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23 aprile 2023

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11 aprile 2023

PALEOART EXPERIMENT - Volume 3

 Terzo esperimento della serie sulla "paleoarte sperimentale".

Dopo il mammifero e l'aviano, è la volta del lepidosauro.

Il cranio da ricostruire era questo:


I sette partecipanti hanno prodotto varie opere, ed anche in questo caso, la "accuratezza" è stata misurata usando 16 elementi anatomici non-scheletrici.

[1] 'Absence of dorsal crest.'

[2] 'Nucal and dorsal osteoderms.'

[3] 'Red-colored head skin.'

[4] 'Black eye.'

[5] 'Small naris.'

[6] 'Naris inside scale.'

[7] 'Labial scales deeper than long.'

[8] 'Large oval ear opening.'

[9] 'Mouth reaches ear level.'

[10] 'Gular scales polygonal.'

[11] 'No jugal frill.'

[12] 'No gular frill.'

[13] 'Oral margin at maxilla ventrally convex.'

[14] 'Suborbital skin smooth.'

[15] 'Band of dark striae with small scales in neck.'

[16] 'No horns.'

La specie in questione è Dracaena guianensis, un teiidae sudamericano.

fonte: https://www.everythingreptiles.com/caiman-lizard/

Le varie interpretazioni hanno ottenuto un "indice di accuratezza" che oscilla tra il 25% ed il 75%, ma dato il campione ridotto di opere, non è possibile produrre delle statistiche significative. Nondimeno, come nei precedenti esperimenti, nessuna opera, pur nei casi in cui l'autore probabilmente ha "colto" l'aspetto dell'animale, ha superato la soglia di accuratezza del 80%.

Ecco le varie opere confrontate con la specie reale:


Ringrazio i partecipanti: Samuele Consolo, Dawid Studzinski, Simone Conti, Matteo Lietti, Marco Matta, Ivan Iofrida e Marco Bianchini.


01 aprile 2023

AI Paleoart

In questi giorni, stanno generando accesi dibattiti le implicazioni pratiche ed etiche dell'affermazione dei così detti "algoritmi di intelligenza artificiale" in grado di generare testi ed immagini.

Ho provato a sperimentare la potenza creativa di queste macchine chiedendo ad uno di questi software disponibili online di generare due immagini in base a semplicissime istruzioni:

"Tyrannosaurus rex" nel primo caso, e "T-rex" nel secondo caso.

Questi sono i risultati.


I risultati sono interessanti, anche se non necessariamente indicativi dell'effettivo stato di avanzamento di questi programmi "intelligenti". Sospetto che esistano software più raffinati di quello a cui ho chiesto queste opere.

Diciamo subito che i paleoartisti per ora devono stare tranquilli: se la loro paura è di essere rimpiazzati dai programmi nella esecuzione delle opere, per ora possono dormire sereni, dato che queste opere sono, almeno sul piano della validità anatomica, assolutamente scarse. Devono preoccuparsi invece i creatori di immagini fantasy e i disegnatori di mostri, perché in quel caso l'effetto inizia ad avvicinarsi al livello più grossolano di esecuzione richiesto ai disegnatori di creature fantastiche.

Notare che "Tyrannosaurus rex" sia quadrupede, mentre "T-rex" sia esapode, con il paio di arti più anteriori che sono piccoli e non contattanti il terreno, quasi una sorta di ibrido tra un animale bipede ed uno quadrupede. Notare che ambo le immagini mostrano un animale con la bocca spalancata, privo di labbra e con le finestre del cranio ben marcate sotto la pelle. Decenni di iconografia made in Isla Nublar hanno fatto il loro effetto. Che quella sia ormai la "posa default" di qualunque Tyrannosauro iconografico? Notare che entrambe le ricostruzioni hanno la muscolatura della zona adduttoria della bocca del tutto inventata, con apparentemente due livelli di fasci muscolari sovrapposti lungo la direzione trasversale della bocca... Nella paleoarte disponibile online, la zona posteriore della bocca dei dinosauri è uno degli elementi anatomici peggio rappresentati (e quindi non sorprende che anche in queste immagini più o meno ispirate dalle fonti online tale area sia riprodotta in modo atroce). Collegato a questo dettaglio c'è la bizzarra ondulazione del margine orale della mandibola, un errore anatomico figlio del T-rex di Jurassic Park, nel quale il processo coronoide è del tutto sproporzionato. Dobbiamo concludere che la iconografia "jurassic-parkiana", così abusata e diffusa online, abbia inciso in modo sostanziale sulle fattezze generali delle due teste riprodotte sopra.

In ambo le creature, l'algoritmo ha creato narici aggiuntive (nel secondo caso, una narice sbocca nella fossa antorbitale): mi domando se il programma abbia "faticato" a trovare una fonte attendibile per collocare la narice (ammesso che questi programmi ragionino in maniera così umana per attingere alle fonti di "ispirazione"), finendo con crearne un numero eccessivo.

In conclusione, la paleoarte creata dalla "presunta" Intelligenza Artificiale è ancora in gran parte produzione di brutti mostri. Forse, fornendo una più dettagliata lista di istruzioni, si può ottenere qualcosa di piacevole e scientificamente solido. Ma dubito che una AI sia abbastanza colta e minuziosa per distinguere un adduttore mandibolare da un rictus. Se la vostra premura è l'accuratezza anatomica, c'è quindi ancora molto margine per permettere agli artisti di continuare a lavorare senza preoccupazioni.

Se fossi più cinico direi che, in fondo, l'algoritmo fa bene il suo lavoro, dato che gran parte della paleoarte effettivamente disponibile online produce dei brutti mostri, quindi il programma non è da biasimare se ricalca fedelmente le sue fonti.

Entro quanto tempo le AI saranno in grado di produrre un Burian, oppure un Hallett? 

Un consiglio ai veri paleoartisti: più vi allontanate da queste immagini prodotte da programmi senza anima e meglio sarà per voi e per il vostro lavoro...