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19 giugno 2011

L'enigmatico dente da Polazzo (Dalla Vecchia e Cau, 2011)

Laboratorio del Museo Geopaleontologico di Monfalcone, 12 dicembre 2009. Fabio Dalla Vecchia mi mostra un enigmatico dente fossile (foto di F. Lemma)
Come ricorderete, il 12 dicembre 2009 Fabio Marco Dalla Vecchia ha presentato a Trieste Tethyshadros insularis. Lo stesso giorno, dopo la presentazione, Fabio accompagnò me ed altri amici (tra cui Marco Auditore e Lukas Panzarin) a Monfalcone, nella località-tipo di Tethyshadros, e nel Museo Geopaleontologico di Monfalcone. Lì, Fabio mi mostrò un piccolo dente proveniente da livelli del Coniaciano-Santoniano (Cretacico Superiore) di Polazzo, sempre in Friuli, scoperto una decina di anni prima. 
La morfologia del dente, compresso labiolingualmente e con ambo le carene seghettate, poteva rappresentare un nuovo theropode italiano. Tuttavia, anche se meno noti, anche molti taxa di crocodyliformi mesozoici presentano quella dentatura. A quale gruppo apparteneva quindi il dente? In ogni caso, si trattava di una scoperta significativa. Quando Fabio mi chiese di partecipare ad un articolo che tentasse di identificare il proprietario di quel dente, accettai immediatamente: non solo perché desideroso di risolvere l'enigma, ma anche perché considero un onore poter collaborare con lui. 
L'articolo è pubblicato in questi giorni (Dalla Vecchia e Cau, 2011).
L'esemplare è una corona di un piccolo dente (circa 1cm apicodistalmente. Vedere qui per la terminologia nei denti fossili di rettili). La corona è compressa labiolingualmente, con ambo le carene munite di fitte serie di minuti denticoli. La carena mesiale si flette lingualmente verso la base. Il margine distale è dritto (non è incurvato distalmente). Alla base della corona (asterisco nella figura sotto, A e B), è presente una lieve costrizione, marcata apicalmente da un lieve rigonfiamento.
Il dente di Polazzo, in vista linguale (A), labiale (B), distale (C) e mesiale (D)

Abbiamo confrontato l'esemplare con tutti i theropodi. Nonostante alcuni caratteri siano presenti in alcuni taxa (ad esempio, la flessione linguale della carena mesiale è presente in alcuni Abelisauridae e in Dromaeosaurus; la costrizione basale è presente in molti Maniraptoriformes), la combinazione totale delle caratteristiche è ignota in Theropoda. Inoltre, i denticoli delle carene non sono totalmente distinti (ovvero, formano una vera denticolazione) ma sono fusi alla base (condizione "pseudo-denticolata"): questo carattere è assente nei theropodi. Pertanto, ci pare molto improbabile che questo singolo dente rappresenti un nuovo tipo, finora ignoto, di theropode. Abbiamo quindi comparato il dente con i vari crocodyliformi mesozoici con denti seghettati. In particolare, abbiamo osservato che la lieve costrizione basale con rigonfiamento è tipica di alcuni Notosuchia (sensu Sereno and Wilson 2009), un clade prettamente gondwaniano di cui ho già parlato. Sebbene il più noto crocodyliforme con denti seghettati del Cretacico Europeo sia Doratodon, alcuni caratteri lo distinguono dal nostro esemplare, in particolare la flessione della carena mesiale, che invece è condivisa in almeno una specie, Araripesuchus wegeneri, del Cretacico Inferiore del Niger.
Araripesuchus wegeneri (da Sereno and Wilson 2009). L'animale che in vita portava il dente di Polazzo potrebbe aver avuto un aspetto simile a questo crocodyliforme lungo circa 1 metro.

Pertanto, riteniamo che il dente di Polazzo appartenga ad un possibile notosucho simile ad Araripesuchus wegeneri. Si tratta quindi della prima evidenza di notosuchi in Italia. Dato che questi coccodrilli erano prettamente terricoli e non semiacquatici, la scoperta aggiunge sostegno all'ipotesi che nel Mesozoico il territorio italiano non fosse totalmente sommerso come spesso creduto.
Ringrazio Fabio Dalla Vecchia per avermi coinvolto in questo studio.

Bibliografia:
Dalla Vecchia F.M., and Cau A. 2011. The first record of a notosuchian crocodyliform from Italy. Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia 117(2). In press.
Sereno P.C., and Larsson H.C.E. 2009. Cretaceous Crocodyliforms from the Sahara. ZooKeys 28: 1–143.

8 commenti:

  1. Interessante come da un piccolo pezzettino del puzzle si possa risalire (più o meno) al 'disegno' completo della bestiola.

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  2. Raiders of the lost taxa strike again.

    Chissà quanta roba c'è da scoprire tra Friuli e Istria...

    Valerio

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  3. ma _Doratodon_ appartiene anch'esso al clade dei Notosuchi, oppure questa è la prima evidenza della presenza di questo gruppo non solo in Italia, ma in tutta l'Europa? se così fosse, ciò potrebbe convalidare ulteriormente l'ipotesi che le terre emerse corrispondenti all'attuale Italia, durante alcuni piani del Cretaceo, fossero più direttamente collegate con il Gondwana che con il resto del continente europeo, o no?
    Giacomo

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  4. La posizione di Doratodon in Crocodyliformes è incerta e poco testata nelle analisi più dettagliate e recenti (in particolare in quelle che abbiamo usato noi come "base tassonomica"), anche se è plausibile che anch'esso sia in Notosuchia. In tal caso, Doratodon è il primo notosucho europeo.
    Nell'articolo, menzioniamo che la nostra scoperta avvalora un legame tra piattaforme carbonatiche italiane e Africa (e quindi Gondwana).

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  5. Forse cacciava lui Tethyshadros insularis (magari i cuccioli)?

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    1. Questo dente risale a 15 milioni di anni prima di Tethyshadros. Improbabile una qualche predazione...

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  6. SALVE DOTT.Cau molto interessante questa relazione sul dente che è stato rinvenuto in FRIULI e le dico cosi'perche'praticamente l'anno scorso ne ho trovato uno molto molto simile sempre in FRIULI vicino a Pordenone in un luogo ricco di antichi laghi palustri il mio pero'è preso molto male ma per fortuna si vede molto bene la carena distale è dello tesso colore ma un pelo piu grande e probabilmente usato come arnese da lavoro comunque di denti fossili se ne trovano ma a nessuno sembra interessi!Mandy Dott. Cau e complimenti per la sua competenza.

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