(Rough) Translator

31 dicembre 2010

Neptunidraco su National Geographic U.S.A. !

Fonte National Geographic - foto di F. Borella
Credo che ricorderò il 2010 come l'anno di Neptunidraco. I lettori fissi del blog conoscono tutte le varie fasi di questa appassionante ricerca made in Italy che ho svolto assieme a Federico Fanti, e con gli appoggi visivi e grafici di Davide Bonadonna e Andrea Pirondini.
Oggi, in chiusura dell'anno di Neptunidraco, la definitiva consacrazione, con un articolo dedicato sull'edizione online americana del National Geographic.
Con questa piccola grande soddisfazione, (C)auguro a tutti un felice 2011, nella speranza che questo trend positivo continui ulteriormente, per la PaleoRinascita Italiana!

AGGIORNAMENTO:
L'articolo dal National Geographic è a sua volta ripreso in giro per il mondo: qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui.
Particolare bizzarro, alcuni link italiani non derivano dalle nostre comunicazioni in italiano, ma dal link americano.

30 dicembre 2010

L'apparenza inganna (I Theropodi del 2010)

A meno di straordinarie pubblicazioni di domani, si chiude il 2010, un anno veramente prolifico nel numero di specie di Dinosauria Mesozoici pubblicati: ben 71, un record assoluto! Il merito principale sta nell'inflazione di ceratopsi (l'ultimissimo è in press da alcuni giorni) e ornithopodi che ha caratterizzato questo anno. Al contrario, i theropodi sono stati piuttosto deludenti, se paragonati all'incredibile 2009 che ci aveva regalato, tra gli altri, Limusaurus, Raptorex, Xiongguanlong e Anchiornis.
Con questa sensazione ho iniziato a raccogliere i dati per questo post, in modo da avere una misura quantitativa precisa delle specie descritte nel 2010 e nel 2009. 

Il risultato è stato interessante.

28 dicembre 2010

Nuova (ed inattesa) livrea per Theropoda

Rimanendo in tema di bellezza oggettiva, reale e concreta, frutto di passione, ed impegno scientifico applicato su stupendi prodotti dell'evoluzione, avrete sicuramente notato che l'immagine che apre il blog è già cambiata.
Il motivo di questa non prevista scelta è molto bello, da più punti di vista.
Marco Auditore è un illustratore paleontologico al quale io e Simone Maganuco abbiamo dedicato la specie Kemkemia auditorei. Il valore di Marco va aldilà della sua indubbia qualità come illustratore paleontologico, confermata dalla sua presenza in articoli come Dal Sasso et al. (2005), Maganuco et al. (2009), Dalla Vecchia (2009) ed altri in preparazione (alcuni molto interessanti!).
Marco ha una passione particolare per uno dei gruppi più bizzarri di Theropoda, gli oviraptorosauri, di cui è senza dubbio il maggiore esperto in Italia. Dal connubio della sua qualità grafica e della sua passione "oviraptoriana", sono nate molte tavole di eccellente qualità. Una, in particolare, relativa a Chirostenotes, è presente nel volume sui dinosauri del Provincial Park Canadese di Currie e Koppelhus (2005).

27 dicembre 2010

Perché piacciono i theropodi

Ricostruzione di Acrocanthosaurus (fonte: Wikipedia images)
I theropodi sono tra gli organismi fossili più amati dal pubblico. Ogni nuovo theropode è garanzia di interesse, suscita domande e curiosità. Ciò contrasta con il generale anonimato che, molto ingiustamente, colpisce tanti altri gruppi di fossili, ugualmente significativi. Da dove nasce la passione collettiva per questi animali? Ha una radice psicologica o è solamente una contingenza storicamente determinata, sapientemente indirizzata dai manipolatori dell'opinione pubblica per imporsi su altre ugualmente meritevoli? Studio i theropodi mesozoici con dettaglio, passione e meticolosa continuità da ormai 10 anni. Ciò non è garanzia di "saggezza" (c'è ancora molto che devo studiare), ma perlomeno è un minimo di base di concetti, nozioni e informazioni che mi permettono di avere un'opinione significativa.
Ho riflettuto a lungo sul perché i theropodi piacciano così tanto.
E sono giunto alla seguente conclusione, ponderata e pesata sulla base di tutto ciò che so sull'argomento:

25 dicembre 2010

Mettiamo i muscoli a Tyrannosaurus!

Inquadramento filogenetico di Tyrannosaurus rispetto a 4 specie di Reptilia attuali
In un recente commento ad un post, un lettore chiedeva quale logica stia dietro le ricostruzioni della muscolatura nei dinosauri. La domanda si può estendere in generale: quale logica sta alla base della ricostruzione di parti anatomiche che non si sono fossilizzate?
Il metodo attualmente più seguito unisce due discipline fondamentali per qualsiasi indagine sui dinosauri: l'anatomia comparata e la sistematica filogenetica. Il metodo, che in inglese è detto "Extant Phylogenetic Bracketing", e che io traduco come "inferenza filogenetica basata sull'inquadramento coi taxa attuali" (più brevemente, "inferenza filogenetica") è più complesso da dire che da capire.

24 dicembre 2010

Merry Saturnalia by Neptunidraco (and Theropoda.blogspot)!

Rielaborazione festiva della ricostruzione pittorica in vivo di Neptunidraco by Davide Bonadonna.

22 dicembre 2010

Settimana di Saturnalia: L'insostenibile Idiozia del Creazionismo

Tra qualche giorno sarà Natale. Natale, come ben sapete, è niente altro che la modificazione giudaico-cristiana della festa romana del solstizio d'inverno e dei Saturnalia. Spero saprete che Saturnalia è anche il nome di un sauropodomorpho basale brasiliano. Sommando questi concetti, in fedele rispetto della mia formazione evoluzionista, ritengo quindi più giusto chiamare il Natale con il suo nome originario (e sauropodomorfo). Quindi, per me, questa non è la settimana di Natale, ma quella di Saturnalia.
In questa mielosa settimana di buonismo, voglio invece eccedere nel sacrosanto sarcasmo del mio cervello di scimmia bipede. In particolare, dedico un post, un po' fuori tema rispetto al nucleo di Theropoda, su quelli che, senza dubbio, sono i più acerrimi nemici della paleontologia. Devo ammetterlo, ho scaricato troppe cartucce contro dei "nemici" apparenti e innocui. I bimbominkia dinomaniaci sono solo dei simpatici ragazzi appassionati di cinema e gadjet. In fondo, anche io sono stato un po' dinomaniaco, anzi, un vero dinomaniaco originale della prima generazione, dato che nel 1993 avevo 15 anni e, a differenza dei dinomaniaci attuali saturati da internet, mi sono goduto in modo totalmente vergineo ed incorrotto la prima visione originale di Jurassic Park al cinema (e vi assicuro, per chi non ha avuto questo privilegio, che vedere un tyrannosauro così realistico per la prima volta in assoluto nella storia, grande come lo schermo di un cinema, è un'esperienza che ti lascia senza fiato). Comunque, dicevo, i veri nemici della paleontologia non sono affatto gli adolescenti maniaci di Crichton e Spielberg, anche perché ogni tanto qualcuno di loro diventa un bravo paleontologo (o un bravo paleoartista), bensì una ben più folta schiera di esseri umani, di cultura medio-bassa (o solo bassa), anche loro fanatici di un altra serie di romanzi di fantascienza, dei romanzi anch'essi pieni di colossali creature del passato, di esseri che tornano in vita dopo una morte prematura e con finali catastrofici. Ovviamente, parlo della Bibbia (che, esattamente come Jurassic Park, ha un sequel meno bello del primo capitolo).

