Grant: "Posso?". Harding: "Sicuro: è un giocattolone animatronico..." |
In una delle scene più mielose e moccolose dell'intera trilogia Billy&Clonata, i nostri eroi si imbattono in una povera triceratopsa (o triceratopa?... per questo detesto i vernacolari!) malata e sedata. L'animale pare essere affetto da qualche intossicazione alimentare, e la paleontologa del gruppo si cimenta in una fasulla indagine scientifica a colpi di pustole spremute su lingue di dinosauro, raccolta di fantomatiche bacche di "Lilla delle Antille" (nome di pianta che non esiste in realtà) ed ispezioni di enormi cumuli di letame dinosauriano curiosamente simile a letame di bovino. Nell'evidente imbarazzo degli sceneggiatori, l'enigma sulla malattia del povero dinosauro rimane irrisolto nel film e persiste nel limbo delle questioni mai risolte.
Per cercare di dare un senso a questa scena, confrontiamola con l'equivalente presente nel romanzo-fonte.
Nel romanzo, l'animale malato non è un Triceratops bensì uno Stegosaurus. Dettaglio apparentemente secondario, ma invece significativo almeno nella logica sottostante l'assunzione di plausibilità della scena presentata. Come nel film, nel romanzo abbiamo l'intrepida paleontologa che cerca di spiegare il perché il povero ornithischio malato sia preda di intossicazione alimentare. Come dichiarato dal veterinario sia nel romanzo che nel film, l'animale non è perennemente intossicato ma subisce misteriose intossicazioni periodiche: ogni sei settimane. La paleontologa cerca una possibile causa botanica e - nel romanzo - accusa le piante di Melia azaderach, una pianta ornamentale realmente esistente, che nel romanzo viene anche ribattezzata "Lilla delle Antille". Nel film si usa direttamente il finto neologismo vernacolare del romanzo, tralasciando di menzionare Melia azaderach. Questa pianta è nota per avere bacche molto amare e tossiche se assunte in dosi eccessive. Tuttavia, sia nel romanzo che nel film non pare esserci alcune prova che i dinosauri si cibino di questa pianta o delle sue bacche. Nel film, l'ispezione della bizzarra colonna di letame non porta alla scoperta di tracce del Lilla tossico (... forse perché quello non è affatto letame di dinosauro?). La questione è, dal punto di vista narrativo, piuttosto bizzarra. Pare che l'autore si arrampichi su uno specchio da lui stesso costruito. Per risolvere il problema da lui stesso messo in piedi, l'autore - nel romanzo - fa entrare in gioco i gastroliti, piccole pietre che in vari animali attuali sono ingerite più o meno intenzionalmente e spesso si accumulano nello stomaco muscolare. In molti animali, i gastroliti hanno una funzione legata al galleggiamento ed alla densità corporea in habitat acquatici. In altri animali, i gastroliti si ritiene che assolvano una qualche funzione legata al processamento meccanico del cibo all'interno dello stomaco muscolare; in breve, sarebbero utilizzati in una fase pre-chimica della digestione. Tuttavia, spesso i gastroliti sono meri "accidenti" inghiottiti inconsapevolmente assieme al cibo, e che si accumulano prima di essere espulsi dall'animale, senza arrecare perticolare danno.
L'autore del romanzo tira in ballo i gastroliti in maniera forzata, come "causa" indiretta dell'intossicazione. Siccome l'autore stesso è poco sicuro della logica sottostante quello che sta per proporre, decide di attribuire questa ipotesi alla paleontologa, come "spiegazione" possibile di ciò che osserva. In breve, la scoperta accidentale di cumuli di pietre levigate nell'areale di foraggiamento dello Stegosaurus intossicato viene interpretata come "gastoliti rigurgitati". Partendo da questa prima ipotesi (le pietre sono gastroliti rigurgitati) i protagonisti deducono che il rigurgito periodico dei gastroliti "usati" renda l'animale temporaneamente "de-gastolitizzato", e che questa fase periodica di "de-gastrolitizzazione", appunto, ogni sei settimane, induca l'animale - temporaneamente - a mutare la propria dieta, assumendo cibo molle e non masticabile, tra cui le tossiche bacche del Lilla delle Antille. Sempre seguendo questa ipotesi interna alla storia, l'assunzione di nuovi gastroliti riporterebbe l'animale alla sua normale funzionalità masticatoria, e quindi non costringerebbe la povera bestia ad assumere le bacche, e fermerebbe l'intossicazione fino alla prossima chiusura del ciclo dei gastroliti, da lì a sei settimane.
