L'enorme mole di nuove informazioni per
Deinocheirus ha avuto delle ovvie conseguenze sulla sua
interpretazione filogenetica. Sebbene non ci fossero dubbi che
l'olotipo di Deinocheirus sia riferibile ad un
ornithomimosauro gigante, data la numerosa serie di sinapomorfie
ornithomimosauriane presenti nello scapolocoracoide e nell'arto
anteriore (e, di fatto, le affinità ornithomimosauriane di questo
taxon era note praticamente dai tempi della sua scoperta), incerta
rimaneva la collocazione precisa di questo theropode all'interno di
Ornithomimosauria.
Difatti, sebbene non ci fossero
problemi a collocarlo in Ornithomimosauria, alcuni caratteri
dell'olotipo appaiono plesiomorfici (l'avambraccio non presenta una
sindesmosi, gli ungueali sono robusti e falciformi con processi
flessori prossimali), e implicavano una posizione relativamente
basale, nel grado dei taxa muniti di denti, come Pelecanimimus
e Harpymimus. Data l'età maastrichtiana di Deinocheirus,
ciò implicava una lunga ghost-lineage per questo taxon,
almeno risalente al Cretacico Inferiore (ghost-lineage che
implicherebbe altre specie di deinocheiridi da scoprire lungo
quell'intervallo stratigrafico). Niente di straordinariamente
anomalo: Theropoda abbonda di lunghe ghost-lineage. Tuttavia,
considerando le dimensioni aberranti rispetto agli altri
ornithomimosauri basali, il sospetto che parte della sua
“primitività” fosse invece un effetto del gigantismo, e che la
frammentarietà ci stesse mascherando le precise posizioni di questo
animale, era lecito.
La scoperta di Beishanlong, che
condivide con Deinocheirus dimensioni maggiori degli altri
ornithomimosauri e alcuni caratteri (apparentemente) plesiomorfici,
faceva sospettare che i due potessero essere imparentati, sebbene
finora non era risultato un clade formato da loro due escludente
altri ornithomimosauri.
La nuova mole di informazioni ha
permesso di risolvere buona parte dei dubbi su Deinocheirus.
L'analisi utilizzata da Lee et al. (2014) colloca Deinocheirus
più derivato rispetto a Pelecanimimus, Shenzhousaurus
e Harpymimus, a formare con Beishanlong e Garudimimus
il (non più monotipico) Deinocheiridae come sister-taxon di
Ornithomimidae. Le nuove informazioni immesse in Megamatrice rendono
Deinocheirus uno dei taxa meglio codificabili (con quasi 900
caratteri codificabili sui 1706 della versione attuale), e ne
consolidano la posizione. Il risultato generale è congruente con
quello di Lee et al. (2014) con la sola differenza che Garudimimus
non è collocato in Deinocheiridae, ma risulta sister-taxon di
Ornithomimidae in base a 10 sinapomorfie. Inoltre, Megamatrice
identifica altri taxa come membri di Deinocheiridae, oltre a
Deinocheirus e Beishanlong: l'esemplare immaturo IGN
9609910KD, precedentemente riferito provvisoriamente ad Harpymimus
ma che potrebbe essere riferibile a Beishanlong;
il “taxon da Angeac” (che potrebbe essere Valdoraptor); e
l'enigmatico neotetanuro Datanglong (questo ultimo in base a
ben 7 sinapomorfie).
Se questo risultato fosse confermato,
Deinocheiridae potrebbe risultare un clade di successo, comprendente
forme di varie dimensioni, e distribuito dall'Aptiano al
Maastrichtiano dell'Eurasia, e non più una bizzarra anomalia del
Nemegt.
Bibliografia:
Yuong-Nam Lee, Rinchen Barsbold, Philip J. Currie, Yoshitsugu Kobayashi,
Hang-Jae Lee, Pascal Godefroit, François Escuillié, Tsogtbaatar
Chinzorig (2014) Resolving the long-standing enigmas of a giant
ornithomimosaur Deinocheirus mirificus. Nature (advance online publication) doi:10.1038/nature13874
Interessante come questa ridescrizione influisca e ridefinisca taxa che in precedenza cadevano in ambiti così disparati (Datanglong carcharodontosauriano basale o compsognathoide in megamatrice Thecocoelurus e il taxon da Angeac di "grado elaphrosauro", anche se già in megamatrice sospetti ornithomimosauria piuttosto basali).
RispondiEliminaCredo che il più grande piacere di maneggiare un "arnese metodologico" come Megamatrice sia proprio vedere come una nuova descrizione o una nuova specie si ripercuote su tutta la miriade di dati accumulati in anni di duro lavoro.
Con risultati, come in questo caso, notevoli e che risolvono (quasi) in partenza il problema della linea fantasma.
Complimenti
Valerio