I recenti post sull’infondatezza dell’ipotesi dei Dromaeosauri “squamati” e sul nuovo esemplare di Beipiaosaurus risollevano la questione della validità scientifica di alcune ricostruzioni paleo-artistiche. Questo post nasce da alcune discussioni avute con la paleoartista Loana Riboli (che saluto), la quale mi ha chiesto alcune informazioni per ipotizzare e ricostruire scientificamente il tegumento di alcuni theropodi. Ringrazio Loana per la fiducia che ripone in me, sperando che questo post non la deluderà. Nel caso specifico, cercherò di argomentare un possibile ventaglio di ricostruzioni del tyrannosauride Daspletosaurus. Il metodo utilizzato per ricostuire la pelle di Daspletosaurus può essere applicato a qualsiasi altro theropode fossile (ovviamente, per ciascun caso cambieranno le conclusioni).
Innanzitutto, negli arcosauri attuali (coccodrilli ed uccelli) esistono quattro tipi principali di rivestimento tegumentario (formato da strato epidermico superficiale e derma sottostante):
1- “Pelle squamata senza dermascheletro”: Squame cornee. Il rivestimento di epidermide cornea mostra uno spessore non uniforme: le zone più spesse e rigide sono intervallate a zone più sottili ed elastiche. Ogni zona rigida (squama cornea) sovrasta una sottostante papilla dermica ispessita. Gli astucci cheratinici delle corna e delle unghie hanno la stessa origine delle squame cornee.
2- “Pelle squamata con dermascheletro”: Osteodermi. Gli osteodermi, o dermascheletro, sono placce di rinforzo delle papille dermiche delle squame e derivano da processi simili all’ossificazione. Le costole “ventrali” o gastralia, hanno la stessa origine.
3- Piumaggio: papille dermiche distinte da quelle delle squame che producono strutture tubolari, cave ed allungate. Esse possono mostrare vari gradi di complessità, da semplici filamenti, a gruppi di filamenti aventi una base comune, a vere e proprie penne munite di calamo, rachide e vessillo.
4- Pelle nuda, priva di papille delle squame o delle penne. Questo fenomeno interessa solo regioni limitate del corpo di alcuni archosauri specializzati, ad esempio la testa ed il collo di uccelli specializzati a nutrirsi di carcasse: la perdita delle penne in questi casi è un adattamento volto a ridurre l’imbrattamento con liquidi organici a viscosità relativamente alta, come il sangue. Va notato che la pelle nuda può essere confusa con l’assenza “apparente” di penne dovuta a distruzione post-mortem del piumaggio (ho visto almeno un fossile di uccello “nudo” chiaramente interpretabile come un animale pennuto che ha perso le penne a seguito delle condizioni acide nelle quali la carcassa si è depositata).
Prima di discutere sulle ricostruzioni, è bene sottolineare che la paleontologia è vincolata al grado di preservazione delle strutture anatomiche.
Escludendo la pelle nuda, gli altri tre casi citati sopra non fossilizzano allo stesso modo: i processi di seppellimento e fossilizzazione possono distruggere alcune strutture e mantenerle altre meno resistenti. Pertanto, i tipi di pelle citati possono essere ordinati in base al grado di difficoltà a fossilizzare.
1- Penne filamentose. Essendo molto sottili, sono quelle più facilmente soggette alla distruzione.
2- Penne con rachide e vessillo. Più robuste delle filamentose, a volte si preservano quando le prime sono state distrutte (ad esempio, in alcuni Archaeopteryx).
3- Squame cornee, corne e unghie. Queste strutture generalmente lasciano impronte sul sedimento, come nel caso delle penne. Essendo più compatte delle penne, hanno una maggiore possibilità di fossilizzare.
4- Osteodermi. Data la loro struttura, hanno la stessa probabilità di fossilizzare delle ossa e dei tendini ossificati.
La sequenza che ho appena scritto è fondamentale: essa ci permette di scartare determinate strutture assenti nel fossile, perché genuinamente assenti in vita e non perché distrutte, confrontandole con altre.
Esempio:
Un fossile di dinosauro che presentasse le ossa, i gastrali ed i tendini ossificati ma non mostrasse tracce di osteodermi dimostrerebbe che quel animale in vita non aveva osteodermi: gli osteodermi avrebbero la stessa probabilità di fossilizzare dei gastrali (che, ripeto, hanno la stessa composizione ed origine degli osteodermi), quindi non si può interpretare la loro assenza nel fossile come effetto della fossilizzazione.
Pertanto, dato che gli scheletri di Deinonychus presentano gastrali e tendini ossificati, ma NON osteodermi, ciò DIMOSTRA che essi in vita NON avevano osteodermi.
Gli osteodermi non sono un carattere plesiomorfico dei dinosauri: i dati mostrano che queste strutture scomparvero alla base dei Dinosauromorpha, e che ritornarono successivamente ed indipendentemente in alcuni gruppi derivati di dinosauri (ornithischi Thyreophori, titanosauri Lithostroti).
L’unico theropode che ri-evolvette gli osteodermi noto finora è Ceratosaurus, che presenta piccoli osteodermi sull’apice delle spine neurali. Altri theropodi, come Carnotaurus, Juravenator e Allosaurus, mostrano impronte di strutture tubercolate non-osteodermiche, che sono chiaramente impronte delle squame cornee, ma nessun osteoderma. La presenza di scheletri ben articolati nei tre esemplari citati mostra che l’assenza di osteodermi è reale e non artefatta: questi animali, pertanto, erano privi di osteodermi, ma presentavano comunque squame cornee poligonali. Un altro aspetto da sottolineare bene, e che spesso viene frainteso, è che penne e squame cornee non sono strutture che si escludono a vicenda: è probabile che molti theropodi non-maniraptori avessero entrambi i tipi di tegumento, anche se le penne hanno una più bassa possibilità di fossilizzare. Come ho detto altrove, ritengo che almeno in alcuni coelurosauri basali penne filamentose e squame cornee coesistessero sul corpo. In ogni caso, tutti gli uccelli conservano squame cornee nel piede. In base a questo ultimo discorso, i fossili di theropodi che mostrano tracce di penne ma non mostrano tracce di squame cornee (Dromaeosauridae, Oviraptorosauria, Therizinosauria, Avialae) sul corpo, ad eccezione del piede dimostrano che in quei gruppi le squame cornee erano assenti in modo analogo agli uccelli moderni. Questa interpretazione è confermata dal fatto che spesso questi fossili piumati conservano tracce dell’astuccio corneo delle unghie, strutture aventi la stessa struttura molecolare delle squame cornee.
