(Rough) Translator

28 novembre 2010

Kem Kem Wars - Episode V: The Caudals Strike Back!

Sapevo che questo giorno alla fine sarebbe arrivato.
Vi ricordate la Prima Legge di questo blog? Essa dice che "I taxa basati su fossili non sono creature viventi ma IPOTESI interpretative". E, come tutte le ipotesi, essi sono sempre suscettibili di essere modificati, revisionati, aggiornati, persino di essere eliminati, se non sono più coerenti con l'insieme dei dati. 
Non si può giocare d'azzardo, puntare la posta più improbabile ed ardita e pensare di farla franca. Il banco vince sempre, e se quel banco si chiama Tempo Profondo, stai sicuro che egli avrà sempre un asso in più nella manica. Ed io ho voluto azzardare un'ipotesi rischiosa, sebbene motivandola con tutti i dati in mio possesso. "Kemkemia" era un'ipotesi molto azzardata, per quanto plausibile. Una singola vertebra caudale, molto bizzarra, era qualcosa di veramente accattivante, che chiedeva una spiegazione, per quanto fosse rischioso basarsi solo su un singolo osso.
Ora, alla luce di nuovi dati, prima a me sconosciuti, ho buoni motivi per ritenere che la mia ipotesi filogenetica sullo status di Kemkemia, pubblicata in Cau e Maganuco (2009) sia errata. In base alle evidenze che ora possiedo, tale ipotesi non è la spiegazione più parsimoniosa dei dati. Ovvero, la vertebra caudale MSNM V6408, olotipo di Kemkemia auditorei, non apparterrebbe ad un theropode bensì ad un altro clade.
So che siete smaniosi di sapere la risposta. Spiacenti, ma dovrete aspettare l'articolo nel quale esporrò questi argomenti...

Per chi fosse interessato ai precedenti episodi di Kem Kem Wars:
Episodio I
Episodio II
Episodio III
Episodio IV

27 novembre 2010

Il Carnevale della Biodiversità

Su invito dei suoi organizzatori, anche Theropoda.blogspot partecipa al Carnevale della Biodiversità.
Potete leggere il bando relativo qui, qui e qui.
Oltre a Theropoda, partecipano i blog:

Ringrazio i blogger organizzatori, Marco Ferrari, Livio Leoni e Lisa Signorile, per avermi invitato a partecipare.

26 novembre 2010

Non potete mancare!

Neptunidraco, Cau & Fanti (2010) (foto di D. Bonadonna)
Rinnovo a tutti l'invito a Parma per il 5 dicembre 2010, per il Quinto APPI Day! Interventi di Fabio Marco Dalla Vecchia su Tethyshadros (il secondo dinosauro mesozoico italiano) e di Andrea Cau e Federico Fanti su Neptunidraco (il più antico coccodrillo metriorinchide al mondo). In anteprima assoluta per il pubblico, mostreremo la ricostruzione a grandezza naturale della testa di Neptunidraco realizzata da Davide Bonadonna!
A proposito, rinnovo i miei complimenti a Simone Maganuco e a Davide Bonadonna per la loro partecipazione ad un programma televisivo nazionale, ieri pomeriggio.

24 novembre 2010

Neptunidraco, il Principio di Autorità, i Paradigmi ed il Ricambio Generazionale...

Il cerchio si chiude: la ricostruzione incontra il dato che l'ha generata. (Foto di D. Bonadonna)
Nella sua opera più famosa, Khun (1962) propone un'interpretazione della storia della Scienza basata sul concetto di "slittamento di paradigma". Khun (1962) sostiene che il progresso scientifico avviene tramite "rivoluzioni scientifiche". Queste rivoluzioni interesserebbero prima di tutto il MODO di interpretare i fenomeni, prima ancora che i fenomeni stessi. Di fatto, una rivoluzione scientifica, uno slittamento verso un nuovo paradigma, avverrebbe non tanto grazie a nuove scoperte, bensì per l'azione "eretica" di nuove menti, le quali, invece di accettare il modello scientifico precedente, hanno deciso di analizzare i dati pre-esistenti da nuovi punti di vista. In paleontologia dei dinosauri, il più famoso caso di rivoluzione paradigmatica fu l'avvento della concezione bakkeriana, che rivalutò i dinosauri alla luce di una nuova concezione fisiologica. Bakker non ha scoperto nessun nuovo dinosauro particolare, ma si pose l'obiettivo di rivalutare i dinosauri alla luce di un nuovo paradigma, non più quello "rettiliano classico", bensì quello "mammaliano-aviano". Aldilà della robustezza o meno del paradigma bakkeriano, la sua concezione era nettamente in disaccordo con ciò che, negli anni '60 e '70, era la "scienza ufficiale". Non deve stupire, quindi, se la reazione di Simpson, il massimo paleontologo dei vertebrati di quel tempo, fu di bollare le idee bakkeriane come "assoluto nonsenso". Senza entrare in discorsi psicanalitici, è evidente che oltre allo scontro di paradigmi, è palese uno scontro generazionale, tra un establishment ormai anziano, che persiste in virtù della sua autorità, e le nuove spinte eterodosse dei giovani, forse esuberanti e eccessivamente radicali, ma sicuramente desiderosi di imporsi e di non sottostare a modelli imposti dal passato.
Alla luce di questa premessa concettuale e di questo esempio paleontologico, oggi vi parlo della recente critica di uno dei maggiori geologi italiani alla notizia della pubblicazione di Neptunidraco.

