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05 agosto 2014

A cosa serve quello che facciamo?


Anche se è improbabile che il lettore medio di questo blog mi ponga questo tipo di domanda, ed anche se nessuno finora mi ha mai posto questo interrogativo, ogni volta che qualche mia ricerca riceve un riscontro mediatico, come nel caso del recente articolo sull'evoluzione dimensionale lungo lo stelo-aviano, io mi immedesimo nel fantomatico “uomo qualunque” e mi domando: a cosa serve quello che facciamo? Ovvero, a cosa “serve”, in termini di utilità sociale, la paleontologia dei dinosauri? Cosa porta questa disciplina alla maggioranza del genere umano, quasi del tutto fuori dal nostro circolo di appassionati e ricercatori? Dopo tutto, una ricerca pubblicata su riviste di ampio livello, lette non solo dai paleontologi, implica che quella scoperta, in qualche modo, debba avere delle implicazioni e ricadute “universali”. Di che tipo?
Altri prima di me hanno formulato la domanda – in vari modi – e si sono dati una qualche risposta. In molti casi, ho letto risposte secondo cui la paleontologia dei dinosauri “fornisce informazioni sul posto dell'uomo nella storia naturale” oppure che “avvicina i giovani alla scienza”, ed altre risposte che identificherebbero una qualche “utilità sociale” nella nostra ricerca paleontologica concentrata sui dinosauri.

Penso che, in maggioranza, quelle risposte siano ridicole.
Trovo che sia ridicolo pensare (e scrivere) che la paleontologia dei dinosauri sia perseguita per rispondere a domande esistenziali come “il posto dell'uomo nella Natura”. Quel genere di domande esistenziali, ammesso che abbiano senso, sono semmai perseguite dall'antropologia, non dalla paleontologia dei dinosauri. Nessun paleontologo dei dinosauri cerca fossili, fa analisi, pubblica studi, con il motivo recondito di rispondere a quella domanda. Inoltre, nessuno di noi fa ricerca paleontologica perché così facendo avvicinerebbe i giovani alla scienza. Non mi risulta che la paleontologia nasca con un intento cripto-pedagogico. Inoltre, assumere che i dinosauri “servano” alla causa della scienza (per i giovani) ridurrebbe la disciplina ad un “cavallo di Troia” per bambini. Quanti di noi vorrebbero dedicare la loro vita a creare feticci con cui plagiare i giovani in modo così subdolo? In ogni caso, l'esperienza mi mostra che se un giovane è appassionato di scienza, lo sarà a prescindere dai dinosauri. La passione scientifica è ciò che avvicina i ragazzi ai dinosauri, non il contrario. E se la scienza non interessa, i dinosauri non funzioneranno da traino, come dimostra la proliferazione dei “dinosauri-mostri” nei videogiochi, nei film e nei fumetti, in cui di scientifico c'è ben poco. Un appassionato di mostri (dalla vaga forma di dinosauro) non diventerà uno scienziato a causa dei mostri. Inoltre, come spiegherò sotto, se davvero quello fosse il motivo recondito della nostra ricerca, e la causa trainante la passione scientifica dei giovani, ci troveremmo in una situazione veramente triste.

Penso che quelle risposte siano un (patetico?) tentativo di accontentare in qualche modo una domanda nascosta, una motivazione implicita più sottile di quella esplicita nelle domande elencate sopra.
Ovvero, ogni volta che qualcuno chiede “a cosa serva” una ricerca o scoperta paleontologica, implicitamente sta chiedendo “quanto denaro porta?”. La domanda sul “servizio” è quindi un'ipocrisia per nascondere una domanda sul “guadagno”.
Viviamo nell'Era del Dio Denaro. Misuriamo il valore delle persone in base al loro reddito, l'importanza delle nazioni in base al loro PIL o al “rating” calcolato dalle società finanziarie, e persino il destino di una specie animale è tarato in base al prezzo delle sue corna al mercato nero. Tutto è misurato col Denaro, al punto che potremmo dire che esso abbia sostituito l'Uomo nella massima su cosa sia la Misura di Tutte le Cose. Se qualcosa non è monetizzabile, è come se non esistesse.
Inevitabilmente, in un mondo che idolatra il denaro, per il quale milioni di persone si immolano e spesso al “prezzo” (quello vero) dell'esistenza, è inevitabile che ogni altra passione, interesse e attività debba essere “convertita” (sia nel senso economico che religioso). Perché “non avrai altro Dio all'infuori di Me”, evidentemente, è un precetto non solo del dio biblico, ma anche e sopratutto del dio pecuniario.

