Circa 10 anni fa, fui
invitato a partecipare come ospite alla inaugurazione della prima
edizione della mostra “Dinosauri in Carne e Ossa”. Gli
organizzatori, Simone Maganuco e Stefania Nosotti, mi contattarono
alcune settimane prima dell'evento per definire alcuni dettagli della
mia partecipazione all'evento. In particolare, siccome la mostra era
prettamente paleontologica, mi chiesero se per me non ci fossero problemi ad essere
definito “paleontologo” nelle eventuali relazioni e interazioni
con il pubblico. A quel tempo, avevo svolto le mie prime ricerche
paleontologiche, e pubblicato i miei primi articoli tecnici su
materiale fossile. Sebbene mi facesse piacere essere invitato come
“esperto”, non mi sentivo ancora “maturo” per tale
riconoscimento. A mio avviso, il mio livello di “professionalità”
NON era ancora sufficiente per definirmi a tutti gli effetti “un
paleontologo”. Ho sempre avuto un enorme rispetto della parola
“paleontologia”, e non volevo abusare di una qualifica che stavo ancora maturando.
Quindi, risposi loro che, siccome il mio titolo di studio era Dottore
in Scienze Naturali, avrei gradito essere definito per quello che
effettivamente ero ufficialmente, un naturalista (titolo di studio
che ho sempre amato e che sono fiero di portare, anche ora che ho
anche acquisito il Dottorato in Scienze della Vita, della Terra e
dell'Ambiente). Gli amici di “Dinosauri in Carne e Ossa”
compresero la mia titubanza, ma mi risposero che non avrei dovuto
nascondere la mia competenza paleontologica, specialmente in quella
occasione. Alla fine, trovammo un compromesso, e fui introdotto come
“naturalista paleontologo”.
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Un ricordo di quella esperienza di un decennio fa. |
Perché racconto questo
episodio personale avvenuto un decennio fa?
Viviamo in un'epoca in
cui è relativamente facile millantare titoli, crediti e competenze
che non si possiedono. Basta creare una pagina su internet piena di
attribuzioni più o meno tecniche, basta gonfiare il Curriculum Vitae
con le più svariate definizioni, basta dichiarare senza averne
diritto, di possedere una qualche certificazione, ed ecco che Mister
Tizio diventa come per magia “Dottor Tizio”.
Io odio questa pessima
tendenza dei nostri tempi, e disprezzo tutti quelli che mentono sulle
proprie effettive competenze o qualifiche.
La odio per due motivi.
Il primo, più ovvio, è
che spesso queste “attribuzioni” sono false. Capita spesso di
leggere notizie di politici che millantano titoli di studio che non
possiedono, o di “medici” e guaritori che in realtà risultano
essere solo dei ciarlatani e truffatori senza alcuna esperienza in
ciò che pretendono di fare. Purtroppo, vedo che Internet ha solo
accentuato questa tendenza.
Il secondo motivo, più
sottile ma molto più importante, è che questa pessima abitudine va
esattamente in direzione opposta a come io ritengo che debbano essere
definite e stabilite le competenze e qualifiche.
Non siamo noi che ci
“auto-proclamiamo” un titolo o una competenza. Noi riceviamo tale
titolo e competenza DAGLI ALTRI.
Nessuno si auto-proclama
Dottore in Scienze Naturali. Tu diventi tale perché una commissione
di esperti ti ha esaminato, giudicato e proclamato. Tu diventi tale
perché hai passato decine di esami di valutazione da parte di
altrettanti gruppi di valutazione, ognuno formato da esperti in quel
particolare ambito.
Tu acquisisci quel titolo,
quello status, perché sei stato giudicato meritevole DAGLI ALTRI.
E questo discorso deve
valere sempre e comunque in ogni ambito.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si è appassionati di fossili.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si va a scavare in zone fossilifere.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si prende in mano dei fossili e si sa
il nome di quel pezzo.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si scrive un blog sui dinosauri.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si partecipa a qualche congresso
paleontologico.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si ha una laurea che comprende
qualche esame sui fossili.
Non si diventa
“paleontologo” solo perché si pubblica qualche articolo
scientifico.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti hanno riconosciuto tale e continuano a
riconoscerti tale.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti hanno riconosciuto e ti identificano come
esperto in paleontologia, perché GLI ALTRI hanno maturato la fiducia
nella tua competenza in materia.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti chiamano a partecipare ad una spedizione
paleontologica.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti chiedono di collaborare allo studio di un
fossile.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti chiedono di revisionare un articolo scientifico
per una rivista scientifica.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti contattano per avere un commento tecnico su una
nuova scoperta paleontologica da pubblicare in un report
giornalistico.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI ti invitano a partecipare ad un evento pubblico in
cui la tua competenza ed esperienza è utile alla buona riuscita
dell'evento.
Si diventa paleontologo
perché GLI ALTRI sono il vero giudice per essere tale. E tanto più quei giudici sono competenti, tanto più il tuo status sarà fondato.
Non sei tu che decidi se
sei un paleontologo.
La tua volontà, la tua
passione, la tua determinazione e desiderio NON sono ciò che ti
rende tale. Sono fondamentali, ma non sufficienti. Tu sei un
paleontologo in misura della quantità e qualità di persone che ti hanno
riconosciuto tale, ed in proporzione con il numero di eventi, episodi
ed occasioni in cui tu sei stato riconosciuto tale DAGLI ALTRI.
Per questo motivo, oggi
posso sentirmi sinceramente onorato di essere considerato dagli altri
un paleontologo, mentre dieci anni fa, quando ero ancora all'inizio
della mia esperienza paleontologica, ero giustamente titubante nel
sentirmi chiamare tale, e non avrei osato attribuirmi tale status.
E questo discorso vale per
qualsiasi altro titolo, attribuzione, status e carica uno voglia
attribuire a sé stesso. E non è importante per il titolo in sé (spesso, purtroppo, il solo feticcio che spinge le persone ad "auto-attribuirsi" titoli), ma perché noi riconosciamo il ruolo e l'importanza dell'esperienza e della competenza nella società, e quindi sentiamo che sia la società stessa la sola a poter riconoscere il nostro valore.
Le auto-proclamazioni lasciamole ai pazzi e ai dittatori.