Nel 2002, Dalla Vecchia e Chiappe
descrissero i resti di un piccolo enantiornite libanese, la cui
posizione filogenetica fu poi analizzata da Cau e Arduini (2008), che
istituirono Enantiophoenix electrophyla. Il significato del
nome della specie electrophyla è “che ama l'ambra”. Il
nome lo decisi ispirato da alcune goccie di ambra mescolate assieme
ai resti scheletrici dell'animale, il quale preserva anche alcune
tracce carboniose delle piume. La presenza di gocce d'ambra assieme
al fossile suggeriva che questo piccolo aviale, grande come un
passero, avesse inglobato alcune gocce di resina, o che, in
alternativa, il suo corpo fosse rimasto impregnato da alcune gocce di
resina poco prima della morte. Per chi non lo sapesse, la resina
fossilizzata è proprio l'ambra.
Ogni volta che si menziona l'ambra in
discorsi sui dinosauri mesozoici, il richiamo alle suggestioni di
Jurassic Park è immediato. Tuttavia, l'idea che un dinosauro possa
fossilizzare dentro l'ambra è abbastanza ridicola, perlomeno se
pensiamo ai dinosauri di dimensioni medio-grandi. L'ambra è molto
nota per aver conservato in modo squisito molti piccoli animali,
sopratutto artropodi. Meno noto è che, occasionalmente, anche
piccoli vertebrati possono essere inglobati, anche solo in parte,
nell'ambra: in particolare, abbiamo un discreto record di piccoli
anuri e lucertole, i quali forniscono una rarissima ed eccezionale
documentazione della forma corporea e di dettagli delle parti molli
in questi animali altresì noti solo da resti scheletrici.
Uno dei siti più famosi al mondo per
la preservazione di resti di piccoli vertebrati nell'ambra è
presente in Birmania, e risale alla metà del Cretacico. Una ricca
fauna di piccoli squamati da questo è stata recentemente pubblicata,
fornendo una considerevole mole di dati anatomici sull'aspetto di
queste lucertoline, coeve dei dinosauri.
Ovviamente, il desiderio di tutti era
che qualche altro vertebrato, più "esotico", fosse conservato in queste ambre. Da
qualche tempo, circolava tra gli addetti ai lavori la notizia che alcuni resti
di animali piumati fossero stati scoperti tra le ambre birmane. Non
solo ciuffi di piume isolate, già scoperte in precedenza, ma veri e propri resti del corpo.
L'ala di un dinosauro! Le frecce rosse indicano la posizione degli artigli. A destra ed in basso, le elaborazioni della micro-TAC mostrano le ossa dentro l'ala. Modificato da Xing et al. (2016). |
Xing et al. (2016) pubblicano ieri due
piccoli nuclei d'ambra dal Cenomaniano della Birmania. Al loro
interno, i resti di due piccole ali piumate. Le piume sono conservate
tridimensionalmente, non come impronte, e mostrano il classico
arrangiamento di primarie e secondarie. Immagini con micro-TAC
mostrano che le ali includono anche resti scheletrici
dell'avambraccio e della mano. La mano presenta il terzo metacarpale
più lungo del secondo, il primo dito più corto del secondo
metacarpale, e solo una falange nel terzo dito. Questa combinazione
indica che queste ali appartengono a degli enantiornithi.
Per la prima volta, vediamo un'ala di
un animale mesozoico preservata tridimensionalmente, non come
impronta su lastra. Questa piccola aletta piumosa ha 100 milioni di
anni, eppure è ancora discretamente conservata, quasi intatta
all'interno della resina fossile.
Nonsimeno, le ali mostrano differenti
gradi di decomposizione, segno che furono inglobate dalla resina in
momenti differenti rispetto alla morte degli animali. Un blocco di
ambra mostra al suo interno dei solchi lasciati dagli artigli della
mano, cosa che indicherebbe un movimento dell'ala dentro la massa
resinosa: l'animale cercò di liberarsi dalla resina che lo
invischiava, oppure è una testimonianza del tentativo di un
predatore di estrarre l'ala del cadavere dell'enantiornite dalla
massa resinosa? Probabilmente, non lo sapremo mai.
