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07 giugno 2017

Quelle squame sono squame?

Rileggendo lo studio di Bell et al. (2017), e riguardando le fotografie dei presunti resti di pelle, sono rimasto colpito dalla peculiare disposizione, geometria e dimensione degli elementi che formano la superficie della pelle.
Già nel precedente post ho notato che queste tracce di pelle nell'esemplare di Tyrannosaurus, sono associate direttamente alle ossa, e che ciò implica necessariamente qualche processo di disidratazione del corpo che può aver prodotto parte delle strutture che osserviamo.
Nell'esemplare di Tyrannosaurus studiato, la pelle è rivestita da strutture tubercolate di dimensione molto ridotta (tutte con un diametro inferiore al millimetro) quindi praticamente invisibili in vita, a meno di non essere così pazzi a mettere il naso contro la pelle dell'animale! Se qualche artista si fosse fatto l'illusione di “tornare” alle vecchia iconografia del T. rex squamoso dei vecchi tempi, si metta il cuore in pace: qualora questo tegumento fosse confermato essere l'apparenza esteriore di Tyrannosaurus, l'animale apparirebbe ricoperto da una minutissima granulosità impossibile da rendere persino in una illustrazione in scala 1:1.
Elementi tegumentari in Tyrannosaurus (da Bell et al. 2017). Notare le ridotte dimensioni dei singoli tubercoli

Inoltre, queste strutture tubercolate sono totalmente prive di qualsiasi geometria generale: in larga parte sono del tutto irregolari, con forme che vanno dall'ellittico al poligonale. Anche questo è, a mio avviso, alquanto inusuale. Nei rettili, le squame tendono ad avere forme caratteristiche e ripetute, sebbene variabili in modo uniforme lungo il corpo. Al contrario, qui abbiamo una fitto reticolato di corpuscoli che variano forma e orientazione in modo causale. Gli autori descrivono questo pattern con analogie floristiche “al negativo”: invece che esserci un pattern nei tubercoli, sono gli spazi tra i tubercoli a seguire un vago andamento ramificato, simile alle venature che formano il reticolato interno di una foglia. Pertanto, seguendo questa descrizione, i tubercoli sono niente altro che la superficie della pelle non attraversata dal pattern di venature.
Infine, un elemento piuttosto strano che gli autori descrivono in relazione alle squamature nell'esemplare di Albertosaurus.
Gli autori scrivono (Bell et al. 2017, informazioni supplementari):

A transverse fold in the skin clearly illustrates the original pliability of the integument. Interestingly, the integument along the length of the fold contrasts with the surrounding closely packed pebbly scales. Instead, the integument here is pockmarked with 1mm wide divots spaced 3–5 mm apart”.

Ovvero, l'impronta della pelle in quel punto mostra una piega, che suggerisce una relativa flessibilità del tegumento in vita, piega che deve essersi formata quando il sedimento si è impresso contro il corpo dell'animale. Curiosamente, gli autori riportano che a livello della piega, la pelle mostra un diverso rivestimento, contrastante con la maggiore densità di tubercoli osservata nelle altre parti (al di fuori della piega) della pelle.
Questo dettaglio è sconcertante: la densità e distribuzione delle scutellature è diminuita a livello di quella piega della pelle. Siccome è improbabile che quella particolare piega di pelle (siamo nella zona addominale dell'animale) fosse un elemento costante nella vita di quell'animale, ma bensì fu solamente una conseguenza della generale flessibilità del tegumento deformatosi accidentalmente in quel punto, ne risultano due opzioni alternative:

  • La piega si è formata casualmente lungo una zona di minore densità di tubercoli.
  • I tubercoli non sono elementi originari della pelle, ma effetti della decomposizione e successiva fossilizzazione, in parte legati alla posizione e disposizione della pelle.