23 novembre 2010

Benvenuti, HIPPODRACO SCUTODENS e IGUANACOLOSSUS FORTIS (McDonald, Kirkland, DeBlieux, Madsen, Cavin, Milner & Panzarin 2010)!

Ricostruzioni in vivo ed in scala di Iguanacolossus e Hippodraco by Lukas Panzarin (la scala metrica in alto è lunga 1 metro)
Se avete letto il titolo con attenzione, vedrete che c'è un po' di Italia in questi due nuovi ornithopodi nordamericani: il nostro insuperabile Lukas Panzarin è infatti l'autore delle stupende ricostruzioni in vivo dei due animali. Egli è anche tra gli autori dello studio che istituisce questi taxa, pubblicato oggi su PlosOne.
Io ho avuto il priviliegio di vedere in anteprima la ricostruzione di Hippodraco (vedo che i draghi spopolano!), in una versione inedita e "eterodossa", che però ho apprezzato moltissimo (chissà, forse un giorno sarà rivalutata).
Grandissimo Lukas! 

Il Rinascimento Paleontologico Italiano Continua, e Nessuno ci fermerà!

Bibliografia:
McDonald AT, Kirkland JI, DeBlieux DD, Madsen SK, Cavin J, Milner ARC & Panzarin L (2010) New Basal Iguanodonts from the Cedar Mountain Formation of Utah and the Evolution of Thumb-Spiked Dinosaurs. PLoS ONE 5(11): e14075. doi:10.1371/journal.pone.0014075

21 novembre 2010

Sull'Origine delle Notizie per mezzo del Copia-Incolla Artificiale

Suchodus by Loana Riboli. Anche lui, come Neptunidraco, era inizialmente classificato come un Metriorhynchus
Cari lettori di Theropoda. Qui vivete in un'enclave remota, un Mondo Perduto, dove le notizie ancestrali, primitive e, sopratutto, veritiere, sopravvivono indisturbate dallo scorrere del cyber-tempo. Ma là fuori, nella sconfinata Rete Mondiale, la Pangea delle informazioni, i discendenti modificati delle razze ancestrali (ancora vive solo in questo blog) si diffondono, si perpetuano, si modificano e si ramificano in discendenze bizzarre e inattese... in una parola, EVOLVONO.
Sono passati solo 2 giorni dalla diffusione nei media nazionali della notizia sull'esistenza di Neptunidraco, nonostante che questo blog ne parli da 2 mesi. Ovvio, questo è il blog di uno degli "scopritori" di Neptunidraco. Ma due soli giorni umani sono evidentemente secoli per la Rete, dato che si sono già evolute nuove specie discendenti della notizia originaria. 
Gli articoli, quindi, sono come specie, ovvero, insiemi di caratteri morfologici, e come tali, possono modificarsi nel tempo. Ho cercato di raccogliere tutte le versioni , le "specie-notizie", che si stanno propagando. Sarei tentato di farne un cladogramma. Riassumendo i casi più interessanti (e divertenti):

19 novembre 2010

Neptunidraco su National Geographic Italia!

Neptunidraco by Davide Bonadonna (fonte National Geographic Italia)
Dopo l'articolo sul Venerdì di Repubblica, ecco la notizia sull'edizione italiana del National Geographic.
Finalmente, posso mostrare la ricostruzione realizzata da Davide Bonadonna!
Davide Bonadonna e la ricostruzione di Neptunidraco

Neptunidraco sul Venerdì di Repubblica!

