Quelli della "mia" generazione, che sono stati bambini tra la fine degli anni '70 e gli '80, e che sono diventati amanti del Tempo Profondo molto prima di Jurassic Park, Internet, Walking with Dinosaurs, e tutto il grande carrozzone immaginifico della grafica computerizzata, hanno nel cuore un Grande paleoartista, il più grande del XX secolo, almeno per noi europei, Zdenek Burian. Nonostante molte delle sue ricostruzioni anatomiche (sopratutto per i dinosauri) siano scientificamente obsolete e superate, le sue opere restano dei capolavori immaginifici, delle stupende tavole paesaggistiche, grotteschi scenari di Mondi Perduti. Il suo stile è inconfondibile. Io stesso ricordo di essere rimasto folgorato all'età di 7 anni davanti ad alcune sue tavole. In particolare, credo di aver deciso di diventare "paleontologo" davanti ad una tavola illustrante un paesaggio acquitrinoso del Siluriano, privo di animali, abbondante di assurde piante senza foglie che emergevano dall'acqua. Quello era il Paleozoico, ed è ancora tale nella mia anima più profonda.
Questo incipit per illustrare un ramo della paleoarte che, finora, ho citato poco, e che, attualmente, pare essere in minoranza: la paleoArte (che non è la Paleoarte). Ovvero, la capacità di creare suggestioni immaginifiche a partire da visioni di mondi perduti, senza però l'esigenza della minuzia illustrativa richiesta dalle tavole tecniche più prettamente paleoartistiche e di illustrazione paleontologica. Qualcuno di voi, abituato alle mie feroci invettive contro la paleoarte grossolana, scorretta scientificamente, infarcita di errori anatomici, a questo punto potrebbe non capire. Sto invertendo rotta? Mi contraddico? Tutt'altro. Credo che esistano due modi di fare buona paleoarte: in un modo, c'è il rigore scientifico dettagliato, la minuzia nei particolari e la correttezza scientifica (ad esempio, nelle tavole di Bonadonna e Panzarin), volti alla illustrazione delle ipotesi scientifiche. Oppure, c'è la suggestione artistica, l'espressione emotiva e naturalistica della suggestione, come nelle tavole di Burian. A parte questi estremi eccellenti, tutto il resto, di solito, è fredda copiatura di opere altrui, contraddittoria mescolanza di eccesso di minuzia, virtuosismo tecnico ed errori anatomici, degenerazione nel Fantasy che strizza l'occhio al commerciale. Ognuno conosce esempi di queste opere.
Abbiamo, in Italia, qualche artista che si può correttamente ricondurre al filone immaginifico ed emozionante di Burian? Penso di sì.
Troco è il nome d'arte di un giovane artista, presentatomi da Lukas Panzarin, le cui opere sono esposte a Bologna assieme agli altri migliori rappresentanti delle varie anime paleoartistiche nostrane.
Troco è un pittore della natura in senso lato, che ama ritrarre tanto animali e paesaggi privi del contesto urbanizzato, quanto scenari in cui si percepisca la mano dell'uomo o, più raramente, l'uomo stesso. Tra i suoi temi preferiti la mitologia, soprattutto miti agresti, riconducibili ad apparenti normali paesaggi rurali. Essendo della mia stessa "generazione", su sua stessa ammissione subì come tutti i suoi coetanei il fascino della preistoria, quando ancora, almeno in Italia, non era ridotta a facili articoli commerciali esclusivamente inerenti a "dinosauri feroci o quantomeno eccessivi".
In quanto paesaggista per lui l'aspetto fondamentale della pittura sulla preistoria è la plausibilità della scena, e quindi del paesaggio. Nondimeno lo studio anatomico, dinamico, nonchè compositivo delle specie rappresentate, gioca il vero ruolo principale nei suoi quadri. Ama la natura in tutta la sua interità, dalla geologia dell'archeano alle più palesi dimensioni dell'uovo di kiwi.
Adoro le tavole di Troco. Mi ricordano molto Burian. Tra tutte quelle che ho visto, la tavola sottomarina con i botriolepiformi è la più affascinante, davvero stupenda! Mi fa piacere che una grande tradizione paleoartistica, a cui molti di noi devono la nascita di una grande vocazione, non si è estinta.
Questo incipit per illustrare un ramo della paleoarte che, finora, ho citato poco, e che, attualmente, pare essere in minoranza: la paleoArte (che non è la Paleoarte). Ovvero, la capacità di creare suggestioni immaginifiche a partire da visioni di mondi perduti, senza però l'esigenza della minuzia illustrativa richiesta dalle tavole tecniche più prettamente paleoartistiche e di illustrazione paleontologica. Qualcuno di voi, abituato alle mie feroci invettive contro la paleoarte grossolana, scorretta scientificamente, infarcita di errori anatomici, a questo punto potrebbe non capire. Sto invertendo rotta? Mi contraddico? Tutt'altro. Credo che esistano due modi di fare buona paleoarte: in un modo, c'è il rigore scientifico dettagliato, la minuzia nei particolari e la correttezza scientifica (ad esempio, nelle tavole di Bonadonna e Panzarin), volti alla illustrazione delle ipotesi scientifiche. Oppure, c'è la suggestione artistica, l'espressione emotiva e naturalistica della suggestione, come nelle tavole di Burian. A parte questi estremi eccellenti, tutto il resto, di solito, è fredda copiatura di opere altrui, contraddittoria mescolanza di eccesso di minuzia, virtuosismo tecnico ed errori anatomici, degenerazione nel Fantasy che strizza l'occhio al commerciale. Ognuno conosce esempi di queste opere.
