Caricatura di un superpredatore ipercarnivoro
Il linguaggio scientifico ha due obiettivi primari: essere chiaro ed essere univoco. L'ambiguità, la sfumatura poetica, metaforica, l'imprecisione, tipiche del linguaggio comune, devono essere il più possibile evitate nella discussione scientifica. Per questo, ad ogni termine scientifico, corrisponde una definizione che ne chiarisca e delimiti in modo netto il significato.
Ovviamente, i ricercatori sono esseri umani, inseriti in un contesto linguistico, storico e culturale, da cui traggono ispirazione, e da cui sono comunque influenzati. Per questo, sovente, i termini scientifici, creati ad uso e consumo della disciplina a cui fanno riferimento, sono spesso "contaminati" dall'esterno. Ciò non è un male, se si è sufficientemente maturi e competenti per comprendere che un termine, per quanto suggestivo, è solo il guscio esteriore di una definizione interna più importante. Alcuni esempi chiariranno:
- -Nella teoria fisica delle particelle subatomiche, esistono proprietà dei quark chiamate "colore" e "sapore". Ovviamente, nessun fisico serio pensa che questi nomi abbiano lo stesso significato dei termini "classici" di sapore e colore.
- -Nella teoria cosmologica, esiste la cosidetta "materia oscura". Il termine è ovviamente molto suggestivo, ma non ha alcun significato mistico o esoterico. Esso indica solamente una massa misurata/stimata ma non ancora qualitativamente determinata, presente alla scala cosmologica.
- -Il più grande coelurosauro del Maastrichtiano è Tyrannosaurus rex. L'animale sarebbe scientificamente lo stesso identico taxon fossile anche se il suo nome fosse il meno accattivante Manospondylus gigas. Ovviamente, il nome Tyrannosaurus evoca suggestioni e sensazioni differenti dal "piatto" Manospondylus: ma ciò è irrilevante per la paleontologia, dato che quegli animali, quando esistevano, non avevano la minima nozione di ciò che noi invece attribuiamo a termini quali "tiranno" e "re".
Il senso di questi esempi, e di questo post, sta in alcuni termini citati spesso nelle discussioni e nei forum di appassionati di paleontologia. Essi sono presenti anche nell'articolo che ho linkato nel precedente post. Questi due termini provengono dalla teoria ecologica, ma, a causa della loro accattivante sonorità e dai prefissi suggestivi, tendono spesso con essere abusati, fraintesi e distorti. Essi sono:
Superpredatore. Il termine si riferisce ad un livello trofico all'interno delle reti trofiche di un ecosistema. Un superpredatore è (una popolazione di) una specie che occupa i livelli trofici più alti della rete di relazioni trofiche (le reti che legano virtualmente gli organismi nell'ecosistema con relazioni quali la predazione, la simbiosi, il parassitismo, la saprofagia, la consumazione, ecc...) ovvero, una popolazione è al livello dei superpredatori se tende a non avere alcuna specie che esercita predazione su di lei. La parola stessa "super (sopra) + predatore" spiega il concetto: i superpredatori occupano i livelli "sopra" i "semplici" predatori (i quali, invece, hanno dei loro predatori: i superpredatori, appunto). La parola, quindi, non indica alcunché di "speciale", "estremo" o "superiore".
L'uomo è un superpredatore, dato che non ha predatori che abitualmente esercitano pressione predatoria su di lui. Idem l'orso bruno delle foreste europee. Notare che entrambi sono onnivori, e non sono esclusivamente carnivori, a differenza di altri superpredatori, come l'orca o l'orso polare.
Ipercarnivoro. Un taxon è ipercarnivoro se la sua dieta è costituita per almeno il 70% da tessuti derivanti da vertebrati ("carne"). Il termine indica quindi solo la percentuale di una tipo di alimento che l'animale consuma. L'uomo non è ipercarnivoro, dato che la sua dieta è onnivora. Il gheppio (Falco tinnunculus) è un ipercarnivoro, mentre un suo parente molto prossimo, il grillaio (Falco naumanni), non è ipercarnivoro, dato che la sua dieta comprende molti insetti e solo al 20% carne di vertebrati. La parola "iper-carnivoro" quindi non ha alcun significato di "super-carnivoro", "predatore estremo" o altre suggestioni che la parola, spesso, induce nel lettore profano.
Viva Calvin (and Hobbes)!
RispondiEliminaErodoto
P.S.
Come definire un predatore che non è il predatore apicale del suo ambiente (cioè un superpredatore) ma non ha predatori naturali.
Ovvero un predatore che, come il Leopardo, rischia di essere scaciato dal territorio di un branco di Leoni o da una Tigre (come Hobbes!), ma non corre seri rischi di essere predato da questi ultimi.
Cioè esiste una definizione per un livello intermedio tra predatore (dopo tutto il Formichiere è un predatore, ma anche una preda abituale per il Giaguaro) e super predatore.
Se rileggi la definizione: "Un superpredatore è (una popolazione di) una specie che occupa i livelli trofici più alti della rete di relazioni trofiche (...) ovvero, una popolazione è al livello dei superpredatori se tende a non avere alcuna specie che esercita predazione su di lei.".
RispondiEliminaQuindi, il leopardo nel tuo esempio è un superpredatore.
"Scacciare" è un termine ambiguo, e comunque non si riferisce alle relazioni trofiche. Due specie possono essere in competizione per le stesse risorse, ma non avviane mai un "conflitto diretto" tra due specie: la sostituzione di una è un processo che avviene a scale di tempo più ampie di quelle del "confronto diretto". Non antropomorfizziamo le relazioni ecologiche come se fossero "conflitti": nessuno "scaccia" nessuno in zoologia.
Io non ho usato il termine "predatore apicale" perché, come ho iniziato nel post, quel termine è ambiguo. Apicale di cosa? L'apice è una metafora di una "piramide" la quale in realtà è una complessa "rete trofica" (che è infatti il termine che ho usato).
Possono esistere più di un solo "superpredatore" in un ecosistema (come la popolazione di leoni e quella di leopardi citate nel tuo esempio).
Se non si predano a vicenda e nessun altra specie le preda, allora sono entrambe superpredatori.
Off-topic (sorry!) ma penso possa essere interessante:
RispondiEliminasu un teropode che "si prende cura" di un mammifero (cito dal video; mi riferisco a quello "featuring a crow and a cat"):
http://www.wired.com/wiredscience/2010/10/interspecies-friends/?pid=294&pageid=37255
Sui corvi non si finisce mai di imnparare: a Roma di recente ho potuto osservare, nello spazio alberato antistante la Biblioteca Nazionale, i comportamenti dei soliti "intelligenti" corvi (e ascoltare qualche buffo commento degli astanti!): aprire buste di plastica per estrarre delicatamente residui di pranzo (panini), raccogliere rametti per sfilare pezzetti di merendine...
Leo