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30 gennaio 2011

Anche i dinosauri hanno un cuore!

Fece scalpore, circa 10-11 anni fa, la pubblicazione di uno studio preliminare su un esemplare molto ben conservato del neornithischio Theshelosaurus, dal Cretacico terminale degli USA (Fisher et al. 2000). Lo studio, servendosi di tomografia assiale computerizzata (TAC), sostenne che una struttura globulare ricca di minerali ferrosi, presente all'interno della cavità toracica del Theshelosaurus, fosse il cuore fossilizzato, e che fossero riconoscibili al suo interno dettagli morfologici quali le 4 cavità atrioventricolari, come nel cuore degli uccelli. In seguito, Rowe et al. (2001) hanno proposto che il presunto "cuore" fosse in realtà una concrezione di natura puramente geologica, derivante dai processi di sedimentazione che riempirono la carcassa, senza alcuna origine biologica.
Un nuovo studio, pubblicato in questi giorni, ha riaperto la questione, servendosi di tecnologie di indagine non esistenti dieci anni fa.

28 gennaio 2011

Teratophoneus!

Lo scorso anno, quando vi parlai di Bistahieversor, accennai al fatto che esso non fosse il solo tyrannosauroide nordamericano in arrivo, e che un secondo taxon, descritto preliminarmente nella tesi di dottorato di T. Carr (come Bistahieversor), fosse in fase di pubblicazione. Finalmente, Teratophoneus Carr et al. 2011, è stato pubblicato (e possiamo smettere di citarlo come "il tyrannosauride senza nome dallo Utah").

26 gennaio 2011

Sta arrivando il Tyrannosaurus saprofago!

Largo ai giovani!
La questione sullo status ecologico di Tyrannosaurus rex è ormai un tomo a sé nella paleontologia. In un mondo ideale, se ogni specie di theropode avesse una letteratura ricca e dettagliata, e suscitasse dibattiti e interesse come questo coelurosauro nordamericano, avremmo il mondo saturo di paleontologia.
Ho espresso i miei dubbi sul'ipotesi che Tyrannosaurus rex (almeno nello stadio adulto) fosse esclusivamente saprofago in precedenti post (qui e qui). Nei precedenti discorsi, le argomentazioni erano di natura prettamente anatomico-funzionale. Tuttavia, la questione può essere affrontata anche da un altro punto di vista, quello ecologico.

25 gennaio 2011

Linhenykus monodactylus Xu et al. (2011) ed il mosaico della macroevoluzione

Un nuovo alvarezsauride cinese, Linhenykus monodactylus (Xu et al., 2011) offre un ulteriore tassello per comprendere l'intrinseca complessità della macroevoluzione (non solo dei theropodi, sebbene qui si parli prettamente di loro). La peculiarità di questo nuovo alvarezsauride è, come si evince dal nome, nel grado estremo di riduzione delle dita laterali della mano. La mano di Linhenykus presenta solamente un dito funzionale, il primo (a differenza degli autori dello studio, che collocano l'unico dito di Linhenykus nella posizione II, io non ritengo valide le motivazioni di chi interpreta le dita dei tetanuri come il II, III e IV: per motivi discussi qui).

23 gennaio 2011

Si prega di non mordere Acrocanthosaurus

http://www.wmnh.com/wmge0000.htm
Una delle peculiarità del famoso "Uomo del Similaun" è la presenza di una punta di freccia all'interno del cadavere. Forse, essa fu la causa della morte di quell'uomo. Forse no. Capita che, durante un evento traumatico nel quale il corpo di un animale (uomo compreso) interagisce con piccoli oggetti con elevata energia cinetica, uno o più di questi oggetti penetrino nel corpo senza ledere organi vitali e senza provocare infezioni. In genere, se l'oggetto è troppo piccolo per essere percepito, oppure troppo grande per essere demolito dal sistema immunitario, il processo di cicatrizzazione può inglobare il frammento intruso, fino a renderlo parte dell'animale.
In animali ben più resistenti di noi, adattati a esistenze molto traumatiche e feroci, come i theropodi mesozoici, può capitare quindi di rinvenire "intrusioni" bizzarre.

22 gennaio 2011

Una ricostruzione alternativa del cranio di Masiakasaurus

Ispirato da questo commento di M. Mortimer relativo alla ricostruzione scheletrica del cranio di Masiakasaurus realizzata da M. Loewen presente nel recente studio su questo taxon (Carrano et al., 2011), ho realizzato una mia interpretazione basata sulle ossa note, assemblando le varie norme laterali (tranne il quadrato che è in norma mediale) opportunamente ri-scalate.
Noterete che rispetto alla ricostruzione di Loewen, questa si differenzia sopratutto per un muso più basso e di profilo triangolare. L'unica incertezza sulla plausibilità della ricostruzione è nella zona occipitale, che probabilmente appartiene ad un esemplare più grande rispetto agli altri utilizzati, e forse risulta sovradimensionata.