Finalmente, il nostro amatissimo metriorinchide basale Bathoniano sta avendo un po' di notorietà, che, non lo dico per partito preso, è assolutamente meritata.
Sul numero di oggi del Venerdì di Repubblica, a pag. 78 e 79, potete infatti leggere delle eroiche gesta dei prodi Fanti & Cau e della loro cattura del Nettuniano Drago, gesta copiosamente narrate dal vostro paleo-blogger preferito. Ok, mi solo lasciato andare...
A parte alcune imprecisioni tassonomiche nel testo (Neptunidraco è il più antico metriorinchide, non il più antico coccodrillo o rettile) è un grandissimo piacere che l'inserto settimanale di uno dei maggiori quotidiani nazionali si sia occupato di Neptunidraco. Tutto merito di Federico Fanti, che si è prodigato coi giornalisti, al quale va la mia completa riconoscenza. A questo proposito, è un peccato che nell'articolo sia presente una foto con il sottoscritto, ma non sia presente Federico. I tempi organizzativi per l'articolo non hanno permesso di realizzare una bella foto di noi due con la lastra. Per compensare, rimedio io.
Ecco la foto che avrei voluto vedere nell'articolo... i vostri paleo-geo-pirla all'opera su Neptunidraco

Nell'articolo, potete anche ammirare una tavola di Lukas Panzarin e, in anteprima assoluta, la ricostruzione di Davide Bonadonna. Mi rammarico molto per il fatto che i due artisti non siano menzionati come autori delle opere.

15 novembre 2010

(Dino) Ghost in the Shell? No, Shell in the Church!

Ultimo atto della vicenda del "dinosauro di Vigevano" a cui recentemente ho dedicato un post. Cristiano Dal Sasso mi ha inviato alcune informazioni che permettono definitivamente di chiudere il caso. 
Per tutti i dettagli vi rimando al post aggiornato.

13 novembre 2010

APPI Day - V

Un evento a cui non potete mancare!
Interverranno:
Fabio Marco Dalla Vecchia su Tethyshadros
Andrea Cau e Federico Fanti su Neptunidraco
Parma - 5 Dicembre 2010

12 novembre 2010

200.000!

Oggi il contatore delle visite ha raggiunto quota 200 mila!
Grazie a tutti i lettori di Theropoda, per la fiducia e la presenza continua!
Ormai, il blog si mantiene con una media di visualizzazioni giornaliere che ruota attorno a 1000 (per un totale di circa 400 mila clik dall'inizio dell'attività del contatore) segno che il successo e la frequentazione non pare, per ora, subire cali. Il trend dei dati conferma questo successo: dalla nascita di Theropoda (fine gennaio 2008) fino alla quota di 100.000 visite sono occorsi ben 24 mesi (era l'inizio di febbraio 2010), mentre solo 9 mesi sono occorsi per passare da 100.000 e arrivare ai 200.000 di oggi! 
Nel bene e nel male, nonostante tutti i limiti ed i difetti del vostro paleo-blogger, la presenza costante e in crescita dei visitatori dimostra che ho prodotto (e continuo a produrre) qualcosa di positivo, perlomeno nell'ambito della blogosfera scientifica italiana. Inoltre, grazie anche alla presenza del link -in alto- di GoogleTranslator (grazie, Nick!), sebbene imperfetto nella sua azione di traduttore dall'italiano all'inglese, noto con piacere che la componente internazionale (extra-italiana) è progressivamente salita, ed attualmente si mantiene stabile sul 40% del pubblico dei visitatori.
Nonostante che il blog Theropoda sia nato quasi per caso, ammetto che è stata una delle mie casualità più azzeccate: la rete è una straordinaria vetrina, se si sa sfruttare e si ha qualcosa da offrire. Grazie anche a Theropoda ho conosciuto molti altri paleontologi ed appassionati, non solo italiani, ho creato un tessuto di legami e collaborazioni, altrimenti impensabile. La rete mondiale è straordinariamente utile, se usata in modo intelligente. Essa non è solo ricettacolo inesauribile di informazioni (più o meno utili, vere o meritevoli), ma anche un mezzo meraviglioso per superare le barriere fisiche e annullare le distanze tra persone accomunate da interesse e passione. In alcune occasioni della vita "reale", ho incontrato persone che, inaspettatamente, si sono dichiarate lettori del mio blog: è davvero una piacevole sorpresa constatare come i miei pensieri possano arrivare così lontano e persistere in altre menti, diffondersi, anche essere attaccati e criticati, ma nondimeno acquistare una loro oggettività libera dal corpo del loro autore, propagarsi rapidamente (e a volte persistere) nella rete mondiale.
Penso a concetti e parole (spesso estemporanei, forse errati) elaborati dalla mia mente, come "Majungasaurus anfibio", "Dodoraptor", "Megamatrice"... parole che, almeno tra i lettori fissi del blog, hanno un senso familiare, e che potranno diffondersi anche slegate dal blog.
Mi piace pensare (e vorrei che qualcuno mi confermasse o smentisse) che Theropoda.blogspot sia stato uno degli attori della Rinascita Dinosaurologica Italiana che stiamo vivendo in questi anni. Io ho cercato di diffondere nel web la mia concezione della paleontologia. Sicuramente, essa è parziale, imperfetta e non completa, ma anche onesta e fondata sulle mie dirette ricerche, sulla mia personale esperienza di naturalista e appassionato di vertebrati fossili. Spero che il blog abbia contribuito a generare anche in altri l'interesse per la "nuova paleontologia" dei dinosauri, più rigorosa, quantitativa e metodica rispetto alla "versione romantica"  (e, a mio avviso, molto grossolana e un po' infantile) ancora molto divulgata in Italia. 
So che il mio modo di esporre le opinioni può dare fastidio, ed io non mi nascondo dietro l'ipocrisia del buonismo. Probabilmente, anche la schiettezza con cui scrivo ha riscosso successo, consolidando il numero crescente dei lettori di questo blog.
Ovviamente, l'ultima parola spetta proprio ai miei lettori, oltre che alla mera misura dell'interesse quantificata dalle visite.