La prima specie di dinosauro

L'uomo si è imbattuto nei dinosauri fin dalla  preistoria. Non parlo di creature criptozoologiche, di dinosauri "a caccia di cavernicoli" o altre leggende post-moderne. Parlo di testimonianze vere, dirette e documentate. Nella maggioranza dei casi sono testimonianze disorganizzate, spesso ambigue o di incerta interpretazione., ma è indubbio che fin da epoche remotissime l'uomo abbia interagito con l'esistenza dei dinosauri, nelle sue molteplici forme. Tuttavia, la paleontologia moderna non può fare affidamento su quelle sporadiche e disorganizzate esperienze per fondare il proprio edificio conoscitivo. Esse possono essere ottimi argomenti di discussione storiografica, geomitologica, filologica, persino epistemologica, ma non sono materia paleontologica o, in senso stretto, dinosaurologica. Occorre un metodo ed un sistema coerente ed organico di raccolta, identificazione e classificazione. Quei resti non possono essere ascritti come testimonianze scientifiche del clade Dinosauria. Occorrono chiare e precise documentazioni compatibili col nostro attuale metodo scientifico. Per questo, si è convenuto che la conoscenza dei dinosauri inizi in un ben preciso momento della storia del pensiero moderno.
Anche se molti di voi stanno pensando che quel momento sia la data di pubblicazione di Megalosaurus (Buckland 1824), la prima specie di dinosauro ad essere istituita dalla Scienza è un'altra, e risale a molti decenni prima. 
Infatti, il primo dinosauro della storia è...

21 dicembre 2010

Albertosaurinae vers. 2010

Avrete sicuramente notato la nuova immagine che apre il blog da un paio di giorni e che sostituisce la mia tavola su Incisivosaurus.  Si tratta della versione aggiornata di una mia vecchia tavola del 2002 con protagonista un albertosaurino. Nell'originale, l'animale stava costruendo un nido simile a quello degli uccelli megapodidi, accatastando terriccio e detriti vegetali. La nuova versione è piumata nella parte dorsale e anteriore del corpo e squamata nella parte ventrale della zona pelvica e della coda, in accordo con quanto discusso recentemente su Juravenator. Inoltre, la muscolatura della coda è più sviluppata, in accordo con quanto discusso nel precedente post.
La tecnica che uso è un disegno preliminare a matita con tonalità di grigio e successiva colorazione "seppia" con Photoshop, usato anche per rifinire i dettagli.

18 dicembre 2010

In coda a Tyrannosaurus (una coda sulla paleoarte)

Non è facile liberarsi dai propri pregiudizi. L'antropocentrismo sarà sempre un'ombra calata inconsciamente sulla paleontologia. Persino in ambiti apparentemente lontani dall'essere umano come i dinosauri (come ho scritto più volte, l'alone mitologico che pervade la dinosaurologia sarà sempre una copertura fumosa in cui annidare noi stessi). Dato che l'uomo è e resta "la misura di tutte le cose" (nel senso che la misurazione è l'atto umano di valutare le cose), il corpo umano persiste come misura di tutti i corpi. Prendiamo ad esempio la coda. L'uomo, in quanto scimmia antropoide, ha una coda ridottissima e vestigiale. La nostra coda non è mobile, né funzionante (ma, anche se non viene mai detto, ha evoluto una funzione di supporto per la muscolatura posteriore della zona addominale). La nostra coda, di fatto, non serve a niente di attivo e palese. Nessuno di noi sente la mancanza della coda, e, pertanto, risulta spontaneo non dare importanza alla coda. Se noi possiamo vivere senza coda, e noi siamo la misura di tutte le cose, allora è chiaro che la coda è una parte secondaria e marginale del corpo. Inconsciamente, applichiamo questa analogia anche negli altri animali, e tendiamo a ritenere la coda una "appendice". Anche se ammettiamo che in alcuni animali la coda possa servire (ad esempio, nel nuoto), essa è, in generale, considerata come organo "accessorio", non necessario. Qualche animale bizzarro può anche averla trasformata in un'arma (vedi stegosauri e ankylosauridi), ma essi sono casi estremi, bizzarrie eterodosse della norma. In fondo, noi dimostriamo che si può vivere  bene senza coda.
In realtà, siamo noi ad essere le creature bizzarre.

16 dicembre 2010

Geminiraptor suarezarum (Senter et al. 2010)

Olotipo di Geminiraptor in vista laterale. Abbreviazioni: iof, finestra antorbitale; mxf, finestra mascellare; pf, finestra premascellare.
Un nuovo paraviale è pubblicato oggi su PlosOne: Geminiraptor suarezarum (Senter et al. 2010). L'olotipo ed unico esemplare di Geminiraptor è un mascellare dalla Formazione Cedar Mountain, del Cretacico Inferiore degli USA (la stessa da cui proviene Falcarius). Il mascellare di Geminiraptor presenta una finestra mascellare allungata ed ellittica, una piccola finestra premascellare rostrale alla mascellare, un'espansione pneumatica della regione mediale del mascellare e numerosi alveoli muniti di distinti setti, ma privi di lamine paradentali. In base all'analisi di Senter et al. (2010), la distribuzione di questi caratteri indica che Geminiraptor è un troodontide basale, più derivato di Sinovenator e Anchiornis, ma esterno al gruppo dei troodontidi del Cretacico Superiore. Megamatrice determina una posizione più precisa per Geminiraptor: esso risulta più derivato di Sinusonasus e forma una tricotomia con Byronosaurus ed il clade formato da Xixiasaurus con i troodontidi più derivati. Le dimensioni di Geminiraptor sono relativamente grandi per un troodontide del Cretacico Inferiore (comparabili a quelle di Troodon più che a Mei o Sinornithoides), e implicano l'evoluzione di grandi dimensioni in questo clade prima di quanto ipotizzato. Inoltre, esso è il primo troodontide nordamericano del Cretacico Inferiore.

Bibliografia:
Senter P, Kirkland JI, Bird J, Bartlett JA (2010) A New Troodontid Theropod Dinosaur from the Lower Cretaceous of Utah. PLoS ONE 5(12): e14329. doi:10.1371/journal.pone.0014329

