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13 novembre 2013

Dovremmo abolire Internet?

Post semi-serio e poco theropodologico, ma che riguarda le fondamenta di questo blog (e non solo di questo blog), e che quindi merita di essere postato.
Uno strumento diventa inutile quando il guadagno in tempo ed energia ottenuto nell'utilizzarlo non compensa in maniera significativa l'inevitabile apporto di calore e disordine che il suo uso genera. Sebbene l'entropia di un sistema chiuso aumenti inesorabilmente anche quando si genera ordine, può comunque esserci una temporanea emersione di ordine locale in piccole aree privilegiate. La superficie terrestre è un esempio di ciò: sebbene l'entropia dell'Universo cresca continuamente, gli organismi terrestri riescono, per poco tempo, a generare ordine. Tuttavia, tale ordine locale genera comuque un apporto di disordine globale ben superiore al guadagno di ordine (i vostri cervelli che leggono questo post stanno generando disordine sotto forma del calore emesso dal corpo dentro cui lavora quel cervello, e non ho dubbi che il pochissimo ordine marginale che questo apporto di informazione può fornire al vostro cervello è sopravanzato dalla quantità di disordine termico necessario a immagazzinare questo post, persino nella improbabile eventualità che lo impariate perfettamente a memoria). 
Tralasciando il destino caotico dell'Universo, alla scala locale, l'efficienza si percepice quando tale guadagno di ordine risulta essere perlomeno significativo rispetto all'aumento del disordine. Ad esempio, se l'ordinata carrellata dei viventi vale la dissipazione futura di una fettina dell'energia termonucleare del sole, è tutto grasso che cola! Ma cosa dire di strumenti umani il cui apporto di ordine è talmente marginale da apparire, di fatto, come meri produttori di rifiuti? Non parlo di giocattoli inutili e pacchiani, fragili e destinati a frantumarsi rapidamente, inclusi in ipertrofici imballaggi buoni solo a riempire una pattumiera, parlo della più grande invenzione nel campo della comunicazione degli ultimi 6000 anni: Internet.
Internet è un'invenzione epocale. Internet ha trasformato l'Umanità, e lo sta facendo tuttora. Per quelli che sono troppo giovani per ricordare come fosse la vita quotidiana nel Preinternetico, ovvero, fino agli ultimi anni del XX secolo, la rivoluzione mediatica attuale non può apparire nella sua dimensione paradigmatica epocale. Per quelli troppo anziani per essere realmente immersi nel mondo della comunicazione globale, Internet è solo un nome tra i tanti delle molte diavolerie di questi ultimi anni. Per tutti gli altri, la trasformazione deve essere (più o meno) evidente e tangibile. Molti di noi nemmeno sono più in grado di interagire quotidianamente con gli altri senza un supporto connesso a Internet. 
Ma, alla lunga, Internet cosa produrrà?
Internet nasce come sistema di connessione, come rete di collegamenti, quindi con una funzione ordinatrice. Internet nasce come sistema di ordine, che accelera e aumenta la capacità di reperire e trasmettere informazioni. Internet nasce quindi come strumento che aumenta l'efficienza in tutti i fenomeni legati alla comunicazione. 
Nel suo piccolissimo, questo blog è una dimostrazione dell'efficienza intenzionale di Internet. Quando ero un ragazzino, all'inizio degli anni '90, nel Tardo Preinternetico (anche detto Editoriano, dalla famosa fauna Editoriana, flaccida associazione cellulosica tipica di quei tempi ancestrali), la pubblicazione di nuovi dinosauri era piuttosto lenta a diffondersi tra i non addetti ai lavori: lo studio pubblicato su riviste scientifiche doveva raggiungere in qualche modo un mezzo importante di comunicazione, e spesso ciò richiedeva settimane, dopo di che, se la "notizia" era meritevole, poteva capitare che essa raggiungesse il mondo editoriale (delle riviste di divulgazione o dei libri divulgativi) e che quindi entro un decennio fosse tradotta in linguaggio comune accessibile ai comuni mortali. Per questo motivo, i libri sui dinosauri della mia infanzia erano sempre "aggiornati" al massimo al decennio precedente. Per questo, nel 1990, Deinonychus era ancora "nuovo", sebbene fosse stato descritto 20 anni prima.
Oggi, la velocità di diffusione della conoscenza ha subito un'accelerazione esponenziale: nel giro di pochi minuti dalla pubblicazione di un nuovo dinosauro, la notizia circola già a livello mondiale, tra siti giornalistici, siti scientifici, blog e social network. Parrebbe quindi che Internet abbia permesso un salto qualitativo straordiario, che va a tutto vantaggio del progresso della conoscenza. 
Tuttavia, questa visione ottimistica è miope, ed ingenua. Il "progresso" è evidente solamente se si focalizza sulla punta eccellente dell'iceberg comunicativo, dimenticando (o negando) l'esistenza della gigantesca emanazione di entropia che si accompagna sempre e comunque ad ogni singolo evento di ordine e crescita di informazione.
Prendiamo un articolo scientifico. Esso ha il 100% dell'informazione corretta relativa a quella scoperta scientifica (per definizione, dato che esso è l'effettiva informazione scientifica). Nel giro di pochi minuti, la quantità di informazione relativa a quella scoperta cresce rapidamente, sotto forma di notizie, news, commenti, post, e discussioni online. Ma siccome tutte queste emanazioni sono derivazioni della informazione originaria, ognuna di queste derivazioni disperde una quota dell'informazione originaria (o al massimo la conserva tale e quale, come copia identica dell'informaizone iniziale). Ogni singola emanazione della notizia originaria contiene una frazione di informazione originaria che, quindi, è in media minore di quella totale originaria. Quindi, se all'istante iniziale la qualità dell'informazione scientifica era 100% (1 singola fonte con il 100% di qualità), ora abbiamo un numero molto grande, N, di ulteriori fonti, ciascuna con una quantità di informazione corretta che, in media è minore del 100% iniziale. Se sommiamo quindi tutte le fonti e calcoliamo il rapporto tra informazione corretta originaria e informazione prodotta totale, vediamo che il valore qualitativo cala rapidamente, ed inesorabilmente, rispetto all'iniziale 100%. E siccome la distribuzione delle informazioni è tanto più rapida quanto più grossolana (perché per produrre informazione corretta occorre spendere più tempo ed energia di quella necessaria a creare informazione grossolana), al procedere del tempo la quota di versioni grossolane, errate, imprecise, false o palesemente idiote aumenta molto più rapidamente della informazione originaria. Per ogni individuo che legge per intero l'articolo originario, attingendo alla fonte qualitativamente massima, ci sono decine o centinaia di individui che attingono a fonti grossolane, scorrette, imprecise o false. E, a loro volta, la trasmissione delle informazioni grossolane inesorabilmente sovrasta a ritmo accelerato la lenta progressione delle informazioni di qualità.
Non è moralismo, ma solo la conseguenza automatica del processo di propagazione delle informazioni e dell'ordine in un sistema complesso: il disordine tenderà alla fine a saturare il sistema, i bimbominchia e i ciarlatani vinceranno sempre e comunque sulla trasmissione di qualità, per un mero gioco numerico.
Pertanto, alla lunga, Internet è uno strumento che, rispetto alla funzione originaria, produce una quota di ordine ed informazione progressivamente minoritaria e marginale, soverchiata da una ben più massiccia e ipertrofica quota di errore, grossolanità, imprecisione e rumore di fondo. 
Alla fine, il rapporto qualità/quantità dell'informazione in Internet tenderà a zero. E, come ho scritto all'inizio, uno strumento diventa inutile quando il guadagno in tempo ed energia ottenuto nell'utilizzarlo non compensa in maniera significativa l'inevitabile apporto di calore inutilizzabile e disordine che tale uso genera. 
Pertanto, alla fine, Internet diventerà inutile, nel senso che non assolverà più in modo significativo la funzione per la quale era stato creato. Forse, a quel punto, sarà necessario abolire Internet e sostituirlo con qualcosa di più efficiente nella discriminazione delle perle da dare ai porci, meno entropico nella dissipazione della qualità, meno caotico nell'evoluzione della comunicazione, meno grossolano nella creazione di informazione. 
Cosa sarà, e come sarà, questo "Metainternet", non ne ho idea. La pluricellularità era ignota, anche solo come concetto, quando il mondo era al grado procariotico. Nel frattempo, cerchiamo tutti di conservare, almeno in qualche isola di ordine locale, la qualità della informazione paleontologica. Se non con la speranza di vincere contro la grossolanità, almeno per arginare l'esondazione delle fognature. Anche solo per noi stessi, per quel poco che possiamo fare per contrastare la nostra innata tendenza al disordine e alla grossolanità.