11 novembre 2010

Dinonyx

Nella tassonomia (la disciplina che stabilisce i modi di dare i nomi ai taxa degli organismi) vige il principio di priorità: se due nomi scientifici sono stati attribuiti alla stessa specie, il nome valido è quello stabilito prima, mentre il secondo decade a semplice "sinonimo junior" del primo. Il caso più noto anche al grande pubblico di sinonimie tra dinosauri mesozoici è il nome Brontosaurus Marsh 1879, sinonimo junior di Apatosaurus Marsh 1877: il nome istituito nel 1879 risultò essere lo stesso taxon istituito nel 1877, e decadde. Anche nei theropodi sono numerosi i casi di sinonimie, di revisioni che hanno ricondotto nomi (spesso noti e usati) a taxa (a volte poco noti, ma validi) proprio perché risultati essere lo stesso taxon "battezzato" due volte. Ciò non deve stupire: spesso, un fossile frammentario non è automaticamente riconosciuto essere parte di uno già noto, oppure (sopratutto nei primi decenni della paleontologia moderna) la comunicazione e la diffusione delle pubblicazioni è più lenta della descrizione degli esemplari.
In questo post, tuttavia, non parlo di taxa scientifici, bensì, di rappresentazioni animate di questi taxa, e dei nomi che esse hanno ricevuto. Infatti, le logiche dell'arte (letteraria e cinematografica) impongono di "ribattezzare" una specie realmente accattivante ma dal nome complesso o poco attraente, creando nomi che, in parte, si svincolano dagli equivalenti scientifici. Se Tyrannosaurus si chiamasse Manospondylus, forse non sarebbe la star di film famosi (Immaginatevi Alan Grant che esclami: "M-gigas? Lei ha qui un M-gigas?" ...forse sarebbe ancora passabile)... 
Nello star-system mesozoico creato dalla fiction, il secondo dinosauro più fico (la "fichezza" è una misura oggettiva), dopo il T-rex, è "il raptor". "Raptor" fu un termine paleontologico colloquale coniato da Crichton nel romanzo Jurassic Park (sinonimo senior di Billy & il Clonesauro) e divenuto col film omonimo una vera star del paleo-horror. Come ho spiegato ampiamente in un precedente post, il "raptor" è la rappresentazione mediatica del Deinonychus di Ostrom & Bakker.
Tuttavia, come vi dimostrerò nel resto del post, "Raptor" non è il nome valido per questa creatura artistica ispirata da dati scientifici. Infatti, Raptor Crichton 1989 è sinonimo junior di Dinonyx Ishinomori 1979.

10 novembre 2010

Flipper Reloaded

Vi segnalo alcuni aggiornamenti iconografici al post "Flipper" grazie al contributo di alcuni lettori.

09 novembre 2010

HELP!

