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05 maggio 2010

Paolo Uccello, il Primo Paleoartista?

In un mondo di paleoartisti che partono dai dinosauri per creare animali fantastici, è piacevole scoprire casi di reali artisti che partendo da animali fantastici hanno creato delle parvenze di dinosauri. Questo post sconfina in ambiti di altri blog. Mi scuso preventivamente per l'eventuale serie di idiozie che probabilmente sto per scrivere data la mia ignoranza in materia.
Tutto nasce da un'opera di un artista del 1400 che ho trovato in rete.

I draghi mitologici sono creature fantastiche, spesso nate assemblando parti distinte di creature reali. Esistono numerose tipologie di drago, e non è mia intenzione discuterle qui. La mia ignoranza in materia di storia dell'arte mi portava a credere che la maggioranza dei draghi rappresentati dai grandi artisti occidentali del passato (non mi interessa parlare dei draghi delle culture non europee né della abbondantissima produzione fantasy occidentale dell'ultimo secolo) fosse riconducibile a due tipologie (sì, tipologie): il drago "serpentiforme" e quello "quadrupede alato".
Oggi, mi sono imbattuto in un'opera veramente notevole. Essa è della prima metà del XV secolo, e raffigura il più antipatico di tutti i santi, San Giorgio, mentre uccide il famoso drago (di San Giorgio). L'opera è di Paolo Uccello. Il drago è veramente notevole, perché, a differenza della maggioranza dei draghi (a me noti) è straordinariamente theropodesco.
Il drago in questione è, infatti: BIPEDE, CON ARTI POSTERIORI ERETTI, PIEDE DIGITIGRADO, TRE DITA NEL PIEDE DI CUI IL CENTRALE MAGGIORMENTE SVILUPPATO, ARTI ANTERIORI MODIFICATI IN ALI E CODA SOLLEVATA DA TERRA. 
Solo i Theropoda hanno queste caratteristiche!
Ovviamente, non sto sostenendo alcuna ipotesi di tipo "geomitologico", dato che non ho minimamente le conoscenze e gli strumenti adatti per farlo. Qui, mi limito solo a notare come sia stato realizzato un animale fantastico che, forse casualmente, presenta caratteri anatomici tipici dei theropodi. Ecco l'opera:
P. Uccello - S. Giorgio e il drago (particolare) (da Wikipedia)
La forma, postura e proporzioni della gamba e del piede è veramente sbalorditiva, considerando che si tratta di un'opera realizzata più di 400 anni prima che qualcuno scoprisse l'esistenza di animali bipedi con quelle forme. Le dimensioni sono quelle di un theropode di taglia medio-grande. Ripeto, non voglio sostenere alcuna relazione di causa ed effetto tra fossili e opera d'arte, mi limito a constatare l'interessante similitudine, accresciuta dal fatto che, aldilà della ali da pipistrello, esso è un vero bipede alato (quindi, a rigore, un theropode).
Ovviamente, il povero Paolo Uccello è vissuto prima del 1996, quindi non poteva sapere che la pelle dovesse essere piumata... ;-)

18 commenti:

  1. Forse Paolo Uccello come primo rappresentante dell'Italian Dinosaur Renaissance (come età casca a fagiolo!) ma certo non come primo paleoartista storico tout court! (e hai scovato un perfetto logo da semplificare per l'Ital. Din. Ren.!)

    AAAAAAAH! ;-) è anche la copertina di uno splendido testo di Andrei Oisteanu ("Il diluvio, il drago, il labirinto")!

