginativo è sopratutto il pregiudizio pseudo-evolutivo inconscio mischiato con l'abitudine (siccome i "megalosauri" sono tetanuri "primitivi", allora devono essere "primitivi" nell'aspetto, quindi privi di caratteri "esteticamente evoluti" come le ornamentazioni craniche e le creste, tipiche degli animali "evoluti"), pertanto, sono sempre stati rappresentati così, e ci siamo abituati a vederli così.
Curiosamente, a riprova della meccanicità del concetto di "primitivo", se avessimo applicato bene la logica, ed avessimo detto "è un neoteropode primitivo, quindi ha il nasale primitivo", allora avremmo dovuto a maggior ragione vederli con la cresta, dato che, come ho citato sopra, la cresta nasale è la plesiomorfia diffusa (il carattere primitivo) dei neoteropodi!
Forse qualcuno di voi ha immaginato i "megalosauri" con creste nasali... in tal caso mi scuso con lui per aver sottovalutato la sua immaginazione paleoartistica ed il suo acuto rigore filogenetico.
Ottima precisazione sulla comunicazione ornamentale dei teropodi tout court (ci dovremmo stupire considerati gli uccelli?!) e sulla percezione che ne abbiamo.
RispondiElimina(Prima o poi si scoprirà un benedetto Megalosaurus bucklandi completo di tutto punto!)
Probabilmente sarà un lungo post e mi scuso in anticipo con tutti.
L’approfondimento (salvo ulteriori divagazioni!) verterà su #1 “Syntarsus” kayentakatae e #2 Scipionyx samniticus. Perdonate i refusi e gli errori, ma scrivo sempre di fretta, tra lavoro e studio per la tesi (di storia delle religioni, ma come abbiamo visto i nessi con la paleontologia sono abbondantissimi – e il caldo inoltre non aiuta!).
Ora che Phil Curie si sta dedicando (finalmente) al “Dilophosaurus” sinensis, e che Yates e Naish sembrano interessati all’argomento, si risolleva il quesito dei “misplaced nasals as sagittal crests” (per comodità d’ora in avanti MI.NA.S.C.: mi suonava bene e poco importa se non ci sono solo i “nasals”!).
Detto per inciso, ciò nulla toglie allo sviluppo più o meno imponente di creste ornamentali nei ceratosauri/teropodi tout court, ma sarebbe interessare avere maggiori punti di vista/info sui fatti seguenti. Qualunque commento/annotazione è il benvenuto!
Ora, come nel pulcino di Scipionyx samniticus, è possibile che la “cresta” del S./M./C. kayentakatae sia dovuta a MINASC? Inoltre, qual è la tua (e vostra) opinione sulla situazione del genere/specie “Syntarsus”? Ho sentito taluni credere ancora alla possibilità della “cresta” di Scipionyx. Al massimo, posso rimpiangere il fatto che non sia quasi mai stato disegnato “saber-toothed” (cfr. Nais, 2005), come i giovani esemplari di Ceratosaurus in Holtz (2007) (guardate il Ceratosaurus di Rey a p. 81- ce n’è un altro a colori, ma i b/n li preferisco).
…andiamo con ordine per maggiore precisione…
- Introduzione alle creste ornamentali e dintorni
Mi soffermerei su un appunto che sebbene rientri nell’argomento, lo sfiora per proseguire oltre (se non altro perché si fa un passo indietro nel tempo). Una semplice osservazione su Syntarsus Raath, 1969 a.k.a “Coelophysis” sensu Paul 1988 alias Megapnosaurus Ivie, Slipinski et Wegrzynowicz, 2001 nella sua variante specifica nordamericana kayentakatae
Lo spunto parte da questa sollecitazione:
Da: http://dracovenator.blogspot.com/2008/06/story-of-dracovenator-part-ii.html
-Darren Naish a Adam Yates: what do you think of the kayentakatae crests? I wonder if they're not crests at all: it looks like one of the nasals has flipped up so that we're seeing it in dorsal view. I say this without having looked at the specimen however.
-Risposta di Yates: As for kayentakatae, I think it is highly likely that (as was the case in Zupaysaurus) the crests are indeed just displaced nasals. However I haven't seen the specimen either.
