Lo scenario puramente fantascientifico che ho proposto ha generato commenti contrastanti. Non mi interessa dilungarmi nella discussione se noi uomini siamo "più forti" dei dinosauri, dato che si rivelerebbe solamente l'ennesima discussione tra antropocentrismi sciovinisti contrapposti a concezioni più pessimiste nei confronti delle effettive capacità umane, sia come individui che come specie. La mia opinione l'ho ampiamente esposta, e si riassume con: il successo di una specie non si misura dal numero di pallottole che può sparare, ma è un risultato a lungo termine di numerosi fattori a diverse scale di complessità. Ciò che può essere ovvio per un film di due ore, non lo è più nella realtà globale diluita in decenni, millenni o milioni di anni.
Con la scusa di un film sui dinosauri, il mio post voleva invece sottolineare la profonda dipendenze delle specie, compresa quella umana, alle condizioni climatiche globali in cui una specie si evolve e prospera. Per quanto sia adattabile, Homo sapiens è un privilegiato dalla storia, e non sorprende che nonostante la specie esista da 100 mila anni praticamente identica, nell'anatomia, ad oggi, la Civiltà, intesa come sistema socio-economico-culturale sia potuta svilupparsi solo durante le condizioni climatiche relativamente stabili e temperate verificatesi solo negli ultimi 10 mila anni dell'esistenza umana. Per quanto possa apparire strano, il mondo in cui viviamo oggi è davvero un dolce Giardino dell'Eden, al confronto con le condizioni climatiche sperimentate dalla Terra, e dalla specie, in altri momenti del passato più o meno remoto. Ma per capire ciò, occorre capire cosa sia "il clima".
Il cambiamento climatico è la norma nell'evoluzione del pianeta, ma i modi, le caratteristiche ed i tempi di tali cambiamenti non sono sempre stati gli stessi. Numerose evidenze confermano che un rapido cambiamento climatico globale è in atto, la cui rapidità e drammaticità, unita alla probabile e massiccia causa antropica, lo rendono una novità per la storia umana, almeno per gli ultimi 10 mila anni.
Meehl et al (2007) forniscono un'ampia e dettagliata analisi della problematica del cambiamento climatico attualmente in atto. Io aggiungo a ciò che potete trovare là descritto in modo esaustivo le informazioni sulla dinamica climatica a larga scala che otteniamo dalla paleoclimatologia degli ultimi 250 milioni di anni.
Per comprendere il
significato del “cambiamento climatico” occorre capire che
l'atmosfera, gli oceani e le terre emerse formano un sistema dinamico
aperto, che riceve energia dal sole, in parte converte quella energia in materia
(organica e inorganica), una parte la disperde nello spazio ed una
parte la conserva all'interno del sistema. La temperatura media
globale, definita ad esempio come temperatura media annua
dell'atmosfera a livello del mare, è una misura della quantità di
energia termica conservata dal sistema: se la temperatura sale,
aumenta la quantità di energia conservata dal sistema. Questa
quantità di energia non si esprime solamente e banalmente con la sensazione di
“caldo” o “freddo” che sperimentiamo noi, ma sopratutto come
quantità di energia disponibile al sistema. Pertanto, l'aumento
della temperatura implica un aumento dell'energia che genera la
circolazione atmosferica, di energia che genera le precipitazioni,
che genera le correnti oceaniche, che genera l'erosione del suolo.
I modelli climatologici e
lo studio della paleoclimatologia concordano che se il clima mondiale
cambiasse al punto di avere una temperatura media annua superiore di
3-4 gradi Celsius rispetto alla condizione precedente la Rivoluzione
Industriale, si innescherebbero meccanismi a scala continentale e
mondiale sia nella circolazione atmosferica che nella circolazione
delle correnti marine, nel tasso di accumulo e scioglimento dei
ghiacciai e nel tasso di erosione dei suoli, tali da modificare in
maniera marcata la geografia e la biologia del pianeta.
Sebbene a prima vista 5
gradi possano sembrare pochi, occorre ricordare che questi 5 gradi
annui in più significherebbero la quantità di energia conservata in
più dal sistema per mantenere la temperatura atmosferica dell'intero
pianeta più alta di 5 gradi. Chiunque abbia provato a scaldare una
grande stanza usando un camino, capirà che all'aumentare delle
dimensioni della stanza, aumenta la quantità di legna e carbone da
bruciare, quindi di energia da coinvolgere. Se la stanza è l'intero
pianeta capirete che le energie in gioco sono colossali.