A coloro che (s)ragionano in quel modo, quindi, non risponderò con la loro stessa moneta. La paleontologia dei dinosauri viene perseguita per qualcosa di monetizzabile? No, la paleontologia dei dinosauri NON serve a niente che non sia la paleontologia dei dinosauri.
Qui è bene una precisazione, per non apparire ingenuo. Ovvio, come ogni altra attività umana, anche la paleontologia può avere delle ricadute extra-paleontologiche, può essere usata per un'attività economica o commerciale, può fungere da ispirazione e fonte di guadagno in emanazioni extra-scientifiche come la divulgazione, l'arte o il commercio. Ma la paleontologia dei dinosauri resta comunque auto-referenziale. Noi facciamo scienza per la scienza, per accrescere la conoscenza, per imparare di più sui dinosauri. Non facciamo ricerca per altri motivi, perché altri motivi non esistono. Non è un caso, infatti, che a fare paleontologia non si diventi ricco.
Pertanto, evitiamo di abbassarci al livello di chi vuole tutto ridotto a denaro, guadagno e profitto, e non cadiamo nell'ipocrisia di cercare un qualche “motivo” socio-economico “popolare”: la ricerca paleontologica nasce e vive per una sola cosa, per la paleontologia, ovvero, “la conoscenza dei fossili”.

Siccome il discorso di qui sopra potrà sembrare retorico e naive, riformulo tutto sostituendo la mia passione (la paleontologia dei dinosauri) con una passione più popolare e diffusa: il gioco del calcio (football).
Qual'è lo scopo del calcio? Perché milioni di persone si appassionano alle partite di pallone, ai Mondiali di calcio, seguono la squadra del cuore, si disperano per un rigore, piangono come se quella rete fosse stata segnata da loro stessi? Perché il calcio è la loro passione. Lo so, il gioco del football fa girare miliardi di dollari, ed è per questo che è considerato più “utile” della paleontologia dei dinosauri. Ma, e non ho dubbi, la grandissima maggioranza delle persone appassionate di calcio non riceve nulla di “economicamente concreto” dal calcio, semmai, spesso perde tempo (e denaro) per quello sport senza ricavarne nulla indietro (in termini economici). Come la paleontologia dei dinosauri, la passione per il calcio nasce spesso nell'infanzia. La maggioranza dei paleontologi professionisti sono ex-bambini che hanno avuto la fortuna e la tenacia (e le capacità) di perseguire per anni nella loro passione, spesso con sacrifici e al prezzo di molte rinuncie. I calciatori professionisti sono il prodotto del medesimo fenomeno. La sola differenza tra paleontologia e calcio (aldilà del fatto che una sia una scienza ed una uno sport) è nel numero delle persone che le seguono e, di conseguenza, nella ricaduta socio-economica che le due passioni generano attorno a sé. Ma, nella sostanza “antropologica” profonda, sono figlie del medesimo impulso: una passione slegata da interessi economici.
Pertanto, chiedere ad un paleontologo per quale motivo faccia la sua ricerca è uguale a chiedere perché un calciatore faccia la sua partita: perché ama farlo, perché è lo scopo della sua esistenza, perché ciò lo realizza ed appaga. So benissimo che esistono dei calciatori pagati milioni di dollari, ma quelli sono la minoranza figlia benedetta dal Dio Denaro, l'inevitabile prodotto del mega-businness innestato da qualche decennio al corpo calcistico, ma non sono rappresentanti della maggioranza di coloro che amano e praticano il football in tutto il mondo.