    Leo

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  2. _L'iconografia del drago_
    Puoi retrodatare l'immagine draco-ofidica con piede aviano almeno alla nascita della simbolica araldica occidentale (diciamo alto medioevo). Siccome le osservazione dell'epoca non scesero dal cielo piovendo, ma si basarono su segnalazioni icnologiche e mitologiche precedenti si potrebbe giungere fino all'epoca greco-arcaica (il grifone di Adrienne Mayor è noto da testimonianze storiografiche greche più tarde, ma siamo sempre nell'ambito). Seguendo le indicazioni geomitologiche e considerando il successivo ruolo di cerniera protostorica del popolo degli Issedoni tra Europa e Asia, il grifone e il drago sono simboli eurasiatici che potrebbero essere retrodatati fino al periodo preindoeuropeo (prima dell'VIII millennio a.C.). Non si possono perciò escludere ritrovamenti in area cino-mongola come potenti e generali catalizzatori di precedenti istanze religiose (considerando poi il valore delle ossa animali per i popoli cacciatori). Il piede tridattilo era l'esito di una relazione tra due temi: A) tema psicologico-religioso: la coincidentia oppositorum. L'unione in un essere mitico di due qualità totalmente differenti (rettile che striscia sulla terra e uccello che si libra nell'aria) è sinonimo di un essere sacralmente altro dall'ordinario, fantastico perchè appartenente ad una sfera altra dal quotidiano. Pur espressione di una proiezione inconscia (l'elevazione della materia infima, anelito del processo di individuazione - palese nella lettura della raffigurazione già culturalmente "alta" di Paolo Uccello), questa riflessione in quanto esito artistico-figurativo è culturalmente condizionata dalla religione/cultura di appartenenza: il serpente alato mesoamericano appartiene alla medesima tipologia; B) tema paleoicnologico e (ma con qualche riserva) paleontologico. Dato che si cercava ciò che si voleva trovare secondo lo spirito del tempo, il secondo tema è subordinato al primo. Le impronte tridattile sono conosciute dall'epoca protostorica e il loro uso nel folklore è attestato e diffusissimo (cfr. Hopi in U.S.A. o le impronte trentine). Impronte di santi, della Madonna, di demoni o diavoli, di esseri fantastici, anguane trentine o draghi alpino-piemontesi sono spesso - in una percentuale che mai è stata notata in precedenza - basati su impronte fossili e non su formazioni geologiche peculiari.
    Il blasone familiare dei nobili di Mezzocorona (Tn) [siamo nel Medioevo, ben prima di Paolo Uccello] raffigura originariamente un basilisco dal corpo di rettile ofidico e dalle zampe di gallo. La leggenda locale narra di un uccisione che il fondatore della casata operò nell'illud tempus sospeso tra storia e mito, quasi un mito di fondazione, un mito cosmogonico...ma il mito è storia essa stessa, poeticamente trasfigurata: l'origine della leggenda visionaria trova il suo "quid" nella presenza di impronte fossili triassiche anche tridattile e dinosauriane proprio nella formazione rocciosa del castello! [cfr. “Le orme dei dinosauri del castello di San Gottardo a Mezzocorona, con cenni alla storia del castello”, 2010, a cura di Marco Avanzini, Massimo Bernardi, Fabio Massimo Petti e Leone Melchiori]. Fatti italici da indagare, senza scomodare continenti esotici, sarebbero: la leggenda del drago sul promontorio del castello di Lerici in Liguria (ancora associazione impronte locali e castello); la leggenda dei “pè de la Madona” che probabilmente nasce dal ritrovamento di orme fossili su un’altra roccia, ora distrutta, che affiorava poco più a valle del nuovo giacimento a orme fossili di Zone (Brescia) [cfr. http://www.paleofox.com/index.php?option=com_content&task=view&id=109&Itemid=1].
    Su tutto ciò sto indagando alacremente da quasi due anni...

    Leo

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  3. Adoro Paolo Uccello, l'uomo della prospettiva, il salva schermo del mio computer è "Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini" del trittico sulla battaglia di San Romano.

    Tornando invece sulla questione, aggiungo che questa immagine del Drago, bipede, era molto diffusa nel rinascimento, anzi era forse quella più diffusa, il drago quadrupede era tipico dell'Europa settentrionale (è nella bandiera del Galles) e orientale (in particolar modo baltico e carpazi). Comunque non esiste un'iconografia stabile per i draghi dell'Europa medioevale, i serpentiformi (molto cari alla mitologia antica, ed in particolare greca) e i draghi a più teste (basati sull'Apocalisse) erano diffusi, così come forme bipedi e piumate (sopratutto tra le popolazioni turco-tartare e quelle di origine orientale come ungheresi e avari).
    Per gli amanti del fantasy questi draghi bipedi sono noti come Viverne. Sono quasi standard nelle rappresentazioni pittoriche del rinascimento italiano, sopratutto tra Lazio e Emilia (quadrupedi e un po' canidi sono invece quelli raffigurati da alcuni artisti veneti come Carpaccio).