15 dicembre 2010

Carnevale della Biodiversità: (In)finite Forme Bellissime

Questo è il primo contributo di Theropoda al Carnevale della Biodiversità.
L’opera più famosa e importante di C.R. Darwin (1859) si conclude con un poetico inno alla biodiversità, alle “infinite forme bellissime e meravigliose” evolutesi da una o poche forme iniziali. L’infinità delle forme viventi è volutamente iperbolica. Essa è eccessiva, al pari dell’enfasi sulla “perfezione” del corpo umano, tanto cara agli ingenui, ai creazionisti e a chi non abbia mai sofferto di ernie lombari, dolori del parto o per un dente del giudizio. L’esuberanza morfologica delle vita è un infinito di ordine piuttosto basso. La forma della Biosfera nel tempo non è una sfera in espansione (come ci aspetteremmo da qualcosa che è infinitamente variabile ed occupi la totalità del morfospazio), bensì un contorto cespuglio fittamente ramificato, un frattale sbilanciato verso destra. L’infinità delle forme è, pertanto, fortemente incanalata dalla storia e vincolata dalle leggi di fisica e chimica. Nondimeno, nonostante questi vincoli, la diversificazione delle forme è notevole. Le infinite forme bellissime, sono, in definitiva, la manifestazione di una tendenza inarrestabile confinata in uno spazio di forme finito.
Un aspetto interessante della diversificazione è che essa non è necessariamente condizionata dall’intensità dei vincoli. Prendiamo gli uccelli, il gruppo di vertebrati terrestri di maggiore successo esistente oggi. Nel piano di organizzazione scheletrica generale, gli uccelli sono vincolati molto più degli altri vertebrati terrestri (ad esempio, i mammiferi): il corpo degli uccelli è infatti condizionato dall’essere un bipede obbligato adatto al volo, e tale obbligo limita od impedisce la possibilità di “esplorare” regioni del morfospazio accessibili ad altri animali. Gli uccelli non possono evolvere specie quadrupedi, perché l’arto anteriore è altamente specializzato, né forme basse e striscianti (un eco-modello vincente sfruttato da moltissimi rettili, anfibi e mammiferi), data la morfologia rigida e compatta del loro torace. L’ala è un organo molto vincolante. Di fatto, la perdita della funzione alare negli uccelli ha comportato quasi sempre l’atrofia del braccio, in quanto non cooptabile per altre funzioni. Eppure, nonostante questi forti vincoli, il numero di specie di uccelli attuali è più del doppio di quelle di mammiferi. Parrebbe contro-intuitivo, ma è così. Nonostante le limitazioni scheletriche e locomotorie, gli uccelli si sono diversificati in parti specifiche, ma cruciali, del loro corpo, ad esempio, nella morfologia dell’apparato boccale, nella forma del piede, oppure, nello sfruttamento di ambienti ed ecologie inaccessibili ad altri vertebrati. Si potrebbe quasi pensare che l’esuberanza in aree particolari del corpo sia stata incanalata (positivamente) proprio dai vincoli generali.
In quanto dinosauri theropodi, gli uccelli hanno ereditato quasi ogni dettaglio del loro bauplan dagli antenati mesozoici. Anche i vincoli della loro forma sono retaggi mesozoici. Tutti i theropodi sono bipedi obbligati, per motivi legati alla specializzazione predatoria del loro arto anteriore, e per il vantaggio adattativo che il bipedismo conferiva a predatori scattisti con un sistema di ventilazione polmonare intermedio tra quello dei coccodrilli e quello tipico degli uccelli attuali. La mobilità della mano, ridotta al minimo negli uccelli, deriva dalla rigidità della mano dei theropodi, specializzata prettamente nella funzione di organo d’offesa e prensione, privo di funzione locomotoria o di sostegno.
Molto vincolati dal loro modello anatomico, anche i theropodi mesozoici, in maniera simile ai loro discendenti di oggi, si sono diversificati in aree del corpo particolari. Il cranio ha assunto ornamentazioni, creste, ispessimenti, ha perso i denti (in modi e secondo traiettorie differenti da gruppo a gruppo) o ha elaborato la dentatura, ha evoluto lunghi rostri affusolati o corti musi, ha ospitato complessi sistemi pneumatici o profonde camere muscolari. Un altro ambito dell’anatomia dei theropodi, che ho citato spesso nonostante sia da molti sottovalutato, è la colonna vertebrale, che nei theropodi ha assunto forme e specializzazioni disparate e bizzarre. Dalle elaborate vertebre degli abelisauroidi, fortemente concamerate e laminate, passando per le forme inusuali dei therizinosauri, per arrivare alle estreme di Spinosaurus, l’asse portante dello scheletro dei theropodi si è dimostrato tra i più esuberanti di tutti i rettili, in modi che, probabilmente, compensano la necessaria limitatezza imposta dal loro bauplan di bipedi obbligati.

Potete leggere gli altri contributi al Carnevale della Biodiversità sul blog L'Orologiaio Miope.

Bibliografia:
Darwin, Charles (1859), On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life. London: John Murray.

12 dicembre 2010

L'enigma di Cunampaia

I fossili frammentari di vertebrati provenienti da regioni esotiche (leggi "Gondwana") sono armi a doppio taglio. Può capitare di rinvenire esemplari con caratteristiche inattese e nuove, che, per quanto frammentari, possono indicare l'esistenza di un taxon fino ad allora sconosciuto. Ne so qualcosa con Kemkemia. Tuttavia, la collocazione filogenetica e tassonomica di quel nuovo reperto è un problema differente dalla sua mera istituzione. Capita che un fossile collocato in un gruppo, risulti in seguito collocato altrove.  (Sarà la fine di Kemkemia?). Oggi vi parlo di un archosauro poco noto al pubblico, Cunampaia simplex Rusconi 1946.
Cunampaia fu istituito sulla base di alcuni resti appendicolari (ovvero, degli arti) dall'Eocene dell'Argentina. I resti, frammentari e parzialmente articolati, furono identificati come parte dell'avambraccio e del polso di un grosso uccello non volatore. Per 60 anni, iuesto taxon ed i suoi resti ricevettero poca attenzione. Essi sono menzionati in alcune revisioni sulla tassonomia degli uccelli, ma mai ristudiati direttamente. La bizzarra morfologia robusta e poco ossificata dell'arto di Cunampaia indusse a creare una famiglia a sé per questo animale, Cunampaiidae, che, più per motivazioni geografiche che per reali sinapomorfie, fu associato ai grandi uccelli Phorushracidi.
Cunampaia avrebbe potuto rester un poco noto uccello corridore eocenico, se non fosse stato revisionato da due giovani paleontologi argentini (come vedete, siamo una generazione di iconoclasti). Agnolin e Pais (2006) ridescrivono i resti di Cunampaia, e giungono ad una conclusione radicale: Cunampaia non è un uccello!

11 dicembre 2010

De Simosuchibus non est disputandum

Ricostruzione "in vivo" di Simosuchus clarki (da Krause et al. 2010): un piccolo coccodrillo malgascio con muso corto, denti da ornithischio e coda ridotta.
Questo blog si focalizza sui theropodi. Ciò per l'inclinazione naturale del suo autore (che è un po' ridicolo a riferirsi a sé stesso in terza persona). Anche se non ci sono dubbi che i theropodi siano gli animali più belli in assoluto, e anche se non si può negare che sauropodomorfi e ornithischi abbiano vinto il secondo premio a pari merito come bellezza, sarebbe miope e ingiusto negare che tutti gli archosauri siano creature interessanti, affascinanti e dotate di una bellezza oggettiva (per quanto il nostro debole cuore mammaliano tenda a negare questo fatto con discutibili valutazioni di parte). Archosauria consta di due sottocladi: la linea aviana, che comprende Dinosauria e le sue parentele triassiche, e la linea coccodrilliana, che comprende Crocodylomorpha e le sue parentele triassiche.

09 dicembre 2010

Una revisione del clade Spinosauridae

Oggi, è pubblicato lo studio di Bertin (2010) sulla revisione del materiale esistente attribuito a Spinosauridae. Ero a conoscenza dello studio, dato che l'autore è un lettore di questo blog e in alcune occasioni mi ha contattato in merito a questo studio in preparazione.
L'articolo è un ottimo catalogo dell'attuale "stato dell'arte spinosauride", in quanto ha un'ampia appendice con una dettagliata lista degli esemplari esistenti, con relativa collocazione stratigrafica ed informazioni di natura deposizionale. Come specificato dallo stesso Bertin (2010), l'obiettivo dell'opera è di fornire un compendio base per futuri studi sulla paleogeografia ed ecologia degli spinosauridi.
Ringrazio Tor Bertin per la segnalazione.

Bibliografia:
Bertin, T. 2010. A Catalogue of Material and Review of the Spinosauridae. – PalArch’s Journal of Vertebrate Palaeontology 7, 4: 1-39

07 dicembre 2010

APPI 5... cosa vi siete persi!