A questo punto, tentiamo una ricostruzione scientificamente fondata di Daspletosaurus, un tyrannosauridae una massa adulta stimata su 2500 kg (usando la curva di Christiansen & Farina, 2004). Citare la massa come sostegno pro o contro il piumaggio non è un argomento sufficiente, per due motivi:
1- Non sappiamo se e quanto un mammifero di 2 tonnellate possa essere un analogo soddisfacente per un theropode di 2 tonnellate. In ogni caso, ciò potrebbe essere irrilevante, dato che sia una giraffa che un rinoceronte nero hanno una massa di 2 tonnellate, eppure uno ha un denso manto, mentre l’altro è rivestito da pelle spessa e con peli molto radi.
2- Nella perdita di rivestimento tegumentario (peli o penne) non è la massa a essere determinante, bensì il rapporto tra la superficie che scambia calore con l’ambiente vs. la massa corporea. Citando i due mammiferi di prima, una giraffa, con il suo lungo collo e gli arti affusolati, ha un rapporto superficie di scambi termici / massa molto maggiore di un rinoceronte della stessa massa, e ciò spiega le differenze di tegumento esterno. Un tyrannosauridae ha un probabilmente un rapporto superficie che scambia calore/massa più alto di un rinoceronte, simile a quello di una giraffa. Ciò grazie alla lunga coda, agli arti posteriori affusolati ed allungati ma, sopratutto, grazie ad una superficie supplementare di scambio termico assente nei mammiferi, ma molto importante nella termoregolazione dei theropodi attuali e fossili: i sacchi aerei. I dati mostrano che i sacchi aerei di un tyrannosauridae, collegati al sistema ventilatorio, invadevano il collo e l’intera cavità toracica ed addominale, aumentando significativamente la superficie totale che scambiava calore con l’esterno. Chi usa un mammifero come stima della taglia oltre la quale diventerebbe termicamente svantaggioso mantenete il piumaggio spesso dimentica questa caratteristica dei theropodi. Pertanto, non credo che in base ai dati attuali si possa dimostrare che i tyrannosauridae di grande taglia avessero effettivamente bisogno di perdere piumaggio per termoregolare.
Dato che le penne vere e proprie, con rachide e vessillo, sono esclusive dei Maniraptora più derivati (Paraves e Oviraptorosauria), si può escludere la presenza di tali strutture in un tyrannosauroide. Inoltre, gli scheletri articolati dei tyrannosauridi conservano abbondantemente tracce di gastralia, ma non hanno mai conservato tracce di osteodermi: pertanto, dato che gastrali e osteodermi hanno la stessa struttura e suscettibilità alla fossilizzazione, questo dato dimostra che nei tyrannosauridae non esistevano osteodermi.
Pertanto, ricostruire un tyrannosauridae con una pelle da coccodrillo è scorretto come ricostruirlo con le penne di un pavone.
Restano quindi tre tipi di tegumento: piume filamentose, squame cornee o pelle nuda. Innanzitutto, le rugosità delle ossa craniche dei tyannosauridi (in particolare, mascellare, nasale, postorbitale) indicano la presenza di un rivestimento corneo, simile al becco delle tartarughe e di numerosi uccelli attuali: quelle zone del cranio erano probabilmente rivestite da strutture cornee ispessite.
Il tyrannosauroide basale Dilong dimostra la presenza di strutture filamentose sul corpo, ma non mostra tracce di tubercoli cornei: ciò suggerirebbe che la pelle dei tyrannosauridi fosse simile a quella di altri coelurosauri aventi penne filamentose. Tuttavia, come ho detto sopra, non dobbiamo cedere nella facile ma falsa dicotomia penne vs squame, dato che tale divisione netta è solo una semplificazione ed una forzatura: uno stesso animale può portare entrambe le strutture.
In rete circolano notizie e foto di presunte tracce di pelle di tyrannosauridae avente una struttura tubercolata, simile a quella di Juravenator. Darren Tanke (com. pers., 2009) mi conferma che simili lembi di pelle sono stati rinvenuti in tyrannosauridi canadesi e della Mongolia. Dato che questi dati non sono stati ancora pubblicati ufficialmente, è prematuro discuterne ulteriormente. Tuttavia, in base a quanto noto, è interessante rimarcare che questi lembi di pelle provengano dalla regione ventrale del corpo (base della coscia, base della coda). Anche il lembo di pelle rinvenuto in Juravenator proviene dalla base della coda. Tutto ciò non è in conflitto con le tracce di piumaggio rinvenute in Dilong e potrebbe suggerire che questi coelurosauri non-maniraptori avessero un rivestimento misto: sia piccole squame tubercolate che penne filamentose, la cui distribuzione relativa sul corpo variava in funzione delle condizioni ambientali. Ad esempio, i recenti ritrovamenti di tyrannosauridi polari ci inducono a vedere questi animali come rivestiti completamente di piumaggio, un chiaro adattamento a climi temperato-freschi.
Il fatto che sia i tyrannosauridi che Juravenator finora scoperti mostrino solo tracce tubercolate non implica l’assenza originaria di piumaggio: come è dimostrato da alcuni esemplari di Archaeopteryx privi di tracce di piumaggio, le penne fossilizzano meno facilmente delle squame tubercolate, e spesso in condizioni molto particolari. Un esempio della complessità della fossilizzazione è l’olotipo di Scipionyx: esso mostra tracce dell’astuccio corneo delle unghie, ma quasi nessuna traccia di pelle esterna. Tuttavia, fatto notevole, conserva tracce degli organi interni: evidentemente, le sue condizioni di fossilizzazione (e, forse, anche quelle di preparazione, più interessate al contenuto interno che all’esterno) non hanno conservato quasi nessuna traccia di pelle, ma hanno permesso quelle dell’intestino.
In conclusione, le prove fossili devono sempre essere valutate in base al loro effettivo grado di preservazione, e non solo citate come prove pro o contro determinati tegumenti. Abbiamo visto che l’assenza di osteodermi nei theropodi è più facile da stabilire rispetto all’assenza di penne, proprio perché i primi fossilizzano meglio dei secondi.
In base a quanto detto sopra, ritengo che Daspletosaurus avesse un rivestimento corneo nella zona anteriore del cranio, un ricoperimento di filamenti piumosi in buona parte del corpo, al più sostituiti da scaglie cornee poligonali non embricate nella superficie ventrale di addome e coda, ma che non avesse nessun osteoderma. Come nel caso della giraffa, è probabile che il suo rapporto superficie di scambio termico / massa fosse sufficientemente alto da non richiedere la presenza di pelle nuda.