    Dovrei fare una breve ricerca a riguardo per risponderti più completamente, ma purtroppo sono molto impegnato attualmente.
    Esiste (ma non riesco a googolarlo, mi ricordassi il titolo sarebbe meglio) uno splendido libro in folio, stampato a Bologna verso la fine del '500, sull'anatomia e la natura dei draghi. In questo volume, per l'epoca considerato "scientifico" esitono anche stampe relative alle ossa dei draghi (bipedi, quadrupedi e serpentiformi) che potrebbero prestarsi meglio a ragionamenti geomitologici.
    Tra il '400 e il '600 gli avvistamenti di draghi erano piuttosto comuni, in maniera analoga (e credo per le stesse ragioni atmosferiche) agli avvistamenti di UFO odierni. Del resto se avete la pazienza di leggere una cronaca del primo XVI secolo (per esempio quella comasca del Muralto) accanto ad avvenimenti politico-militari descritti con precisione storica degna di un umanista troverete prodigi, eserciti di morti viventi, lupi mannari e tutto quanto l'autunno del medioevo ha da offrire.

    Personalmente sono poco convinto dalle teorie di Adrienne Mayor; draghi, ciclopi, unicorni, pegasi, satiri e grifoni non hanno bisogno di un appoggio di antiche e misteriose ossa per essere inventati, mentre se vengono ricostruiti in maniera simile a quella di animali realmente esistiti, secondo me, è più per caso che per altro. Il drago nelle civiltà antiche è per lo più pensato come una chimera di più animali ben noti(serpi, gatti, pippistrelli ecc.) tra questi può esserci anche un theropode, ma è un rapace vivente come l'aquila.

    Erodoto

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  4. Dimenticavo: resta da considerare che il simbolo "open angle" (pes tridattilo-aviano)identificato da Genevieve von Petzinger nel 42% dei siti da lei analizzati in un forthcoming article, diffuso praticamente a livello globale a partire da 30.000 anni fa. Siamo ben oltre la protostorica configurazione proto-etnica del continente eurafrasiatico. von Petzinger però sembra non intendere il valore NON-astratto del simbolo da lei stessa identificato: il pes - appunto - teropode aviano e non-aviano, osservato in natura e nelle rocce come fossile. Ignoro - al momento - se siano note mummie asiatiche con tatuaggi tridattili (so che nelle tombe di Pazyryk sono state scoperte mummie scitiche con tatuaggi di grifoni protoceratopsiani e pes vagamente aviano).
    INFO su von Petzinger: http://historiareligionum.blogspot.com/2010/03/sui-sistemi-simbolici-preistorici-e-off.html

    Leo

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  5. P.S il libro sui draghi cui mi riferivo non era il celeberrimo "Historia serpentum et draconum" di Ulisse Aldrovandi, ma di un suo contemporaneo (ed emulatore, ma più crasso).
    Prima o poi mi ricorderò dove l'ho visto...