Questa scoperta apre scenari molto
eccitanti: per quanto la preservazione in ambra abbia ovviamente dei
limiti dimensionali (è altamente improbabile che animali di grandi
dimensioni possano lasciare tracce dentro gocce di resina, per quanto
voluminose queste siano), ora è fisicamente dimostrato che animali
delle dimensioni di un enantiornite possono fossilizzare con
eccezionale grado di preservazione nell'ambra. A quando una testa di
enantiornithe? Ma, e sono sicuro molti dei lettori pensano sopratutto
questo, quando avremo i resti di un dinosauro non-aviano? Ad esempio,
parte del corpo di allosauroide, appena schiuso, potrebbe
fossilizzare nell'ambra? Ammetto che mi accontenterei anche dell'ala
di uno pterosauro.
Abbiamo imparato a non dubitare della
magnanimità del record fossile...
Bibliografia:
Cau A., Arduini P. 2008. Enantiophoenix
electrophyla gen. et sp. nov. (Aves, Enantiornithes) from the Upper
Cretaceous (Cenomanian) of Lebanon and its phylogenetic
relationships. Atti Soc. it. Sci. nat. Museo civ. Stor. nat.
Milano. 149 (II): 293-324.
Dalla Vecchia F. M., Chiappe L. M.
2002. First avian skeleton from the Mesozoic of Northern Gondwana.
Journal of Vertebrate Paleontology. 22 (4): 856-860.
Xing, L. et al. Mummified precocial
bird wings in mid-Cretaceous Burmese amber. Nature Communication.
7:12089 doi: 10.1038/ncomms12089 (2016).
Ma di solito i reperti incastonati nell'ambra vengono analizzati solo dall'esterno o si estrae il contenuto?
RispondiEliminaI colori sono "falsi" ed è possibile ricostruire quelli veri, con i soliti metodi, o lo studio non si occupa della questione?
RispondiEliminaAbbiamo proprio imparato a non dubitare della magnanimità del record fossile, anche solo una decina di anni fa avrei pensato che il colore non può fossilizzare, mentre adesso già conosciamo la livrea di un bel po' di dinosauri, anche non aviani. Ed altri se ne aggiungeranno...
Valerio
Non è saggio rimuoverli o esporli all'esterno. Si studiano da fuori, ora che abbiamo mezzi non invasivi per analizzare gli oggetti.
RispondiEliminaLa specie a cui appartengono quelle ali è quindi la stessa che descrivetti anni fa, quella che "ama l'ambra"?
RispondiEliminaSe così fosse, sarebbe solo una curiosa coincidenza o avrebbe qualche implicazione etologica?
Altamente molto improbabile che questi nuovi esemplari siano degli Enantiophoenix. L'età è simile (99 vs 93 milioni di anni fa) ma non ci sono motivi per pensare siano la stessa specie. In ogni caso, non abbiamo mani di Enantiophoenix per un confronto diretto. Sarebbe interessante codificare i nuovi esemplari in un'analisi filogenetica per vedede se si collocano con qualche taxon di Enantiornithes, ma va notato che gli esemplari sono molto frammentari, quindi instabili filogeneticamente.
RispondiEliminaQuante remiganti ha?
RispondiEliminaPensa se ad essere conservate fossero state le zampe, probabilmente senza piumaggio.
RispondiEliminaLeggo spesso nelle analisi filogenetiche che caratteri che hanno diffusione anche
nell'outgroup sono scartati come carattere valido per l'analisi filogenetica stessa.
Questa scelta mi lascia perplesso.
La perdita del carattere plesiomorfico è comunque un passo evolutivo.
Non riesco a capire perchè vengono scartati. Sono scartati anche nelle analisi che usano
l'inferenza Bayesiana?
Temo tu confonda "carattere" con "stato del carattere".
EliminaSe lo stato del carattere è plesiomorfico, la perdita di quello stato è una apomorfia utile... quindi il carattere è utilizzato.
Esempio: il carattere "presenza dwi denti" ha due stati: "presente" (ci sono denti) e "assente" (non ci sono denti). Se l'outgroup ha denti, il non-avere denti è utilizzabile come stato apomorfico di quel carattere.
vorrei postare qualcosa di intelligente, ma, sinceramente, sono sopraffatto solo dalla meraviglia...
RispondiEliminaEmiliano
Anch'io come Emiliano: è una scoperta meravigliosa! Spero che giungano altre splendide notizie dalle ambre birmane.
RispondiEliminaLoana