3 commenti:

  1. Quello che tu descrivi così bene, è proprio il motivo che mi spinge a leggere gli articoli scientifici, anche se sono consapevole di non poterli apprezzare al 100%. Un altro motivo per cui mi dedico agli articoli scientifici è che non sono in grado di stabilire quanto sia valido o aggiornato un testo di divulgazione.
    Faccio eccezione per il tuo blog, ma qui sono sicuro della qualità.
    Per quanto riguarda internet è stato il veicolo che mi ha permesso di riprendere la mia passione per la paleontologia. Prima di essa, l'unica fonte era la biblioteca del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, inaccessibile per chi lavora.

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  2. "Faccio eccezione per il tuo blog, ma qui sono sicuro della qualità.".
    E fai male, perché anche questo blog ha la sua serie di strafalcioni e imprecisioni. Non essere mai sicuro di quello che leggi qui.

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  3. Come sempre sei acuto e sai usare le parole. In effetti internet ha spesso elevato il chicchiericcio di piazza a rumore di fondo. Ha consentito a ciarlatani di acquisire autorevolezza per il solo fatto di scrivere in un blog. Ha potuto creare movimenti basati su di essa o gruppi di opinione non sempre sorretti da una capacità analitica accettabile, o di stampo ideologico-emotivo. Peró consente di valutare le interazioni, se hai abbastanza pazienza, prendi tutto con le pinze e ti "sposti", puoi costruirti delle scale di autorevolezza valutando non solo le cose dette in un "luogo", ma le cose che di tale luogo si dicono altrove. Una serie di connessioni da cui, con un minimo di buon senso puoi, estrapolare giudizi di valore, meglio se non assoluti. In fondo é qualcosa di più di quello che ti offre il mondo esterno dove una posizione professionale et similia ti fa ottenere autorevolezza senza che questa venga messa in discussione al di fuori degli addetti ai lavori in grado di giudicarti, oppure lo è con i medesimi meccanismi di feciloneria e qualunquismo che si trovano in rete, (es. nel mio campo: impreparazione di taluni farmacisti e medici). Io mi fido di te perché mi sembra di avvertire ciò che sei ma spt per ciò che si dice di te, nell'ambito delle
    valutazioni professionali. Si può prendere per il c...qualcuno ma non tutti. Ciao

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