Per vari motivi, il Cenomaniano nordafricano (per area nordafricana in senso geologico e paleontologico si comprende anche la penisola arabica) è uno dei piani mesozoici che più mi affascinano. In questo periodo sono impegnato in alcuni studi riguardanti teropodi nordafricani del Cretacico “medio” (il termine è virgolettato perché non è un età formale del Cretacico, il quale è diviso solo in Inferiore e Superiore: nondimeno, il termine “Cretacico medio” è usato ufficiosamente per indicare l’intervallo Albiano-Turoniano, compreso tra circa 110 a 90 milioni di anni fa): si tratta di un’area della paleontologia mesozoica ancora poco nota, ma estremamente affascinante, in quanto funge da ponte sia temporale (tra Cretacico Inferiore e Superiore) sia spaziale (tra Laurasia e Gondwana). Aspetto estrememente interessante, gli indizi in nostro possesso suggeriscono una ricchissima fauna a teropodi, ancora molto poco nota. In particolare, il Cenomaniano sta rivelandosi ricco di teropodi di tutte le taglie. Mi faccio un po’ di pubblicità e ricordo che finora l’unico genere di teropode di piccola taglia dell’area nordafricana risalente a questo intervallo è il “mio” Enantiophoenix. In un secolo di ricerche sono stati scoperti e descritti numerosi resti frammentari appartenenti a teropodi di taglia media e grande, e sebbene finora quasi nessuno sia sufficientemente diagnostico per meritare un nome, è chiaro che la fauna a teropodi nordafricana non doveva sfigurare rispetto alle più famose equivalenze americane ed eurasiatiche. In attesa della descrizione di qualche nuovo taxon (...), in questa serie di post mi dedicherò alla più appariscente caratteristica delle teropodofaune nordafricane: il gigantismo diffuso. Almeno sei teropodi giganti sono stati scoperti nel Cenomaniano nordafricano: Carcharodontosaurus, Spinosaurus, Deltadromeus, Sigilmassasaurus, Bahariasaurus e l’enigmatico “Spinosaurus B”.
A loro, ed agli enigmi che li circondano, dedicherò questa serie di post.
Cominciamo dai meno noti, anzi, da quello più frainteso in assoluto, Bahariasaurus ingens Stromer, 1934.
Se tale risultato fosse confermato, Bahariasaurus risulterebbe l’ultimo membro di Torvosauridae noto finora (espandendo il range cronologico del clade fino al Cenomaniano): un clade la cui esistenza in Nordafrica era già stata confermata da Afrovenator, ma che si ritiene estinto al limite Giurassico-Cretacico.
NOTA DEL 19/11/2008: La posizione di Bahariasaurus è etremamente labile, data la sua frammentarietà, e spesso è influenzata più dai taxa inclusi che dalla sue effettive codifiche. Ciò è in linea con quanto accade nelle analisi e rimarca la necessità di includere sempre il maggior numero di taxa possibili. Di fatto, nelle analisi complete, senza taxa esclusi a priori, Bahariasaurus risulta stabile alla base di Coelurosauria in base a caratteri relativamente omoplastici. In definitiva, fintanto che nuovi resti non verrano scoperti, la cautela porta a considerarlo un Tetanurae incertae sedis.
AGGIORNAMENTO DEL 07/01/2010: L'enigma di Baharisaurus pare avere un epilogo molto interessante: le sue caratteristiche da tetanuro sono condivise con alcuni ceratosauri gracili (Elaphrosaurus, Limusaurus e Deltadromeus) con i quali risulta strettamente imparentato. Dato che l'unica differenza tra Deltadromeus e Bahariasaurus è relativa alla proporzione del peduncolo iliaco dell'ischio (carattere sulla cui validità tassonomica ci sono dubbi, essendo variabile in almeno una specie, Tyrannosaurus rex), e dato che i due theropodi condividono dimensioni, posizione filogenetica e collocazione spazio-temporale, è probabile che Deltadromeus (istituito 60 anni dopo Bahariasaurus) sia un sinonimo di Bahariasaurus.
Stromer, E. von. 1934. Ergebnisse der Forschungsreisen Prof. E. Stromers in den Wüsten Ägytpens. II. Wirbeltierreste der Baharîje-Stufe (unterstes Cenoman). 13. Dinosauria. [.] Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wissenschaten (neue folge.) 22: 1-79, pls. I-III.
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