(Rough) Translator

20 giugno 2008

Intervista a Marco Auditore

Con questo post inauguro una serie che spero di estendere il più possibile. Parlare di teropodi significa prima di tutto parlare con coloro che i teropodi li hanno scoperti, studiati e “riportati alla vita”: paleontologi, paleoartisti, ma non solo...

Questa prima intervista riguarda la paleoarte: essa oltre ad essere un supporto validissimo nelle ricerche scientifiche (come mezzo di illustrazione dei dati, di visualizzazione ed espressione di modelli e teorie) è anche, forse soprattutto, il tramite fondamentale tra ricercatori e pubblico. Essa è, spesso, la molla scatenante di una futura carriera paleontologica.

Sarebbe riduttivo comparare le produzioni nostrane con i più famosi equivalenti anglosassoni: per questo, anche se il paragone con uno dei più influenti paleo artisti americani è immediato, mi limiterò ad introdurvi Marco Auditore semplicemente per quello che è: una persona che stimo profondamente dal punto di vista umano e professionale, un grande paleo artista, probabilmente tra i migliori al mondo nel ricostruire graficamente uno scheletro fossile (impresa tutt’altro che semplice: provare per credere!).

Ciao Marco. Da dove proviene la tua passione per la paleontologia, ed in particolare per la paleoarte?


MARCO: La passione per la paleontologia, e per i dinosauri in particolare, davvero non so, c'è da sempre. Ricordo come fosse ieri che già all'età di tre anni (e non ho ricordi precedenti), già rompevo le scatole a mia mamma davanti ai negozi di giocattoli per farmi comprare i blister con gli animali preistorici in plastica. O come impazzivo guardando un documentario sui dinosauri in braccio a mio papà. Era bellissimo, ricordo che i dinosauri si muovevano in stop-motion, ma purtroppo non ricordo il titolo esatto, e non l'ho mai più visto replicato. Diciamo che probabilmente ho applicato il fascino di questi animali enormi (soprattutto allora, ai miei occhi di bambino) all'amore per la natura che ho sviluppato fin da piccolissimo, grazie soprattutto a mio papà che mi ha fatto fare delle sessioni davanti alla tv a guardare documentari naturalistici, all'epoca molto presenti in televisione. Riguardo la paleoarte, semplicemente, sempre fin da piccolissimo, mi è sempre piaciuto disegnare, e 1 + 1 fa 2. E poi, oltre ai dinosauretti in plastica, cercavo di farmi regalare ogni libro sugli animali preistorici che potevo, e la folgorazione è avvenuta con il libro "Quando l'uomo non c'era" con i dipinti, tutt'ora meravigliosi (e, per quanto riguarda gli animali post-cretacei, anche attualissimi), di Burian.


Hai uno o più paleoartisti di "riferimento"?


MARCO: Sicuramente. Nonostante il mio amore per i dinosauri, ho attraversato un periodo di stanca causato dall'impossibilità di trovare materiale "adulto" in libreria (tutto quello che si trovava era rivolto ad un target decisamente basso), e all'epoca internet non si sapeva ancora cosa fosse.
Poi, finalmente un'eccezione: il libro "Dinosauri" con le illustrazioni di WILLIAM STOUT, forse un po' fumettose, ma per la prima volta i dinosauri erano rappresentati come animali vivi e vegeti come quelli attuali, attivi, colorati, veloci. Fu un piccolo shock che fece riesplodere a mille la mia grande passione. E con le forze rinnovate ricominciai la ricerca di materiale e trovai anche nella mia città (Genova) una piccola ditta che importava libri dall'estero. Il primo ordine fu "The Dinosaur Heresies" di ROBERT BAKKER: Anche lì i dinosauri erano animali vivi e veloci, e, soprattutto, vidi per la prima volta gli scheletri dei dinosauri inseriti nella silhouette nera del corpo. Una genialata! Che fu poi perfezionata da quello che, secondo me, è il vero punto di riferimento di tutti gli illustratori attuali di dinosauri: GREGORY PAUL. Il più grande.



Come procedi nella preparazione delle tue tavole? In particolare, negli studi scheletrici, hai un modus operandi fisso o vari a seconda dell'animale?


