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29 giugno 2012

Aggiornamento sui falchi pescatori

I tre giovani falchi continuano a crescere, e sono ancora tutti e 3 vivi. Noterete però che esiste già una vistosa differenza di taglia e di livrea tra i primi due, da un lato, ed il terzogenito. Questo ultimo è significativamente più piccolo degli altri e mantiene ancora una livrea più chiara, entrambi segni che è cresciuto meno dei fratelli, nonostante che non abbia che pochi giorni in meno degli altri: ciò è un'evidenza che esso ha ricevuto meno cibo degli altri, per via della forte competizione subita dai più voraci ed avvantaggiati fratelli che essendo nati prima hanno goduto di un periodo con minore (o nulla) competizione da parte dei fratelli (essere primogeniti infatti significa vivere per qualche tempo da figlio unico, quindi con l'esclusiva sul cibo).
Mi chiedo se la differenza di livrea tra il più giovane ed i fratelli, che stanno acquisendo un manto più simile allo stadio adulto possa agire da stimolo per i genitori per indurli a fornire il cibo preferenzialmente all'esemplare più immaturo (nel senso che, se gli altri "assomigliano" ad adulti, potrebbero non rappresentare uno stimolo all'imbeccata forte come lo erano quando erano di livrea immatura), o se, invece, tale differenza non sia significativa per il comportamento dei genitori. Negli animali con intense cure parentali, come questi uccelli, infatti, l'aspetto dei giovani è sovente uno dei principali stimoli che induce la cura parentale, e, di conseguenza, la perdita dell'aspetto "infantile" tende a ridurre, fino ad annullare, l'insieme di reazioni neuronali che inducono il comportamento di difesa e nutrizione da parte dei genitori. Infatti, è ampiamente documentato da decenni di studi etologici, che la maggioranza delle cure parentali è indotta sopratutto da specifici "superstimoli", attributi della forma o dell'aspetto giovanile che annullano la naturale aggressività dell'adulto e lo inducono a proteggere e/o portare cibo al giovane.

10 commenti:

  1. E' possibile che stia incidendo anche l'incubazione? Da un po' di tempo a questa parte ho notato che gli adulti sono sempre meno presenti nel nido e che lasciano i pulli in balia delle intemperie, è possibile che il più piccolo soffra di questa mancanza rispetto ai fratelli più robusti?

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  2. ciao Andrea,
    il processo che ipotizzi credo implichi, come conseguenza, che il divario di sviluppo tra i componenti di una covata tenda a ridursi e possibilmente ad oscillare (nel caso il processo in questione agisca su scale temporali ben inferiori a quelle sulle quali avviene lo sviluppo dei "pulcini"). Nel senso che la livrea "piú adulta" dovrebbe inibire (relativamente parlando) l´attenzione dei genitori, favorendo il componente meno sviluppato della nidiata; all´approssimarsi della condizione di questo a quella dei connidiacei piú sviluppati, la capacitá di discriminazione dei genitori dovrebbe decrescere, causando un possibile nuovo sbilanciamento (questa possibilitá dovrebbe, immagino, dipendere dalla sensibilitá dei genitori agli stimoli in questione, che contribuirebbe a determinere il valore minimo della varianza del grado di sviluppo dei nidiacei). Considerato ció, sapere quale sia il tasso di sopravvivenza dei nidiacei e quale l´andamento relativo degli stati di sviluppo dei componenti di una nidiata, potrebbe suggerire se il modello da te proposto sia una buona descrizione di ció che avviene (o se la strategia sia mediamente di successo).

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  3. Lascio agli etologi professionisti la soluzione: io sono un paleontologo e le mie basi di etologia, per quanto siano universitarie, non sono così profonde per andare oltre ciò che ho scritto. Può darsi che la mia ipotesi sia già stata discussa in letteratura.
    Faccio notare a Cosodelirante che la sua interpretazione sarebbe un effetto, non una causa, delle ridotte dimensioni del terzo giovane: è comunque una conseguenza del fatto che il più giovane sia più piccolo come dimensioni, quindi abbia mangiato meno (nel tempo e nella quantità) dei fratelli. Se i genitori sono meno presenti, la loro assenza influisce allo stesso modo sui tre giovani, quindi non è un fattore principale della marcata differenza di crescita e dimensioni tra i tre nidicei.