Abbiamo, in Italia, qualche artista che si può correttamente ricondurre al filone immaginifico ed emozionante di Burian? Penso di sì.
Troco è il nome d'arte di un giovane artista, presentatomi da Lukas Panzarin, le cui opere sono esposte a Bologna assieme agli altri migliori rappresentanti delle varie anime paleoartistiche nostrane.
Troco è un pittore della natura in senso lato, che ama ritrarre tanto animali e paesaggi privi del contesto urbanizzato, quanto scenari in cui si percepisca la mano dell'uomo o, più raramente, l'uomo stesso. Tra i suoi temi preferiti la mitologia, soprattutto miti agresti, riconducibili ad apparenti normali paesaggi rurali. Essendo della mia stessa "generazione", su sua stessa ammissione subì come tutti i suoi coetanei il fascino della preistoria, quando ancora, almeno in Italia, non era ridotta a facili articoli commerciali esclusivamente inerenti a "dinosauri feroci o quantomeno eccessivi".
In quanto paesaggista per lui l'aspetto fondamentale della pittura sulla preistoria è la plausibilità della scena, e quindi del paesaggio. Nondimeno lo studio anatomico, dinamico, nonchè compositivo delle specie rappresentate, gioca il vero ruolo principale nei suoi quadri. Ama la natura in tutta la sua interità, dalla geologia dell'archeano alle più palesi dimensioni dell'uovo di kiwi.
Adoro le tavole di Troco. Mi ricordano molto Burian. Tra tutte quelle che ho visto, la tavola sottomarina con i botriolepiformi è la più affascinante, davvero stupenda! Mi fa piacere che una grande tradizione paleoartistica, a cui molti di noi devono la nascita di una grande vocazione, non si è estinta.
Per quelli della nostra generazione citerei anche, in questo momento amarcord, alcuni paleoartisti che forse i più giovani hanno dimenticato.
RispondiEliminaMescolo l'importanza che hanno avuto per il mio io bambino, con la bravura artistica, quindi tralascerò sicuramente molti meritevoli.
Forse di qualcuno ho già parlato in precedenza.
Mark Hallet (ho perso ore guardando "The river 1977) e i magici paesaggi triassici di Paul J. Fair e Carl P. Russel(Chinle biota com'era immaginato negli anni '30), mi hanno insegnato a non chiedere ad un paleoartista solo un animale, ma un mondo.
Ho guardato e riguardato le pochissime illustrazioni di Duglas Henderson in "L'enigma dei dinosauri" di J. N. Wildford del 1986(l'ho letto a 7 anni, regalo di Saturnalia, uno dei primi libri "seri" della mia vita), ed era forse la prima volta che vedevo dinosauri scattanti, "vivaci" ne contemporaneamente "plausibili".
Meravigliose anche le irrealistiche illustrazioni liberty di William Stout in "I dinosauri" di Dodson-Service-Preis (1982, ho la copia piena di scarabocchi infantili); a mio avviso un capolavoro proprio dal punto di vista artistico-narrativo, anche se decisamente fantasy. Questi mi sembrano "grandi" artisti, e talvolta anche buonissimi paleoartisti.
Ma il mio primo libro di dinosauri, quello che adesso è tenuto assieme con lo scoch, è "L'età dei Dinosauri" di D. Lambert, 1979, con tavole che sembrano uscite dalla penna di un vittoriano, e di diversissimo valore. Cionostante se penso al -T. rex- (anche se ormai mi sforzo di immaginarlo piumato) non posso non pensarlo arancio sulla pancia e verede acqua-bluastro sulla schiena, intento a disputare la carcassa di un adrosauro con un suo simile. Potere suggestivo di un immagine vista a 5 anni, e mai dimenticata.
Erodoto
Interessante tecnica!
RispondiEliminaNon conoscevo questo artista, ha davvero un potere suggestivo nelle sue immagini e ricorda davvero Burian.Complimenti davvero!!!
Loana
Troco è bravissimo. Provo grande ammirazione per il suo tratto pittorico e altrettanta invidia per le suggestioni che le sue ambientazioni mi comunicano, io che coi paesaggi non ho propriamente grande feeling...
RispondiEliminaComplimenti a lui e a te Andrea che ne parli.
Davide Bonadonna
La qualità pittorica di Troco è perfetta, e acquista maggior valore se applicata a soggetti preistorici. L'accostamento a Burian è scontato, ma Troco non è Burian: è Troco. Troco ha uno stile ancora più pittorico di Burian, a tratti mi ricorda i meravigliosi paesaggi romantici di Turner... ecco, forse Troco è proprio un romantico. Grande Troco!
RispondiEliminaAndrea Pirondini / GGD!