La prossima volta che qualcuno vi chiederà cosa “porti” la scoperta del nuovo dinosauro all'umanità, rispondetegli che non porta nulla. Perché non deve portare altro se non conoscenza paleontologica. Esattamente come la vittoria di una coppa di calcio non “porta” nulla all'umanità, a parte, forse, un grande momento di sport, il cui significato è evidente per coloro che a quegli eventi attribuiscono un valore.


17 commenti:

  1. Sono d'accordo su quello che dici. L'utilità della scienza non dovrebbe essere legata ad un ritorno economico. Fleming è un pò troppo poco ricordato. Nè lo sport in generale, nè tantomeno la scienza, dovrebbero avere lo scopo di apportare lucri di vario tipo. Tuttavia c'è la scienza legata all'industria, la quale si serve di scienziati per trovare poi nuovi prodotti da commercializzare. Il calcio, inteso come passione, è praticato "senza scopo di lucro" solo da dilettanti, che per fortuna sono la maggioranza. Nel professionismo invece ormai conta solo il denaro (guarda solo al fatto che sono le Pay-tv a dettare regole...). Tra l'altro va considerato anche l'indotto, come quello che apporta in una Nazione, in teoria, un evento come i mondiali di calcio. Se vogliamo anche la paleontologia indirettamente fa girare un pò di denaro (neanche lontanamente paragonabile al calcio...), come ad esempio il turismo nei musei o nei parchi paleontologici. La paleontologia, ma si può estendere il concetto a tutta la scienza, come dici e che condivido, è conoscenza, nient'altro e non ha prezzo.
    Alessandro (Bologna)

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  2. Considero i paleontologi importanti come gli astronomi. Entrambe le discipline hanno in comune il fornire conoscenza, e questa conoscenza arricchisce tutti a prescindere da un ritorno economico, eppure è conoscenza fondamentale. Se qualcuno mi chiede perché, l'unica cosa che rispondo è "perché conoscere è bello". E per fortuna ci sono professionisti che dedicano la vita a queste discipline, negli ultimi 100 anni sia paleontologia che astronomia hanno scoperchiato una mole di informazioni incredibile, e molto di più c'è ancora da cercare.

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  3. Trovo l'articolo troppo "denaro-centrico" nel dare una risposta, secondo me non è quello il punto di molti che pongono questa domanda.
    La gente comune quando pensa alla scienza pensa in primis a come essa può migliorarle la QUALITA' DELLA VITA (che NON significa DENARO)... la domanda è in funzione di QUELLO.
    Con scienze che facilitano pesantemente la vita a milioni di persone poi è ovvio che, di fronte a scienze fini a se stesse che non ne influenzano le vite, alle suddette sorga il dubbio sulla loro utilità (non dico ovviamente che sia un ragionamento giusto, ognuno è libero di impiegare il proprio tempo e risorse in ciò che vuole, concetto che io ritengo SACRO) ma di utilità REALE pur sempre si tratta, non di puro denaro.

    Davide

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    1. Dato che la ricerca scientifica vive e cresce grazie a finanziamenti (pubblici e privati), è inevitabile che prima o poi ci sia chi chieda quale "ritorno economico" porti una ricerca.
      Quando si espone una ricerca ad un pubblico, specialmente online, c'è sempre chi chiede se per realizzarla siano stati "sprecati" denari che potrebbero essere usati altrove. Non ho mai letto domande sulla "qualità della vita"... Il concetto di "qualità della vita" è troppo vago per essere valutabile. A me sapere che ci sono nuovi fossili di theropodi migliora la qualità della mia vita, dato che spendo molto tempo nello studiarli, ma al mio vicino di casa non la cambia minimamente. Tuttavia, questi può legittimamente chiedersi a cosa serva spendere tempo (e denaro) nella paleontologia, ed il denaro ormai rappresenta un metro di valutazione oggettivo, mentre la "qualità della vita" è difficile da quantificare.

