I pregiudizi gemmati dalla Scala Naturae si ramificano lungo l'albero della Vita, infettando la nostra concezione dell'evoluzione vivente.
Come ricorderete da precedenti post, il vecchio paradigma progressivo, pseudo-aristotelico, che disporrebbe le forme viventi lungo una singola linea dall'ameba all'uomo, ha generato tanti analoghi surrogati di Scalettae Naturae, anche in versione archosauriana. Per farla breve, la Scala Naturae alla scala (play of words) di Archosauria assume che tanto più un taxon sia prossimo agli uccelli moderni, tanto più sia "evoluto". Ed "evoluto", in questa concezione vetero-aristotelica, significa "migliore".
Ovviamente, noi abbiamo superato questo modo di vedere i taxa (spero). Per questo usiamo parole non ambigue come "derivato" e "basale" (per i taxa), "plesiomorfico" e "apomorfico" (per i caratteri), ed evitiamo "primitivo" o "evoluto", i cui connotati extrascientifici sono troppo pesanti per essere sostenibili e digeribili da una creatura così delicata com'è la sana discussione scientifica.
Non esistono organismi "evolutivamente migliori", dato che una simile affermazione implicherebbe di ridurre la gigantesca complessità della bio-diversità ad una mera categoria d'ordine misurabile con un semplice numero adimensionale, cosa che qualsiasi vero biologo rifiuterebbe in modo categorico. Tuttavia, alcuni residui di questo vecchio modo di interpretare la distribuzione delle specie sulla filogenesi dinosauriana persistono. In particolare, una nomea dispregiativa caratterizza i Ceratosauria, aggravata dal pregiudizio razzista dovuto alla loro egemonia Gondwaniana (terzo-mondista), contrapposta allo stereotipato dominio Boreale (quindi, primo-mondista) dei Tetanuri. (In realtà, le cose sono molto più belle, elaborate e complesse, ma a molti piace pensare ad un Mesozoico Bipolare da favola, con due sole faune in due soli supercontinenti, con i "primitivi" a sud e gli "evoluti" a nord). In alcune pubblicazioni, non solo divulgative, i ceratosauri sono spesso dipinti come "il ramo primitivo dei theropodi". Eppure, volendo essere rigorosi, tra i theropodi niente è più darwinianamente evoluto (ovvero differenziato dalla sua condizione ancestrale) di un abelisauroide, con la sua complessa riorganizzazione del cranio, delle vertebre, degli arti anteriori e della zona caudale. Ad ogni modo, l'ignoranza gioca spesso di questi scherzi, imponendo interpretazioni semplicistiche basate solo su un criterio arbitrario (la posizione filetica relativa ad Aves).
Tutta questa lunga introduzione per arrivare finalmente al vero tema del post.