MARCO: Preciso che mi interessa maggiormente la ricostruzione scheletrica rispetto all'animale in vita. Fondamentalmente ho un modo di lavorare standard per le mie ricostruzioni: la base di partenza dev'essere, necessariamente il fossile (se possibile) o la foto di quest'ultimo (se non si ha modo di avere il vero fossile di prima mano). Non voglio basarmi su ricostruzioni fatte da altri perché il rischio di essere influenzati è alto, a scapito della correttezza del disegno.
Ogni volta c'è un vero e proprio studio dietro (ho la fortuna di avere una discreta bibliografia accumulata negli anni e, per ogni animale, lo studio di tutte le specie affini è fondamentale), tanto che il disegno vero e proprio, rispetto al tempo impiegato a documentarmi, occupa una percentuale piccolissima. Il disegno lo faccio su fogli lucidi (utilizzando una micromina) in modo che, se alcuni particolari sono visibili solo su un lato del fossile, il disegno degli stessi lo faccio dal lato giusto, diminuendo le possibilità di imprecisioni. Il formato che uso generalmente è l'A3, anche se per i sauropodi è sempre piccolo... Inutile dire che cerco di stare il più attento possibile con le proporzioni, e per questo l'utilizzo di righe e squadre per misurale i fossili (o le foto...) è continuo.
Finiti tutti questi preliminari (che ripeto, durano giorni) il disegno vero e proprio avviene con una bozza rapida per posizionare tutte le ossa in maniera tale che la posa non sia innaturale, e su questa, pian piano controllo prima le proporzioni delle singole parti, e poi comincio ad inserire i particolari delle singole ossa. C'è anche da dire che, sempre, il cranio merita uno studio a se, e che poi, una volta finito, viene inserito nello scheletro. Per le parti dello scheletro non conservate, è fondamentale lo studio delle specie affini, in maniera tale da inserire tali ossa in maniera congrua. Finito il disegno a matita, su questo sovrappongo un altro lucido per ricalcarlo con la china (uso le Rotring per il disegno tecnico). Successivamente c'è una parte che amo e odio allo stesso tempo: la slhouette. Adoro fare l'outline del corpo sullo scheletro che ho appena finito di disegnare, ma è veramente noioso riempire, poi, con il nero. Tra l'altro, per farlo utilizzo un pennarello nero a punta fine per le parti piccole (come le finestre del cranio, gli spazi tra le costole, etc. etc.), mentre per le campiture grosse uso l'inchiostro di china dato a pennello.


Le tue illustrazioni sono state utilizzate in varie pubblicazioni scientifiche e divulgative. Hai un ricordo particolare in riguardo?