Ciao Andrea , sono Loana.
RispondiEliminaTi ringrazio tantissimo per la tua risposta molto esauriente .
Grazie !
Questo post non mi delude , ma ha risolto i numerosi dubbi che avevo.
Ti ringrazio anche perchè condividi tutte le scoperte recenti e le teorie più aggiornate con noi appassionati!
Ciao ,
Loana
Sinceramente,basandomi sulle prove che abbiamo,ritengo che la copertura mista (squame/piume filamentose) fosse presente SOLO in alcune forme di Tirannosauridi basali...E che animali come il Tyrannosaurus Rex,la sua controparte asiatica,il Daspletosaurus e gli Albertosaurini del Nordamerica fossero COMPLETAMENTE squamati,magari conservando ciuffetti filamentosi solo nelle prime fasi della loro vita.
RispondiEliminaInoltre il frammento di pelle di Tirannosauride tubercolata trovata in Canada NON corrisponde all'area ventrale della coda...I resti fossili accanto cui è stata trovata erano troppo disarticolati per permettere una precisa collocazione del reperto.
Sinceramente,dovessi tentare un azzardo,quello scampolo di pelle mi sembra più da "zona fianchi"...
Grazie, Loana. Attendo la tua ricostruzione: quella precedente era già molto bella, quindi la prossima sarà eccellente!
RispondiEliminaCaro Alessio,
condivido il possibile dubbio sulla posizione delle tracce di squame, dato che i resti sono parzialmente disarticolati: tuttavia, preferisco accettare l'interpretazione provvisoria data da chi il reperto l'ha trovato realmente, piuttosto che basarmi su un'opinione non chiaramente giustificata. Anche perché se non si accetta l'eventualità che siano collocabili dove gli scopritori ritengono, allora sarebbe lecito anche ipotizzare che quelle tracce di pelle sono di un adrosauro i cui resti si sono mischiati al tyrannosauridae.
Perché sostieni che "animali come il Tyrannosaurus Rex,la sua controparte asiatica,il Daspletosaurus e gli Albertosaurini del Nordamerica fossero COMPLETAMENTE squamati,magari conservando ciuffetti filamentosi solo nelle prime fasi della loro vita."?
Per favore, vorrei una argomentazione scientifica: di risposte tipo "secondo me è così. Punto" non so che farmene.
Dato che nella scorsa discussione ho speso tempo per spiegarti i motivi contro le squame nei dromeosauri (e quindi ti ho dimostrato della stima, "spendendo" tempo a risponderti), restituiscimi la dimostrazione di stima spendendo un po' del tuo tempo per spiegarmi i tuoi perché, invece di dire solo qual'è la tua opinione. Mi faresti un grande piacere.
Grazie mille in anticipo.
Detto fatto:
RispondiElimina- Per un Tirannosauride delle dimensioni di un Tyrannosaurus Rex una copertura di piume,seppur filamentose,non avrebbe avuto alcuna utilità,in quanto,nell'ambiente caldo e umido in cui egli viveva (e in cui,fondamentalmente,vivevano probabilmente tutti i Tirannosauridi del Cretaceo),gli avrebbe anzi creato degli svantaggi,impedendogli di disperdere il calore in eccesso...Tu potresti dire:"Potevano usare le piume per i rituali di corteggiamento" et similia,ma sinceramente ritengo improbabile che un bestione come il T.rex facesse largo uso di display e "coreografie" varie per conquistare una femmina;vista anche la presenza di segni di morsi di altri Tirannosauri rinvenuti in diversi fossili di questo animale,credo che invece si cimentassero in lotte rituali con altri maschi (un pò come fanno i varani e,mi pare,alcune specie di coccodrilli).
- Il fatto che un Tirannosauroide avesse una copertura del genere (Dilong) non è indicativo per tutta la famiglia (o clade)...Non abbiamo altre specie coeve o successive per poter fare un raffronto e tracciare un sicuro e affidabile schema evolutivo di come questo tegumento si sia sviluppato (o sia andato perso) nel corso del tempo.
- C'è anche da mettere in conto la pratica del "grooming",pratica comunissima negli Aves di tutte le forme e dimensioni...Come avrebbe potuto mantenere pulite le proprie piume un Tirannosauro,giacchè è assai improbabile che riuscisse a raggiungere con la propria testa,posta alla fine di un collo muscoloso ma corto una qualsiasi parte del suo corpo che fosse al di là delle scapole?
Per Alessio,credo sia inutile ripetersi per evitare di essere recitivi e sminuire il valore del blog...ad ogni modo scaricati questo: Godefroit P., Golovneva L., Shchepetov S., Garcia G. & Alekseev P., 2009 - The last polar dinosaurs: high diversity of latest Cretaceous arctic dinosaurs in Russia. Naturwissenschaften. DOI 10.1007/s00114-008-0499-0
RispondiEliminaAle,non capisco...Non vedo perchè le mie opinioni dovrebbero sminuire il valore del blog;Andrea mi sembra molto aperto a discutere e confrontare le rispettive ipotesi,e non mi pare che il sottoscritto sia venuto qui con tono bellicoso o "oscurantista" verso una determinata ipotesi...Diavolo,la Scienza si basa sui dibattiti!
RispondiEliminaE avevo già letto quell'abstract...E lì parla dei dinosauri che vivevano a latitudini ben maggiori di quelle in cui viveva il Tyrannosaurus Rex,mi pare...
Ciao , sono Loana,
RispondiEliminaAndrea Cau ha detto...
Grazie, Loana. Attendo la tua ricostruzione: quella precedente era già molto bella, quindi la prossima sarà eccellente!
Sicuramente!
Comincio a lavorare alla nuova ricostruzione Lunedì.
Per Alessio : probabilmente non sono la più indicata per rispondere , ma lo stesso problema di pulizia alle penne o protopenne di Daspletosaurus l' avrebbe identico anche Dilong , eppure è innegabile che esso avesse protopenne.
Probabilmente anche Archaeopteryx aveva i suoi problemi a lisciarsi le penne della coda , ma anche qui è innegabile la presenza di penne e anche di tipo moderno , che sicuramente richiedono più attenzione per mantenerle efficienti per il volo , delle protopenne di Dilong.
Ciao Loana!
RispondiEliminaComunque il tuo esempio non è proprio calzante...Il Dilong aveva una struttura molto più longilinea e flessibile rispetto ad un più robusto Tirannosauride "big size"...
