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19 aprile 2016

NUNTIO VOBIS DINOSAURUM MAGNUM: HABEMUS SAUROPODEM!

Possibile ricostruzione del sauropode italiano (copyright Davide Bonadonna - 2016).

Quanta strada abbiamo fatto, negli ultimi 25 anni! Quando ero ragazzino, l'Italia era considerata una regione del tutto priva di dinosauri. E ciò per una serie di ragioni geologicamente motivate in base alle conoscenze di allora, dato che si riteneva che la nostra penisola fosse stata completamente sommersa nel Mesozoico (o, meglio, che tutte le rocce italiane di età mesozoica fossero originarie da fondali marini). Poi vennero le serie di orme e le piste di dinosauri, specialmente nel Nordest e in Puglia, che attestarono che numerosi gruppi di dinosauri, in vari momenti del Mesozoico, avevano attraversato delle terre emerse che ora formano l'Italia. Poi arrivarono anche le ossa, e che ossa! Scipionyx, Tethyshadros, entrambi completi ed articolati, ma anche il theropode di Saltrio ed il possibile frammento di osso lungo (forse theropode, oppure un grande pterosauro) dalla Sicilia. Dei tre cladi principali di Dinosauria (Ornithischia, Sauropodomorpha e Theropoda), avevamo quindi un ornithischio (basato su più esemplari), due theropodi,  ma nessun sauropodomorfo. Eppure, le piste di impronte attestavano la presenza di sauropodi. Possibile che non ci fossero le condizioni per la scoperta di resti ossei di sauropode?
Almeno fino ad oggi, la domanda restava senza risposta.

Questo post è stato pubblicato in modalità automatica, dato che in questo momento sono a Milano, presso il Museo di Storia Naturale, per la presentazione ufficiale di uno studio, del quale sono co-autore, che descrive i primi resti ossei di sauropode trovati in Italia (Dal Sasso et al. 2016).

Abbiamo un sauropode!

Ma, sopratutto, abbiamo anche una nuova località a dinosauri in Italia.
Nel 2008, una serie di blocchi fu estratta da una parete rocciosa nella località Rocca di Cave, in provincia di Roma. Emergenti da questi blocchi, erano visibili alcune ossa fossili. I blocchi carbonatici furono notati da Gustavo Pierangelini, che segnalò la scoperta a Cristiano Dal Sasso e Umberto Nicosia. Opportunamente preparati, i blocchi rivelarono due frammenti di ossa piatte, probabilmente del bacino, ed una vertebra in ottimo stato di preservazione. Ed è la vertebra, con la sua indiscutibile combinazione di caratteristiche, che ha permesso di identificare l'animale proprietario di queste ossa. 
La vertebra, grande come un melone, è una caudale anteriore, dato che presenta faccette per gli archi emali, ed ha robusti processi trasversi all'interfaccia centro-arco neurale. Siamo stati fortunati: la morfologia della vertebra caudale è altamente diagnostica. Essa è procelica (ha la facetta anteriore del centro concava e quella posteriore convessa), con l'arco neurale posizionato solamente nella metà anteriore del centro. Le prezigapofisi sono allungate e proiettate anteriormente, le postzigapofisi sono ridotte e simili a orecchiette. La spina neurale, preservata in parte, si proietta dorsalmente. Un solo clade di vertebrati di grandi dimensioni ha vertebre caudali anteriori di questo tipo: Titanosauria. La vertebra appartiene, senza alcun dubbio, ad un sauropode titanosauro. Sebbene non sia possibile stabilire lo stato di crescita dell'animale, la dimensione della vertebra indica un sauropode di piccola taglia (dimensioni stimate da confronti con esemplari meglio conservati indicano un animale di non oltre 8 metri di lunghezza). 
Ricostruzione generalizzata di un titanosauro (copyright, Marco Auditore - 2016) ed indicate, in rosso, la posizione delle ossa rinvenute.