    Erodoto

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  6. @Erodoto: su quale base affermi che il drago serpentiforme è "molto caro alla mitologia antica, ed in particolare greca"? E che cosa intendi per "serpentiforme"? Il drago serpentiforme non è solo un simbolo ofidico in quanto tale. I greci conoscevano bene il concetto di antichità della terra e della successione delle faune nel tempo profondo. Il fatto che gli animali del'illud tempus del mito abbiano spesso caratteristiche paleontologhce desunte dai fossili denota la palese volontà di ricostruire in modo allora scientificamente valido, cioè coerente con lo spirito del tempo egli assunti dell'epoca, la fuana estinta. Il "serpente" inoltre è sovente rappresentato con tratti aviani per i motivi psicologico-religiosi addotti sopra in un commento prec.: il drago volante coronato e con tanto di bargigli galliformi è diffuso nei vasi greci del periodo arcaico e classico [Musée du Louvre, Paris, Cadmo e il drago, 550 ca. a.C.; Musée du Louvre, Paris, Cadmo e il drago, numero di catalogo: N3157; Cleveland Museum of Art, Cleveland, Ohio, USA, il volo di Medea, 400 ca a.C.; Museo di Eraclea, Napoli, volo di Medea, tarda antichità...]. In religione il serpente non è quasi mai "serpente" in quanto tale: su alcuni vasi crani fossili di mammiferi pleistocenici sono raffigurati su corpo di serpente. Non fare confusione tra i periodi protostorici e classici e non confondere una raffigurazione tarda per una antica. Hai ragione che questi esseri non hanno bisogno di ossa per essere inventati: però la sete del reale descritta da Eliade e Ries ha conformato determinate spinte psicologiche e religiose in chiave paleontologica. Non sottovalutare la forza, il "mana" direi (se non fosse concetto desueto), delle ossa nelle società preagricole! Inoltre...Il dogma della scala naturae aristotelica non esiste: è stato codificato dalla moderna storiografia filosofica che nulla voleva sapere della mitologia. Nel mito greco la successione diacronica degli eventi che segue la teogonia esiodea corrisponde alla scansione cronologica del processo di acculturazione umana. Nella misura in cui a tale processo corrisponde sia la storia naturale – e paleontologica – dell’umanità, sia la storia dell’interpretazione dell’ambiente circostante, possiamo dire che il mito ripercorre grosso modo le tappe paleobiologiche e culturali dell’uomo. In questo percorso i fossili (che sono noti da sempre, ripeto DA SEMPRE - i trilobiti usati come pendagli nelle sepolture francesi neanderthaliane insegnano!) hanno delineato e insegnato al'uomo la storia della vita sulla terra. Il luogo comune storiografico della fissità delle specie nell’antichità, codificato secondo il dogma aristotelico, si dimostra così meno dogmatico e monolitico di quanto si potesse pensare (i filologi troppo poco pensano come i paleontologi cioè che ciò che possiedono NON rifletta se non GROSSO MODO la reale ampiezza dei testi scritti in passato...piuttosto che riflettere una casuale conservazione di testi: è meglio imporre Aristotele che è molto positivista-ottocentesco ed ignorare le bizzarrie inutili e fantasmatiche dell'insulsa religione...quale pochezza di pensiero! - ma così pensava mutatis mutandis anche il decano GG Simpson!). La complessa e contorta stratigrafia geologica del Mediterraneo non ha permesso ai filosofi greco-romani – se non con qualche eccezione – di identificare con precisione ed accuratezza la successione delle faune del passato remoto, ma ciò non ha impedito ad alcuni di essi (cfr. Empedocle e i crani di elefanti siciliani pigmai come ciclopi) e soprattutto alla religione e alla mitologia greca di formulare una nozione della successione cronologica della biodiversità del pianeta terra (cfr. Mayor, 2000; pp. 223-227). La prossima settimana presenterò un volume della professoressa Marconi: la storia dele religioni diceva 50 anni fa ciò che oggi dice la geomitologia - e anni prima della fondatrice Vitaliano. ma su queste cose...wait for the paper!

    Leo

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  7. La cosa che più adoro di Paolo Uccello è la sua passione per i Theropodi a lui contemporanei, a cui deve il suo soprannome: i suoi uccelli sono magnifici!

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  8. @ Leo
    Che il serpente-drago sia comune per i greci (arcaici, classici, ellenistici e sotto occupazione romana) lo davo per un assunto dopo tutto l'etimo di Drago è proprio serpente. Per rispondere alla tua domanda (e meglio chiarire il mio pensiero) non intendevo che il drago per i greci è esclusivamente una creatura serpentiforme, priva di ali o di zampe.
    Mi vengono però in mente molti serpenti o simili della mitologia greca come Pitone, Tifone, l'Idra, Ortro, Ladone il serpente dalle cento teste, il drago-serpente della Colchide, oltre a vari serpenti dalla testa umana (benigni o maligni) o di cane, che arrivano dal medioevo ellenico fino a ridosso della conversione al cristianesimo (anche con creazione di miti nuovi).
    Il serpente mi sembra un tema ricorrente, fino dalle vere serpi associate alla "dea madre" minoica.
    In altre popolazioni indoeuropee (arii, indiani, germanici oppure l'Illuyanka ittita ecc.) si trovano serpenti giganteschi, spesso benigni, talvolta maligni.
    Comunque "serpentiforme" è da intendersi con forma simile al serpente, un drago (o un dio) serpente non è quasi mai solo un serpente, per quanto smisurato, ma un essere che ha un corpo da serpente unito ad altre caratteristiche.
    Non sono però uno storico delle religioni, quindi mi inchino al tuo sapere.

