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09 febbraio 2025

Jurassic Park Reboot - gli animali (1a parte)

 


Se avete seguito questa serie dall'inizio, avrete capito che lo stile di questo reboot di Jurassic Park è l'aderenza alla fantascienza "dura", la quale si sforza di restare coerente al realismo ed alle concezioni scientifiche (nei limiti concessi da una storia con dinosauri estinti riportati in vita) e si applica per evitare, quando possibile, qualsiasi elemento palesemente irreale, fantasioso o fantastico.

Un elemento irreale del Jurassic Park originale (sia romanzo che film) è la composizione faunistica del parco con dinosauri. Nel parco di Hammond abbiamo una serie di specie iconiche di dinosauri, anzi le più iconiche in assoluto: Tyrannosaurus, Triceratops, Apatosaurus/Brachiosaurus... Nei vari seguiti, questa fauna si amplia in modo ridicolo e del tutto arbitrario, slegato dalla trama originaria, comprendendo persino animali marini come Mosasaurus. Fin da quando ero ragazzino e divorai il romanzo di Crichton in una giornata, ho sempre trovato la fauna del parco giurassico troppo bella e perfetta per essere realistica.

Mi spiego: la fossilizzazione è un processo casuale. La scoperta di un fossile è un ulteriore evento casuale. Si stima che solo una piccola percentuale delle specie di dinosauro realmente esistite sia poi divenuta parte della documentazione fossile. E si stima che solo una piccola parte di quei fossili sia stata scoperta finora. Al tempo stesso, ammettendo che qualche specie di dinosauro si sia conservata come tracce genetiche nell'ambra, è altamente improbabile che proprio le specie che per caso abbiamo trovato come ossa siano anche quelle che si sono conservate come tracce genetiche nell'ambra. Corollario di questa considerazione di buon senso è che è praticamente impossibile che le stesse specie di dinosauro che abbiamo scoperto sotto forma di ossa fossili siano anche le specie che eventualmente troveremmo dai campioni di DNA nell'ambra. Pertanto, la situazione più realistica per un parco giurassico è che le specie estratte dal DNA nell'ambra NON siano specie già note sotto forma di scheletri. Saranno probabilmente parenti più o meno prossimi alle specie note dalle ossa, ma non è credibile che siano proprio le stesse specie. Il fatto che in Jurassic Park, per giunta, ci siano proprio le specie più iconiche e popolari rende quella associazione faunistica ancora più improbabile della già enormemente improbabile idea di clonare un dinosauro. 


Pertanto, nel parco giurassico del mio reboot non trovate specie conosciute e descritte dai paleontologi. Questo NON significa che inventerò animali di fantasia, né che sarò legittimato a costruire specie bizzarre, chimeriche o del tutto slegate dalle conoscenze paleontologiche. Come scrissi in un episodio precedente, se la nostra fonte di ambra è limitata alla metà del Cretacico del Sud Est Asiatico (Birmania), i tipi di dinosauro disponibili saranno solamente quelli che sappiamo essere vissuti in quella zona del mondo in quel momento del Cretacico. Mi impongo questa regola per esigenze di coerenza scientifica: non voglio un parco di animali slegati dalla paleontologia. Questi sono comunque dei dinosauri. Gli animali saranno quindi sì ipotetici a livello di specie ma pur sempre del tutto realistici membri dei cladi dinosauriani che possiamo interpolare da quei rami della filogenesi di Dinosauria che sappiamo essere esistiti in quella particolare coordinata spazio-temporale. Questa scelta è anche giustificata dal fatto che, tranne rarissimi casi come Chilesaurus, quando scopriamo delle nuove specie di dinosauro esse tendano a collocarsi dentro gruppi già noti e consolidati. Pertanto, è realistico che le specie ricavate dall'ambra, per quanto nuove rispetto alle specie note dalle ossa, siano comunque membri delle medesime linee evolutive ricostruite dalle specie note in base alle ossa.


Un secondo elemento fondamentale per rendere realistico il nostro parco con dinosauri è che chi clona queste specie non ha la minima idea di cosa si troverà di fronte. Un embrione di dinosauro è un grumo di cellule, e non ti dice "sono un Tyrannosaurus!". Per sapere che tipo di dinosauro è, il solo modo possibile è aspettare che l'uovo si sviluppi, schiuda, e cresca fino ad assumere una morfologia dello scheletro che sia simile a qualcosa di già noto in paleontologia. Di conseguenza, i realizzatori del parco giurassico potranno trovarsi di fronte a situazioni sconcertanti, che illustrerò nel prossimo post.


In tutto, il parco giurassico comprende sei specie. Ma, come vedrete, alcune simpatiche caratteristiche del ciclo biologico dei dinosauri produrranno l'effetto di avere - apparentemente - molte più specie di dinosauro. Questo perché i dinosauri, specialmente le specie giganti, cambiavano di forma, dimensione e persino eco-fisiologia durante la loro vita. Un animale che alla nascita era grande come un pollo, e che per alcuni anni aveva anche forma e abitudini simili ad un pollo, una ventina di anni dopo diventava un animale grande come un elefante, con esigenze e comportamenti diversi da quelli che aveva alla nascita. Giovani ed adulti della stessa specie, pertanto, potranno apparirci come se fossero specie differenti, con aspetto, habitat e comportamenti differenti tra loro.