Cari lettori,

se qualcuno dispone di copie in formato .pdf dei seguenti articoli di Janensch, o perlomeno di scansioni delle figure incluse nel testo, è pregato di inviarmele a cauand@gmail.com. Il benefattore riceverà la mia assoluta gratitudine ed un ringraziamento nel futuro articolo che sto scrivendo (che necessita di alcuni di questi studi come riferimenti bibliografici).


Janensch W., 1920. Uber Elaphrosaurus bambergi und die Megalosaurier aus den Tendaguru- Schichten Deutsch-Ostafrikas. Sonder-Abdruck aus den Sitzungsberichten aus der Gesellschaft Naturforschender Freunde , 8: 225-235 [ Elaphrosaurus bambergi gen. et sp. nov., Megalosaurus ingens sp. nov., Labrosaurus stechowi sp. nov.]Trovato! Grazie, Jerry Harris!

Janensch W., 1925. The coelurosaurs and theropods of the Tendaguru Formation, German East Africa [Translated from Janensch, 1925; Die Coelurosaurier und Theropoden der Tendaguru-Schichten Deutsch-Ostafrikas, by John D. Oldroyd.]. Ibid , Supplement 7 (1): 1-100 [ Ceratosaurus roechlingi , n.sp., Allosaurus tendagurensis , n.sp.]   Trovato! Grazie, Lukas Panzarin e Maciej Erwin!

AGGIORNAMENTO: Uao! Dopo meno di 3 ore dalla pubblicazione del post, ho già risolto il problema! Grazie a Lukas, Maciej e Jerry: questo sì che è il fantastico mondo della comunicazione scientifica del XXI secolo! 

08 novembre 2010

Non dire "dinosauro" finché non l'hai pubblicato

Fabio Marco Dalla Vecchia mi informa della probabile soluzione del fantomatico "dinosauro nella chiesa" riportato recentemente dai media, relativo ad un fossile in sezione esposto su una lastra del Duomo di Vigevano.
L'interpretazione più plausibile del reperto è che sia la sezione del guscio di un ammonoide. Per chi non fosse pratico di sezioni di fossili, lo schema qui sotto dovrebbe chiarire. In breve, il fossile mostra una serie di ellissi concatenate, che sono facilmente interpretabili come sezioni delle camere interne disposte a spirale all'interno del guscio di un ammonoide.
Come scrissi ai commentatori desiderosi di una mia opinione in merito alla notizia, è sempre bene e saggio attendere che una notizia diventi un articolo scientifico vero e proprio pubblicato su riviste scientifiche, invece di diffondere delle possibili bufale più o meno costruite per fare scoop. Non so come sia nata questa notizia, e non mi interessa approfondirlo.
Che questo episodio sia di lezione per tutti, divulgatori (basatevi solo su fonti sicure), giornalisti (non create degli scoop che poi si ritorcono sulla vostra credibilità) e lettori (non siate ingenui).

AGGIORNAMENTO del 15 Novembre 2010: Cristiano Dal Sasso è stato recentemente nel Duomo di Vigevano, ed ha potuto visionate nel dettaglio l'esemplare. Egli conferma che la sezione esposta è un ammonoide. Mi ha inviato una immagine più chiarificatrice della ricostruzione, con indicato schematicamente l'intero profilo dell'ammonoide esposto (che non era visibile nella sola foto che ho usato sopra per ricostruire la sezione del guscio).
Interpretazione schematica del guscio di ammonoide. I cerchi rossi indicano i sifoni del guscio, le frecce blu i setti. Notare che "il cranio" è solamente metà della sezione, e che un "secondo cranio" speculare, a destra, completa la sezione. (Foto e schema di Cristiano Dal Sasso)
Ringrazio Cristiano Dal Sasso per la segnalazione.

A questo punto, il caso del "dinosauro di Vigevano" è chiuso.

03 novembre 2010

Flipper!