20 gennaio 2011

Nuovi resti di Masiakasaurus (e nuove opere di Lukas!)

Masiakasaurus è il più completo noasauridae noto attualmente. Da oggi, nuovi dati aumentano ulteriormente le nostre conoscenze su questo abelisauroide, grazie alla pubblicazione (Carrano et al., 2011) di nuovi esemplari appartenenti a parti dello scheletro prima sconosciute (premascella, lacrimale, frontale, occipite, nuove vertebre, il cinto pettorale, l'intero cinto pelvico e alcuni elementi del piede). Sarà molto interessante vedere come queste nuove informazioni miglioreranno la risoluzione filetica tra i ceratosauri. Già da una lettura preliminare, alcuni caratteri ritenuti esclusivi degli abelisauridi sono risultati più distribuiti (ad esempio, la presenza di rugosità delle superfici laterali delle ossa nella zona orbitale del cranio, o l'espansione distale delle coste caudali) mentre altri sono confermati come genuine unicità abelisauridi.
Megamatrice attende golosa...

Per chiudere, oltre che agli autori dello studio, tutti i miei complimenti vanno anche al nostro Lukas Panzarin, autore della ricostruzione in vivo della testa di Masiakasaurus presente nella monografia. Lukas mi aveva mostrato l'opera in anteprima alcuni mesi fa, commissionata apposta per questo studio, ed è un grande piacere vedere che essa sia presente anche nella copertina.


Bibliografia:
Carrano MT, Loewen MA, and Sertich JJW. 2011. New Materials of Masiakasaurus knopfleri Sampson, Carrano, and Forster, 2001, and Implications for the Morphology of the Noasauridae (Theropoda:  Ceratosauria). viii + 53 pages. (Date of Issue: 18 January 2011) Number 95, Smithsonian Contributions to Paleobiology

19 gennaio 2011

Uno dei più bei fossili piumati del Mesozoico

Vi segnalo questo articolo nell'edizione online del National Geographic.
Se scorrete la galleria di immagini, in fondo è mostrato un esemplare squisitamente preservato di un paraviale con preservato il piumaggio (nella didascalia è chiamato "Anchiornis", ma senza indicazioni specifiche o immagini di dettaglio non saprei se ciò sia basato su autapomorfie del taxon o sulla mera località di ritrovamento). 
Il grado di preservazione del piumaggio è straordinario: sono ancora evidenti le maculazioni scure che decoravano le penne. Tra gli esemplari che ho visto finora con tale grado di preservazione, è sicuramente tra i migliori.

17 gennaio 2011

Indovina (diagnosti)Chi

Indovinare un taxon da un'immagine è più facile che da una descrizione...
Nuova serie di PaleoQuiz. In questi non dovrete indovinare un taxon da un'immagine, bensì da una diagnosi. Si tratta, quindi, di una forma più raffinata ed elevata di quiz.
Prima di elencare la diagnosi, una breve storia su questa specie.

16 gennaio 2011

Neptunidraco entra nel mito

Il Neptunidraco di Wikipedia English
Le tue azioni acquistano valore nel momento in cui diventano ispirazione per altri: è il primo passo per l'immortalità.
Oggi ho scoperto che esiste una pagina di Wikipedia English dedicata a Neptunidraco. In quella pagina, è presente una ricostruzione paleoartistica di Neptunidraco. A quanto so, si tratta della prima versione di Neptunidraco che non deriva direttamente dall'attività del team paleo-artistico che ha prodotto la ricerca e le sue rappresentazioni mediatiche. Non so chi sia l'autore, né se effettivamente questa tavola è stata creata apposta su Neptunidraco. In ogni caso, è molto curiosa, e ha una sua originalità artistica. I colori paiono molto ispirati dalla ricostruzione pittorica e dal modello reale realizzati da Davide Bonadonna.
Che dire? Se davvero si tratta di un'opera su Neptunidraco, fa un bell'effetto vedere che qualcuno ha "creato" qualcosa "ispirato da noi".