Prima di descrivere le specie del parco, è bene chiarire due elementi narrativi che distinguono il reboot dalla storia originale.

Nel romanzo del 1990, Crichton dedica molto spazio alla questione del contenimento degli animali, inteso sia dal punto di vista fisico (evitare la fuga all'esterno) che biologico (evitare la proliferazione incontrollata). Al tempo stesso, per esigenze narrative, Crichton vuole che questi tentativi falliscano, che gli animali fuggano e si riproducano in natura, perché vuole trasmettere il messaggio che "la Natura troverà il modo" e che la scienza non può dominarla. Tutte tematiche interessanti e avvincenti, ma che rendono Jurassic Park un grottesto racconto pieno di contraddizioni o vere e proprie pacchianate su come allevare degli animali. In realtà, la questione di come gestire un allevamento di dinosauri è molto più semplice di come la presenti Crichton. 

Non vuoi accoppiamenti tra gli animali? Li sterilizzi, li rendi sterili alla nascita, tieni i maschi in recinti separati dalle femmine. Le femmine si riproducono troppo? Le sterilizzi, ti mangi le uova, tieni le femmine isolate. Non ti serve qualche bizzarra manipolazione genetica destinata ad esiti catastrofici (a meno che tu non voglia che il tuo romanzo abbia un simile esito). 

Gli animali possono fuggire, abbattere le recinzioni, evadere dai loro recinti? Né più né meno dei problemi di qualunque zoo o parco naturale. Contenere dei dinosauri di medie dimensioni non è tanto diverso dall'allevare struzzi o alligatori. Per tenere a bada un Tyrannosaurus adulto non serve un dispendioso e complicato recinto elettrificato lungo chilometri. L'animale non è tanto diverso da un elefante come forza e agilità. Basta un muro in cemento armato alto quattro metri ed un fossato stretto e ripido, e l'animale è a bada. Molto più economico e affidabile di qualunque sistema ad alta tensione. Un sauropode non va molto lontano prima che la sua fuga sia notata. Capisco che così facendo non avremo situazioni drammatiche e spettacolari come quelle del film, ma noi qui stiamo ragionando su come realizzare un parco reale e funzionante, non dobbiamo sviluppare una trama palesemente autodistruttiva per esigenze narrative.

Pertanto, a differenza della storia originale, in questo reboot la gestione degli animali è molto meno paranoica e demenziale. Ciò non significa sottovalutare i problemi logistici e di gestione di una popolazione di dinosauri, ma pensare che essi siano drammaticamente più complessi e problematici di qualunque altro allevamento di animali moderni è più la manifestazione della mitologia popolare sui dinosauri (intesi come mostri in qualche modo sovrannaturali) piuttosto che la effettiva valutazione della situazione concreta. Un dinosauro è pur sempre un animale, e Homo sapiens gestisce innumerevoli specie animali da migliaia di anni. Non c'è motivo di pensare che la gestione di un dinosauro sia totalmente slegata da ciò che sappiamo fare così bene da sempre.

Nel prossimo episodio, arriviamo finalmente ai dinosauri.


4 commenti:

  1. Fra l'altro, l'idea che gli animali clonati del parco non siano (ancora) noti ai paleontologi poteva essere benissimo applicata all'Indominus rex del primo JW.

    Almeno all'inizio, lo si poteva fare passare per una specie non ancora nota nel record fossile, per poi scoprire quale fosse la sua vera natura, senza partire subito con l'idea della bestia chimerica.

    Riguardo alla scelta delle specie nei romanzi e nei film, dietro ci sarebbe ancora una ragione commerciale .

    Come in uno zoo odierno si devono avere certi animali per portare del pubblico (tigri, leoni,elefanti ecc...), in un vero Jurassic Park, l'avere un serraglio composto per la maggior parte dalle specie più iconiche, attrarebbe molto più pubblico.

    Ma come scritto, è uno scenario inverosimile. Anche il numero di specie così basso avrebbe senso, viste le probabilità di avere del materiale genetico su cui lavorare ed i tempi di clonazione e sviluppo degli animali, che porterebbe via molto tempo e denaro.

    Per quanto riguarda i rettili marini boh,effettivamente non vedo una soluzione. So che è stata trovata qualche specie nell'Antardide...però, credo sia alquanto inverosimile trovare del materiale genetico di milioni di anni anche nel gelo del Polo Sud.

    Andrea


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    1. L'Antartide inizia a sviluppare una calotta glaciale 20 milioni di anni DOPO l'estinzione dei dinosauri. Io lascerei da parte le specie marine.

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    2. Mi permetto di aggiungere anche che i campioni di ghiaccio antartico più antichi conosciuti (almeno finora) risalgono "solo" a 1-2 milioni di anni fa...

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  2. Lo scenario classico da Zoo per il contenimento di animali potrebbe sembrare poco propenso a generare incidenti, però se penso al caso del gorilla Harambe che ha scatenato un fenomeno globale allora c'è possibilità di creare trame avvincenti senza necessità di uragani che distruggano il parco. Poi esistono (purtroppo) altri esempi di incidenti mortali negli zoo, come il Licaone di Pittsburgh.

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