La foto ufficiale dell'APPI Day 5. (Tra gli altri: Fabio Dalla Vecchia, Alessandro Carpana, Troco, Fabio Pastori, Loana Riboli, Davide Bonadonna, Federico Fanti e Andrea Pirondini - Foto di D. Bonadonna)
Domenica scorsa si è svolto il quinto incontro dell'APPI, ed è stato un grande successo! Chi non è stato presente si è perso un bellissimo pomeriggio (relativamente alla stagione) a base di paleontologia (con gli interventi di Fabio Dalla Vecchia, Federico Fanti e del vostro paleo-blogger), paleoarte (con l'esposizione di opere di Loana Riboli, Fabio Pastori, Davide Bonadonna e Troco), ma anche di goliardica amicizia (oltre alle persone appena citate, aggiungo i meusi e l'insostituibile Andrea Pirondini).

04 dicembre 2010

Diamo un nome al "terzo Sinosauropteryx"!

GMV 2124, il "terzo Sinosauropteryx" (fonte National Geographic)

Sinosauropteryx è famoso per essere il primo dinosauro non-aviale noto alla scienza ad aver mostrato tracce di proto-piumaggio. Attualmente, esistono 5 esemplari attribuiti a Sinosauropteryx: l'olotipo giovanile (GMV 2123), il secondo esemplare, un giovane adulto (NIGP 127587), entrambi dettagliatamente descritti da Currie e Chen (2001), un esemplare (D 2141) descritto da Ji et al. (2007), un altro, più frammentario (IVPP V14202) citato da Zhang et al. (2010), ed un esemplare articolato molto ben conservato, scoperto assieme all'olotipo (e mostrato nel famoso numero del National Geographic del 1998 sui dinosauri piumati), GMV 2124, noto come "il terzo Sinosauropteryx".
Nonostante sia molto ben conservato, ed estremamente interessante, dato che contiene i resti di almeno un mammifero all'interno della cavità addominale, GMV 2124 è stato oggetto di poche attenzioni. Ciò è significativo sopratutto perché è unanimamente condivisa l'ipotesi che esso appartenga ad una specie distinta da Sinosauropteryx prima, se non addirittura un genere distinto. Longhrich (2002) fu il primo a mostrare che GMV 2124 è chiaramente distinto da Sinosauropteryx per la morfologia della coda, della mano e del cranio.  Tale ipotesi è confermata da Ji et al. (2007). Anche Megamatrice avvalora questa interpretazione e colloca GMV 2124 in una posizione molto interessante, in una linea ben distinta da Sinosauropteryx
Pertanto, ci sono buoni motivi per ritenere GMV 2124 meritevole di essere l'olotipo di un nuovo taxon. Perché questo interessante esemplare resta nell'oblio? Qualcuno ha intenzione di descriverlo nel dettaglio?

Bibliografia:
Currie P.J. and Chen P-J., 2001. Anatomy of Sinosauropteryx prima from Liaoning, northeastern China. Canadian Journal of Earth Science. 38, 1705-1727.
Longrich N., 2002. Systematics of Sinosauropteryx. Journal of Vertebrate Paleontology. 22(3), 80A.
Ji, S., Gao, C., Liu, J., Meng, Q., and Ji, Q. 2007. New material of Sinosauropteryx (Theropoda: Compsognathidae) from western Liaoning, China. Acta Geologica Sinica (English Edition) 81(2):177-182.

03 dicembre 2010

Avviso ai bimbominkia* che frequentano questo blog

Zuolong NON (= negazione) è "DA (sic = the) oldest coelurosaur" (sì, avete letto bene: "DA oldest", la degenerazione mentale è arrivata fino a questo, a deformare l'inglese in modi pietosi). Zuolong è dell'Oxfordiano (il piano più antico nel Giurassico Superiore), ma esistono altri coelurosauri più antichi (Proceratosaurus e Kileskus, ad esempio, sono del Giurassico Medio). Non sempre il taxon più basale a noi noto è anche il più antico a noi noto (la documentazione è sempre frammentaria, così che linee basali sull'albero siano conosciute solo per i loro rappresentanti tardivi nel tempo).
Quindi, abbiate l'intelligenza di controllare se quello che scrivete è corretto o ha senso. (E provate a scrivere correttamente, senza imbarazzanti distorsioni).
Troppo comodo copia-incollare una notizia. Chi si limita a copiare spudoratamente, senza provare a informarsi, non potrà mai apprezzare il senso profondo di ogni scoperta paleontologica. Tutto si riduce a gossip, ed i significati sostanziali si dissolvono nel flusso spasmodico di mere nozioni. 
Quella non è divulgazione paleontologica, ma pornografia dinomaniacale.

Buona notte. 
Domani mi attendono uova di theropode ed un mosasauro.

*Bimbominkia: neologismo relativo a te, che copi-incolli da questo blog a forum online scritti in un inglese sgrammaticato e distorto.

_Zuolong_ Choiniere et al. (2010) in Mega-matrice

Zuolong salleei Choiniere et al. (2010) è un theropode di piccola taglia dall'Oxfordiano della Cina. Questo taxon è molto interessante, dato che mostra un mix di caratteri coelurosauriani (ampio margine rostrale della fossa antorbitale, processo caudodorsale lacrimale, orbita subcircolare, cresta sagittale parietale, parietali fusi, centri cervicali carenati ventralmente, denti premascellari con costrizione basale, margine dorsale del processo postacetabolare che curva ventralmente, metatarso relativamente gracile) assieme a caratteri plesiomorfici (finestra promascellare non perforata medialmente, ridotta espansione del palato secondario, presenza di increspature labiolinguali nello smalto dei denti laterali). Si tratta quindi di un taxon molto significativo per determinare la morfologia basale di Coelurosauria. L'analisi pubblicata da Choiniere et al (2010) non è particolarmente risolutiva, dato che mostra un'ampia politomia alla base di Coelurosauria, comprendente Zuolong e vari altri taxa che fluttuano in più possibili posizioni (in alcuni casi, come Tugulusaurus, persino esternamente a Coelurosauria).
Immesso in Megamatrice (275 taxa vs 1303 caratteri), Zuolong forma una ampia politomia alla base di Averostra, assieme a Berberosaurus, Ceratosaurus, Chuandongocoelurus, Deltadromeus, Genyodectes, Limusaurus, Spinostropheus, "Szechuanosaurus" zigongensis, Xuanhanosaurus, Bahariasauridae, Abelisauroidea, un grande Carnosauria formato da Megalosauroidea e Allosauroidea, ed il clade formato da Tugulusaurus, Nedcolbertia e Tyrannoraptora. Questa grossa politomia è dovuta principalmente a Deltadromeus, che agisce come "jolly" che fluttua tra Ceratosauria e Coelurosauria. La rimozione (pruning) a posteriori di Deltadromeus dall'albero produce una topologia molto più dettagliata, nella quale i ceratosauri (sensu stricto) formano un clade monofiletico, "Szechuanosaurus" zigongensis e Xuanhanosaurus risultano sister-taxa di Neotetanurae, mentre Zuolong risulta il sister-taxon del clade formato da Tugulusaurus, Nedcolbertia e Tyrannoraptora. In base a questo risultato, quindi, Zuolong è il coelurosauro più basale noto attualmente.
Questo risultato ha interessanti implicazioni per la polarità dei caratteri in Coelurosauria...