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    2. Per qualità della vita intendo cose ineluttabilmente universali come salute e "quotidiano" (pc in primis).
      Uno può essere soggettivo quanto vuole, ma praticamente tutti oggi beneficiano pesantemente di elettronica e medicina, le nostre stesse passioni soggettive sono pesantemente influenzate da questo tipo di scienze. (basta guardare il "mezzo" che stiamo usando tuttora).
      Ma (considerando la tua risposta, che mi ha chiarito meglio su chi intendi per "quelli che domandano") stiamo semplicemente indicando la stesa cosa in punti diversi: io ho detto a cosa loro mirano, e tu a come pesano le varie discipline per arrivarci...denaro...non si fa una piega.

      Davide

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  4. Alcune scienze mi allungano la vita. La paleontologia mi allarga la vita (intesa come anni non come giro vita).
    Il mio personale parere è che qualunque attività consumi risorse deve dare qualcosa in cambio. Se quel qualcosa in cambio è sufficiente per le risorse consumate lo decide il "mercato", ossia persone che vogliono spendere per ottenere quello che dà la paleontologia, anche come prodotto derivato (divulgazione per esempio). Con persone che vogliono spendere intendo anche i ricercatori che lavorano gratis.
    Gli scienziati devono quindi sforzarsi di divulgare o di permettere la divulgazione delle loro ricerche perché siano comprensibili anche al pubblico che dovrà poi decidere, con la votazioni politiche / amministrative, se spendere per finanziare la ricerca.
    La mia passione deriva da bambino. Ovviamente, non è nata da un articolo scientifico, ma da un opera di paleoarte ed è continuata con libri divulgativi e mostre. Grazie a quell'opera, adesso che lavoro e produco reddito, ho decido di spendere parte del mio reddito per la paleontologia (anche derivate) perché mi piace.

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  5. La scienza è conoscenza, è cultura dell'umanità tutta, da un tipo di ricchezza non monetizzabile, sono gli adoratori del dio denaro a commutare in ricchezza economica questa o quella scienza. E' comunque anche oggettivamente una questione di benessere economico/culturale. Più una società sta bene (da punto di vista culturale più che economico) e meno domande stupide e senza senso si farà. Con questi tempi di crisi l'ingenuo/ignorante ovviamente si domanderà di questi 'sprechi' per il semplice motivo che vede in questo tipo di ricerche un consumo di energie che potrebbero essere indirizzate nel contribuire alla miglioria diretta della sua situazione. Non a caso molti dei primi uomini di scienza erano preti o persone ricche con pochi problemi economici alle spalle e che potevano permettersi di utilizzare il loro tempo per cose non prettamente finalizzate ad un riscontro economico diretto. Probabilmente al contadino che si doveva svegliare all'alba per spezzarsi la schiena nei campi quelle ricerche apparivano "stupide" per il semplice motivo che non aveva un bagaglio culturale adeguato associato ad una situazione economica che non favoriva un certo tipo di interessi.
    Luca.

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    1. Il fatto é che, almeno nell' italia moderna, il livello culturale della gente é poco sopra quello dei contadini di cui parli. Con la differenza che questi ultimi nn avevano possibilità di rimediare.

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  6. Ma in fin dei conti, dobbiamo proprio rispondere a una domanda così sciocca?

    JohnnyWolf

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    1. Sì, se può aiutare a ridurre il numero di chi sente il bisogno di fare quella domanda.
      Non viviamo in una torre d'avorio dove siamo tutti paleo-appassionati.