MARCO: In generale è sempre una grandissima soddisfazione vedere un proprio disegno pubblicato su una rivista od un libro, ma c'è una cosa che mi ha fatto veramente un piacere incredibile, anche perché giunse inaspettata: qualche anno fa avevo preparato la ricostruzione scheletrica del Chirostenotes. Fu un lavoro impegnativo, perché di questo oviraptorosauro si conoscono resti frammentari provenienti da diversi individui, quindi non in proporzione fra loro. Metterli insieme in proporzione era stato impegnativo, e, nonostante tutto, quello che si aveva dello scheletro era una piccola percentuale. Quindi ripresi in mano TUTTI gli articoli degli oviraptorosauri per completare in maniera sensata lo scheletro. Finito il disegno (di cui, dove possibile, feci anche le viste dorsali o anteriori di alcuni particolari), volli aggiungere una didascalia (anche per mia utilità) per indicare i singoli esemplari da cui avevo preso i vari particolari.
Devo dire che, contrariamente a quanto avviene di solito (sono sempre molto critico con me stesso), quella volta fui particolarmente soddisfatto del risultato finale. Mesi dopo, nella mia continua ricerca di informazioni sugli oviraptorosauri, contattai Phil Currie, uno dei più grandi esperti di theropodi (e oviraptorosauri), per avere delucidazioni sulla foto del cranio di un oviraptoride che aveva pubblicato sul suo capitolo (riguardante i Theropoda) del libro "The age of Dinosaurs in Russia and Mongolia". Mi venne spontaneo pensare di sottoporgli la mia ricostruzione di Chirostenotes, per avere il parere di uno dei più grandi esperti di theropodi del mondo, considerando anche che aveva anche descritto vari esemplari di caenagnatidi, lavori che erano stati fondamentali per il mio disegno. Ebbene, già il giorno dopo trovai la sua risposta: prima ancora di rispondere al vero quesito della mia e-mail (il cranio del'oviraptoride) mi disse che, se non avevo già in progetto di pubblicarlo da altre parti, avrebbe voluto pubblicare il mio Chirostenotes nel libro che stava scrivendo in quel momento: "Dinosaur Provincial Park"! Rilessi l'e-mail più volte, non poteva essere vero! La gioia fu indescrivibile! Inutile dire che accettai con entusiasmo e, quando finalmente mi spedì una copia autografata del libro, andai subito a cercare il mio disegno. In realtà la ricerca fu molto semplice, giacché Phil mise un post-it che spuntava proprio dalla pagina giusta. Nella didascalia del disegno c'era il mio nome! E nei ringraziamenti finali del capitolo la scritta "Figure 19.5 was skilfully assembled by Marco Auditore (Genoa, Italy)."! Ammetto che, seppur scioccamente, per giorni rimasi felicissimo. E quando, finalmente, tornai "normale", e trovai il tempo per cominciare a leggere il libro dall'inizio, un altro flash: nei ringraziamenti iniziali, dopo l'elenco di tutti i paleontologi che avevano contribuito come autori dei vari capitoli, c'erano i ringraziamenti agli artisti che avevano permesso l'uso delle loro opere. Ebbene... vidi nuovamente il mio nome, per primo (!) proprio davanti a quello del mio idolo Greg Paul! E a seguire tutti gli altri. Solo dopo realizzai che gli artisti erano elencati in ordine alfabetico. Ciò non toglie che il mio nome era lì! E via di nuovo, contento come una Pasqua per giorni. Ripeto so che è sciocco, ma è stata davvero una grande soddisfazione.


Hai alcuni progetti in preparazione che puoi anticipare?


MARCO: Delle cose entusiasmanti (per me): i disegni per la monografia sullo Scipionyx, e le ricostruzioni del cranio e dello scheletro di "Antonio". Questi lavori li sto facendo grazie a Cristiano dal Sasso e Simone Maganuco (Scipionyx) e Fabio Dalla Vecchia ("Antonio"). Approfitto di questo spazio per ringraziarli per le opportunità che mi offrono, e che mi hanno offerto in passato (mi hanno già permesso di collaborare con loro per lo Spinosaurus e per il Bobosaurus). Penso davvero che non potrò mai sdebitarmi con tutti loro, perché hanno fatto sì che un mio sogno divenisse realtà: i miei disegni a supporto di descrizioni vere e proprie. Naturalmente questi impegni "professionali" hanno rallentato drasticamente la mia attività amatoriale, ed è questo il motivo per il quale, da qualche anno, non sono più riuscito a completare disegni al di fuori di quelli succitati (e che naturalmente vedranno la luce solo con la pubblicazione dei lavori definitivi).


Gli oviraptorosauri sono uno dei tuoi soggetti preferiti. Cosa li rende tali?


MARCO: Non saprei dire con precisione... Mi ha intrigato da sempre il cranio del'olotipo di Oviraptor, che nella rappresentazione originale di Osborn era davvero una bizzarria rispetto ai crani più tradizionali degli altri theropodi. Con l'affermarsi della teoria della discendenza degli uccelli attuali dai dinosauri, e con la scoperta di molti esemplari, generi e specie di oviraptorosauri (molti dei quali ancora da descrivere, e moltissimi che non saranno mai descritti perché finiti in mani private), mi sono piaciuti sempre di più. Hanno caratteri aviani pronunciatissimi, e il cranio richiama quello degli psittaciformi in maniera impressionante (confrontate il cranio del Conchoraptor con quello di un Amazona), li considero i veri "psittacosauri". Chissà, forse un giorno un nuovo genere verrà battezzato "Psittacomimus".


Nel 2006 sei stato in Patagonia, per il Progetto ArgenDino. Hai un ricordo particolare? L'esperienza sul campo ha delle analogie con l'illustrazione, oppure sono ambiti completamente distinti?