...E ora che mi viene in mente (e qui mi rivolgo ad Andrea): tanto per saperlo,ma del Dilong quanto materiale scheletrico abbiamo effettivamente?
Chiedo questo perchè in giro vedo sempre e solo il cranio (malridotto) di questo animaletto...
Caro Alessio,
RispondiEliminaDilong è noto per 2 esemplari in buono stato di conservazione, che ci danno informazioni su quasi tutte le zone dello scheletro. Tracce di tegumento sono note dalla zona posteriore della mandibola e dalla parte terminale della coda.
Purtroppo devo fare la parte del “saccente”, ma vedo per l’ennesima volta che le tue risposte non sono delle argomentazioni scientifiche, ma ancora delle pure opinioni. Esse sono delle congetture, delle supposizioni solo apparentemente plausibili, che paiono corrette “nella logica”, ma, come ho detto in altre occasioni, insufficienti dal punto di vista scientifico e paleontologico. Una spiegazione scientifica non può basarsi solo sulla “logica”: deve avere delle prove. Se non non citi delle prove, fai solo dei ragionamenti basati su un tuo schema pre-costituito, e spesso in contrasto con i dati a nostra disposizione.
Se rileggi il mio post sul tegumento in Daspletosaurus, o quello contro i “raptor squamati” ed altri, vedrai che io prima sono partito dai dati noti (i differenti modi di fossilizzare di squame e penne, le estese tracce di piumaggio nei celurosauri, tra cui il tyrannosauroide Dilong, le tracce di squame cornee solo sulla superficie ventrale nei tyrannosauridi, l’assenza di tracce di squame dorsali che è in contrasto con la più estesa estensione di queste tracce scoperta invece in Carnotaurus e altri dinosauri, l’assenza di osteodermi negli scheletri articolati di tutti i coelurosauri, il caso di Juravenator, le differenze tra rinoceronte nero e giraffa per smontare l’apparente “ovvietà” dell’idea della perdita di tegumento per animali di grossa taglia, le evidenze date dai sacchi aerei in favore di un’elevata efficienza nella termoregolazione theropode, ecc...) e solo DOPO aver valutato tutti questi dati sono giunto alla conclusione, la quale è sempre un effetto dei dati, e non il contrario.
Tu, invece, hai scritto solamente una serie di tue idee, molto spesso non fondate da dati. Ripercorriamole:
Hai scritto:
“Per un Tirannosauride delle dimensioni di un Tyrannosaurus Rex una copertura di piume,seppur filamentose,non avrebbe avuto alcuna utilità,in quanto,nell'ambiente caldo e umido in cui egli viveva (e in cui,fondamentalmente,vivevano probabilmente tutti i Tirannosauridi del Cretaceo),gli avrebbe anzi creato degli svantaggi,impedendogli di disperdere il calore in eccesso...”.
Innanzitutto, non è vero che tutti i tyrannosauridi vivessero in climi caldo-umidi: abbiamo la prova di tyrannosauridi a latitudini polari, con paleo-climi temperato-freschi aventi temperature medie annue di 10°C. In ogni caso, il resto della tua frase è solo una congettura, che ad alcuni può sembrare “giusta”, ma non per questo risulta verificata o plausibile. Con quanta sicurezza parli di fenomeni che nessuno può aver visto! Conosci il limite oltre il quale un tyrannosauroide ha un rapporto tra superficie di scambio termico e massa che renderebbe svantaggioso il piumaggio? No, quindi non hai una prova per sostenere una perdita di piumaggio. Inoltre, come dimostra la differenza tra giraffa e rinoceronte nero (animali con la stessa massa ma diverso grado di “nudità”) la sola coincidenza delle masse di un elefante e di un tyrannosauridae non dimostra minimamente una identità di rivestimento. Ti ricordo che giraffa e rinoceronte nero vivono negli stessi climi, hanno la stessa massa, ma un diverso rapporto superficie/massa. Il rapporto superficie esterna/massa di un tyrannosauro è calcolabile partendo da modelli in scala, ed è chiaramente superiore a quello di un elefante o di un rinoceronte, i quali, mancando di code lunghe e gambe affusolate, sono animali più compatti e tozzi nella corporatura (spero non userai come modello il tyrannosauro di Jurassic Park, il quale, su stessa ammissione dei suoi costruttori, è stato reso con arti e coda più tozzi del reale per esigenze tecniche: le ricostruzioni di Gregory Paul sono più realistiche, e mostrano animali con code e arti allungati e quindi rapporti superficie/massa più elevati, e questo, senza nemmeno includere l’ulteriore area di scambio termico data dai sacchi aerei!). Dato che tyrannosauri e elefanti hanno rapporti superficie/massa chiaramente differenti, non ci sono motivi sufficienti per pensare che i primi fossero “nudi” come i secondi.
Inoltre, io non ho voluto tirare in ballo Tyrannosaurus, ma limitarmi a Daspletosaurus proprio perché non abbiamo molti animali attuali di 6 tonnellate che possano aiutarci per un confronto, anzi, ne abbiamo solo uno (l’elefante africano), il quale potrebbe non essere un buon esempio per elaborare una “legge generale”. Se non avessimo mai visto una giraffa, ma solo rinoceronti, saremmo autorizzati a dire che tutti i mammiferi tropicali di 2 tonnellate devono essere senza pelliccia? Ovviamente, no. Stesso discorso, quindi, nel paragone tra Tyrannosaurus e l’elefante africano. Inoltre, non hai alcuna prova che negli animali piumati il piumaggio si perda sopra una certa taglia: è solo una congettura non dimostrata basata su una forzatura logica con i mammiferi. Dato che gli uccelli termoregolano non solo con la pelle come fanno i mammiferi, ma anche con i sacchi aerei, è probabile che seguano “leggi di perdita del piumaggio” diverse da quelle della perdita del pelo. Inoltre, è molto interessante il fatto che nei theropodi il grado di sviluppo delle pneumatizzazioni delle vertebre aumenti e si intensifichi con l’aumentare della taglia: dato che le pneumatizzazioni sono la traccia dello sviluppo dei sacchi aerei, esse mostrano che nei theropodi giganti questo efficiente sistema di termoregolazione si sviluppava in linea con l’aumento della massa. Quindi, se termoregolavano con un sistema supplementare alla pelle, chi può negare la possibilità che non avessero per niente bisogno di diventare “nudi”? Ciò mostra che l’idea (tua e di altri) della perdita di piumaggio proposta per Tyrannosaurus sulla base di un’analogia coi mammiferi non è affatto l’unica spiegazione plausibile, né che sia una tappa “logica” obbligata.