Bibliografia:
Choiniere JN, Clark JM, Forster CA and Xu X. (2010) A basal coelurosaur (Dinosauria: Theropoda) from the Late Jurassic (Oxfordian) of the Shishugou Formation in Wucaiwan, People's Republic of China. Journal of Vertebrate Paleontology, 30: 1773-1796.

02 dicembre 2010

Coming Soon: Quo vadis, Zuolong?

Mickey mi ha preceduto nell'introdurre questo nuovo theropode nella blogosfera. ;-)
Si tratta di un esemplare molto interessante, che mi impegnerà alcune ore di codifica in Megamatrice (attualmente con 1303 caratteri... quindi non è uno scherzo codificare un esemplare così relativamente completo e ben descritto).
Restate collegati: sono curioso anche io di vedere dove si collocherà...

01 dicembre 2010

Juravenator vs. il T.rex squamato

Vi ricordate il mio vecchio post ispirato da Tianyulong? In quel post, sostenevo che ormai era evidente la necessità di abbandonare qualsiasi semplicistica dicotomia tra squame e piume. Sostenevo che, probabilmente, la maggioranza dei dinosauri non è inquadrabile semplicemente nelle due categorie stagne di "squamati" vs. "piumati". Di fronte ad alcune critiche (ad esempio, quelle dei fans del Partito del "T-rex squamato", a sua volta nato dalle ceneri dell'estinto "Partito del Raptor squamato"*) che si basavano sulle tracce di squame in vari fossili di dinosauro (ornithischi, sauropodi, ceratosauri e, probabilmente tyrannosauridi) per negare che questi taxa potessero essere anche piumati, io avevo più volte risposto che le piume e le squame non sempre fossilizzano nelle stesse situazioni ambientali, e che pertanto non si può usare la presenza solamente di squame per negare automaticamente la presenza di piumaggio. Ovviamente, la mia era una (lecita) argomentazione tafonomica e filogenetica, ma non suffragata da prove dirette che esistessero casi di dinosauri scoperti con contemporaneamente le squame e le piume sul corpo. In realtà, un caso lampante esisteva già, anche se quasi sempre rimosso per via di ottusi preconcetti, ovvero, Psittacosaurus, noto per avere contemporaneamente filamenti dorsali e squame ventrali. Finalmente, un nuovo caso si aggiunge a conferma di questa visione morfologicamente complessa e filogeneticamente dinamica del tegumento nei dinosauri. Chiappe e Goehlich (2010) descrivono nel dettaglio il piccolo coelurosauro tedesco del Giurassico Superiore, Juravenator.

28 novembre 2010

Kem Kem Wars - Episode V: The Caudals Strike Back!

Sapevo che questo giorno alla fine sarebbe arrivato.
Vi ricordate la Prima Legge di questo blog? Essa dice che "I taxa basati su fossili non sono creature viventi ma IPOTESI interpretative". E, come tutte le ipotesi, essi sono sempre suscettibili di essere modificati, revisionati, aggiornati, persino di essere eliminati, se non sono più coerenti con l'insieme dei dati. 
Non si può giocare d'azzardo, puntare la posta più improbabile ed ardita e pensare di farla franca. Il banco vince sempre, e se quel banco si chiama Tempo Profondo, stai sicuro che egli avrà sempre un asso in più nella manica. Ed io ho voluto azzardare un'ipotesi rischiosa, sebbene motivandola con tutti i dati in mio possesso. "Kemkemia" era un'ipotesi molto azzardata, per quanto plausibile. Una singola vertebra caudale, molto bizzarra, era qualcosa di veramente accattivante, che chiedeva una spiegazione, per quanto fosse rischioso basarsi solo su un singolo osso.
Ora, alla luce di nuovi dati, prima a me sconosciuti, ho buoni motivi per ritenere che la mia ipotesi filogenetica sullo status di Kemkemia, pubblicata in Cau e Maganuco (2009) sia errata. In base alle evidenze che ora possiedo, tale ipotesi non è la spiegazione più parsimoniosa dei dati. Ovvero, la vertebra caudale MSNM V6408, olotipo di Kemkemia auditorei, non apparterrebbe ad un theropode bensì ad un altro clade.
So che siete smaniosi di sapere la risposta. Spiacenti, ma dovrete aspettare l'articolo nel quale esporrò questi argomenti...

Per chi fosse interessato ai precedenti episodi di Kem Kem Wars:
Episodio I
Episodio II
Episodio III
Episodio IV

27 novembre 2010

Il Carnevale della Biodiversità

Su invito dei suoi organizzatori, anche Theropoda.blogspot partecipa al Carnevale della Biodiversità.
Potete leggere il bando relativo qui, qui e qui.
Oltre a Theropoda, partecipano i blog:

Ringrazio i blogger organizzatori, Marco Ferrari, Livio Leoni e Lisa Signorile, per avermi invitato a partecipare.

26 novembre 2010

Non potete mancare!

Neptunidraco, Cau & Fanti (2010) (foto di D. Bonadonna)
Rinnovo a tutti l'invito a Parma per il 5 dicembre 2010, per il Quinto APPI Day! Interventi di Fabio Marco Dalla Vecchia su Tethyshadros (il secondo dinosauro mesozoico italiano) e di Andrea Cau e Federico Fanti su Neptunidraco (il più antico coccodrillo metriorinchide al mondo). In anteprima assoluta per il pubblico, mostreremo la ricostruzione a grandezza naturale della testa di Neptunidraco realizzata da Davide Bonadonna!
A proposito, rinnovo i miei complimenti a Simone Maganuco e a Davide Bonadonna per la loro partecipazione ad un programma televisivo nazionale, ieri pomeriggio.

24 novembre 2010

Neptunidraco, il Principio di Autorità, i Paradigmi ed il Ricambio Generazionale...

Il cerchio si chiude: la ricostruzione incontra il dato che l'ha generata. (Foto di D. Bonadonna)
Nella sua opera più famosa, Khun (1962) propone un'interpretazione della storia della Scienza basata sul concetto di "slittamento di paradigma". Khun (1962) sostiene che il progresso scientifico avviene tramite "rivoluzioni scientifiche". Queste rivoluzioni interesserebbero prima di tutto il MODO di interpretare i fenomeni, prima ancora che i fenomeni stessi. Di fatto, una rivoluzione scientifica, uno slittamento verso un nuovo paradigma, avverrebbe non tanto grazie a nuove scoperte, bensì per l'azione "eretica" di nuove menti, le quali, invece di accettare il modello scientifico precedente, hanno deciso di analizzare i dati pre-esistenti da nuovi punti di vista. In paleontologia dei dinosauri, il più famoso caso di rivoluzione paradigmatica fu l'avvento della concezione bakkeriana, che rivalutò i dinosauri alla luce di una nuova concezione fisiologica. Bakker non ha scoperto nessun nuovo dinosauro particolare, ma si pose l'obiettivo di rivalutare i dinosauri alla luce di un nuovo paradigma, non più quello "rettiliano classico", bensì quello "mammaliano-aviano". Aldilà della robustezza o meno del paradigma bakkeriano, la sua concezione era nettamente in disaccordo con ciò che, negli anni '60 e '70, era la "scienza ufficiale". Non deve stupire, quindi, se la reazione di Simpson, il massimo paleontologo dei vertebrati di quel tempo, fu di bollare le idee bakkeriane come "assoluto nonsenso". Senza entrare in discorsi psicanalitici, è evidente che oltre allo scontro di paradigmi, è palese uno scontro generazionale, tra un establishment ormai anziano, che persiste in virtù della sua autorità, e le nuove spinte eterodosse dei giovani, forse esuberanti e eccessivamente radicali, ma sicuramente desiderosi di imporsi e di non sottostare a modelli imposti dal passato.
Alla luce di questa premessa concettuale e di questo esempio paleontologico, oggi vi parlo della recente critica di uno dei maggiori geologi italiani alla notizia della pubblicazione di Neptunidraco.