    Comunque è ovvio che gli uomini, sin dai primordi, videro fossili bizzarri e strani, cercando di interpretarli, spesso come animali e vegetali pietrificati (ma questa è solo una delle possibilità contemplate).
    Se tu mi dici che stai per pubblicare un'opera in cui dimostri che ci fu un tentativo di individuare, nella mitologia greco-romana, una successione delle faune fossili suppongo che avrai una solida base documentale per farlo.
    Fin ora però quello che mi sembra proprio degli animali mitologici, dall'Ircocervo al Drago, è il loro essere puzzle di più creature.
    Prendiamo il Shirrush o Sirrush, un dragone accadico-babilonese.
    Per l'archeologo che lo scoprì somigliava ad un iguanodonte, per alcuni criptozoologi è una raffigurazione di un Mokele M'bembe, per me è una creatura immaginaria che unisce zampe anteriori da leone, zampe posteriori da rapace, corpo da rettile, testa e coda da aspide (con lingua biforcuta), collo con osteodermi, un piccolo corno da capra ribaltato sopra l'occhio, ecc. Cioè è un mix di animali, ben noti ai mesopotamici, anche se in alcuni casi appena appena esotici.
    Poi se altrove venivano trovate strane ossa (in mesopotamia di fossili se ne trovano pochi) esisteva già il Sirrush per spiegarle, cioè il fossile ritrovato veniva spesso utilizzato come puntello per una mitologia (aiutava cioè la mitologia a soddisfare la sete del reale di Mircea), forse più spesso di quanto il fossile straordinario non richiedesse una spiegazione mitologica.
    Ovviamente capitava, il mammuth è una mostruosa talpa gigante dei Kanthy (e di molte popolazioni siberiane) che si riduce alle sole ossa (di _Mammuthus_) se viene a contatto con la luce del sole.

    Quello che meno mi torna nel tuo ragionamento è che gli uomini volessero ricostruire l'aspetto di una fauna "estinta", ho i miei dubbi che il concetto di estinzione (totale non locale) facesse parte del loro bagaglio linguistico e mentale.
    Gli uomini del rinascimento, o almeno la maggior parte, erano ben convinti che da qualche parte esistessero giganti, draghi, mostri, cinocefali (quando appunto non erano convinti di averli visti essi stessi).
    Gli uomini dell'età classica vivevano, ancora di più, in un mondo in cui il prodigio era dietro l'angolo e accettato, Scipione l'Africano e Mario avrebbero fatto uccidere serpenti lunghi 30 metri? Leggendo le fonti storiche dell'epoca sì, noi pensiamo che abbiano esagerato, ma i contemporanei questo trovavano scritto nella storiografia e questo ritenevano veritiero.

    I vasi con i crani fossili di mammiferi pleistocenici ricostruiti su corpo di serpente sarei curioso di vederli.

    Erodoto

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  9. @Erodoto: La mia domanda non era polemica - il serpente è tipico del mito greco, ma è anche tipico di qualunque altra mitologia mondiale. Volevo solo conoscere le tue fonti, nient'altro. Altrimenti diventa tutto confuso. Persino i siberiani hanno ereditato il simbolismo del serpente dal flusso culturale buddhista meridionale.
    Mi pare però che incautamente abbia sollevato una dose polemica intorno al tema. Chiariamo, dunque.
    Io non sto per pubblicare un' "opera": ho in cantiere un articolo. Il discorso però sta diventando degno di Geomythologica e abbandona lidi teropodi... ;-)
    Da quello che scrivi non credo che tu abbia letto i lavori di Mayor (libri e articoli) nè tantomeno "Legends of the Earth" di Vitaliano: non sono polemico, vorrei solo sincerarmi del fatto che non sto parlando da solo. Se scrivi "I vasi con i crani fossili di mammiferi pleistocenici ricostruiti su corpo di serpente sarei curioso di vederli" significa che non hai letto gli articoli di Mayor - a che pro dunque discutere di cose che non hai letto? La dimostrazione si basa su immagini di vasi: percheè descrivere inutilmente? Rimando dunque al testo First Fossil Hunters del 2000 di Mayor. La discussione è molto interessante ma non voglio che sia un monologo di "mi sembra che..:", "secondo me...", "mi pare che...", "non mi convince...". Che valore avrebbe "non mi convince" in una discussione scientifica - senza argomentare la propria tesi con sufficiente discernimento?
    ...segue