Poi dici: “sinceramente ritengo improbabile che un bestione come il T.rex facesse largo uso di display e "coreografie" varie per conquistare una femmina”.
Anche questa è solo un’altra opinione, completamente indimostrabile, e non è sufficiente per argomentare alcunché. In ogni caso, non ha nessuna attinenza con l’eventuale assenza/presenza di piumaggio filamentoso. Nessuno ha mai proposto che i corti filamenti di Sinosauropteryx e Dilong servissero a corteggiare: quel discorso è stato fatto solo per le lunghe penne dei Maniraptora.
Prosegui dicendo: “vista anche la presenza di segni di morsi di altri Tirannosauri rinvenuti in diversi fossili di questo animale,credo che invece si cimentassero in lotte rituali con altri maschi (un pò come fanno i varani e,mi pare,alcune specie di coccodrilli).”.
Le tracce di morsi possono essere segni di predazione (chi può dire che non fossero segni di predazione interspecifica? Ad esempio, Gorgosaurus e Daspletosaurus coesistono nelle stesse formazioni: puoi dimostrare che i morsi sul cranio di una specie sono dovuti a lotte con maschi della stessa specie e non invece a predazione dovuta a scontri con animali dell’altro genere?), oppure competizione per il territorio con altri tyrannosauridi (anche della stessa specie, e non legata alla riproduzione). In ogni caso, anche due tyrannosauridi piumati potevano tranquillamente combattere e lasciare quei morsi. Hai mai visto un combattimento tra galli? Le ferocia non è una prerogativa esclusiva degli animali squamati.
Poi dici: “Il fatto che un Tirannosauroide avesse una copertura del genere (Dilong) non è indicativo per tutta la famiglia (o clade)...Non abbiamo altre specie coeve o successive per poter fare un raffronto e tracciare un sicuro e affidabile schema evolutivo di come questo tegumento si sia sviluppato (o sia andato perso) nel corso del tempo.”
Questo discorso può essere rivolto in modo identico anche alle tue idee “squamate”: attualmente, in Tyrannosauroidea abbiamo lo stesso numero di prove di tubercoli cornei e di penne, quindi non è il semplice conteggio dei taxa piumati vs squamati a rendere valida un’ipotesi: quello che conta è lo scenario filogenetico che ipotizziamo per rendere la distribuzione del piumaggio plausibile e coerente con tutti gli altri dati. Faccio notare che ci sono buoni motivi per aggiungere altri due theropodi piumati in Tyrannosauroidea: il “compsognathide gigante” Sinocalliopteryx, ed una forma ancora senza nome...
In ogni caso, ti ripeto, io ho ragionato in maniera più articolata, in maniera analoga al modo col quale ricostruiamo il tegumento in tutti gli altri animali fossili. Io ho citato le (purtroppo) sporadiche prove di tegumento nei tyrannosauroidi (tracce di tubercoli cornei sulla superficie ventrale di alcuni tyrannosauridi e tracce di piumaggio in Dilong) e da queste ho dedotto, senza fare strani ragionamenti a priori come fai tu, che la interpretazione più probabile per Daspletosaurus, in linea con questi dati, è di filamento piumoso su buona parte del corpo e tubercoli cornei sulla parte ventrale di coda e addome. DATO CHE LE PIUME FOSSILIZZANO MENO FACILMENTE DEI TUBERCOLI, non si può citare l’assenza di tracce in un tyrannosauridae come evidenza che fosse senza piumaggio, sopratutto se sappiamo che queste tracce sono presenti in un altro tyrannosauroide (Dilong). Purtoppo, in Dilong non si conoscono tracce di tegumento nelle stesse zone nelle quali si conoscono i tubercoli nei tyrannosauridi (zone ventrale della base prossimale della coda e dell’addome), quindi non si può sapere se Dilong in quelle parti fosse simile a loro. Attualmente conosciamo solo due tracce di pelle di Dilong: la zona posteriore della mandibola e la zona distale della coda: entrambe hanno filamenti piumosi. Tuttavia, il fatto che Juravenator, che ha una taglia simile a Dilong, sia tubercolato sulla zona prossimale della coda, in modo parzialmente omologo ai tyrannosauridi canadesi, avvalora l’idea che anche Dilong avesse un tegumento misto, piumato lateralmente e superiormente, dalla testa (esclusa la zona rugosa rostrale) fino alla fine della coda, e tubercolato sul ventre e sulla base della coda. Questo suggeriscono i dati; pertanto, la mia ricostruzione di Daspletosaurus è meno campata per aria, più in linea al modo classico di ricostruire un animale estinto... a differenza della tua idea, non ben giustificata aldilà di vaghe analogie coi mammiferi, secondo cui ad un certo punto dell’evoluzione dei tyrannosauroidi il piumaggio sia scomparso per via di (finora) indimostrati vincoli di termoregolazione legati all’aumento della taglia.
Infine, dici: “C'è anche da mettere in conto la pratica del "grooming",pratica comunissima negli Aves di tutte le forme e dimensioni...Come avrebbe potuto mantenere pulite le proprie piume un Tirannosauro,giacchè è assai improbabile che riuscisse a raggiungere con la propria testa,posta alla fine di un collo muscoloso ma corto una qualsiasi parte del suo corpo che fosse al di là delle scapole?”
Un pinguino, un kiwi, un gufo o un piccione possono grattarsi su tutta la schiena usando gli arti o il becco? Possono lisciarsi le penne sopra il bacino, o spulciarsi tra le scapole? No. Se fossero noti solo dalle ossa si dovrebbe concludere quindi che erano privi di penne? Sinosauropteryx e Caudipteryx non potevano raggiungere la parte dorsale del bacino né con la testa né con gli arti: dovremmo dedurne che fossero senza penne? La tua ultima argomentazione è assolutamente priva di validità. Ad ogni modo, faccio notare che il grooming è un comportamento sociale. Dato che non ci sono obiezioni alla possibilità di un comportamento gragario tra i tyrannosauridi, è possibile che il grooming fosse praticato tra i membri del gruppo, rendendo la tua obiezione inutile. Come ha fatto notare Darren Naish sul suo blog TetZoo (versione1), la conformazione dei denti premascellari dei tyrannosauridi, relativamente piccoli ed incisiviformi, è perfetta per un’eventuale spulciatura del piumaggio e per il grooming.
