La conoscenza rende liberi. La prima volta che constatai questa verità fu all'età di 9 anni, in una calda estate degli anni '80. Una mattina d'agosto, in spiaggia, stavo giocando con alcuni amici quando nell'acqua prossima alla riva spuntarono alcune creature gelatinose. In molti si allontanarono dall'acqua, gridando all'invasione di meduse. Io, come sempre curioso, mi avvicinai. Riconobbi subito quelle creature. Presi un secchiello, mi avvicinai all'animale più prossimo alla riva e lo raccolsi assieme all'acqua. Subito, gli altri bambini si portarono attorno a me ed alla mia preda. Un vecchio pescatore si avvicinò e, nell'accento del luogo, ci intimò di non toccare quella medusa, per non restare urticati.
Io allora gli risposi che quella non era una medusa e, per dimostrarlo, immersi la mano nell'acqua, afferrai l'animale gelatinoso e per un paio di secondi lo tenni fuori dall'acqua, come trofeo della mia conoscenza zoologica. Senza alcuna ustione né bruciatura. Infatti, quella non era una medusa, bensì un cordato basale, probabilmente una salpa come quella che apre il post. Come sapevo che era un tunicato, un organismo gelatinoso imparentato con noi vertebrati? Perché quegli animali, ed il loro significato evoluzionistico per comprendere l'origine dei vertebrati, erano descritti ed illustrati nel libro della mia infanzia che più ho amato, Il Grande Libro della Preistoria di G. Panini.
Ben prima che i neotenici detentori delle Dino Veritates nascessero, l'editoria divulgativa scientifica per ragazzi produceva opere meravigliose, riccamente illustrate, sia con ricostruzioni ambientali che schemi chiari e precisi. Paleontologi, divulgatori, artisti, grafici ed editori, queste opere erano il prodotto di professionisti, esperti consapevoli del loro mestiere. Se dopo 25 anni ricordo ancora le immagini ed i concetti di quel libro (ormai la mia copia è andata perduta) lo devo alla professionalità dei suoi creatori, capaci di comunicare nel modo giusto con un bambino curioso ed appassionato. Da quel libro ho appreso per la prima volta, nel modo giusto per un bambino, senza spettacolarizzazione o mistificazione, concetti come la deriva dei continenti, l'origine dello scheletro, la struttura dell'uovo amniotico, l'endotermia, le glaciazioni permiane, i therapsidi, i labirintodonti, la differenza tra artiodattilo e perissodattilo, l'eleganza dello scheletro di Deinonychus. Anche se i dettagli sono cambiati (i dinosauri ora non hanno code striscianti, e Ichthyostega non è più nostro antenato diretto), i concetti fondamentali appresi allora sono rimasti. Se avrò modo di sfogliare ancora una copia (ne esistono su eBay) so che ritroverò concetti essenziali, senza futile nozionismo, integrati in un'opera organica, non improvvisata. Quello è il vero valore di un libro divulgativo. Chissà se un giorno i discendenti di quella grande stagione di divulgazione paleontologica torneranno in Italia.
Io devo molto a opere come Il Grande Libro della Preistoria. Se amo la Scienza ed il suo metodo, è anche grazie a libri così, che oggi sembrano quasi impossibili, schiacciati dalla proliferazione del futile, immaturo, spettacolarizzato e, purtroppo, quasi sempre importato.
La tua edizione aveva la costa gialla con scritta rossa? La mia è fatta in quel modo.
RispondiEliminaCiao
Andrea/GGD!
Idem
RispondiEliminaQuando penso a una buona pubblicazione su tema preistorico (e mi piace usare questo termine) penso proprio a questo
RispondiEliminalibro che finalmente hai citato.
Questo libro parla a tutti e soprattutto è uno dei pochi che per l'epoca si poneva molti quesiti, non dava lezioni dall'alto
ma parlava direttamente delle ipotesi, e in questo era assolutamente innovativo. il suo punto di forza era proprio la
mancanza di schede dettagliate. In generale tutti i volumi di questa collana erano ottimi prodotti (io ne avevo 6 mi pare).
E qui mi collego al post precedente.