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  10. ...parte II:
    Detto questo sono il primo a dire che il fossile non spiega tutto - da un punto di vista mitologico! Leggi a questo proposito "The Mythological Unconscious" di M.V. Adams (anche se forse è eccessivamewnte riduzionista in chiave psicanalitica in talune parti e andrebbe corretto).
    "Quello che meno mi torna nel tuo ragionamento è che gli uomini volessero ricostruire l'aspetto di una fauna "estinta", ho i miei dubbi che il concetto di estinzione (totale non locale) facesse parte del loro bagaglio linguistico e mentale." Conosci così bene il "bagaglio mentale" dei greci a proposito di mitologia e fossili? Hai ben riflettuto sui testi teogonici greci? Consiglio di rivedere Momolina Marconi e i lavori della scuola di Mialno - noti all'epoca a livello internazionale e accessibili anche su JSTOR. Che cosa c'entra il mostro sulla porta di babilonia - non sto facendo criptozoologia! E poi cosa vuol dire che "in babilonia di fossili ce ne sono ben pochi"? Forse ritieni che una cultura debba per forza essere autoctona e originata sullo stesso territorio in cui vive? Forse i babilonesi vivevano in un compartimento stagno? Non esistono forse i flussi culturali o commerciali? Non pensi che abbiano potuto arrivare in quella zona da altre parti o ereditare parte di un patrimonio folklorico più arcaico? Leggi allora Pia Laviosa Zambotti e il suo monumentale "Origini e diffusione della cultura". E il miracolo cosa c'entra con le raffigurazioni e spiegazioni di animali estinti e noti attrraverso la documentazione fossile?!?

    ...segue

    Leo

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  11. ...parte III:
    Credo si stia confondendo teologia con storia delle religioni, con mitologia e con geomitologia e chi più ne ha più ne metta, in un unicum senza capo nè coda...Il mio intento non era nè provocatorio nè aggressivo, ma mi pare che qui si stiano scordando i concetti logici. Non trovo nessun prerequisito antropologico valido in affermazioni del genere: "Gli uomini del rinascimento, o almeno la maggior parte, erano ben convinti che da qualche parte esistessero giganti, draghi, mostri, cinocefali (quando appunto non erano convinti di averli visti essi stessi).
    Gli uomini dell'età classica vivevano, ancora di più, in un mondo in cui il prodigio era dietro l'angolo e accettato, Scipione l'Africano e Mario avrebbero fatto uccidere serpenti lunghi 30 metri? Leggendo le fonti storiche dell'epoca sì, noi pensiamo che abbiano esagerato, ma i contemporanei questo trovavano scritto nella storiografia e questo ritenevano veritiero."
    Suggerisco di approfondire sui lavori di Ernesto De Martino il tema del mondo magico e della creazione della realtà, che è sempre un concetto sottoposto ad un condizionamento storico-culturale: la realtà non è data ma creata. Lo sai bene e faccio un esempio teropodologico - discutibile ma almeno riporto in carreggiata la discussione: le furcule teropodi esistevano già al tempo di Heilmann, ma non c'era stata la domanda corretta perché si potesse rispondere in quel modo, cioè stabilire un legame tra Aves e Theropoda. Non le si è ignorate: semplicemente non esistevano nè sono state cercate perché i teropodi erano (ERANO, ripeto) rettili (pur terribili). I segni cicatriziali sulle ossa dell'avambraccio di Velociraptor, inserzioni delle penne, esistevano già dagli anni '20, ma non esisteva ancora la domanda corretta per comprendere il senso di quel particolare minuto. Quanti particolari sono sfuggiti all'occhio del ricercatore ieri - o persino oggi (poi svelati con il senno di poi)? [da un mio commento su http://geomythology.blogspot.com/2010/04/mythologies-of-death-animal-behaviour.html?showComment=1272977129718#c6000419887582040226].
    Chi ti dice poi che il fatto di aver "ucciso" (nella storiografia romana citata) non vada inteso come scoperta di un osso (magari non fossile) interpretato come appartenente a quell'animale, magari basata sulla relazione di una terza parte? E che senso ha scomodare la storiografia romana quando stavamo discutendo del mondo mitico greco?