Vedi, Alessio, per l’ennesima volta tutte le tue affermazioni si sono rivelate molto deboli, facilmente smentibili, spesso proprio sulla base degli stessi argomenti che tu vorresti usare per contestare le ricostruzioni che sono più in linea con i dati paleontologici, embriologici, fisiologici ed anatomici in nostro possesso.
Comincio a credere che tu non voglia conoscere i dinosauri per quello che erano realmente, in base a ciò che la scienza ci permette di scoprire, ma che tu sia attaccato acriticamente ad un’iconografia ormai obsoleta, noncurante di tutto ciò che ora sappiamo per smentirla e superarla.
Bisogna abbandonare un’immagine, se scopriamo che è sbagliata. Io, ad esempio, prima di venire a conoscenza delle prove di tubercoli cornei sulla superficie ventrale di coda e addome trovate in alcuni tyrannosauuridi, ritenevo che essi fossero completamente piumosi, come i pulcini degli uccelli attuali: dopo aver saputo di questi dati ho modificato quella mia immagine, per aggiornarla, per renderla coerente e plausibile con tutto ciò che si conosceva (le piume di Dilong, i tubercoli di Juravenator, le penne dei maniraptori, lo sviluppo embrionale di penne e squame, le differenti condizioni di fossilizzazione dei vari esemplari noti, ecc...). Ora ho un quadro più complesso dell’evoluzione del piumaggio, che include anche theropodi aventi un mix di piumaggio e squame tubercolate, mentre prima avevo una visione che divideva i theropodi con una semplicistica dicotomia tra forme piumate e forme squamate.
Così, penso, deve essere impostata la ricostruzione scientifica: deve sempre essere sottomessa ai dati, e pronta a modificarsi alla luce di tutto ciò che sappiamo.
Purtroppo, mi pare che tu non ragioni allo stesso modo... il tuo atteggiamento sembra più simile ad un credo religioso, attaccato ad un’idea anche dopo che le prove l’hanno smentita.
Puoi benissimo rimanere attaccato alle tue idee, è un tuo diritto: tuttavia, in base alla mia formazione scientifica, ti assicuro che esse non sono valide scientificamente. E dico ciò non perché non le condivido, ma per una questione molto più semplice: esse non sembrano partire dai dati per poi elaborare la teoria più coerente che li descriva.
Quindi, fino a che non porterai prove a sostegno delle tue affermazioni, e non solo delle opinioni, esse non hanno alcuna concreta validità scientifica.
Sono disponibile a discutere ulteriormente, ma, ti ripeto, vorrei discutere di dati e teorie, non di opinioni espresse gratuitamente, spesso in evidente contrasto con i dati.
Ok,ok...Le mie sono solo opinioni,per quanto possano essere (o sembrare) fondate rimangono comunque "solo" idee non supportate (per adesso)da fatti concreti.
RispondiEliminaForse è anche vero che sono legato a una certa immagine dei dinosauri,quando ancora venivano considerati RETTILI arcosauri e non animali che devono per forza essere fatti assomigliare ad uccelli "nel divenire"...
...Di certo è che,sebbene mi possa trovare in parte d'accordo con il tuo ultimo post (specie per quanto riguarda i Tirannosauridi a latitudini elevate),mi spiace,ma per il resto continuo a rimanere fedele alle mie teorie (a meno che in futuro non si scopra qualcosa che ribalti COMPLETAMENTE la mia idea di "Tirannosauride completamente squamato").
Per apprezzare la "nuova immagine", forse dovresti essere meno ostile verso le nuove interpretazioni. Dico "ostile" perché questo sembra trasparire dalla tua risposta: "animali che devono per forza essere fatti assomigliare ad uccelli "nel divenire"...".
RispondiEliminaLe scoperte degli ultimi 20 anni non devono essere viste come un tentativo di forzare i dinosauri ad assomigliare pretestuosamente ad uccelli, ma, piuttosto, esse ci hanno mostrato e dimostrato che moltissimi di quei caratteri, attributi anatomici, fisiologici, etologici, ecc... che pensavamo essere aspetti unici ed esclusivi degli uccelli (e del loro incredibile successo evolutivo) sono in realtà "invenzioni" dei dinosauri, in particolare i theropodi. Ad esempio, scoprire che i tyrannosauroidi sono piumati non significa "farli diventare uccelli", perché ora sappiamo che le piume non sono un "distintivo degli uccelli", bensì un attributo dei celurosauri. I sacchi aerei non sono una stranezza dei volatili, bensì sono un carattere di successo di tutti i saurischi. E questo discorso vale per quasi tutto ciò che caratterizza gli uccelli attuali: abbiamo scoperto che la loro biologia è solamente un modo di esprimere la variegata biologia dei theropodi. Scoprire che i Tyrannosauridi erano ricoperti da un manto piumoso non è quindi un "cambiare immagine", né un "forzare ad assomigliare ad un uccello": perché il piumaggio è un attributo dei tyrannosauri esattemente come lo è degli uccelli, esattamente come il bipedismo e tutti quei tratti che entrambi i gruppi hanno ereditato dai loro antenati celurosauri più basali. Questo ci dicono le scoperte degli ultimi 20 anni.
Parentesi non-scientifica: tutte queste scoperte fanno sì che i dinosauri siano meno "estinti" di quanto pensiamo: ogni volta che osservo la fierezza di un uccello rapace, quel mix dato dallo sguardo freddo ed impenetrabile e dal piumaggio "regale" (come diceva Huxley), non posso fare a meno di pensare che tale fierezza e regalità deriva dai theropodi. Forse per te Utahraptor viene sminuito dalle penne, io invece penso l'opposto: lo sguardo di un aquila molto probabilmente trasmette il probabile aspetto fiero e regale degli antichi dromeosauri. Prova ad immaginare un Utaraptor ricoperto dal manto di un aquila, con lo stesso occhio di un rapace, appollaiato su una roccia, con le ali raccolte, gli artigli che emergono da sotto le ali, la lunga coda piumata, sollevata e rigida, pronta a scattare con un balzo verso una preda... Non credo che perda in fascino e spettacolarità rispetto alla vecchia immagine squamata. Ad ogni modo, queste sono solo suggestioni iconografiche... ma spero di averti trasmesso l'immagine che ho di questi theropodi piumati.
Capisco perfettamente,Andrea...Ed effettivamente,vedere un Aquila levarsi in volo da uno scabro picco di montagna al levar del sole,oppure appollaiata su di un ramo intenta a scrutare il paesaggio circostante alla ricerca di una preda è un immagine che io non esito a definire "epica" nell'accezione più alta del termine...