La prima opzione mi pare poco plausibile. I tubercoli sono troppo piccoli e densi per pensare che essi agiscano come un vincolo rigido che limita la libertà di piegamento della pelle. Inoltre, dato che stiamo osservando un corpo disarticolato, con elementi della pelle mescolati con ossa, non è credibile che la piega nel fossile rappresenti qualcosa presente anche in vita, persistito nel fossile. Pertanto, nasce il sospetto che i tubercoli siano un prodotto di processi post-mortem, come la decomposizione, la disidratazione ed il seppellimento.
Se questo dubbio fosse confermato, allora i minuscoli tubercoli irregolari e distribuiti casualmente che osserviamo nella pelle di questi tyrannosauridi non sono da interpretare come genuine tracce di squamatura, non sono strutture biologiche, bensì sono artefatti tafonomici, condizioni legate ai processi che, dalla morte dell'animale, conducono al fossile.
Bibliografia:
Bell PR, Campione NE, Persons IV WS, Currie PJ, Larson PL, Tanke DH, Bakker RT. 2017 Tyrannosauroid integument reveals conflicting patterns of gigantism and feather evolution. Biol. Lett. 13: 20170092. http://dx.doi.org/10.1098/rsbl.2017.0092

5 commenti:

  1. Andrea, la texture di minuscoli tubercoli in questi fossili somiglia in modo sconcertante alla pelle che riveste la cresta carnosa dei polli. Ci pensavo qualche ora fa osservando una delle mie galline, c'è una possibilità che almeno alcuni di quei frammenti rapresentino una pelle spessa, "gommosa" e a grana molto fine come gli ornamenti di certi uccelli viventi?

    Mi sono ripromesso che uno dei prossimi giorni scatterò una foto in alta definizione, sono sicuro che se cambiassi il colore da rosso a grigio scuro a primo impatto sembrerebbero proprio piccole squame.

    Marco

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  2. ciao, a parte, come dice Marco, una somiglianza con il tessuto tegumentario di bargigli e cresta di alcuni gallinacei, a me ricordano abbastanza anche la pelle dei camaleonti e di certi anolidi.

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  3. oltre ai barbagli a me ricorda precisa precisa (con minuscoli tubercoli disordinati con annesse pieghe) la pelle nuda in alta definizione di uccelli senza piume come alcune varietà di galli domesticici

    stessa cosa per tratti di pelle di adrosauridi mummificati



    Broke




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  4. That translation of anonymous is histerical

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  5. Avendo capito come funziona Blogspot, copio e incollo il mio commento da Facebook: Un'osservazione che ho dovuto fare, dopo il consueto giro di blog paleontologici per vedere com'era stata accolta la notizia, è che non si vedeva una tale tempesta dai tempi della ricerca di Ibrahim et al. del 2014. Tempesta in un bicchiere d'acqua, da quel che ho capito, visto che la ricerca concretamente non fa altro che descrivere frammenti la cui esistenza era nota da tempo. Nonostante ciò, a giudicare dal clamore sembra che abbiano trovato un intero Tyrannosaurus mummificato. Fantastici poi i commenti a tema "lo sapevo che non poteva avere le piume", come se questa ricerca rappresentasse l'ultima e definitiva parola a riguardo. A sorprendermi davvero sono state figure come Sassani (personaggio che trovo alquanto curioso), che si è precipitato a recuperare vecchie opere di paleoarte di Paul e altri autori, dichiarandole la visione più corretta ed aggiornata, oltre a dar ben poco peso alle critiche (come la tua) quando gli sono state presentate (oltre a sminuire l'importanza di Yutyrannus, che presenta comunque, se non sbaglio, piccole aree di pelle squamosa oltre ai filamenti). Ma in generale le critiche a questa ricerca sono accolte malissimo, ho visto associare il tuo commento a quelli di chi ritiene che il protopiumaggio di Sinosauropterix sia fibre collagenee o qualcosa del genere. Credo che dietro a ciò ci sia, più che altro, una ragione psicologica, soprattutto perchè non ho mai visto obiezioni alla rappresentazione con protopiumaggio di animali come Deinocheirus e Therizinosaurus, che si avvicinavano alla stazza di Tyrannosaurus e comunque superavano i Tyrannosauridae di medie dimensioni che, stando a questa ricerca, erano parimenti ricoperti di squame. Insomma, la mia impressione è che queste persone, più che un vero animale, cerchino il drago delle fiabe. Ho visto immagini della pelle di uccelli estinti (specie di moa), e probabilmente se si trattasse di non-maniraptora verrebbero indicati come inconfutabile prova che teropodi di grandi dimensioni erano largamente coperti di squame anche sul lato dorsale.

    - Pietro

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