Ora sappiamo da chi Lukas Panzarin è ispirato nelle sue ricostruzioni della pelle... (foto di A. Carpana)
Questo post nasce da una conversazione in autostrada con Alessandro "APPI" Carpana.
Non bisogna mai sottovalutare la potenza immaginifica delle iconografie. Lo stesso soggetto può risultare insignificante nozione da memoria breve o tesoro custodito nei più tenaci forzieri della mente, solamente in base alla scelta iconografica con cui tale soggetto ci è stato presentato. La mia infanzia di proto-paleo-appassionato è costellata di libri. Negli anni '80, non esisteva il WEB, né la dinomania. Le uniche fonti di informazione disponibili a quei tempi di beata innocenza mediatica per un ragazzino appassionato di zoologia attuale e fossile erano i libri. Libri posseduti, ma, spesso, libri intravisti e poi desiderati. Un libro, che non ho mai posseduto, ma che riuscii a sfogliare, era l'edizione italiana di un'opera di Lambert. Aldilà della consueta formattazione canonica dei libri divulgativi per dinosauri, questo volume spiccava per le opere "giocattolose" di uno dei paleoartisti coinvolti. Come vedete sopra, questo artista ritraeva la pelle dei dinosauri come una fitta sequenza di tubercoli tutti lucidissimi. Luccicose una ad una, le grosse gocce di pelle squamata rendevano i dinosauri pari a levigati mosaici viventi. Eppure, nonostante l'impatto visivo di una tale rappresentazione, la mia memoria a lungo termine è rimasta fissata su un'altra opera iconografica presente in quel libro. L'autore è differente, e la pelle dell'animale non è una lucida schiera di tubercoli. Nonostante ciò, essa è talmente inusuale, per i "canoni estetici" dei dinosauri (sopratutto nei monotoni anni precedenti Jurassic Park), che non poteva restare dimenticata. Parlo del Compsognathus con le mani a forma di pinna.
A questo punto, i lettori che, come me, avevano in memoria tale immagine esclameranno felici, quasi liberati, nello scoprire qualcuno con cui condividere un piccolo enigma della loro infanzia. Gli altri, probabilmente, avranno riletto la frase arancione un paio di volte, increduli. Un Compsognathus con le mani a forma di pinna? Il post di oggi, vi dirà tutto quello che avreste voluto sapere, o che ora desiderate sicuramente sapere, sul fantomatico "Flipper", il Compsognathus pinnato.

02 novembre 2010

Grandi theropodi dell'Asia, un leggero soffio bakkeriano e la rivalutazione di un taxon enigmatico

Brusatte et al. (2010) revisionano il record fossile dei grandi theropodi predatori asiatici, da Shidaisaurus (Giurassico Medio) a Tarbosaurus (Cretacico finale). L'articolo è molto interessante, e pregevole per la qualità delle immagini (ad esempio, una fotografia a colori del cranio olotipico di Sinraptor). Gli autori impostano l'argomentazione in fasi tassonomiche-cronologiche (tetanuri basali del Giurassico Medio, sinraptoridi del Giurassico Superiore, carcharodontosauri del Cretacico Inferiore-medio, Tyrannosauridi del Cretacico finale). Un dettaglio della didascalia a questa figura è significativo:
Different theropod groups filled the large predator niche over time, and in general progressively more derived theropods achieved large body size in Asia throughout the Jurassic and Cretaceous. (Brusatte et al. 2010)
(Il grassetto è mio).
I lettori fissi di Theropoda riconosceranno in questa interpretazione sequenziale di theropodi di grande taglia che si succedono secondo una serie "progressiva" (grado megalosauroide - grado allosauroide - tyrannosauridi) la teoria dei 5 cicli di Bakker. Non è chiaro se ciò sia intenzionale o casuale, dato che non è menzionato alcun riferimento all'idea di Bakker.
Infine, l'articolo cita brevemente la rivalutazione di un fossile cinese frammentario dal Cretacico Inferiore, Kelmayisaurus petrolicus, che gli autori hanno ristudiato e che sarà oggetto di una probabile futura pubblicazione: qui notano che esso presenta caratteri carcharodontosauri e convergenze megalosauroidi (in questo caso, credo alludano alla morfologia delle lamine paradentali). Ne riparlerò quando lo studio in questione sarà pubblicato.

Bibliografia:
Brusatte SL, Benson RBJ, Xu X. 2010. The evolution of large-bodied theropod dinosaurs during the Mesozoic in Asia.  Journal of Iberian Geology 36 (2): 275-296

01 novembre 2010

Il calco endocranico di _Giganotosaurus_

La morfologia del sistema nervoso centrale (SNC) dei theropodi mesozoici è poco nota. Il tessuto nervoso non fossilizza, e noi dobbiamo dedurre la morfologia cerebrale dalla forma delle ossa che circondano il SNC (cranio e vertebre). Tuttavia, nel caso dei crani, il problema è duplice. Innanzitutto, i crani con scatola cranica completa e non deformata sono rari. Inoltre, l'interno della scatola cranica non esprime sempre e completamente la forma originaria dell'organo cerebrale contenuto un tempo al suo interno. Qui, la nostra bizzarra anatomia di mammiferi con cervelli giganteschi può infatti depistarci.