MARCO: No, è un'esperienza diversissima rispetto a quella dell'illustratore. Devo dire che quella spedizione è stata funestata da diversi inconvenienti che hanno ridotto gli scavi veri e propri a pochi giorni. Ma quei giorni sono impressi a fuoco nella mia memoria, in particolare quando con Simone (Maganuco) ci siamo trovati ad estrarre dalla roccia una serie di nove vertebre caudali (con ogni probabilità titanosauriane) e vedere che erano tutte in sequenza è stato entusiasmante. Ma bellissimo tutto, dal viaggio carico di aspettative, alla conoscenza delle persone con i loro usi e costumi (comunque diversissimi da quelli a me quotidiani), alle prospezioni sul campo, tutto. E' proprio un'esperienza di vita.
E anche in questo caso, voglio ringraziare il direttore del progetto, Paolo Gandossi, con il quale abbiamo fondato (sempre assieme a Simone Maganuco) l'Associazione Gondwana, e che speriamo possa contribuire al mondo della paleontologia anche in futuro, con nuove spedizioni, mostre e quant'altro.


Potete trovare molte opere di Marco su: http://www.studiotsunami.it/minmi/index.htm

6 commenti:

  1. Caspita per Me,Fabio e Filippo che siamo le new entry di ArgenDino queste parole ci caricano di emozioni ,aspettative e curiosità...
    ...Grande Auditore...

    RispondiElimina
  2. cavolo davvero che occasione siete davvero fortunati... non vedo l'ora..
    se casaomai in un lontano improbabile futuro avro questo onore..

    Comunque interessante intervista , bella'idea hai avuto Andrea !!


    domenico

    RispondiElimina
  3. credo di parlare anche a nome degli altri paleontologi ne dire che anche noi non saremo mai in grado di sdebitarci con Marco per tutto quello che ha fatto e sta facendo sempre con estremo entusiasmo e grande disponibilità per le illustrazioni, la ricerca bibliografica e, al di là della paleontologia, per la sua sincera amicizia.
    :-)
    simone
    p.s. provate a ingrandire un disegno di Marco e uno di Gregory Paul e a guardare ad esempio il dettaglio delle vertebre.. Non aggiungo altro.

    RispondiElimina
  4. Mi aggiungo ai commenti e non posso esimermi dal notare la bellezza delle ricostuzioni di Auditore e di Cau.
    "[...] come mezzo di illustrazione dei dati, di visualizzazione ed espressione di modelli e teorie) è anche, forse soprattutto, il tramite fondamentale tra ricercatori e pubblico. Essa è, spesso, la molla scatenante di una futura carriera paleontologica."
    Parole sacrosante.
    Inoltre "Quando l'uomo non c'era" con le illustr. di Burian è stata anche la mia personale molla scatenante in illo tempore.
    Post Scriptum: da quello che so di Auditore è ligure come me, qual migliore captatio benevolentiae!
    Spero di leggere altre interviste belle come questa.

    Leonardo

    RispondiElimina
  5. Bellissima intervista, sopratutto la parte di Argendino... cavoli, son sempre più emozionato!
    Non vedo l'ora di vedere le opere su Ciro e Antonio :)

    RispondiElimina
  6. Ciao, non sono pratico di blog, e non so se è normale che l'intervistato lasci un commento sulla sua intervista! A parte gli scherzi, come al solito in mancanza totale di tempo libero, non sono riuscito a fare una capatina sul blog fino a stasera... ebbene, ho visto e letto tutti i commenti, prima incuriosito e poi contento! Grazie a tutti, ed in particolare ad Andrea e Simone. Il perchè è semplice, loro mi conoscono personalmente ed hanno sottolineato la stima che hanno di me come persona (oltre che come illustratore): ebbene, sarò sentimentale, ma questa cosa mi ha reso felicissimo, e non c'è fossile che valga un'amicizia! Tranne quello del GIN 100/42 naturalmente! Scherzo, grazie amici, e grazie a tutti :)

    Marco

    RispondiElimina

I commenti anonimi saranno ignorati
-------------------------------------------------------------
Anonymous comments are being ignored
-------------------------------------------------------------