Per confermare questa interpretazione in modo rigoroso, fui ingaggiato da Cristiano per svolgere le analisi filogenetiche dell'esemplare, e per utilizzare i metodi paleo-geografici che ho usato nella monografia su Tataouinea per testare le eventuali connessioni geografiche del sauropode italiano con i sauropodi da altre regioni del mondo. Le analisi indicano una affinità con alcuni titanosauri basali, come Malawisaurus (Africa sud-orientale), Mongolosaurus (Asia centrale) e Rapetosaurus (Madagascar), e ciò suggerisce una qualche connessione Eurasiatico-Africana che passasse per quella che è oggi l'Italia centrale. L'età del fossile, al confine Aptiano-Albiano, è prossima a quella di Scipionyx, così come la medesima localizzazione geografica in Italia centrale, tra Lazio e Campania: tutto ciò potrebbe indicare la presenza di una isola di dimensioni comparabili all'attuale Sardegna nella parte centrale del Cretacico. Sebbene molto frammentario, il primo sauropode italiano è quindi una ottima scoperta, che apre prospettive positive per il futuro. 
Voglio fare una previsione azzardata: finalmente, troveremo non più esemplari isolati, ma la prima fauna a dinosauri italiana?

Ringrazio Cristiano per avermi ingaggiato nello studio, e Davide e Marco per il loro sempre eccellente supporto iconografico.

Bibliografia:
Cristiano Dal Sasso, Gustavo Pierangelini, Federico Famiani, Andrea Cau, Umberto Nicosia (2016)
First sauropod bones from Italy offer new insights on the radiation of Titanosauria between Africa and Europe. Cretaceous Research doi:10.1016/j.cretres.2016.03.008

21 commenti:

  1. "Nel 2008, una serie di blocchi fu estratta da una parete rocciosa nella località Rocca di Cave, in provincia di Roma."
    Città metropolitana di Roma Capitale, non provincia di Roma la quale non esiste più

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  2. meraviglia...!

    Valerio

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  3. Non é stata fatta nessuna ricerca sull'osso siciliano?

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    1. No, solo lo studio iniziale.

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    2. Solo una domanda: sono stati trovati altri animali nella regione del ritrovamento?

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    3. Solo una domanda: sono stati trovati altri animali nella regione del ritrovamento?

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    4. La località è nota da tempo per le rudiste.

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  4. nulla da dire... gogngolo... peccato tu non abbia preavvisato della presentazione milanese, sarei venuto volentieri!
    per quanto riguarda il theropode di Saltrio: è in corso di studio? verrà pubblicato e descritto?
    Emiliano

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    1. dimenticavo: complimenti a tutti!
      Emiliano

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  5. Finalmente una buona notizia!
    E mi associo ad Emiliano per quanto riguarda il "Saltriosauro"; è stato fatto qualche altro studio al riguardo, o tutto (ancora) langue?

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  6. Il theropode di Saltrio è ancora non descritto.

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  7. Vincenzo Marigliano20/4/16 17:44

    Complimenti, ho visto che c'è anche un servizio sul sito di National Geographic Italia
    http://www.nationalgeographic.it/scienza/2016/04/20/foto/la_scoperta_del_dinosauro_tito_il_primo_sauropode_italiano-3059742/1/

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  8. Andrea, una domanda:per quale motivo a volte tra la scoperta e la pubblicazione si interpone molto tempo, mentre in altri casi viene impiegato relativamente meno tempo per la pubblicazione?

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  9. Segnalo che sul sito del Museo di storia naturale di Milano è possibile consultare materiale video e foto.

    http://www.comune.milano.it/WebCity/Documenti.nsf/WEBAll/FA1F0843717C1EF6C1257F9C002CE1EE?opendocument

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  10. Veramente una bellissima scoperta, complimenti. Avrei una domanda da farti: secondo te è possibile in sauropoda l'esistenza di protopiume o altre strutture filamentose? Non dico una copertura totale, ma una parte esigua (come in psittacosaurus) sarebbe ipotizzabile? Perché sul mondo ignorante di Internet trovo sempre la solite ripetitive affermazioni "troppo grande","inutilità", quindi ho pensato a cosa ne pensi te, vero esperto. Che ne dici?

    Andrea come te

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  11. Non lo escludo, ma solo i fossili potranno dirlo.

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    1. Si vedrà. Grazie per la risposta!

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  12. Grazie per dedicarti così seriamente a questo settore di ricerca, spero di emularti un po' nel mio campo

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