#1 - Brevissima storia del “coelophysinae crestato”, attraverso alcuni repertori di base:
> Paul (1988), p. 260: “Una specie proveniente dalla Kayenta Formation, e che mi sembra appartenere a Coelophysis, è attualmente in fase di studio da parte di Timothy Rowe ad Austin”. Cito letteralmente “[…] Most similar to C. rhodesiensis, it has broken off Dilophosaurus-like double crests adorning its head”. Paul conclude sostenendo una lunga tenuta/durata del genere Coelophysis per ca. 25 ma, tra tardo Triassico e il Giurassico basale*. A pag. 265-266, Elaphrosaurus bambergi Janensch, 1920 dal Tithoniano di Tendaguru, è effettivamente ricostruito con una “leggera” cresta sagittale.
> Rowe e Gauthier (1992) così si esprimono a p. 154: “In Dilophosaurus wetherilli and Syntarsus kayentakatae [the lacrimal] it is elaborated into a delicate longitudinal crest that projects above the skull roof. The nasals may also contribute extensively to these crests, but sutures in currently known material are obscure”. Proseguono poi con nasals (“very thin bones”)/prefrontal/frontal ([n+p+f in both species of Syntarsus] “bound a diamond-shaped opening, termed the nasal fenestra [Raath, 1969]”). A p. 166 paiono non sussistere dubbi: “ S. rhodesiensis is diagnosed by a paired naso-lacrimal crest […]”. La cresta sarebbe talmente simile a quella di D. wetherilli che si presenta il sospetto che tale specie possa in effetti essere uno “young Dilophosaurus”: il sospetto viene spazzato via immantinente (“the type skeleton of S. kayentakatae is an adult that is about half the size of the juvenile type skeleton of Dilophosaurus”+ una serie di caratteri derivati che lo differenziano decisamente da D. wetherilli). A p. 167 (“Function & Behavior”) S. kayentakatae è accomunato a Ceratosaurus nasicorsis e D. wetherilli perché “[they] have autapomorphic cranial ornaments that are so delicate built that they were probably used for display purposes alone”. Finora di MINASC non se ne parla.
> Vickaryous e Ryan (1997) inseriscono S. kayentakatae nell’articolo dedicato proprio all’ “Ornamentation”: “Some of the best documented theropod cranial features include the paired blade-like nasolacrimal (sic) crests of D. wetherilli and S. kayentakatae […assieme a C. nasicornis]”.[p. 488].
> Tykoski e Rowe (2004) tornano sull’argomento così: “The smaller cranial crests of S. kayentakatae are derived entirely from the nasals (Tykoski, 1998)”, p, 53. In effetti un ottimo cranio ricostruito di kayentakatae è riprodotto a p. 52, mentre in precedenza Rowe e Gauthier avevano solo potuto disporre di un cranio deformato lateralmente, ripreso dallo studio di Rowe (1989). Segue l’accennno consueto alla “diamond-shaped nasal fenestra” che distingue entrambe le declinazioni di Syntarsus, e il fatto che Coelophysis manchi delle creste (sebbene “the lateral margins of the nasals and perhaps the lacrimal form low ridges over the antorbital cavity”, p. 53).
> Holtz (2007), seppure in una veste informale, merita una citazione perché aggiornato al 2007, perché è ottimamente illustrato da L. Rey e perché Holtz è un esperto di teropodi (sebbene non proprio dei coelophysoidi). Nella lista completa dei generi a fondo libro (p. 368), S. kayentakatae è indicato come “Not official genus name” e laconicamente “Originally thought to be a species of “Syntarsus” (now Megapnosaurus). Had a pair of small crests”.
Non posso (né voglio) dilungarmi sulla questione del nome del genere e dell’infame insetto che possiede già il nome. Cambiare nome a causa di omonimia è sempre una sciagura confusionale per molto tempo (vedi Brontosaurus/Apatosaurus).
*=
C. bauri – late Carnian/late Norian;
S. rhodesiensis – Hettangian-?Sinemurian;
S. kayentakatae – Sinemurian-Pliensbachian
[sensu Tykoski e Rowe (2004), p. 48]
#2 - Da qui mi lego alla questione MINASC in Scipionyx.
> Leonardi e Teruzzi (1993) accennarono per primi (a p. 11) alla possibilità che l’alto tetto del cranio potesse essere alternativamente o dovuto a spostamento post-mortem/tafonomico delle ossa o alla presenza di una cresta sagittale.
> Leonardi e Avanzini (1994) tornano sull’argomento: “si può fare […] l’ipotesi ovvia che lo schiacciamento del cranio su un piano sagittale, da parte del peso dei sedimenti, lo abbiano reso più alto del previsto; ma si può anche lanciare l’ipotesi (da verificare) che la parte alta del cranio, cioè quella fascia che si presenta con un colore più scuro e omogeneo e senza suture e fratture [Nota: il reperto non era ancora stato sottoposto a preparazione], sia non il tetto del cranio propriamente detto ma una cresta sagittale”, p. 78. Segue l’esempio di Garudimimus e Oviraptor (+Citipati).