Questa ipotesi è completamente senza senso! Primo: i gastroliti non sono assunti né rigurgitati in toto! L'animale assume ed espelle questi ciottoli a tasso costante, e non si trova mai in una fase di "deficit" dato che non si trova mai con lo stomaco "privo di ciottoli". Pertanto, non accadrebbe mai che un animale sia "costretto" ad assumere delle bacche per compensare un deficit "trituratorio" dato da "gastroliti scarichi". Inoltre, nessun animale è così idiota da tornare periodicamente ad intossicarsi cibandosi di qualcosa di dannoso al suo metabolismo! Come menzionato prima, le bacche di Melia sono molto amare, oltre che tossiche, ed il gusto è un senso fondamentale in un animale erbivoro, il quale evita sistematicamente di tornare a nutrirsi di qualcosa che risulti amaro, disgustoso o generi intossicazione.Per quanto apparentemente stupido, nemmeno uno stegosauro sarebbe così tanto stupido!
Infine, è probabile che tutta la storiella sui gastroliti in Stegosaurus sia priva di ogni base scientifica. L'unica menzione di possibili gastroliti associati ad uno scheletro di Stegosauridae è una breve frase in Brown (1907), e da allora non esiste documentazione sicura di associazione tra gastroliti e uno stegosauro. Pertanto, sembra poco probabile che uno stegosauro in un parco costaricano si intossichi periodicamente di una bacca amarissima perché sta sostituendo in toto qualcosa che forse non ha mai ingerito!
Inutile ricordare che nemmeno i Ceratopsidae (gli alter-ego intossicati nel film) sono associati a gastroliti. Mentre questi si rinvengono abbondantemente associati a Psittacosauridae (ma non è chiaro se la funzione di questi ciottoli sia legata all'alimentazione), i gastroliti non sono mai stati rinvenuti assieme a dei Ceratopsidae.
La povera Triceratops malata resta un enigma fasullo ovviamente irrisolvibile creato in un mondo virtuale.
Bibliografia:
Brown, B., 1907. Gastroliths. Science, 25(636): 392.
Andrea, non hai pensato che magari l'autore volesse sottolineare, attraverso un interrogativo del genere, quanto poco i personaggi del libro potessero realmente comprendere gli animali che avevano di fronte nonostante la convinzione di poterli controllare? Non si tratterebbe neanche di una scena isolata, ce ne sono parecchie altre col resto dei dinosauri che presentano comportamenti "misteriosi", inspiegati fino alla fine (apposta).
RispondiEliminaPrassio
Ahahahaha... per un attimo ho pure creduto che scrivessi sul serio! ;-D
EliminaNo, se valutassi quei romanzi in modo così apologetico non avrei mai scritto la serie su Billy&Clonesauro: è molto più divertente sviscerarli come faccio io.
A dire il vero nel romanzo la spiegazione che viene data è ben diversa: poiché i gastroliti vengono assunti di continuo, vengono anche ingeriti di continuo...l'animale compiva -all'interno del recinto- un percorso che lo portava a passare nello stesso punto ogni 6 settimane. L'intossicazione era data dal fatto che-appunto- ogni 6 settimane il poveraccio si ritrovava a passare nella zona in cui erano presenti gli esemplari di M. azderach e in quella zona inghiottiva per errore, insieme alle pietre, le bacche cadute a terra.
RispondiEliminaNon trovo invece menzione di periodi a-gastrolitici o della stupidità del povero Stegosaurus chrictoniano che lo porterebbero a cibarsi volontariamente del 'lillà' ; )
Luca
Non so che romanzo hai letto tu, ma in Jurassic Park è scritto:
Elimina"Gli stegosauri vengono spesso qui?"
"Circa una volta la settimana". [Non ogni 6 settimane].
Mezza pagina dopo, è scritto:
"Inghiottono questi sassi e, dopo qualche settimana, quando le pietre sono levigate, le rigurgitano per inghiottirne delle altre. E allora mandano giù anche le bacche. E stanno male".
Quindi, l'ipotesi nel romanzo è che quando inghiottono delle nuove pietre, ovvero ogni 6 settimane (che quindi non sono assunte di continuo come hai scritto tu) assumono le bacche e si intossicano.
Ohibo', ricordavo male ed ho fatto un minestrone di film e romanzo...resta il fatto che la creatura del romanzo aparentemente non si cibava delle bacche ne' volontariamente ne' per sostituire (o a causa di una momentanea assenza degli stessi) i gastroliti, ma per puro caso mentre inghiottiva gli stessi...tutto qui.
RispondiElimina*apparentemente...chiedo scusa per l'errore, scrivo da un cellulare e mi trovo un pochino in difficolta' con la tastiera, chiedo venia per altri eventuali strafalcioni...
RispondiEliminaTranquillo, nessun problema... in fondo è solo una pagina di un romanzo, e non sappiamo nemmeno com'era scritto nella versione originale inglese.
EliminaPraticamente l'ipotesi dello Stegosauro "gastrolitodipendente",
RispondiEliminaquando ne ingerisci troppi non ne puoi più fare a meno:)
L'astinenza è dura...
Giulio.