RispondiElimina...Oppure,per fare un esempio più "modesto"...Io abito di fronte ad un fiumiciattolo frequentato da un'avifauna piuttosto variegata:germani reali,gallinelle d'acqua,almeno due specie di gabbiani e diversi,gazze,passeri,fagiani,magnifici Aironi Cinerini.
Ecco,quando vedo un Airone camminare elegantemente nell'acqua bassa,scrutando la superficie cangiante con rapidi movimenti della testa sottile posta alla fine di un sinuoso collo serpeggiante...Bè,non posso fare a meno di andare con la mente ai Teropodi (piccoli o grandi che fossero) che dominavano con la loro fierezza e il loro incedere regale le lande Mesozoiche...
...Pertanto su questo punto condivido perfettamente quello che dici.
Più che altro non mi garba la recente tendenza (da imputarsi soprattutto ai dannati mass media,più che ai paleontologi) a voler PER FORZA attribuire ai dinosauri carnivori caratteristiche "uccellesche" anche eccessive,quasi a voler sminuire la loro appartenenza alla gloriosa stirpe dei Rettili.
Che tutto ciò abbia a che fare con l'immagine inconscia,l'archetipo che l'uomo medio ha del rettile,quale animale viscido e malvagio (cosa che assolutamente NON è)?
Tu che dici?
Per questo bisogna basarsi sulle ricerche scientifiche e non su quello che circola in rete o nei media! L'immagine dei dinosauri offerta dai media è eccessivamente mitizzata, sia nel senso "rettiliano" che in quello "aviano". Come ho scritto spesso, tale dicotomia è una forzatura, una banale semplificazione: la paleontologia ci dice che tale contrapposizione di "archetipi" esiste solo nella testa di alcuni Homo sapiens.
RispondiEliminaPer la questione archetipi-rettile... ti rimando alle discussioni sul mitico blog Geomythology di Leonardo Amasciano: il link è presente sulla sidebar!
Il blog "Geomythology" è davvero "mitico",in tutti i sensi (complimentoni vivissimi al suo autore!)...E avevo già letto l'articolo sugli archetipi radicati nell'immaginario collettivo al riguardo dei nostri beneamati dinosauri,davvero un analisi interessante,come quella (più recente) sui Lavini di Marco citati da Dante!
RispondiElimina"IL SOGNO DEL TIRANNOSAURO E L'INCONSCIO COLLETTIVO"
RispondiEliminaEssendo stato chiamato in causa Leonardo Ambasciano, eccomi volenteroso a redigere opinioni in qualità di ultimo contribuente alla sfilza di commenti, ringraziando Andrea Cau e Alessio:
@ Alessio= "[...] archetipi radicati nell'immaginario collettivo al riguardo dei nostri beneamati dinosauri"
> So che è semplice accostare e far coincidere il concetto di "inconscio collettivo", come ipotesi costruttiva di lavoro adottato dalla psicologia analitica, con quello di archetipi dell'immaginario collettivo, ma devo far notare che sono due concetti divisi da un oceano panthalassa cosmico.
è vero che nella resa iconografica - e svalutativa perchè non approfondita - dei dinosauri si miscelano senza soluzione di continuità scienza e individualità dell'artista, soluzioni "di moda" come ricerche up-to-date, così come è vero che essendo l'individuo-artista (foss'anche scienziato) una persona individuata storicamente deteminata dalla sua presenza in uno Zeitgeist concreto, la sua opera risente qualitativamente di tutta una serie di disposizioni derivate dal proprio vissuto esperienziale (spesso con radici conficcate nel terreno profondo delle affezioni/affetti infantili-adolescenziali), ma dobbiamo SEMPRE FARE attenzione che NON tutto ciò che è implicato nella realizzazione di un'opera descrittiva o iconografica della fisiologia/fisionomia di un animale estinto siano fenomeni dovuti all'insorgere (su tela dipinto, su carta scritto) di archetipi dell'inconscio collettivo. Questi sono un numero limitato e storicamente studiabile nelle culture: l'anima-uccello-colomba bianca-Spirito Santo; il sepente-male e/o custode benigno dell'abitazione; etc...
Forse che nei nostri geni si trovano codificate le risposte ambientali allo stress (cioè urgenza della minzione, sudore, battito cardiaco aumentato, agitazione, etc...) grazie al retaggio di un Morganucodon in risposta alla caccia condotta da coelophysidi affamati per spiegare la reazione del corpo umano allo stress esterno? Azzardato (a dir poco) e scientificamente inutile; più parsimoniosa una codifica mammaliano-biologica recente (STO SEMPLIFICANDO), altrimenti si richia di andare sempre più indietro, spiegando "obscurum per obscurius", aprendo la porta alle abductions da parte degli UFO rettiloidi (fenomeno psicologicamente interessante ed utile, ma come indizio di relatà inservibili) e chissà a quant'altro. I sogni sono retaggio di una mentalità pre-logica (strutturata in sistema)che affiora dagli strati 'non-o-pre-umani' del cervello (STO SEMPLIFICANDO!), però questo giochino becero viene effettuato con così tanta leggerezza che possiamo persino trovare intere spiegazioni dell'archetipo rettiliano (ovunque culturalmente codificato allo stesso modo , grazie al bagaglio umano comune a tutti gli apparteneneti alla specie H. sapiens sapiens) spiegandolo insito nella psiche umana grazie al fatto che gli uomini presitorici hanno convissuto con I DINOSAURI!!! O magari che essendo creati da alieni dinosauroidi, siano il lascito della nostra vera progenie...e si spiega il fascino che i rettili esercitano sull'uomo scambiando i tempi della risposta con quelli della domanda.
Leggiamo in "Psicologia del cambiamento", ed. Franco Angeli, di Stefano Greco, che [ trascrivo dalla presentazione .PDF del suo volume] "Dal 1992 si occupa in particolare di selezione, valutazione, formazione manageriale e commerciale e di sviluppo organizzativo.
L’autore è intervenuto in oltre 80 organizzazioni, nel settore privato e della Pubblica Amministrazione, svolgendo più di 1200 interventi formativi in aula, in outdoor e con la metodologia del coaching. [...] L'autore è anche iscritto all'Albo dell'Ordine degli Psicologi del Lazio." Capiamo da subito che il testo non è rivolto alla ricerca scientifica ma al marketing aziendale, però avvalorandone le tesi con una certa competenza scientifica della psicologia umana - si spera...
