"Il tuo articolo è da sottomettere" Donatien-Alphonse-François de Sade, signore di Saumane, di La Coste e di Mazan, marchese e conte de Sade, inventore dell'Editoria Scientifica |
Nonostante
non sia ancora entrato nella terza età, inizio a manifestare i
classici comportamenti dell'anziano, primo tra tutti il lamentarmi di
come stanno andando le cose ai giorni d'oggi e di come ai miei tempi
le cose fossero migliori.
Prendiamo
la procedura di invio di un articolo scientifico ad una rivista
internazionale soggetta a revisione paritaria perché sia
eventualmente pubblicato (in gergo, "sottomissione
dell'articolo"), che è una delle attività principali del
ricercatore scientifico (sì, scrivere articoli e sottometterli
prende molto molto più tempo del partecipare a scavi, smanettare in
laboratorio o aprire cassetti polverosi di collezioni museali).
Quando
ho iniziato a sottomettere articoli, quasi una ventina di anni fa, le
cose erano molto più semplici e umane di oggi.
Ai miei tempi,
scrivevi una email all'editore della rivista (alcuni andavano ancora
di sottomissioni cartacee!) nella quale allegavi una serie di file:
un file word contenente il testo dell'articolo con in fondo le
didascalie delle figure, una serie di file immagine con le figure del
manoscritto, ed una "cover letter" in cui, con un tono
formale ma non troppo tecnico, spiegavi all'editore perché proponevi
il tuo manoscritto a quel giornale scientifico. Punto.
Oggi,
per sottomettere un articolo occorre avere di fianco il notaio, il
commercialista e a volte persino l'avvocato.
Dal sito della
rivista scarichi le istruzioni per gli autori e te le leggi fino in
fondo. Per sicurezza, salvi le istruzioni e le tieni di fianco
durante tutta la procedura di formattazione, perché ci si perde
senza. Speri di avere un collega che ha sottomesso per quel giornale
dopo che avevano già attivato l'ultima versione delle procedure di
sottomissione.
Il testo del manoscritto, che avevi -
ovviamente - già scritto, ora va ristrutturato e formattato secondo
le bizzarre forme della rivista specificate nelle istruzioni. Non
devi superare il limite imposto nel numero di parole. Ma,
soprattutto, devi seguire la peculiare modalità di formattazione
delle citazioni bibliografiche, che da sola ti ruba una giornata. Se
le citazioni sono numeriche e non in ordine alfabetico, il tempo di
formattazione triplica. Cambi rivista? Di fatto, riscrivi il
manoscritto da capo e ripeti tutto una seconda volta. Alla fine, il
file sarà caricato nella apposita casella della pagina di
caricamento dei file.
Le didascalie (le caption figures) sono
da formattare secondo le norme della rivista, e sono da includere
come file separato. Esse saranno caricate nelle apposite caselle
nella pagina della pagina di caricamento dei file.
Le figure,
che tu avevi già realizzato secondo il tuo gusto, sono quasi
sicuramente da rifare. Devono avere dimensione, proporzioni e
risoluzione idonee come descritto nelle istruzioni per gli autori.
Evita colori non distinguibili a chi ha problemi di percezione
cromatica (addio bel grafico verde e rosso!). Evita forme troppo
contrastate (addio bella ricostruzione scheletrica!). Dimentica
l'esistenza del .jpg. Impara ad usare Illustrator. In ogni caso, alla
fine, il formato richiesto spesso è quello che ti da più problemi a
rispettare le dimensioni massime imposte. Le particolari immagini che
avevi pensato come iconografia della tua ricerca, alla fine, sono un
ricordo. Mi raccomando, non cestinare il tuo file finale coi livelli
separati, perché sicuramente nella seconda fase di revisione oppure
nella fase di assemblaggio del proof finale ti sarà chiesto di
aggiustare il font, convertire il file in altro formato, o altre
arcane richieste del tutto irrilevanti ai fini dell'articolo ma
assolutamente necessarie per i bizantinismi editoriali a cui ti sei
liberamente sottomesso.
La cover letter - di cui ti vergogni
rimembrare la mielosa piaggeria e l'eccesso di enfatici superlativi -
deve essere accompagnata da una serie di liberatorie in cui i
detentori degli eventuali diritti su qualche immagine, software o
brevetto utilizzato nello studio dichiarano di dare l'assenso
all'utilizzo del loro prodotto. Prega a quel punto che nessuno ti
faccia delle storie sui suoi diritti.
Devi compilare il modulo
in cui si dichiara il ruolo e le attività svolte da ogni singolo
coautore. Risatina isterica. Nel 65% dei casi (ottimistico), quello
che dichiarato è falso e serve solo a giustificare la presenza di
persone che sebbene non abbiano partecipato alla ricerca in sé, la
loro partecipazione nell'articolo, dovuta anche a motivi
extra-scientifici, è comunque fondamentale per la finalizzazione del
lavoro. La politica, il baronato, le pubbliche relazioni, tutto va celato o reso
in modo grigio...