23 novembre 2010

Benvenuti, HIPPODRACO SCUTODENS e IGUANACOLOSSUS FORTIS (McDonald, Kirkland, DeBlieux, Madsen, Cavin, Milner & Panzarin 2010)!

Ricostruzioni in vivo ed in scala di Iguanacolossus e Hippodraco by Lukas Panzarin (la scala metrica in alto è lunga 1 metro)
Se avete letto il titolo con attenzione, vedrete che c'è un po' di Italia in questi due nuovi ornithopodi nordamericani: il nostro insuperabile Lukas Panzarin è infatti l'autore delle stupende ricostruzioni in vivo dei due animali. Egli è anche tra gli autori dello studio che istituisce questi taxa, pubblicato oggi su PlosOne.
Io ho avuto il priviliegio di vedere in anteprima la ricostruzione di Hippodraco (vedo che i draghi spopolano!), in una versione inedita e "eterodossa", che però ho apprezzato moltissimo (chissà, forse un giorno sarà rivalutata).
Grandissimo Lukas! 

Il Rinascimento Paleontologico Italiano Continua, e Nessuno ci fermerà!

Bibliografia:
McDonald AT, Kirkland JI, DeBlieux DD, Madsen SK, Cavin J, Milner ARC & Panzarin L (2010) New Basal Iguanodonts from the Cedar Mountain Formation of Utah and the Evolution of Thumb-Spiked Dinosaurs. PLoS ONE 5(11): e14075. doi:10.1371/journal.pone.0014075

21 novembre 2010

Sull'Origine delle Notizie per mezzo del Copia-Incolla Artificiale

Suchodus by Loana Riboli. Anche lui, come Neptunidraco, era inizialmente classificato come un Metriorhynchus
Cari lettori di Theropoda. Qui vivete in un'enclave remota, un Mondo Perduto, dove le notizie ancestrali, primitive e, sopratutto, veritiere, sopravvivono indisturbate dallo scorrere del cyber-tempo. Ma là fuori, nella sconfinata Rete Mondiale, la Pangea delle informazioni, i discendenti modificati delle razze ancestrali (ancora vive solo in questo blog) si diffondono, si perpetuano, si modificano e si ramificano in discendenze bizzarre e inattese... in una parola, EVOLVONO.
Sono passati solo 2 giorni dalla diffusione nei media nazionali della notizia sull'esistenza di Neptunidraco, nonostante che questo blog ne parli da 2 mesi. Ovvio, questo è il blog di uno degli "scopritori" di Neptunidraco. Ma due soli giorni umani sono evidentemente secoli per la Rete, dato che si sono già evolute nuove specie discendenti della notizia originaria. 
Gli articoli, quindi, sono come specie, ovvero, insiemi di caratteri morfologici, e come tali, possono modificarsi nel tempo. Ho cercato di raccogliere tutte le versioni , le "specie-notizie", che si stanno propagando. Sarei tentato di farne un cladogramma. Riassumendo i casi più interessanti (e divertenti):

19 novembre 2010

Neptunidraco su National Geographic Italia!

Neptunidraco by Davide Bonadonna (fonte National Geographic Italia)
Dopo l'articolo sul Venerdì di Repubblica, ecco la notizia sull'edizione italiana del National Geographic.
Finalmente, posso mostrare la ricostruzione realizzata da Davide Bonadonna!
Davide Bonadonna e la ricostruzione di Neptunidraco

Neptunidraco sul Venerdì di Repubblica!

Finalmente, il nostro amatissimo metriorinchide basale Bathoniano sta avendo un po' di notorietà, che, non lo dico per partito preso, è assolutamente meritata.
Sul numero di oggi del Venerdì di Repubblica, a pag. 78 e 79, potete infatti leggere delle eroiche gesta dei prodi Fanti & Cau e della loro cattura del Nettuniano Drago, gesta copiosamente narrate dal vostro paleo-blogger preferito. Ok, mi solo lasciato andare...
A parte alcune imprecisioni tassonomiche nel testo (Neptunidraco è il più antico metriorinchide, non il più antico coccodrillo o rettile) è un grandissimo piacere che l'inserto settimanale di uno dei maggiori quotidiani nazionali si sia occupato di Neptunidraco. Tutto merito di Federico Fanti, che si è prodigato coi giornalisti, al quale va la mia completa riconoscenza. A questo proposito, è un peccato che nell'articolo sia presente una foto con il sottoscritto, ma non sia presente Federico. I tempi organizzativi per l'articolo non hanno permesso di realizzare una bella foto di noi due con la lastra. Per compensare, rimedio io.
Ecco la foto che avrei voluto vedere nell'articolo... i vostri paleo-geo-pirla all'opera su Neptunidraco

Nell'articolo, potete anche ammirare una tavola di Lukas Panzarin e, in anteprima assoluta, la ricostruzione di Davide Bonadonna. Mi rammarico molto per il fatto che i due artisti non siano menzionati come autori delle opere.

15 novembre 2010

(Dino) Ghost in the Shell? No, Shell in the Church!

Ultimo atto della vicenda del "dinosauro di Vigevano" a cui recentemente ho dedicato un post. Cristiano Dal Sasso mi ha inviato alcune informazioni che permettono definitivamente di chiudere il caso. 
Per tutti i dettagli vi rimando al post aggiornato.

13 novembre 2010

APPI Day - V

Un evento a cui non potete mancare!
Interverranno:
Fabio Marco Dalla Vecchia su Tethyshadros
Andrea Cau e Federico Fanti su Neptunidraco
Parma - 5 Dicembre 2010

12 novembre 2010

200.000!