Un aumento di 5 gradi,
pertanto, non significa solamente “farà più caldo”, ma
significa che tutti i fenomeni avranno a disposizione più energia: quelli atmosferici saranno più intensi e
drammatici, tutti i fenomeni relativi alle correnti marine saranno
più intensi e drammatici, tutti gli estremi negli sbalzi di
temperatura tra le stagioni, tra le aree secche e quelle umide, tra
poli ed equatore saranno più ampi.
Lo scioglimento dei
ghiacciai perenni è tra gli effetti più noti dell'aumento di
temperatura media globale. Lo scioglimento dei ghiacci continentali
aumenterebbe il livello marino, come minimo di alcuni metri. Ciò
porterebbe nel giro di un secolo alla scomparsa delle linee di costa
attuali, alla sommersione di tutte le zone pianeggiati costiere, con
perdita di milioni di km quadrati di superficie e l'inevitabile
emigrazione di milioni di persone che vivono in quelle aree. Ampie
aree coltivabili verrebbero sommerse o rese impraticabili per
l'agricoltura.
Le trasformazioni del
clima non saranno identiche in tutto il globo. L'aumento di
temperatura sarà più marcato nelle zone polari, l'aumento delle
precipitazioni (compreso l'aumento delle tempeste, degli uragani e
delle alluvioni) colpirebbe le regioni temperate, mentre la
desertificazione sarebbe marcata nelle zone tropicali. La
desertificazione comporterà la perdita di ulteriori aree
coltivabili, e l'inevitabile migrazione di milioni di persone, con
gli effetti sociali di tensioni e squilibri tra aree ricche e povere
del mondo. L'aumento delle precipitazioni e l'estremizzazione dei
fenomeni piovosi nelle zone temperate comporterà, assieme ad un
aumento globale delle temperature, ad una “tropicalizzazione”
delle zone temperate, con probabile aumento dell'incidenza delle
malattie tipiche delle zone tropicali nelle zone temperate.
In generale, mentre non
pare ridursi l'aumento della popolazione mondiale, tutti i modelli
climatici indicano che un aumento di alcuni gradi della temperatura
mondiale produrrà una riduzione della quantità mondiale di aree
coltivabili e di prodotti agricoli disponibili. Quindi, rispetto ad ora, più persone, ma meno
cibo, con gli ovvi effetti sulla stabilità sociale, sulle crisi economiche, sulle guerre e sulle carestie.
Un altro effetto della
desertificazione delle aree tropicali e della tropicalizzazione delle
aree temperate sarà che l'acqua potabile diventerà sempre meno
disponibile. Anche questo avrà profondi effetti sociali.
Superato un certo aumento
della temperatura, il sistema climatico mondiale attuale uscirà
dalla sua attuale fase di equilibrio dinamico per spostarsi in una
nuova fase, caratterizzata da cicli più intensi e dinamiche più
rapide nel flusso delle correnti atmosferiche e oceaniche. Il mondo
del 2100 potrebbe quindi essere un mondo senza ghiacciai, con più
deserti, con meno aree coltivabili, con più abitanti, con meno acqua
potabile, con più uragani, alluvioni, inondazioni, con una minore
superficie abitabile, quindi un mondo ben diverso dall'attuale, dal nostro punto di vista, un mondo più duro e difficile. I
cambiamenti climatici inoltre comporteranno una crisi biologica sia
marina che nelle terre emerse. Nei mari, l'aumento della temperatura
media e dell'anidride carbonica disciolta genereranno un
significativo aumento dell'acidità delle acque: sebbene tale aumento
non sarebbe percepibile dagli esseri umani, esso sarebbe letale per
organismi come i coralli ed il plancton, che sono fortemente
condizionati da questi parametri. Una crisi del plancton indurrebbe
una crisi profonda nelle catene alimentari marine, con probabili
estinzioni di molte specie, come avvenuto nel passato geologico, ed effetti importanti sulla pesca da parte
dell'uomo.
La desertificazione nelle
terre emerse avrebbe un profondo impatto sulla fauna, sia per gli
effetti diretti dovuti alla distruzione dell'habitat, sia indiretti
per via delle migrazioni umane che, inevitabilmente, toglierebbero
ulteriore spazio naturale nelle zone non desertificate, per le esigenze umane o per
il suo bestiame.