Purtroppo l'entusiasmo giovanile gioca brutti scherzi. Al di là della questione esperienza l'età è importante per un'altro
fattore: la visione d'insieme. Tale visione si matura solo con gli anni, o per un puro caso di predisposizione, che è
rarissimo. A vent'anni, soprattutto per chi fa studi settoriali, si ha ancora una visione troppo specialistica e, passatemi il
termine, "invasata". Si tratta di un fattore legato proprio all'età, è una questione di pensiero e non cè nulla da fare: pur
mettendoci le migliori intenzioni si è ancora troppo pieni di ingenuità che non ci si accorge mai quando si abbandona il
binario della divulgazione e si imbocca quello pieno di entusiasmo della saccenza. In pratica non si sa dove tagliare e
soprattutto non se ne ha il coraggio. Questa capacità viene sviluppata più tardi, non so dire da cosa dipenda, ma penso
c'entri con una visione distaccata, disinteressata e consapevole, di cosa sia il pubblico (forse è legata in qualche modo
alla politica, lo sviluppo del pensiero politico, un po come i sentimenti materni che le madri non hanno prima del figlio).
Insomma quello che voglio dire è che la maturità è qualcosa di più complesso che un semplice accumularsi di esperienze.
Se si pensa di scrivere un libro divulgativo per tutti, con questi presupposti, è quasi sicuro che si avrà un fallimento. è
molto più facile che a vent'anni si faccia una buona pubblicazione specialistica a campo ristretto, ma qui purtroppo entra
in gioco il fattore esperienza.
Quindi in generale è meglio aspettare che cresca un po' la barba.
ps: Andrea, tra un po esaurirai le buone vecchie pubblicazioni di cui parlare, anzi sono già quasi finite...
Troco
mi scuso per le spaziature non volute.
RispondiEliminatroco
attenzione, il libro suddetto esiste ancora in pubblicazione, ma è una versione riassuntiva che non ha nulla da spartire con l'originale. lo riconoscete dal formato piccolo, il vecchio era quasi un A4.
RispondiEliminaTroco
Quanti ricordi! Ricordi "rinfrescabili", per fortuna: conservo ancora quel libro come nuovo, nella mia libreria!
RispondiEliminaIdem.
RispondiEliminaQuando penso a una buona pubblicazione su tema preistorico (e mi piace usare questo termine) penso proprio a questo
RispondiEliminalibro che finalmente hai citato.
Questo libro parla a tutti e soprattutto è uno dei pochi che per l'epoca si poneva molti quesiti, non dava lezioni dall'alto
ma parlava direttamente delle ipotesi, e in questo era assolutamente innovativo. il suo punto di forza era proprio la
mancanza di schede dettagliate. In generale tutti i volumi di questa collana erano ottimi prodotti (io ne avevo 6 mi pare).
E qui mi collego al post precedente.
Purtroppo l'entusiasmo giovanile gioca brutti scherzi. Al di là della questione esperienza l'età è importante per un'altro
fattore: la visione d'insieme. Tale visione si matura solo con gli anni, o per un puro caso di predisposizione, che è
rarissimo. A vent'anni, soprattutto per chi fa studi settoriali, si ha ancora una visione troppo specialistica e, passatemi il
termine, "invasata". Si tratta di un fattore legato proprio all'età, è una questione di pensiero e non cè nulla da fare: pur
mettendoci le migliori intenzioni si è ancora troppo pieni di ingenuità che non ci si accorge mai quando si abbandona il
binario della divulgazione e si imbocca quello pieno di entusiasmo della saccenza. In pratica non si sa dove tagliare e
soprattutto non se ne ha il coraggio. Questa capacità viene sviluppata più tardi, non so dire da cosa dipenda, ma penso
c'entri con una visione distaccata, disinteressata e consapevole, di cosa sia il pubblico (forse è legata in qualche modo
alla politica, lo sviluppo del pensiero politico, un po come i sentimenti materni che le madri non hanno prima del figlio).
Insomma quello che voglio dire è che la maturità è qualcosa di più complesso che un semplice accumularsi di esperienze.
Se si pensa di scrivere un libro divulgativo per tutti, con questi presupposti, è quasi sicuro che si avrà un fallimento. è
molto più facile che a vent'anni si faccia una buona pubblicazione specialistica a campo ristretto, ma qui purtroppo entra
in gioco il fattore esperienza.
Quindi in generale è meglio aspettare che cresca un po' la barba.
ps: Andrea, tra un po esaurirai le buone vecchie pubblicazioni di cui parlare, anzi sono già quasi finite...