Oggi il contatore delle visite ha raggiunto quota 200 mila!
Grazie a tutti i lettori di Theropoda, per la fiducia e la presenza continua!
Ormai, il blog si mantiene con una media di visualizzazioni giornaliere che ruota attorno a 1000 (per un totale di circa 400 mila clik dall'inizio dell'attività del contatore) segno che il successo e la frequentazione non pare, per ora, subire cali. Il trend dei dati conferma questo successo: dalla nascita di Theropoda (fine gennaio 2008) fino alla quota di 100.000 visite sono occorsi ben 24 mesi (era l'inizio di febbraio 2010), mentre solo 9 mesi sono occorsi per passare da 100.000 e arrivare ai 200.000 di oggi! 
Nel bene e nel male, nonostante tutti i limiti ed i difetti del vostro paleo-blogger, la presenza costante e in crescita dei visitatori dimostra che ho prodotto (e continuo a produrre) qualcosa di positivo, perlomeno nell'ambito della blogosfera scientifica italiana. Inoltre, grazie anche alla presenza del link -in alto- di GoogleTranslator (grazie, Nick!), sebbene imperfetto nella sua azione di traduttore dall'italiano all'inglese, noto con piacere che la componente internazionale (extra-italiana) è progressivamente salita, ed attualmente si mantiene stabile sul 40% del pubblico dei visitatori.
Nonostante che il blog Theropoda sia nato quasi per caso, ammetto che è stata una delle mie casualità più azzeccate: la rete è una straordinaria vetrina, se si sa sfruttare e si ha qualcosa da offrire. Grazie anche a Theropoda ho conosciuto molti altri paleontologi ed appassionati, non solo italiani, ho creato un tessuto di legami e collaborazioni, altrimenti impensabile. La rete mondiale è straordinariamente utile, se usata in modo intelligente. Essa non è solo ricettacolo inesauribile di informazioni (più o meno utili, vere o meritevoli), ma anche un mezzo meraviglioso per superare le barriere fisiche e annullare le distanze tra persone accomunate da interesse e passione. In alcune occasioni della vita "reale", ho incontrato persone che, inaspettatamente, si sono dichiarate lettori del mio blog: è davvero una piacevole sorpresa constatare come i miei pensieri possano arrivare così lontano e persistere in altre menti, diffondersi, anche essere attaccati e criticati, ma nondimeno acquistare una loro oggettività libera dal corpo del loro autore, propagarsi rapidamente (e a volte persistere) nella rete mondiale.
Penso a concetti e parole (spesso estemporanei, forse errati) elaborati dalla mia mente, come "Majungasaurus anfibio", "Dodoraptor", "Megamatrice"... parole che, almeno tra i lettori fissi del blog, hanno un senso familiare, e che potranno diffondersi anche slegate dal blog.
Mi piace pensare (e vorrei che qualcuno mi confermasse o smentisse) che Theropoda.blogspot sia stato uno degli attori della Rinascita Dinosaurologica Italiana che stiamo vivendo in questi anni. Io ho cercato di diffondere nel web la mia concezione della paleontologia. Sicuramente, essa è parziale, imperfetta e non completa, ma anche onesta e fondata sulle mie dirette ricerche, sulla mia personale esperienza di naturalista e appassionato di vertebrati fossili. Spero che il blog abbia contribuito a generare anche in altri l'interesse per la "nuova paleontologia" dei dinosauri, più rigorosa, quantitativa e metodica rispetto alla "versione romantica"  (e, a mio avviso, molto grossolana e un po' infantile) ancora molto divulgata in Italia. 
So che il mio modo di esporre le opinioni può dare fastidio, ed io non mi nascondo dietro l'ipocrisia del buonismo. Probabilmente, anche la schiettezza con cui scrivo ha riscosso successo, consolidando il numero crescente dei lettori di questo blog.
Ovviamente, l'ultima parola spetta proprio ai miei lettori, oltre che alla mera misura dell'interesse quantificata dalle visite.

11 novembre 2010

Dinonyx

Nella tassonomia (la disciplina che stabilisce i modi di dare i nomi ai taxa degli organismi) vige il principio di priorità: se due nomi scientifici sono stati attribuiti alla stessa specie, il nome valido è quello stabilito prima, mentre il secondo decade a semplice "sinonimo junior" del primo. Il caso più noto anche al grande pubblico di sinonimie tra dinosauri mesozoici è il nome Brontosaurus Marsh 1879, sinonimo junior di Apatosaurus Marsh 1877: il nome istituito nel 1879 risultò essere lo stesso taxon istituito nel 1877, e decadde. Anche nei theropodi sono numerosi i casi di sinonimie, di revisioni che hanno ricondotto nomi (spesso noti e usati) a taxa (a volte poco noti, ma validi) proprio perché risultati essere lo stesso taxon "battezzato" due volte. Ciò non deve stupire: spesso, un fossile frammentario non è automaticamente riconosciuto essere parte di uno già noto, oppure (sopratutto nei primi decenni della paleontologia moderna) la comunicazione e la diffusione delle pubblicazioni è più lenta della descrizione degli esemplari.
In questo post, tuttavia, non parlo di taxa scientifici, bensì, di rappresentazioni animate di questi taxa, e dei nomi che esse hanno ricevuto. Infatti, le logiche dell'arte (letteraria e cinematografica) impongono di "ribattezzare" una specie realmente accattivante ma dal nome complesso o poco attraente, creando nomi che, in parte, si svincolano dagli equivalenti scientifici. Se Tyrannosaurus si chiamasse Manospondylus, forse non sarebbe la star di film famosi (Immaginatevi Alan Grant che esclami: "M-gigas? Lei ha qui un M-gigas?" ...forse sarebbe ancora passabile)... 
Nello star-system mesozoico creato dalla fiction, il secondo dinosauro più fico (la "fichezza" è una misura oggettiva), dopo il T-rex, è "il raptor". "Raptor" fu un termine paleontologico colloquale coniato da Crichton nel romanzo Jurassic Park (sinonimo senior di Billy & il Clonesauro) e divenuto col film omonimo una vera star del paleo-horror. Come ho spiegato ampiamente in un precedente post, il "raptor" è la rappresentazione mediatica del Deinonychus di Ostrom & Bakker.
Tuttavia, come vi dimostrerò nel resto del post, "Raptor" non è il nome valido per questa creatura artistica ispirata da dati scientifici. Infatti, Raptor Crichton 1989 è sinonimo junior di Dinonyx Ishinomori 1979.

10 novembre 2010

Flipper Reloaded

Vi segnalo alcuni aggiornamenti iconografici al post "Flipper" grazie al contributo di alcuni lettori.

09 novembre 2010

HELP!

Cari lettori,

se qualcuno dispone di copie in formato .pdf dei seguenti articoli di Janensch, o perlomeno di scansioni delle figure incluse nel testo, è pregato di inviarmele a cauand@gmail.com. Il benefattore riceverà la mia assoluta gratitudine ed un ringraziamento nel futuro articolo che sto scrivendo (che necessita di alcuni di questi studi come riferimenti bibliografici).


Janensch W., 1920. Uber Elaphrosaurus bambergi und die Megalosaurier aus den Tendaguru- Schichten Deutsch-Ostafrikas. Sonder-Abdruck aus den Sitzungsberichten aus der Gesellschaft Naturforschender Freunde , 8: 225-235 [ Elaphrosaurus bambergi gen. et sp. nov., Megalosaurus ingens sp. nov., Labrosaurus stechowi sp. nov.]Trovato! Grazie, Jerry Harris!

Janensch W., 1925. The coelurosaurs and theropods of the Tendaguru Formation, German East Africa [Translated from Janensch, 1925; Die Coelurosaurier und Theropoden der Tendaguru-Schichten Deutsch-Ostafrikas, by John D. Oldroyd.]. Ibid , Supplement 7 (1): 1-100 [ Ceratosaurus roechlingi , n.sp., Allosaurus tendagurensis , n.sp.]   Trovato! Grazie, Lukas Panzarin e Maciej Erwin!

AGGIORNAMENTO: Uao! Dopo meno di 3 ore dalla pubblicazione del post, ho già risolto il problema! Grazie a Lukas, Maciej e Jerry: questo sì che è il fantastico mondo della comunicazione scientifica del XXI secolo! 

08 novembre 2010

Non dire "dinosauro" finché non l'hai pubblicato

Fabio Marco Dalla Vecchia mi informa della probabile soluzione del fantomatico "dinosauro nella chiesa" riportato recentemente dai media, relativo ad un fossile in sezione esposto su una lastra del Duomo di Vigevano.
L'interpretazione più plausibile del reperto è che sia la sezione del guscio di un ammonoide. Per chi non fosse pratico di sezioni di fossili, lo schema qui sotto dovrebbe chiarire. In breve, il fossile mostra una serie di ellissi concatenate, che sono facilmente interpretabili come sezioni delle camere interne disposte a spirale all'interno del guscio di un ammonoide.
Come scrissi ai commentatori desiderosi di una mia opinione in merito alla notizia, è sempre bene e saggio attendere che una notizia diventi un articolo scientifico vero e proprio pubblicato su riviste scientifiche, invece di diffondere delle possibili bufale più o meno costruite per fare scoop. Non so come sia nata questa notizia, e non mi interessa approfondirlo.
Che questo episodio sia di lezione per tutti, divulgatori (basatevi solo su fonti sicure), giornalisti (non create degli scoop che poi si ritorcono sulla vostra credibilità) e lettori (non siate ingenui).