> Non ricordo se nella pubblicazione di Dal Sasso e Signore su “Nature” (1998) vi fossero accenni prolungati o esplicazioni brevi di tale possibilità, anche se era stato diagnosticato intrinsecamente differente dai Maniraptoriformes per la “unique possession of an accessory transverse postorbital ridge at fronto-parietal contact […]”, citato anche in Holtz, Molnar e Currie, p. 105.
Con Scipionyx tutto è complicato dal fatto che si tratta di un “esemplare pulcino”. Un adulto, o parte di un adulto trovato a Pietraroia distruggerebbe e demolirebbe tutte le supposizioni e confermerebbe lo status filogenetico del taxon.
P.S.: Syntarsus era un nome molto ben “ritmato” alla pronuncia. Forse un testo per ribattezzarlo con una minima variazione sarebbe stato il benvenuto (come venne fatto per Helopus – Euhelopus). Infami entomologi! (non se la prendano!), fermo restando –ovviamente- la validità del taxon, previa la sua corroborata validità. (…”Eusyntarsus”?! “Sintarsus”?!? per salvaguardare la pronucia...)
P.S.2: Troppa carne al fuoco. Ho condensato troppo in poco spazio. Risultato: la tipica confusione da evitare.
Refs (questa volta in ordina sparso, pardon):
- Naish, D., 2005, “Dinosaurs of Italy”, Christiano [sic!] Dal Sasso (2004). Indiana University Press, Bloomington and Indianapolis, 213pp. ISBN 0-253-34514-6, £24.95 (hardback), recensione in The Palaeontological Association Newsletter, University of Oxford, 2005, v. 60, pp.79-82.
- Dal Sasso, C. e Signore, M., 1998, Exceptional soft tissue preservation in a theropod dinosaur from Italy, "Nature", 392, 1998, pp. 383-387.
- Rowe, T., e J. Gauthier, 1992 (I ed. paperback) , “Ceratosauria”, in Weishampel, D. B., Dodson, P., e Osmólska, H. (red.), The Dinosauria, pp. 151-168. University of California Press, Berkeley.
- Paul, G. S., 1988, “Predatory Dinosaurs of the World”, New York, Simon and Schuster Co.
- Tykoski, R.S., e Rowe, T., 2004 (II ed. paperback), “Ceratosauria”, In Weishampel, D.B., Dodson, P., and Osmólska, H. (a cura di), The Dinosauria, University of California Press, Berkeley.
- Holtz, Th. Jr., 2007, “Dinosaurs: The Most Complete, Up-to-Date Encyclopedia for Dinosaur Lovers of All Ages (illustrations by Luis Rey)”, Random House.
- Leonardi, G., e Teruzzi, G., “Prima segnalazione di uno scheletro fossile di dinosauro (Theropoda, Coelurosauria) in Italia (Cretacico di Pietraroia, Benevento)”, in Paleocronache, n.1, 1993, pp. 7-14.
- Leonardi, G., e Avanzini, M., “Dinosauri in Italia”, in “Le Scienze quaderni”, n. 76, febbr. 1994, pp. 69-81.
Nota: Per gli studi segnalati di Rowe 1989 e Tykoski 1998 rimando per motivi di spazio e tempo alle bibliografie delle due edizioni di “The Dinosauria”.
[ps: mi piacerebbe dire di più sul “Dilophosaurus” sinensis e sullo splendido Dracovenator, ma il tempo fugge! P.S. il mio interesse deriva dalla percezione delle creste/piume sui teropodi: abbiamo qui un caso in cui Paul ha iniziato una “vulgata” errata? Oppure sono solo speculazioni? Quali e quanti crani di S. kayentakatae si conoscono?]
Leo
"P.S. il mio interesse deriva dalla percezione delle creste/piume sui teropodi: abbiamo qui un caso in cui Paul ha iniziato una “vulgata” errata? Oppure sono solo speculazioni? Quali e quanti crani di S. kayentakatae si conoscono" ERRATA CORRIGE!
RispondiEliminaBeh, in quanto apercezione e ricostruzione dobbiamo a Bakker molto più di Paul cfr. il suo Syntarsus piumato sullo storico n. di Scientific American (anche se S. rhodesiensis)!!! Lo riprodusse con le piume sul capo anche William stout nel volume citato anche da Auditore nell'intervista precedente!
Forza degli archetipi...
Leo
Datemi qualche giorno...
RispondiElimina