Ed eccoci al punto:
> "Ad esempio, parlare di evoluzione della specie umana, significa riferirsi a cambiamenti avvenuti in noi esseri umani che comunque, per certi aspetti, rappresentiamo sempre lo stesso “modello” in termini di caratteristiche essenziali. Non cacciamo più i dinosauri o viviamo in palafitte ma il bisogno di mangiare lo avvertiamo oggi esattamente come lo sentivano i nostri antenati 100.000 anni fa oppure il parto per far nascere i figli avviene sempre allo stesso modo."
> Non chiedo che tutti gli psicologi abbiano buone conoscenze di vulcanologia, paleontologia o chimica industriale, ma per Dio, quanta ignoranza: cacciare i dinosauri...
Solo i creazionisti possono rallegrarsi. Io sono sempre più triste di tuta questa leggerezza insipida. In questo esempio poi non abbiamo nememno un manto di giustificazione teologica, ma solo l'asservimento della scienza all'industria, all'azienda - come se non fosse bastato tutto il positivismo scientifico e colonialista e gli orrori del '900 per smetterla con l'uso della scienza a giustificare (spesso storpiata e riadattata) il profitto.
Occorre separare con cura la crusca dalla farina e cogliere quanto di meglio vi possa essere in ogni scienza. Evitiamo ora di affermare "tutti gli psicologi sono così", perchè sarebbe falso quanto dire "tutti i paleontologi la pensano oggi come Alan Feduccia nei '90".
Concludo citando il buon senso psicologico-scientifico:
"This reconstruction [cioè il richiamo ai traumi infantili] does not take place by calling on general laws, as happens in the natural sciencesi.e. "heat always expands metals"but by reconstructing specific, singular, causal sequences (history never repeats itself!). Dinosaurs disappeared and are now merely reconstructed; however, they left behind traces, fossils, which confront us today. A crime's effects are felt in the present: a person now is no longer with us. After all, it is not so important to know, as Jeffrey Masson believes, if Freud really did reconstruct true, actual abuses committed by adults against those who would be his future neurotic patients: what is important is that, in both cases, past processes and eventswhether mental or physicalbe reconstructed by a likely narration, and that a causal force be attributed to them in relation to the subjects' actual problems"
Da JEP - Number 6 - Winter 1998
"The Crisis of Interpretation"
Sergio Benvenuto
Da ultimo, cito da Maria Taveras, "Jungian Dream Work", psicologa analitica del C.G. Jung Institute of N.Y., solo come un esempio utile tra migliaia di volenterosi studiosi per discutere questo fatto: i dinosauri si sognano perchè sono nella "memoria" della specie umana(!!) o perchè esprimono in nuce e simbolicamente qualcosa in virtù del camuffamento, storicamente condizionato e, questo sì, legato alla persistenza pre-logica ed impulsiva (ma non becera e sessuale, bensì strutturata in un "sistema filosofico-metafisico primitivo", che permane in alcuni stadi infantili dello sviluppo) di sviluppo dell'Io? Va da sè quale sia la risposta, zittendo tutti i sostenitori della tesi secondo cui si sognano i dinosauri, e sono tanto presenti simbolicamente, perchè li "ricordiamo in noi stessi" dal nostro passato. Lasciamo che siano i Flintstones a cacciare i dinosauri e non i 'primitivi' Neanderthal - anche loro tanto colpiti nel recente passato (ma anche nel presente...) dal nostro brutale (pre)giudizio su evoluzione come "sviluppo e sopravvivenza del migliore"...cioè (come sempre) solo "noi".
Ecco la chiusa del mio intervento:
- "Working with dreams is a vital aspect of Jungian psychotherapy. According to Jung, dreams are purposive. The purpose that they serve is to compensate "attitudes which," as John Beebe says, "are not truly adaptive" (1993: 84). Dreams emerge from the unconscious in an effort to compensate some maladaptive attitude of our ego. This is what Jung calls the "compensatory function" of dreams. (In addition, Jung says that some dreams have what he calls a "prospective function." These are dreams that anticipate some probable eventuality in the future.)
A dream offers potentially valuable alternatives to the attitude of our ego. These alternatives appear in the dream as images, which emerge spontaneously and autonomously from the unconscious. Because our ego has a maladaptive attitude, it has difficulty appreciating the potential value of these images. All too often, our ego experiences these images as a threat, and it reacts defensively. If, however, our ego can respond receptively to these images and engage them appropriately, the dream can transform our consciousness.
" I will now give an example of the Jungian way of working with dreams. This is a dream of a 43-year-old man:
T-REX, KING OF THE BAD BOYS
I'm going down some stairs, some stone steps, into a stone chamber. It looks like something out of a castle. It looks old. I see a pool of water. Then suddenly a mini-monster pops up out of the pool! The mini-monster looks like a classic nasty dinosaur. It walks on its back legs with its long tail. It's a miniature Tyrannosaurus Rex - a T-Rex, King of the Bad Boys. It jumps out of the pool at me. At first, I'm able to grab it and throw it right back into the water. When it falls into the water, I see it fizzle, like Alka-Seltzer. Somehow, throwing it back into the water kills it. But immediately another miniature Tyrannosaurus Rex bounces right back at me, and I realize that I can't defeat it this way. Then I run back up the stairs, with one of the T-Rexes running after me up the stairs. I am able to get out of the chamber before the T-Rex can get at me.
This is what Jung calls an "archetypal" dream. The dream is a psychological variation on a mythological theme. As James Hillman says in The Dream and the Underworld: "Mythology is a psychology of antiquity. Psychology is a mythology of modernity" (1979: 23). This dream employs what Jung calls a "mythologem." That is, it adapts an ancient mythological motif for a modern psychological purpose. The dreamer goes downstairs into a chamber and then runs back upstairs out of the chamber. In mythological terms, the hero descends into the underworld and then ascends from it; or, in psychological terms, the ego descends into the unconscious and then ascends from it."
> Detto questo, confusamente e storpiato dalla velocità di scrittura, mi ripropongo di riportare siti, indicazioni e testi in un prssimo post su "Geomythology"...grazie a tutti e continuate a seguire "Theropoda" e "Ultramythology"...Se poi volete sapere di più sul ruolo dei fossili scoperti dall'umanità nel corso della sua storia e delle interpretazioni dei fossili (quanto abbiano conformato il pensiero sulla terra, sul suo passato, sulla religione...etc...) non vi resta che abbonarvi a "Geomythology"!
Leonardo