Pertanto, è plausibile
che l'attuale sistema di sviluppo non sarebbe più sostenibile né
praticabile in un mondo con temperature medie annue di 4-5 gradi
sopra l'attuale. Ampie aree di maggiore desertificazione, minore
disponibilità di acqua ed aree coltivabili, una riduzione delle
superfici emerse proprio nelle coste dove maggiore è la densità
umana, tutti questi fattori, sommati ad una maggiore intensità dei
fenomeni atmosferici estremi e distruttivi, sommati ad un aumento
della popolazione, non promettono bene per la specie Homo sapiens.
Anche se un singolo
individuo o piccole popolazioni locali possono sicuramente adattarsi
alle nuove condizioni, è evidente che nel complesso la specie umana
attraverserà una frase di profondo squilibrio.
Per nostra fortuna, non
viviamo nel Mesozoico, quando tutti i fattori che ho appena elencato
(maggiore temperatura globale, maggiore estremizzazione dei fenomeni
climatici, atmosferici ed erosivi, maggiore concentrazione di gas
serra nell'atmosfera) erano persistenti e persino più intensi, in
alcune fasi. Se fossimo catapultati nel Mesozoico, prima ancora che
fronteggiare animali ben più adatti di noi a vivere in quel mondo
(essendosi evoluti in quelle condizioni), dovremmo fronteggiare un
clima per il quale i nostri corpi non sono abituati, in particolare
un'atmosfera con una differente concentrazione di ossigeno. Se
capitassimo in fasi con una maggiore concentrazione dell'ossigeno
atmosferico, vivremmo in un mondo dove gli incendi e la fuliggine atmosferica sarebbero la norma, un mondo con bellissimi tramonti ma dove non
sapremmo gestire facilmente il fuoco, che divamperebbe spontaneamente in modo imprevedibile. Se capitassimo in fasi con
minore concentrazione di ossigeno atmosferico saremmo gli unici
grandi animali con polmoni inadatti a respirare in modo efficiente,
ovvero, saremmo facili prede, con i riflessi annebbiati (il cervello
è l'organo che richiede la maggiore quantità di ossigeno), il
respiro affannoso, le forze intorpidite.
Per nostra fortuna, viviamo, forse ancora per poco, in un Eden climatico a misura per noi.
Praticamente "fine del Permiano 2: la vendetta"... Meglio impegnarsi a resuscitare qualche Listrosauro... ;-)
RispondiEliminaSpecie dominante, la chiamano.
RispondiEliminaCurioso, domani ho l'esame di ecologia e tu mi hai appena fatto fare un ripasso da paura, grazie infinite ;P
RispondiEliminaAd ogni modo, tornando al tuo film, forse i dinosauri potrebbero essere quasi un elemento "di contorno", giusto per pepare un po' le ben più drammatiche vicende umane, in un mondo che, secondo me, sarebbe tormentato dalle guerre, dalle razzie (e probabilmente da qualche forma di fanatismo religioso-ideologico). Magari un film che alla fine ti fa capire che i veri "mostri" non sono quelli con denti a banana e artigli a falcetto, ma quelli con pollice opponibile e dorso eretto.
Simone
"La specie umana attraverserà una fase di profondo squilibrio"... mi sa che la stiamo vivendo ora dato il numero di individui che calcano il pianeta.
RispondiEliminaHK
ciao andrea volevo fare un commento su quello che ho letto nel post precedente e in quest'ultimo:
RispondiEliminase ho capito bene, la trama del tuo ipotetico film indicherebbe l'inizio di qualcosa, un cambiamento globale che si porta nei secoli e millenni a venire, dove i dinosauri rivendicherebbero (penso in parte) il loro dominio sul mondo.
dal post e dai commenti dico la mia in merito:
si parla di confronto fra uomo e dinosauri in un ambiente a favore di quest'ultimi. e dunque:
per me l'uomo non avrebbe motivo di sterminare dinosauri usando la propria tecnologia bellica, poichè si ingegnerebbe più che altro nel trovare sistemi per migliorare la propria esistenza. i dinosauri invece contribuirebbero alla nascita di una nuova fauna, a confronto con altre specie di animali adattati.
se mai l'uomo volesse cancellare l'esistenza dei dinosauri, si troverebbe a dover affrontare problemi ben più gravi, la società stessa. anche dal punto di vista economico.