Devi esplicitare la procedura svolta per
tutti i diversi tipi di analisi, descrivendola (e non semplicemente
citandola) utilizzando l'apposito modulo S.Che.N.C.
(Sfacchinata.Che.Nessuno.Considera) in cui spieghi passo dopo passo
le procedure, includendo dove necessario i link ai file supplementari
che quel singolo lettore pignolo su 10 mila vorrà a tutti i costi
controllare per poi rifare le tue analisi e poi scrivere sul suo blog
"Gastropoda" che la tua analisi è fallace perché non
supera il tal test statistico.
Devi caricare tutti i file
supplementari con i dati utilizzati, formattandoli secondo la norma
della rivista oppure, qualora fossero troppo pesanti, tipo sopra i 10
MB (che nell'era dei Gigabytes al secondo fa ridere), devi zipparli e
caricarli in un archivio digitale riconosciuto valido per poi fornire
il link e/o doi del caricamento. [Ovvero, devi passare
un'altra giornata a formattare i file secondo le norme dell'archivio,
caricarle, ottenere la conferma del caricamento, e spesso persino
pagare una somma di denaro per ottenere questo link]
E dopo
che hai fatto tutto questo, e hai sottomesso tutto il tuo lavoro,
comunque non è ancora nemmeno iniziata la revisione, perché la
rivista si riserva il diritto di valutare se la tua sottomissione sia
meritevole di essere presa in considerazione.
Ovvero, dopo 3-5 giorni interi di lavoro unicamente finalizzato a caricare il file in
un sito online, è possibile che tutta la faccenda si risolva già
entro 24 ore ricevendo questa email:
"Gentile Dott. Cau,
la ringraziamo per aver considerato la nostra rivista per pubblicare il suo lavoro scientifico.
Come ben sa Playboy riceve una quantità di sottomissioni ben maggiore del numero effettivo di lavori che possono essere revisionati e pubblicati sulla nostra rivista. Troppa patata e poche pagine, sa come vanno queste cose...
Siamo quindi dolenti nell'informarla che la sua domanda è stata rifiutata.
Tuttavia, se ritenesse questa alternativa di suo gradimento, può risottomettere automaticamente il suo lavoro alla nostra rivista associata Playboy Communications, la quale valuterà se considerare il suo studio pertinente con le mission della rivista.
Le ricordo che la pubblicazione su Playboy Communications si basa sul Open Access Mighty Dragon Plus 3.0.2, e comporta per l'autore il pagamento di una quota di sottomissione fisica e morale di euro 6400 (IVA esclusa).
Cordiali saluti,
Il Gran. Farab. Figl. di Mammaliamorph. Cenozoic. Laramidian. J. Menghele PhD - Editore Associato di Playboy"
Sublime
RispondiEliminaMi sento meno solo, a sapere che non è solo l'ambiente biomedico a sottostare a tali bizantinismi...un saluto da Reggio Emilia, Andrea
RispondiEliminaNo, penso sia onnipresente in tutta l'editoria scientifica. Saluti da di là dall'Enza.
EliminaSe potete consolarvi io sono impazzito per la spid di mia madre e impazzisco quando devo prenotare qualcosa sul sito del comune (a Milano per molte cose ormai obbligatoria prenotazione online). Un po' incomincio ad essere un po' obsoleto, un po' ho una ridottissima intelligenza procedurale, un po' le procedure assomigliano a quella descritta da Andrea.
EliminaEmiliano
Se ti può consolare, sono mesi che cerco di fare la SPID.
Eliminain realtà no, non mi consola affatto ... finchè capita a me penso di essere il problema, ma quando vedo che capita a persone più giovani, più formate e più intelligenti di me (e non sei il solo che sento), lo trovo scandaloso. Ci sono vecchi, persone poco scolarizzate, stranieri, persone poco intelligenti... un sistema del genere dovrebbe essere accessibile a tutti. Chiudo lo sfogo.
EliminaEmiliano
ps io non ci ho ancora provato: per ora sto dribblando elegantemente il problema
Questo post riesce ad essere desolante e al tempo stesso divertentissimo. E complimenti vivissimi per il blog che ho scoperto da poco e che sto leggendo un po' alla volta dall'inizio. E' davvero meraviglioso.
RispondiEliminaAntonio
PS: da daltonico, lasciami dire che in effetti il grafico verde e rosso è parecchio sadico... :D
Infatti ormai è standard di NON usare immagini di difficile lettura per le persone come i daltonici. I colori consigliati per i grafici sono magenta, blu e giallo, oppure verde e rosa.
EliminaIn pratica, qualcosa di simile al rilascio del lasciapassare A38 ne "Le dodici fatiche di di Asterix"
RispondiEliminaTutta la mia stima, conscio che non è comunque abbastanza.
Sì, è come la celebre fatica di Asterix e Obelix nel palazzo dei burocrati.
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