    Leo

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  12. Scusami, anche io non volevo essere aggressivo e polemico.
    Leggerò la bibliografia che consigli prima di riprendere il discorso.
    Quanto ai due esempi ultimi "gli uomini del rinascimento" e quello relativo alla storiografia:
    1) Segnalo solo un dato, anche se non me ne sono occupato in quell'ottica, nè studio storia delle religioni, ho letto un bel po' di cronache del primo '500 italiane e svizzere, scritte sia in ambienti umanistici sia in ambienti popolari (incluse alcune ricordanze), l'esistenza di creature mitologiche come draghi, giganti, morti viventi ecc. è data quasi per scontata da molte di queste, altre non ne parlano affatto (il che quindi non vuol dire che non ritenessero queste creature possibili), ricordo che questa "scoperta", durante la tesi, mi fu molto utile per chiarirmi la distanza antropologica tra il mondo contemporaneo e quello della prima modernità.
    2) Non sono a casa mia ora, quindi non ho sotto mano tutta la mia biblioteca, se non erro però il riferimento al serpente di 30 passi era o in Polibio o in Tito Livio, (mi è pure capitato in versione al liceo)ed era una caccia al serpente (per di più acquatico) descritta con vivaci tratti impressionistici.
    Fatte queste precisioni appena ho un momento mi metterò a leggere le basi della geomitologia,(quando dicevo che sarei curioso di vedere quei vasi non ero polemico, ma letterale, nel senso che mi incuiosiva molto il tema). Tutto in inglese o posso contare su qualche traduzione (tendo ad evitare di studiare in inglese anche per gli hobby)?.

    Erodoto

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  13. @Erodoto: ok, chiarito l'abbaglio ;-)
    Le cronache del '500 però sono già rielaborazione di temi colti e popolari: io stesso ho un secondo articolo in prep. su Dante Alighieri e ti assicuro che già allora (XIII sec. ca.) la connivenza di temi mediati dalla storiografia greco-romana e temi folklorici è inestricabile all'occhio non attento. Compito del folklorista è elaborare quanto dell'uno e quanto dell'altro vi sia in un dato tema mitico-folklorico. Comunque un range limitato di fonti non può escludere la visione globale dell'analisi.
    Altro: antropologicamente, se consideri le tematiche horror - continuità senza eguali nel panorama culturale - la distanza "antropologica" tra '500 e contemporaneità si annulla: cosa sarebbe un bell'horror o romanzo senza "draghi, giganti, morti viventi"?!? ;-)
    Su Tito Livio o Polibio nulla da eccepire...30 passi possono essere ripeto relazionati ad un fatto particolare (era pes o gradus? Se gradus in misura romana sono 22,2 m, se pes sono 889,5 cm)...chiarisco, ad ogni modo: bisogna sforzarsi di trovare la chiave ermeneutica che spinse a comprendere in quel determinato modo il fatto - e a riportarlo per iscritto. In questo caso: il nucleo del racconto potrebbe avere determinate ragioni antropologiche basate su racconti (dato che in entrmabi i casi ipotizzati gli storiografi si rifacevano a racconti assai più antichi). In secondo luogo verso il tardoantico romano la filosofia scettica o anti-mitologica e la crescita esponenziale di frodi geomitologiche e di superstioni genrali (quindi: degradazione del senso originario e interpretazione superstiziosa errata in entrmabi i casi: ricordiamo che la paleontologia e la geologia moderna nacquero spesso da uomini di fede che interrogarono le Sacre Scritture suula realtà...i romani avrebbero potuto continuare creando una moderna paleontologia stanti differenti scansioni e avvenimenti socio-economici storici, ma siamo nella sfera del "what if...?") rendono più arduo incontrare interpretazioni di fossili nette - per motivi socio-storici, come detto. Per queste ragioni non bisogna discorrere di mondo "greco-romano" come di un unicum e guai a rendere compresenti colui che racconta e ricostruisce storicamente (sebbene con criteri altri dagli attuali) e l'avvenimento o il personaggio oggetto della narrazione (più indietro nel tempo!). Parliamo di millenni o di secoli, o anche solo di anni: le ricostruzioni "storiche" di uno "storico" NON sono cronologicamente equivalenti al fatto narrato! Non confondiamo il maastrichtiano con il campaniano (per quanto siano piani contigui).
    Per quanto riguarda le traduzioni italiane ancora nulla: il sito di Adrienne Mayor conserva una bibliografia di base; su Amazon i suoi due testi-base (tra gli usati capita ogni tanto qualche affare). Però senza inglese è molto dura, come in altri campi del sapere. Un testo assolutamente fondamentale è Myth and Geology della Geological Society, London, Special Publications 2007, vol. 273 ma il prezzo lo rende fuori dalla portata di chiunque ($180 o £160!!) Ovviamente gli altri autori citati italiani sono disponibili nelle biblioteche e nella rete di prestito interbibliotecario.

