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19 dicembre 2018

Il theropode di Saltrio: Prima parte

L'alba del Giurassico.


La serie che parte oggi è probabilmente quella che i lettori italiani di questo blog attendevano da più tempo. E quelli che conoscono le logiche che guidano il sottoscritto nella preparazione dei post, avranno già intuito cosa significhi una serie dedicata ad un particolare tema.
Conosciuto, fino ad oggi, con il termine informale di “saltriosauro”, il theropode di Saltrio finalmente acquisisce un nome scientifico ufficiale.

 

La storia del fossile è nota anche a livello popolare, e riportata in alcuni libri di divulgazione. Nell'estate del 1996, un cercatore amatoriale di fossili e collaboratore del Museo di Storia Naturale di Milano, Angelo Zanella, notò tracce di ossa fossili in alcuni blocchi di roccia in una cava alla periferia di Saltrio, nella provincia di Varese, verso il confine svizzero. Zanella segnalò la scoperta al Museo di Milano, che organizzò una prospezione nella cava e raccoglie quanti più campioni di roccia possibile. I blocchi contenenti le ossa furono trasportati a Milano, dove furono sottoposti a 1800 ore di bagno in acido debole, che sciogliendo la matrice carbonatica portò alla luce 132 elementi ossei più o meno completi.
Foto composita che mostra il progressivo scioglimento della matrice carbonatica di uno dei blocchi dalla cava di Saltrio e la liberazione delle ossa inglobate.

Nei successivi 20 anni, parte di questo fossile è stata menzionata su alcuni testi di divulgazione, citata in alcuni articoli tecnici ed esposta al Museo di Milano, ma non è stata oggetto di uno studio ufficiale. Sebbene il termine “Saltriosaurus” circoli online, il nome del taxon non è mai stato istituito in modo rigoroso né formale: in tutte le pubblicazioni che menzionano tale nome, non esiste un nome di specie, né una diagnosi. Pertanto, fino ad oggi il theropode di Saltrio non aveva un nome scientifico valido, sebbene molti si siano abituati a chiamarlo “saltriosauro”.

Da molti anni, sapevo che i resti del theropode di Saltrio erano oggetto di studio, da parte di Cristiano Dal Sasso. E tramite Cristiano, sapevo anche che i resti dell'animale erano più completi di quelli mostrati ufficialmente, e che alcune delle ossa nella ricostruzione “ufficiale” esistente non erano più identificate nella medesima posizione. Come scrissi alcune volte a chi mi chiedeva informazioni in merito, fintanto che la ricerca non fosse stata conclusa e pubblicata, non ne avrei parlato nel dettaglio, aldilà del citare i lavori esistenti che menzionavano questo esemplare.

La svolta nel destino di questo fossile, almeno per ciò che riguarda me, avvenne alla fine del 2017, quando fui invitato da Cristiano e Simone Maganuco, a Milano, per discutere sul theropode di Saltrio.

Cristiano Dal Sasso, Simone Maganuco, ed il vostro blogger, assieme ai resti del theropode di Saltrio nella collezione del Museo di Storia Naturale di Milano. Foto di Gabriele Bindellini.

Dall'incontro, è partita la stesura a 6 mani dello studio, che è culminata nella pubblicazione che esce oggi su PeerJ, nella quale descriviamo il fossile, ne ricostruiamo la posizione filogenetica, il possibile aspetto generale, e rimarchiamo le importanti implicazioni di questa scoperta, non solo per la paleontologia italiana (Dal Sasso, Maganuco e Cau, 2018).

Tutti questi temi saranno l'oggetto dei prossimi post.
Sospetto che avete letto il post fino a qui soltanto per conoscere il nome scientifico del dinosauro.
Ed allora, un benvenuto a Saltriovenator zanellai, la terza specie di dinosauro mesozoico italiana!


Saltriovenator - by D. Bonadonna


Ringrazio Cristiano e Simone per avermi chiesto di partecipare a questo studio così significativo per la paleontologia dei dinosauri italiani, e la cui felice conclusione tutti attendevamo da così tanti anni. Un grazie particolare va a Marco Auditore, autore delle magistrali ricostruzioni scheletriche incluse nell'articolo, e a Davide Bonadonna, che ha realizzato la ricostruzione “in vivo” di Saltriovenator.

Bibliografia:
Dal Sasso C., Maganuco S., Cau A. 2018 - The oldest ceratosaurian (Dinosauria: Theropoda), from
the Lower Jurassic of Italy, sheds light on the evolution of the three-fingered hand of birds. PeerJ
6:e5976. doi:10.7717/peerj.5976

12 commenti:

  1. Che spettacolo.

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  2. Eccezionali! Aprire Theropoda e scoprire che il vecchio "saltriosauro" è stato descritto, alla fine, proprio da voi… Come regalo di Natale (Saturnalia…?), veramente gradito!

    G.C.T.

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  3. Congratulazioni!
    Un bel momento per la paleontologia italiana, Neptunidraco il più antico metronichide, Saltriovenator il più antico ceratosauride, non ci manca che il più antico sauropode dai Lavini di Marco...

    Curioso e felice.

    Valerio

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  4. Complimenti!!!!! Sono ammirato.
    È sempre bello vedere la scienza progredire. In bocca al lupo per i tuoi lavori futuri e per i successivi sviluppi di questa ricerca!
    Ancora congratulazioni!!

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  5. ecco cosa bolliva in pentola, qualcosa di grosso in effetti :) congratulazioni per la nuova pubblicazione.
    Emiliano

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  6. Devo fare i miei complimenti a chi ha scelto il nome Saltriovenator. È semplice e incisivo allo stesso tempo.
    E ho trovato corretta anche la dedica allo scopritore Zanella.
    Solo una cosa non riesco a spiegarmi: la logica grammaticale di "zanellai". Se è il genitivo di Zanella perché non usare "zanellae"? Così come è scritto sembra che il cognome originale sia Zanellaus!! (o Zanellao)
    Ceruti

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  7. Con riferimento ai 20 anni trascorsi tra il ritrovamento del fossile e lo studio ufficiale che gli ha dato una collocazione scientifica precisa, chiedo se questi tempi così dilatati siano la regola e se quindi esistano in giro per il mondo molti altri fossili "importanti" che sono in attesa di essere classificati.
    Daniele

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    Risposte
    1. Io sono entrato nel "progetto Saltriovenator" nel Dicembre 2017, quindi non commento quello che è avvenuto negli anni precedenti. Una volta entrato nel progetto, ho fatto tutto il possibile affinché il lavoro fosse pubblicato entro fine 2018, e così è stato.
      Comunque, non esiste un "tempo medio" di preparazione di una ricerca: innumerevoli fattori, anche "extrascientifici", possono ritardare uno studio.

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  8. Lo so che gli anime qui non centrano ma....
    Qui Jojo ci vuole eccome!!:
    https://www.youtube.com/watch?v=sq_Fm7qfRQk

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