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  4. Vai Paolino, ce la puoi fare!
    Siamo tutti con te!

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  5. Osservando i pulli al pasto, non sembra che i genitori si comportino in maniera differente con nessuno dei tre.
    Ad ogni modo, se davvero un aspetto più maturo può influire sul comportamento degli adulti (cosa probabilissima)è anche vero che i pulli più grandi sono comunque in vantaggio competitivo sul fratellino, impedendogli di usufruire dei vantaggi.

    Simone

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  6. Negli uccelli generalmente gli stimoli sono due: di carattere uditivo (il pigolio) e visivo (l'accentuata colorazione dell'interno del becco dei pulcini e il movimento a 'frullino' delle alette e della testa). Entrambi questi stimoli sono percepiti in base all'intensità con cui vengono prodotti dal pullo e sono un indice della fame del piccolo. Lo stato del piumaggio non forniscono per i genitori indicazioni sullo stato del pullo, almeno non nel senso in cui è intesa l'ipotesi: sembro più piccolo = ho bisogno di più cibo. Sono gli stimoli uditivi e visivi prima indicati che inducono il genitore a nutrire prefenzialmente un pullo invece di un altro. Lo svantaggio di crescita dunque permane o può via via aumentare, non si arriva mai al pareggiamneto dei livelli tra pulli di giorni diversi.
    Greg

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  7. Non ripeto quello che ho già detto nella discussione precedente (le mie opinioni sull'argomento le conosci già), dico solo che mi fa piacere che i tre pulcini siano ancora vivi :)


    Alessio

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  8. Ho letto ora quella discussione. Credo tu faccia un po' di confusione tra apprendimento (nel senso di comportamento appreso) e coscienza (se ho ben inteso il tuo 'consapevolezza di sè'). Se tu intendi dire che oltre a comportamenti innati (comportamento ereditabile a base genetica) vi siano anche comportamenti appresi (trasmissione culturale quindi non base genetica della trasmissione del comportamento) allora la risposta è sì, oltre alla trasmissione gentica di un comportamento esiste anche quella culturale (molto conosciuta e studiata nei mammiferi, un po' meno 'famosa' negli uccelli). Se invece intendi che l'apprendimento di un comportamento è indice della presenza di una coscienza allora la risposta è no, la prima affermazione non è empiricamente utilizzabile per dimostrare la seconda. In altre parole: le due cose sono slegate.
    Un altro punto confuso è la differenza tra 'sentimenti' e determinati tipi di comportamento (altruistico, egoistico,...). Un comportamento altruistico adottato da un animale non è espressione di 'buoni sentimenti' e di presenza di 'coscienza' in un individuo (animale) ma è un comportamento come un altro (ad esempio come il suo 'contrario' egoistico) che è evoluto in risposta a determinate pressioni selettive. Per spiegazioni più dettagliate su cos'è un comportamento altruistico e sul perchè alcune specie adottano un comportamento altruistico mentre altre egoistico suggerirei di frequentare un corso di etologia o di leggersi un opportuno testo di riferimento della materia. Quindi, esistono comportamenti innati e comportamenti appresi, comportamenti altruistici e comportamenti egoistici che possono essere spiegati senza tirare in ballo coscienze o sentimenti che sono un 'nostro' modo distorto di percepire e cercare di spiegare (spicciolamente) alcuni comportamenti di specie diverse dalla nostra (empatia tra mammiferi e uccelli? Mah...).
    Greg

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  9. Greg, specifica a chi stai rispondendo perché non è immediato se stai parlando a me, ad Alessio o ad altri che sono intervenuti nella discussione.
    Comunque, condivido il punto di vista da te espresso.

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    1. È vero non l'ho detto chiaramente: il mio commento è rivolto ad Alessio.
      Greg

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