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Sì, Tim, lo sentiamo anche noi... |
Una delle iconografie (o
meglio, fonografie) classiche associate ai dinosauri è l'effetto
acustico del loro passo. Nomi come Brontosaurus (rettile [dal
passo] tuonante) e Seismosaurus (rettile [dal passo di]
terremoto) sono figli della suggestione che i grandi dinosauri,
letteralmente, avessero un passo così potente e pesante da produrre
un suono o delle vibrazioni del terreno. In Jurassic Park (il film),
il passo del Tyrannosaurus è in grado di far increspare
l'acqua in un bicchiere, mentre nel suo seguito, l'arrivo della
coppia di Tyrannosaurus è annunciato dalle (esagerate) onde
che il loro passo genera sulla superficie di una pozza d'acqua.
Ho sempre pensato, senza
troppo soffermarmi sulla questione, che queste iconografie fossero
iperboliche ed esagerate. Ed in effetti, è molto improbabile che un
dinosauro al passo generi gli effetti acustici e meccanici che
vediamo nei film. Tuttavia, è possibile che il mio scetticismo, per
quanto motivato a livello sonoro, possa essere eccessivo a livello
infra-sonoro. L'enfasi per l'improbabilità degli elementi più
appariscenti e rumorosi potrebbe far dimenticare che esiste una ampia
gamma di fenomeni acustici che noi non possiamo cogliere col nostro
orecchio, perché sotto la soglia dei nostri percettori acustici. Ad esempio, è noto che molti animali sono in grado di
captare le onde infrasoniche prodotte dal movimento di altri animali,
in particolare le onde (micro)sismiche, le vibrazioni prodotte durante il passo di
un animale.
Partendo da queste
constatazioni, in uno studio in fase di pubblicazione Blanco et al.
(2018) discutono su un piano prettamente teorico quali sarebbero le
onde (micro)sismiche generate dai grandi dinosauri, se queste siano
differenti nei vari gruppi, e se ciò possa aver avuto qualche
effetto nella vita ed evoluzione di questi animali.
Gli autori usano una serie
di equazioni meccaniche e misurazioni su animali viventi per
stabilire se esista una differente dinamica acustica nel passo dei
dinosauri a seconda della forma del piede (deducibile dalle impronte
fossilizzate). L'intensità delle onde sismiche prodotte da un passo
è legata al peso dell'animale ed alla superficie del piede, me il modo con cui le onde si propagano è legato alla geometria del piede, in particolare, al rapporto tra lunghezza e ampiezza dell'orma. I
calcoli indicherebbero che il passo di un grande sauropode produce
onde con intensità 25 volte quella prodotta da un elefante, mentre
un grande theropode come Tyrannosaurus, genererebbe onde con
intensità più del doppio di quella di un elefante. I calcoli quindi
suggeriscono che, in qualche modo, l'acustica infrasonica del passo
non è un elemento da trascurare nella vita dei grandi dinosauri.
Questo ha senso, tuttavia, nell'ipotesi che i dinosauri abbiano meccanismi
sensoriali idonei per captare questo tipo di onda. Sebbene nei
rettili e negli uccelli l'udito è in grado di captare onde
infrasoniche, ciò non impica automaticamente un qualche adattamento
specifico nei dinosauri estinti. I fossili non aiutano molto in proposito, a meno di non forzare l'anatomia dell'orecchio interno per dirci qualcosa che, forse, è deducibile solo dalle parti molli (o dal comportamento in vita).
L'articolo prende una
piega intrigante quando gli autori notano che il comportamento delle
onde sismiche generate dal passo varia a seconda della forma del
piede. In particolare, gli autori osservano che i loro calcoli
prevedono che un piede allungato e stretto propaghi le onde sismiche
principalmente lungo direzioni perpendicolari ai lati del piede, mentre i piedi con forma dell'orma
meno allungata (o più ampia che lunga) non hanno questo
comportamento acustico. Ed è sulla base di questo risultato
meccanico che gli autori partono in una speculazione adattativa:
siccome i taxa con le orme più strette e allungate sono tutti
theropodi predatori (therizinosauroidi e ornithomimosauri hanno orme
più ampie e divaricate rispetto ai theropodi ipercarnivori, simili agli altri dinosauri non-predatori), gli
autori concludono che la forma del piede dei theropodi sia un
adattamento per favorire il “camuffamento acustico”. Ovvero, i
piedi stretti dei theropodi, dissipando l'onda acustica
perpendicolarmente alla direzione del passo, renderebbero il passo
stesso non captabile dalle prede, che si presume siano lungo la direzione del passo, quindi fuori dal range di propagazione delle vibrazioni (qualora, come ho scritto prima, che
i dinosauri fossero effettivamente in grado di captare le onde
infrasoniche del passo).
Ci sono due punti deboli
di questa ipotesi. La prima è che il piede dei theropodi tende ad
avere proporzioni meno allungate all'aumentare delle dimensioni (ovvero, proprio nei dinosauri con maggior bisogno di camuffare il "rumore" prodotto dal loro passo),
suggerendo che la forma del piede sia, innanzitutto, vincolata a
questioni puramente dimensionali e non sia un adattamento predatorio. Inoltre, il campione di orme usato
è secondo me troppo piccolo, e probabilmente ignora le numerose
eccezioni tra i vari tipi di icnotaxon.
Infine, i calcoli di Blanco
et al. (2018) predicono che questo “camuffamento” acustico
sarebbe tuttavia efficace solamente entro un raggio di 25 metri dalla
sorgente sonora (il piede del predatore), mentre oltre quella
distanza il comportamento acustico dei piedi dei vari dinosauri tende
ad essere analogo. Se per voi 25 metri sono uno spazio sufficiente
per inscenare un agguato ad una preda, lo stesso discorso
probabilmente è del tutto vano se siete lunghi 10 metri e la vostra
preda è lunga 25 metri: entro tale distanza, e date le dimensioni
dei contendenti, è probabile che il “vantaggio acustico” sia
molto marginale per determinare il successo dell'attacco (vedi mio
recente post su come attaccare un sauropode).
Il mio giudizio su questo
studio è lo stesso di altri casi analoghi in passato. Cercare di
speculare sul significato adattativo di questi calcoli è pericoloso.
A meno di poter dimostrare che la forma del piede nei dinosauri si
sia modificata mano a mano che questi si adattavano a diversi regimi
alimentari, penso che siamo di fronte al classico eccesso di
adattazionismo ottuso: voler vedere una causa adattativa in caratteri
anatomici che sono probabilmente il mero effetto di vincoli fisici
(le dimensioni corporee, che impongono al piede di avere delle forme
specifiche a seconda del peso dell'animale e della sua postura) e
retaggi evolutivi (tutti i theropodi discendono da forme
funzionalmente tridattile con piede simmetrico e terzo dito
allungato, perché quel piede è il migliore nel trasmettere le
spinte di un passo parasagittale eretto).
Voler vedere (anzi,
sentire) una spinta selettiva a vantaggio di piedi “silenziosi”
per i predatori è sicuramente intrigante, ma proprio perché
intrigante, è quasi sicuramente una forzatura iper-semplicistica che
ignora i numerosi fattori che plasmano la forma dei piedi nei
dinosauri.
Bibliografia:
Ernesto Blanco ,
Washington W. Jones , Nicolas Benech. 2018. The seismic wave motion
camoußage of large carnivorous dinosaurs. Journal of Theoretical
Biology. DOI: https://doi.org/10.1016/j.jtbi.2018.10.010