Troco
Bellissimo. Il libro e il post. Mi ha fatto ritornare bambino. Io ho imparato a "leggere" la paleontologia su quello, su un altro libro della Fabbri molto simile (non ricordo il titolo), su "Quando l'uomo non c'era" con i disegni del Sublime Burian e su una collana spettacolare, piccola ma sincera (L'età dei dinosauri, L'età dei mammiferi, Le origini dell'uomo), sempre della Mondadori, credo. Il mio sogno sarebbe quello di scrivere un'opera simile, per ragazzi, con lo stile di scrittura che aveva Halstead (e il suo traduttore). E soprattutto mi piacerebbe scrivere un libro che non si perda in migliaia di "finestre", ma che abbia un discorso organico, diviso in capitoli e non in box... Un sogno, per ora...
RispondiEliminaDiego
attenzione, il libro suddetto esiste ancora in pubblicazione, ma è una versione riassuntiva che non ha nulla da spartire con l'originale. lo riconoscete dal formato piccolo, il vecchio era quasi un A4.
RispondiEliminaTroco
Quanti ricordi! Ricordi "rinfrescabili", per fortuna: conservo ancora quel libro come nuovo, nella mia libreria!
RispondiEliminaMacKlaus
conservo ancora con cura i quattro raccoglitori con i fascicoli della raccolta "Dinosauri!" che usciva in edicola. non sono sicuri che fosse panini, forse era hobby&work?
RispondiEliminacomunque mi ha davvero segnato l'infanzia (e di conseguenza, la vita...).
Tra tutti i libri di dinosauri che ho letto da bambino forse il mio preferito è "L'enigma dei Dinosauri" di Jhon N. Wilford.
RispondiEliminaAveva poche (ma belle) illustrazioni, dava ampio spazio alla storia della desciplina (anche se in maniera "convenzionale"), e rappresentava il dibattito in corso. Forse era troppo complesso per un bimbetto di 8 anni, ma mi fece sentire "adulto" (ed era una bella sensazione, che all'epoca associavo ai Dinosauri, proprio come oggi vi associo il "tornare bambino").
Non ho mai amato invece i libri di schede, pur avendone avuti alcuni (bello quello della Diagram Grup e di Russel se non erro), è proprio la forma a "schede" che secondo me è sbagliata e poco divulgativa, non credo sia conoscendo tutte le specie possibili di dinosauro che si impara qualcosa di paleontologia, oltre tutto ne vengono scoperti (per fortuna) una sesantina di specie l'anno, per non parlare delle dozzine di dinosauriformi, arosauriformi basali, curotarsi, pterosauri ecc..
Erodoto
"L'enigma dei Dinosauri" di Jhon N. Wilford
RispondiEliminaNon so se è lo stesso libro, ma anche il mio libro preferito sui dinosauri si intitola così. E parla della stira delle scoperte, in modo accattivante, come fosse un racconto.
Il mio si intitola "L'enigma dei dinosauri" ma è di Adrian J.Desmond. Possibile un tale sinonimia?
Sono 2 libri diversi.
RispondiEliminaQuello di Wilford è stato tradotto così in italiano, ma il titolo originale è The Riddle of the Dinosaur.
Stranamente non ho mai letto il libro di Desmond, malgrado (i vantaggi di avere un padre libraio) ho una bella collezione di libri paleo anni '80.
RispondiEliminaMi hai fatto venire la curiosità, lo cercherò, anche perché ho scoperto che, purtroppo, sono ambedue ancora ristampati ed in commercio.
Gli editori italiani non hanno ancora capito che la divulgazione scientifica è come il latte, dopo un po' scade.
Erodoto
Leggilo, te lo consiglio. è scritto molto bene, soprattutto è molto divertente, scorrevole e appassionante. Lo definirei "un romanzo paleontologico".
RispondiEliminaMarco Casti
non l'hai più? guarda come ringraziamento per il blog ti posso mandare la mia copia regalatami da mio zio (che lavorava alla mondadori e ci ha inondati di libri, ma in questo non ha messo mano direttamente) a fine anni settanta.
RispondiEliminaEmiliano
Seriamente? Lo apprezzerei moltissimo!
EliminaScrivimi a "cauand chiocciola gmail punto com" per i dettagli.