    Leo

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  14. @Erodoto: ok, chiarito l'abbaglio ;-)
    Le cronache del '500 però sono già rielaborazione di temi colti e popolari: io stesso ho un secondo articolo in prep. su Dante Alighieri e ti assicuro che già allora (XIII sec. ca.) la connivenza di temi mediati dalla storiografia greco-romana e temi folklorici è inestricabile all'occhio non attento. Compito del folklorista è elaborare quanto dell'uno e quanto dell'altro vi sia in un dato tema mitico-folklorico. Comunque un range limitato di fonti non può escludere la visione globale dell'analisi.
    Altro: antropologicamente, se consideri le tematiche horror - continuità senza eguali nel panorama culturale - la distanza "antropologica" tra '500 e contemporaneità si annulla: cosa sarebbe un bell'horror o romanzo senza "draghi, giganti, morti viventi"?!? ;-)
    Su Tito Livio o Polibio nulla da eccepire...30 passi possono essere ripeto relazionati ad un fatto particolare (era pes o gradus? Se gradus in misura romana sono 22,2 m, se pes sono 889,5 cm)...chiarisco, ad ogni modo: bisogna sforzarsi di trovare la chiave ermeneutica che spinse a comprendere in quel determinato modo il fatto - e a riportarlo per iscritto. In questo caso: il nucleo del racconto potrebbe avere determinate ragioni antropologiche basate su racconti (dato che in entrmabi i casi ipotizzati gli storiografi si rifacevano a racconti assai più antichi). In secondo luogo verso il tardoantico romano la filosofia scettica o anti-mitologica e la crescita esponenziale di frodi geomitologiche e di superstioni genrali (quindi: degradazione del senso originario e interpretazione superstiziosa errata in entrmabi i casi: ricordiamo che la paleontologia e la geologia moderna nacquero spesso da uomini di fede che interrogarono le Sacre Scritture suula realtà...i romani avrebbero potuto continuare creando una moderna paleontologia stanti differenti scansioni e avvenimenti socio-economici storici, ma siamo nella sfera del "what if...?") rendono più arduo incontrare interpretazioni di fossili nette - per motivi socio-storici, come detto. Per queste ragioni non bisogna discorrere di mondo "greco-romano" come di un unicum e guai a rendere compresenti colui che racconta e ricostruisce storicamente (sebbene con criteri altri dagli attuali) e l'avvenimento o il personaggio oggetto della narrazione (più indietro nel tempo!). Parliamo di millenni o di secoli, o anche solo di anni: le ricostruzioni "storiche" di uno "storico" NON sono cronologicamente equivalenti al fatto narrato! Non confondiamo il maastrichtiano con il campaniano (per quanto siano piani contigui).
    Per quanto riguarda le traduzioni italiane ancora nulla: il sito di Adrienne Mayor conserva una bibliografia di base; su Amazon i suoi due testi-base (tra gli usati capita ogni tanto qualche affare). Però senza inglese è molto dura, come in altri campi del sapere. Un testo assolutamente fondamentale è Myth and Geology della Geological Society, London, Special Publications 2007, vol. 273 ma il prezzo lo rende fuori dalla portata di chiunque ($180 o £160!!) Ovviamente gli altri autori citati italiani sono disponibili nelle biblioteche e nella rete di prestito interbibliotecario.

    Leo

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  15. Impressionante la somiglianza degli arti!

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  16. Greek DRAKON "visage" was just a giant snake. TYPHON was a snake-tailed, human-torso, many-headed giant.

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  17. Molto più realistico e meno antropo- e ammalocentrico di queste immagini fantasy:
    http://images.elfwood.com/art/w/o/workman/dragon_skeleton_sketch_3.jpg

    ma anche questo non scherza (ma non sono del mestiere):
    http://www.nicolegrosjean.com/wp-content/uploads/2008/12/dragonskeleton.jpg

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  18. Visto che Andrea Cau ci ha concesso un post off topic rispetto al blog, a proposito di coincidenze, Lovecraft in un suo racconto dell'orrore (Orrore a Martin's Beach) descrive così una creatura marina:
    "It was unmistakably a gilled fish in its major affiliations; but with certain curious modifications, such as rudimentary forelegs and six-toed feet in place of pectoral fins, which prompted the widest speculation". Pesce con zampe simili a pinne con più di cinque dita.
    Il racconto è del 1923.

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