Paleocene–Eocene Thermal Maximum? Potrebbe essere un valido esempio per definire gli effetti di un innalzamento repentino delle temperature sull'ecosistema terrestre? Ti lancio l'idea di produrre un post sull'argomento...
RispondiEliminaAle
Grazie per l'idea, ma generalmente non scrivo su "commissione" ma in base a ciò che in quel momento mi va di tradurre in parole, di getto, molto casualmente e spesso in base a contingenze del momento.
EliminaHo esaurito l'interesse di parlare di cambiamento climatico... almeno per ora.
Penso che tu stia trascurando vari parametri chimico-fisici che verranno influenzati da un ipotetico innalzamento globale delle temperature e dell'umidità terrestre, come l'alterazione dei silicati e delle rocce carbonatiche. questi meccanismi sono capaci di togliere dall'atmosfera immense quantità di C02, molto più di quelle che ogni input attuale stia facendo, antropico e non. Attualmente grandi estensioni di rocce silicatiche si trovano in siberia e in altre zone a clima freddo. L'alterazione dei silicati arriva ai suoi livelli estremi in zone calde e umide, come giava (le rocce che alterano a giava sono, per nostra fortuna, quelle che ci hanno consentito fin'ora di non andare run - off con le immissioni di CO2). Considerando un inziale scioglimento dei ghiacci in siberia, groenlandia e antartide si esporrebbe un gran quantitativo di rocce silicati e basalti all'alterazione, con la sottrazione di immense quantità di C02 e il conseguente crollo di anidride carbonica in atmosfera (Dessert et al., 2003). Gli effetti sarebbero non un pianeta deserto ma un pianeta di ghiaccio. Questo è più o meno quello che è successo durante l'estinzione di massa di fine ordoviciano (Lefebvre, 2010).
RispondiEliminaE' opionione abbastanza diffusa all'interno dei geologi dell'università degli studi di milano e non solo, che quello che succederà se si andrà avanti così, sulla Terra, è una nuova e gigantesca glaciazione.
Per altro, vari modelli sperimentali, di cui il più famoso, vecchiotto ma ancora confermato, è Manabe e Bryan 1985, hanno evidenziato come l'aumento di C02 non infierisca più di tanto nè sulla circolazione oceanica, nè sul funzionamento delle celle di Hadley, nè in un eventuale desertificazione, visto che il riscaldamento è proporzionale, con un gradiente che si assottiglia ma non vi è un aumento di temperatura uguale in tutte le sue parti, tale che comunque resterebbe quella differenza climatica e ecologica tale da mantenere i gradienti di temperatura e umidità che oggi muovono masse d'aria e acque.
Per quanto riguarda il PETM (Paleocene - Eocene Thermal Maximum), le ultime ipotesi (Kent e Muttoni, 2011) sostengono che il raffreddamento post eocenico, quello che porterà alle ere glaciali, sia causato appunto dall'alterazione dei basalti legati al passaggio della grande provincia magmatica di india (deposta durante i trappi del deccan, che avrebbero dunque rilasciato un sacco di CO2 provocando l'aumento poi nel paleocene e ecocene), alterazioen tale da "succhiare" un sacco di CO2 dall'atmosfera e provocare non solo la finine del massimo termico, ma anche una duratura e pesante fase di raffreddamento globale.
Dunque, il giardino dell'eden è si fragile, ma forse non ci siamo ancora resi conto di quanto poco ne sappiamo della sua fragilità.
Ti suggerisco di leggere il mio romanzo "L'Età della Figlia": http://www.amazon.it/LEt%C3%A0-Della-Figlia-ebook/dp/B006U5SB5U/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1325938358&sr=8-1.
EliminaChi lo ha letto sa perché te lo sto suggerendo (e coloro che sanno il motivo, per favore non dicano nulla per non rovinare ai potenziali lettori i temi trattati nel romanzo).
:-) Lo leggerò volentieri.
EliminaAh, non volevo che la cosa si esaurisse in una banale pubblicità ma visto che non ho iniziato io... ho affrontato questo tema (global warming e alterazione silicati e effetti della C02 sul clima) sul mio blog (che per correttezza non posterò , né sotto forma di link nè di nome) ;-)
Spero che il tuo romanzo stia andando bene
Marco