13 gennaio 2011

Eodromaeus murphi Martinez et al, 2011

Il 2011 si apre molto positivamente per la paleontologia dei theropodi. Martinez et al. (2011) pubblicano oggi l'articolo che istituisce un nuovo taxon dalla Formazione Ischigualasto dal Triassico Superiore argentino, Eodromaeus murphi. Questo piccolo saurischio, relativamente completo, coevo di Herrerasaurus ed Eoraptor, mostra una interessante combinazione di caratteri herrerasauridi (ad esempio, l'ampia fossa antorbitale, la marcata curvatura del ramo dentigero del mascellare e i lunghi denti canininformi) e neotheropodi (ad esempio, presenta recessi pneumatici basisfenoidi e cervicali) ed è un ulteriore sostegno all'ipotesi che Herrerasauridae sia un clade di Theropoda e non una linea basale di saurischi.

07 gennaio 2011

Sfrondare Enantiornithes senza amputarlo

Una serie molto interessante di articoli sugli enantiorniti è in arrivo. In attesa di poterne parlare pubblicamente, ho potuto aggiornare significativamente le mie codifiche per Megamatrice. Il risultato è interessante, e mi serve come esempio per discutere un concetto importante sul modo con cui sono svolte le analisi filogenetiche dei fossili.
Uno dei problemi principali con le analisi di taxa fossili è come comportarsi con gli esemplari frammentari. Volendo semplificare, esistono due approcci generali alle analisi filogenetiche: il primo sostiene che è più cauto usare solamente i taxa relativamente completi, per costruire alberi relativamente robusti, basati sul confronto diretto degli esemplari meglio conservati. L'altro approccio invece sostiene che tutti i taxa filogeneticamente rilevanti (ovvero, che mostrano combinazioni uniche di caratteri) devono essere inclusi, indipendentemente dal loro grado di completezza. Non credo di stupire nessuno se dico che io seguo questo secondo approccio. Megamatrice infatti ha l'obiettivo di includere TUTTI i theropodi mesozoici in un'unica analisi.
La critica principale a questa strategia è che il risultato dell'immissione di taxa frammentari è la bassissima risoluzione del risultato. Tuttavia, a mio avviso, questo problema non giustifica la rimozione a priori di taxa che potrebbero essere dei tasselli chiave nella costruzione dell'albero. Infatti, che valore ha un risultato se è stato ottenuto omettendo pezzi importanti dal punto di vista filogenetico? Immaginate che si rimuova un fossile che, per quanto frammentario, è l'unica prova esistente del legame evolutivo tra due gruppi apparentemente distanti, o che dimostra, al contrario, che due gruppi apparentemente simili sono solo convergenti ma non realmente imparentati. (Il mio esempio preferito è Incisivosaurus, noto solo da un cranio, che però indebolisce sia l'ipotesi che therizinosauri e oviraptorosauri siano strettamente legati, sia l'ipotesi che gli oviraptorosauri siano aviali).
Le attuali tecnologiche informatiche permettono di aggirare in modo molto elegante il problema della bassa risoluzione. Nell'esempio, mostro una versione ridotta di Megamatrice focalizzata sugli aviali. Noterete che l'albero è molto ben definito ad eccezione di Enantiornithes (nodo rosso) che, a parte un paio di nodi, è totalmente privo di risoluzione al suo interno. Ciò dipende dalla presenza di molti fossili frammentari, inclusi nell'analisi. 
Dovremmo rinunciare a cercare le relazioni tra gli enantiorniti? Dovremmo togliere i fossili frammentari prima dell'analisi, con il rischio di creare analisi apparentemente robuste ma palesemente spurie?

06 gennaio 2011

Un theropode preistorico armato di clava


La versatilità dell'arto anteriore è una delle chiavi del successo dei theropodi. L'arto anteriore, svincolatosi dalla funzione locomotoria nei primi dinosauromorfi bipedi, ha seguito varie strade. In alcune linee, le esigenze di un bipedismo sempre più efficiente hanno "sacrificato" l'arto anteriore a vantaggio di altre parti della regione anteriore del corpo (in particolare, il distretto testa-collo). Ciò è evidente in Abelisauroidea, la forma più estrema di atrofia nei non-aviani, o, in forma meno estrema, in Tyrannosauridae. In altri, il braccio si è specializzato come organo di predazione, di offesa o difesa. Gli esempi più famosi sono le braccia degli spinosauroidi e dei megaraptori. Nei coelurosauri, in generale, il braccio perde mobilità a livello delle dita, ma ne guadagna nel polso e nella spalla. Gli uccelli porteranno all'estremo questo stile, evolvendo organi per la locomozione attiva in aria, le ali. Conseguenza secondaria di ciò saranno la perdita totale di funzionalità delle dita e, nelle forme secondariamente non-volatrici, una atrofia quasi completa del braccio, in analogia con gli abelisauroidi.
Tuttavia, esistono interessanti eccezioni a questo trend di atrofizzazione tutto aviano, ed il caso di oggi è veramente inatteso. Parlo di un theropode che, apparentemente, aveva la mano trasformata in una sorta di clava.