AGGIORNAMENTO del 15 Novembre 2010: Cristiano Dal Sasso è stato recentemente nel Duomo di Vigevano, ed ha potuto visionate nel dettaglio l'esemplare. Egli conferma che la sezione esposta è un ammonoide. Mi ha inviato una immagine più chiarificatrice della ricostruzione, con indicato schematicamente l'intero profilo dell'ammonoide esposto (che non era visibile nella sola foto che ho usato sopra per ricostruire la sezione del guscio).
Interpretazione schematica del guscio di ammonoide. I cerchi rossi indicano i sifoni del guscio, le frecce blu i setti. Notare che "il cranio" è solamente metà della sezione, e che un "secondo cranio" speculare, a destra, completa la sezione. (Foto e schema di Cristiano Dal Sasso)
Ringrazio Cristiano Dal Sasso per la segnalazione.

A questo punto, il caso del "dinosauro di Vigevano" è chiuso.

03 novembre 2010

Flipper!

Ora sappiamo da chi Lukas Panzarin è ispirato nelle sue ricostruzioni della pelle... (foto di A. Carpana)
Questo post nasce da una conversazione in autostrada con Alessandro "APPI" Carpana.
Non bisogna mai sottovalutare la potenza immaginifica delle iconografie. Lo stesso soggetto può risultare insignificante nozione da memoria breve o tesoro custodito nei più tenaci forzieri della mente, solamente in base alla scelta iconografica con cui tale soggetto ci è stato presentato. La mia infanzia di proto-paleo-appassionato è costellata di libri. Negli anni '80, non esisteva il WEB, né la dinomania. Le uniche fonti di informazione disponibili a quei tempi di beata innocenza mediatica per un ragazzino appassionato di zoologia attuale e fossile erano i libri. Libri posseduti, ma, spesso, libri intravisti e poi desiderati. Un libro, che non ho mai posseduto, ma che riuscii a sfogliare, era l'edizione italiana di un'opera di Lambert. Aldilà della consueta formattazione canonica dei libri divulgativi per dinosauri, questo volume spiccava per le opere "giocattolose" di uno dei paleoartisti coinvolti. Come vedete sopra, questo artista ritraeva la pelle dei dinosauri come una fitta sequenza di tubercoli tutti lucidissimi. Luccicose una ad una, le grosse gocce di pelle squamata rendevano i dinosauri pari a levigati mosaici viventi. Eppure, nonostante l'impatto visivo di una tale rappresentazione, la mia memoria a lungo termine è rimasta fissata su un'altra opera iconografica presente in quel libro. L'autore è differente, e la pelle dell'animale non è una lucida schiera di tubercoli. Nonostante ciò, essa è talmente inusuale, per i "canoni estetici" dei dinosauri (sopratutto nei monotoni anni precedenti Jurassic Park), che non poteva restare dimenticata. Parlo del Compsognathus con le mani a forma di pinna.
A questo punto, i lettori che, come me, avevano in memoria tale immagine esclameranno felici, quasi liberati, nello scoprire qualcuno con cui condividere un piccolo enigma della loro infanzia. Gli altri, probabilmente, avranno riletto la frase arancione un paio di volte, increduli. Un Compsognathus con le mani a forma di pinna? Il post di oggi, vi dirà tutto quello che avreste voluto sapere, o che ora desiderate sicuramente sapere, sul fantomatico "Flipper", il Compsognathus pinnato.

02 novembre 2010

Grandi theropodi dell'Asia, un leggero soffio bakkeriano e la rivalutazione di un taxon enigmatico

Brusatte et al. (2010) revisionano il record fossile dei grandi theropodi predatori asiatici, da Shidaisaurus (Giurassico Medio) a Tarbosaurus (Cretacico finale). L'articolo è molto interessante, e pregevole per la qualità delle immagini (ad esempio, una fotografia a colori del cranio olotipico di Sinraptor). Gli autori impostano l'argomentazione in fasi tassonomiche-cronologiche (tetanuri basali del Giurassico Medio, sinraptoridi del Giurassico Superiore, carcharodontosauri del Cretacico Inferiore-medio, Tyrannosauridi del Cretacico finale). Un dettaglio della didascalia a questa figura è significativo:
Different theropod groups filled the large predator niche over time, and in general progressively more derived theropods achieved large body size in Asia throughout the Jurassic and Cretaceous. (Brusatte et al. 2010)
(Il grassetto è mio).
I lettori fissi di Theropoda riconosceranno in questa interpretazione sequenziale di theropodi di grande taglia che si succedono secondo una serie "progressiva" (grado megalosauroide - grado allosauroide - tyrannosauridi) la teoria dei 5 cicli di Bakker. Non è chiaro se ciò sia intenzionale o casuale, dato che non è menzionato alcun riferimento all'idea di Bakker.
Infine, l'articolo cita brevemente la rivalutazione di un fossile cinese frammentario dal Cretacico Inferiore, Kelmayisaurus petrolicus, che gli autori hanno ristudiato e che sarà oggetto di una probabile futura pubblicazione: qui notano che esso presenta caratteri carcharodontosauri e convergenze megalosauroidi (in questo caso, credo alludano alla morfologia delle lamine paradentali). Ne riparlerò quando lo studio in questione sarà pubblicato.

Bibliografia:
Brusatte SL, Benson RBJ, Xu X. 2010. The evolution of large-bodied theropod dinosaurs during the Mesozoic in Asia.  Journal of Iberian Geology 36 (2): 275-296

01 novembre 2010

Il calco endocranico di _Giganotosaurus_

La morfologia del sistema nervoso centrale (SNC) dei theropodi mesozoici è poco nota. Il tessuto nervoso non fossilizza, e noi dobbiamo dedurre la morfologia cerebrale dalla forma delle ossa che circondano il SNC (cranio e vertebre). Tuttavia, nel caso dei crani, il problema è duplice. Innanzitutto, i crani con scatola cranica completa e non deformata sono rari. Inoltre, l'interno della scatola cranica non esprime sempre e completamente la forma originaria dell'organo cerebrale contenuto un tempo al suo interno. Qui, la nostra bizzarra anatomia di mammiferi con cervelli giganteschi può infatti depistarci.

31 ottobre 2010

Recessione 2010 per i Theropodi?

Dal punto di vista della paleontologia dei dinosauri, il 2010 sarà ricordato per l'inflazione tassonomica dei ceratopsi. 
Rispetto allo sbalorditivo 2009, annus mirabilis per i theropodi, questo 2010 è stato relativamente modesto, sebbene punteggiato da scoperte molto interessanti, come Balaur e Beck... ehm, Concavenator. Tuttavia, non dobbiamo temere per una recessione theropodesca. Da varie fonti, so che sono in arrivo almeno 17 nuovi generi di Theropoda mesozoici (ma la stima è sicuramente in difetto): 3 theropodi basali, 1 abelisauroide, 1 coelurosauro basale, 2 tyrannosauroidi, 2 ornithomimosauri, 2 therizinosauroidi, 4 deinonychosauri e 2 aviali.
Nella foto (da Gibbons 2010), l'immagine della scoperta che attendo con maggiore interesse...

Bibliografia:
Gibbons A. 2010. Snapshots from the Meeting. Science 330: 583.