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  7. ciao Andrea:
    ma scusa, molte persone a mio avviso prima di chiedersi a cosa serve studiare i dinosauri, guardano ad altre discipline ben più strane e meno rilevanti. come per esempio l'equipe di scienziati che studiano come comportarsi nel caso di un eventuale arrivo di alieni! di cui avevo sentito parlare anni fa.
    la paleontologia è cosa molto nota da tutti, è legata allo studio degli animali, serve solo a rendere tutti più consapevoli del mondo che ci circonda, di quanto e grande madre natura.

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  8. Gabriele6/8/14 19:01

    Un vecchio adagio citava: "A cosa serve il lupo? A niente signore, come Mozart".

    L'amore per la conoscenza basta a se stesso, non deve avere un fine "utile" in senso economico, o materiale. Nulla nell'Universo ha un fine utilitaristico, se non che esiste in sé - ah, a quando una società che privilegia l'essere sull'avere? Tenete duro, anche i dinosauri erano inutili.

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  9. Gabriele6/8/14 19:10

    Scusate quest'altra considerazione, poi chiudo: Intendo come motivazione di fondo della conoscenza: non bisognerebbe svilire la comprensione del mondo a un fine monetario quanto a motivazione - siamo o no animali culturali? e allora facciamo cultura, e quando la società sarà illuminata, allora non ci sarà bisogno di spiegare se qualcosa ha uno scopo, ma solo se abbia un senso. Fino ad allora risponderemo a domande stupide.

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  10. GROOARRRR!!!

    Troco

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  11. Non credo che, almeno qui in Italia, ci sia la preoccupazione che vengano stanziati troppi soldi per la ricerca, semmai è il contrario. L'Italia stanzia soldi pubblici in ricerca la metà se non un terzo rispetto ad altri paesi europei, per cui non mi preocccuperei. Per vedere soldi che finiscono giù per il sifone, bisogna guardare altrove. E' più che dimostrato, aggiungo anche risaputo, che la ricerca crea sviluppo e ricchezza, non solo culturale ma anche economica.
    Alessandro (Bologna)

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    1. E invece purtroppo è così! Anche in Italia, nonostante alla cultura si diano le briciole. Io sono un archeologo e spesso mentre lavoro sopraggiungono dei cittadini arrabbiati che ci tengono a farmi notare che il mio stipendio è denaro rubato alla comunità.

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  12. Come disse il Sommo Poeta: "fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza", e dovremmo ricordarlo a tutti più spesso.
    Comunque, anche chi sostiene che la paleontologia abbia qualche utilità sociale, o serva a farci capire il nostro posto nella natura non sbaglia forse poi tanto: se lo studio delle testimonianze fossili di forme di vita del passato può servire ad illustrare e chiarire il concetto di evoluzione, e a diffonderlo a un pubblico sempre più ampio (ed è incredibile il numero di persone che ritengono ancora l'Evoluzione una "teoria" nel senso più banale che si attribuisce al termine nel linguaggio comune, come di una cosa "più o meno campata in aria"), allora non si spenderà mai abbastanza per questo tipo di ricerca, così come non lo si è fatto in passato per la ricerca astronomica, se quest'ultima è davvero servita a farci comprendere la nostra prospettiva cosmica.
    E non a caso la Rivoluzione Copernicana e quella Darwiniana sono state fra le maggiori svolte concettuali del pensiero moderno.
    Purtroppo, però, continuiamo a sfruttare e a deturpare questo nostro piccolo mondo, l'unico che abbiamo, trattandolo come se fosse una gigantesca discarica e rischiando di portare rapidamente all'estinzione tantissime altre forme di vita che avrebbero i nostri stessi diritti.
    Magari la paleontologia e l'astronomia potranno contribuire, insieme a tante altre discipline scientifiche, alla maturazione di una più sana coscienza ecologica. Non ci spero molto, ma se dovesse accadere anche solo in minima parte, sarebbe una ricaduta di valore inestimabile...

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