05 gennaio 2011

Neptunidraco, dal punto di vista della roccia

Vi segnalo questo interessante post dedicato a Neptunidraco ed al Rosso Ammonitico.
Ringrazio David Williams per l'interesse dedicato al nostro studio.

04 gennaio 2011

Un abelisauro gigante che se ne frega dei nostri pregiudizi

I pregiudizi gemmati dalla Scala Naturae si ramificano lungo l'albero della Vita, infettando la nostra concezione dell'evoluzione vivente. 
Come ricorderete da precedenti post, il vecchio paradigma progressivo, pseudo-aristotelico, che disporrebbe le forme viventi lungo una singola linea dall'ameba all'uomo, ha generato tanti analoghi surrogati di Scalettae Naturae, anche in versione archosauriana. Per farla breve, la Scala Naturae alla scala (play of words) di Archosauria assume che tanto più un taxon sia prossimo agli uccelli moderni, tanto più sia "evoluto". Ed "evoluto", in questa concezione vetero-aristotelica, significa "migliore". 
Ovviamente, noi abbiamo superato questo modo di vedere i taxa (spero). Per questo usiamo parole non ambigue come "derivato" e "basale" (per i taxa), "plesiomorfico" e "apomorfico" (per i caratteri), ed evitiamo "primitivo" o "evoluto", i cui connotati extrascientifici sono troppo pesanti per essere sostenibili e digeribili da una creatura così delicata com'è la sana discussione scientifica. 
Non esistono organismi "evolutivamente migliori", dato che una simile affermazione implicherebbe di ridurre la gigantesca complessità della bio-diversità ad una mera categoria d'ordine misurabile con un semplice numero adimensionale, cosa che qualsiasi vero biologo rifiuterebbe in modo categorico. Tuttavia, alcuni residui di questo vecchio modo di interpretare la distribuzione delle specie sulla filogenesi dinosauriana persistono. In particolare, una nomea dispregiativa caratterizza i Ceratosauria, aggravata dal pregiudizio razzista dovuto alla loro egemonia Gondwaniana (terzo-mondista), contrapposta allo stereotipato dominio Boreale (quindi, primo-mondista) dei Tetanuri. (In realtà, le cose sono molto più belle, elaborate e complesse, ma a molti piace pensare ad un Mesozoico Bipolare da favola, con due sole faune in due soli supercontinenti, con i "primitivi" a sud e gli "evoluti" a nord). In alcune pubblicazioni, non solo divulgative, i ceratosauri sono spesso dipinti come "il ramo primitivo dei theropodi". Eppure, volendo essere rigorosi, tra i theropodi niente è più darwinianamente evoluto (ovvero differenziato dalla sua condizione ancestrale) di un abelisauroide, con la sua complessa  riorganizzazione del cranio, delle vertebre, degli arti anteriori e della zona caudale. Ad ogni modo, l'ignoranza gioca spesso di questi scherzi, imponendo interpretazioni semplicistiche basate solo su un criterio arbitrario (la posizione filetica relativa ad Aves).
Tutta questa lunga introduzione per arrivare finalmente al vero tema del post.

02 gennaio 2011

Billy e il Clonesauro - Reloaded: Dinosauri "buoni" vs. Dinosauri "cattivi"

Ecco l'unico manicheismo possibile con i dinosauri (per chi fu bambino negli anni '80: i DinoRiders)
La letteratura ed il cinema di fantascienza abusano spesso dei dinosauri. Essi sono l'equivalente scientifico (quindi "vero", "reale") di draghi e mostri fantastici. In realtà, come ripeto spesso, i dinosauri mesozoici non sono "animali reali" ma modelli interpretativi, ipotesi scientifiche elaborate per spiegare logicamente i resti fossili. Pertanto, i dinosauri delle fiction (letterarie e cinematografiche) sono, platonicamente, solo le ombre secondarie di ombre primarie impresse in una caverna illuminata da lampade costruite sulla base di (poche) rocce. 
Come ho mostrato in più occasioni, i dinosauri dell'immaginario popolare sono più delle manifestazioni di pulsioni psicologiche che fedeli trasposizioni delle conoscenze scientifiche. In particolare, è interessante constatare come, in grandissima parte, i dinosauri prestati alla finzione siano plasmati rigidamente nelle loro interpretazioni, siano dei caratteristi specializzati, e recitino delle caricature molto rigide, quindi, probabilmente, false.
In generale, i dinosauri della finzione sono riconducibili a due sole categorie: