Systema Naturae
Ambienti senza confine
Lo schema, la categoria, la parola,
sono tutti sistemi di semplificazione utili a ragionare sulla
statistica, sul valore medio, su cosa succede normalmente facendo
questo e facendo quello.
Il pensiero stesso, frutto
dell'evoluzione del nostro cervello (evoluzione sia genetica che
memetica1), funziona proprio basandosi sulla
semplificazione dei fenomeni percepiti con i sensi (frutto anch'essi
dell'evoluzione).
Tuttavia questa stessa semplificazione
e categorizzazione rende in realtà corrotto e invalido il
ragionamento, o meglio, il ragionamento rimane valido solo accettando
come verità le categorie di partenza.
Nell'andare a stabilire cosa stia
dentro o fuori da una categoria però, compiamo una forzatura, una
presa di posizione, nonchè una interpretazione della realtà.
Ma soprattutto il grande crimine
intellettuale inizia stabilendo grande differenza tra ciò che sta
dentro e ciò che sta fuori ad una categoria.
Pensiamo al discorso della maggiore
età: a 18 anni si è maggiorenni, pertanto la categoria maggiorenne
va dai 18 anni all'infinito. Quale è l'ovvia conseguenza di ciò?
Che si dà un valore di somiglianza a
un 18enne e un 90enne, mentre si dà un valore di differenza a un
17enne e un 18enne.
Oppure, tanto per avvicinarci ai temi
da me affrontati in pittura, si fa enorme differenza tra un Homo
erectus e un Homo sapiens mentre si fa molta meno
differenza tra uno scoiattolo e un cavallo, in nome di una categoria
discriminante temporale: la Preistoria, o meglio il Tempo Profondo2.
Oppure ancora, in questa precisa
mostra, il vero soggetto ad essere percepito alieno è probabilmente
il pianeta Giove, facendoci notare come la categoria "Pianeta
Terra" sia a noi più cara della categoria "Sistema Solare"
per ovvi motivi.
In realtà ad una analisi oggettiva in
tutto questo non c’è ancora la vera ingiustizia intellettuale. Il
crimine avviene più tardi, quando nell'evoluzione culturale
(memetica) le categorie di partenza, create per un preciso scopo,
prendono il largo (deriva culturale3) e vengono utilizzate
in senso lato anche per altri scopi, oppure semplicemente il tempo
che passa rende aliena la categoria concepita per un mondo che ormai
non è più così. Ed è in questo punto che la categoria
inizialmente utile può divenire finalmente pericolosa.
Essa si allontana da ciò che io
definisco buon-senso, una cosa che la società del futuro dovrà
riscoprire al più presto prima di soccombere a se stessa. Il buon
senso è uno strumento naturale gratuito di cui siamo dotati che
contiene in sè concetti di gradazione e intuito sociale. Sfruttarlo
ed incanalarlo nella giusta direzione (ovviamente nudo e crudo mal si
adatta ad una società già evoluta) sarà il compito dei politici
del futuro.
Le opere presentate in questa mostra
sono un altro esempio.
Se soprassediamo sulla categoria
"dipinti", inevitabile, vedremo subito come i soggetti
rappresentati siano difficilmente riconducibili a una specifica
categoria dall'uso quotidiano.
Eppure il collegamento è
semplicissimo: espressioni ambientali.
Giove è un'espressione ambientale,
così come lo è il Sivatherium del Pliocene. Così come può
esserlo una colonia di stromatoliti del primo Archeano, oltre tre
miliardi di anni fa. Così come lo è un rotolone per l'irrigazione
di progettazione francese.
Questo vuole essere il mio messaggio:
tutto è collegato, tutto è natura, incominciamo ad abbandonare i
nostri schemi antropocentrici che ci impediscono di imparare ed
apprezzare la disarmante semplicità della vita e dell'evoluzione,
l'unico pensiero filosofico veramente degno di tale nome4
, che ebbe il suo debutto in società 200 anni fa (con padre Darwin)
ma che continua a rimanere pericolosamente in sordina.
E’ un vero peccato perchè ne va
della nostra religiosità:
non potendo più infatti le religioni
reggere il confronto con un'epoca di globalizzazione (in cui
competono tra di loro con ritmi accelerati facendo vincere le più
adatte ad essere replicate, secondo processi squisitamente memetici
essendosi perso il controllo verticizzato) e di verità scientifiche
è proprio lì che dobbiamo incanalare i nostri sentimenti di
religiosità se non li vogliamo perdere: una religiosità
naturalistica, e vi assicuro è una religiosità assai più profonda,
consapevole, matura e appagante.
Certo, rimane l'alternativa della dolce
ignoranza ingenua, ma non è un bel vedere nel 2000 inoltrato.
Per concludere, una nota doverosa: mi
rendo perfettamente conto come non sia cosa facile proporre una
visione della vita evoluzionistica all'improvviso senza una
preparazione lenta e profonda. Noi siamo nati per credere5
, i nostri sensi sono stati forgiati dall'evoluzione in funzione di
un certo tipo di mondo (i nostri sensi ci fanno percepire la terra
come piatta e le stelle in orbita attorno a noi)6 e la
scienza non ha fatto altro che dirci continuamente: siamo inadatti a
percepire il mondo, la realtà è un'altra. Il fatto è che la
scienza utilizza nuovi sensi, che non ci appartengono, il paragone si
potrebbe fare con gli squaliformi ad esempio, il loro senso dei campi
elettrici, localizzato in poche cellule sul muso, gli fa percepire il
mondo in maniera molto diversa da come lo percepiamo noi, possono ad
esempio percepire le prede nascoste sotto la sabbia, immaginiamo di
possedere all’improvviso un senso come quello, non contemplato dai
nostri istinti. Il nostro cervello si è evoluto assieme ai nostri
cinque sensi, pertanto un nuovo sesto senso artificiale (come ad
esempio l'indagine satellitare o lo studio del dna), che non è
proprio un senso senso ma una amplificazione articolatissima dei
pochi di cui siamo dotati (alla fine continuiamo a percepire le
immagini con gli occhi), si trasforma in "sapere cose che non
dovremmo sapere” e ci fa sobbalzare ogni volta. Richiede anni e a
volte secoli per normalizzare le nuove scoperte, e ogni volta che
nasciamo abbiamo bisogno dell'istruzione per imparare e normalizzare
le conquiste intellettuali, poichè nasciamo sempre azzerati, con la
forma base di Homo sapiens adatto per vivere ai margini del
Pleistocene. L’uomo è fatto per essere curioso, per scoprire e
inventare ma anche per essere tradizionalista, abitudinario e
conservatore.
Quello che voglio dire, e concludo, è
che io non sono troppo a favore dei ritmi con cui avvengono le nuove
scoperte7, poichè ogni scoperta ha bisogno di tempo per
essere assorbita, ma mi rendo anche altrettanto conto che una volta
avvenuta una scoperta è sbagliato nascondere la testa sotto la
sabbia. Quello che si sa va divulgato. Fare finta di niente non è
segno di coraggio, anche perché prima o poi la verità torna sempre
a galla. Quello che posso dire è solo che spero che in futuro la
ricerca scientifica non venga, diciamo, proibita, ma solo un po'
rallentata in modo che segua dei ritmi di apprendimento più umani.
Emiliano Troco
(1)
"La macchina dei memi" di Susan Blackmore 1999.
Semplificando "meme" è l'unità culturale corrispondente a
"gene" in biologia. Il termine è stato coniato per la
prima volta da Richard Dawkins ne "Il gene egoista" nel
1976. Francesco Ianneo con "Memetica" compie una buona
sintesi dell'argomento nel 2005.
(2)
In realtà qui sta celata anche una categoria nascosta: la visione
creazionistica del mondo, quindi la negazione dei principi
dell'evoluzione.
(3)
Per deriva culturale voglio intendere un fenomeno memetico
paragonabile alla deriva genetica in natura, ovvero una mutazione
autoselettiva, priva di addentellati con la funzionalità ambientale.
(4)
Io ritengo che qualsiasi filosofia storica o contemporanea non sia
valida se non contiene parte del pensiero neodarwinista o almeno un
embrione di collegamento con esso, dal momento che tutta la filosofia
possibile (economica, sociale, storica, religiosa, etc) parla della
vita dell'Homo sapiens,
e la vita dell'Homo
sapiens è spiegabile
unicamente su solide basi evoluzionistiche.
(5)
"Nati per credere" di Pievani-Girotto-Vallortigara, 2008.
(6)
“Un burka smisurato”, ultimo capitolo de “L’illusione di Dio”
di Richard Dawkins, 2006.
(7)
Intendo soprattutto le scoperte di facile applicazione
socio-tecnologica, le scoperte paleontologiche e astronomiche
difficilmente portano a sconvolgimenti sociali, più rischiosi sono i
campi della genetica e dell'informatica ad esempio (ma questa
divisione netta in categorie è proprio ciò che non dovrei fare,
ecco dunque un esempio della funzione del buon senso!)
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