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02 maggio 2009

Miti e Leggende Post-moderne sui Theropodi Mesozoici - Seconda Parte: Archaeopteryx, Icona dell'Evoluzione Aviaria




La Scienza ha il dovere morale di distruggere i falsi miti creati nel passato. La Scienza ha tolto la Terra dal centro dell’Universo, ha relegato la Storia Umana a breve istante finale del Tempo Profondo, ha ricollocato l’uomo tra gli innumerevoli rami dell’Albero della Vita. Ma anche la Scienza stessa produce dei miti, delle icone extra-scientifiche capaci di distorcere la Conoscenza allo stesso modo dei vecchi miti pre-scientifici. In questo post parlerò del più Grande Mito della Paleontologia Evolutiva, il fossile più famoso ed importante della Storia della Scienza, il theropode più citato ed abusato dell’intera letteratura evoluzionista. Oggi parlerò di Archaeopteryx, l’icona stessa dell’evoluzione, e smonterò il pericoloso mito costruito sopra questo simpatico paraviale giurassico, che non avrebbe mai pensato di diventare, centocinquanta milioni di anni dopo la sua estinzione, un simbolo per la contorta mente di un bizzarro sinapside privo di coda ed ossessionato dall’iconografia.
Il mito di Archaeopteryx, come emblema dell’evoluzione, è tutto di natura contingente. In sé, Archaeopteryx è significativo dell’evoluzione come qualsiasi altro fossile. Tuttavia, il contesto storico nel quale fu scoperto, la metà del XIX secolo, subito dopo la pubblicazione del capolavoro darwiniano, ne fece un 'icona, un fortissimo simbolo, sovraccarico di significato. La sorte di Archaeopteryx è legata alla dimensione colossale dell’estinzione della fine del Cretacico, che spazzò via tutto ciò che, nell’enorme albero di Archosauria, si collocava tra gli uccelli attuali ed i coccodrilli. Alla fine del XIX secolo, quando fu pubblicato Archaeopteryx, non esisteva la minima conoscenza dell’enorme diversità anatomica mesozoica, che colmava pienamente il divario morfologico tra gli uccelli e gli altri sauropsidi. Pertanto, il fossile di Archaeopteryx fu una vera e propria esplosione di luce, un breve lampo nel vuoto morfologico attuale tra rettili ed uccelli.
Per oltre un secolo, Archaeopteryx fu l’unica testimonianza delle fasi perdute dell’evoluzione degli uccelli e del loro volo. Ciò, purtroppo, incanalò le attenzioni degli studiosi sull’unico fossile esistente, che divenne l’equivalente ornithologico della Stele di Rosetta. Archaeopteryx, unico tassello esistente dell’evoluzione degli uccelli dai loro antichissimi ancestori rettiliani, fu eletto pietra di paragone, norma e canone di qualsiasi teoria sull’evoluzione del volo, delle penne, e di tutte le altre peculiatità che (oggi) separano gli uccelli dagli altri vertebrati.
Non possiamo criticare eccessivamente i ricercatori di cinque generazioni. Essi, diligentemente, dovettero basarsi sull’unica prova a loro disposizione per elaborare i loro modelli evolutivi.
Oggi, con l’enorme mole di dati relativi agli uccelli mesozoici, e con la ulteriore fonte di informazioni che la teoria dinosauriana sull’origine degli uccelli ci fornisce, abbiamo colmato moltissimo le lacune conoscitive. Tuttavia, Archaeopteryx rimane l’icona del primo uccello, anche grazie allo status tassonomico che abbiamo deciso di attribuirgli. Dato che, fin dall’inizio, Archaeopteryx è stato classificato come “uccello” (seppur molto primitivo), esso è diventato il paletto, il limite inferiore, di ciò che noi intendiamo per Aves. Da “Archaeopteryx in poi” lungo la linea evolutiva, siamo dentro Aves, stiamo parlando di uccelli.
In particolare, è opinione generale che le numerose modifiche evolutive legate al volo siano una prerogativa degli uccelli, e che pertanto, sia proprio con Archaeopteryx che si accumula la combinazione di novità adattative che permette il più vistoso elemento locomotorio degli uccelli. In ciò, Archaeopteryx conserva tutto il suo valore e la sua importanza per farci comprendere come e quando i theropodi hanno iniziato a volare.Esso testimonia il balzo evolutivo da animali di terra a animali volanti.
Ma sarà vero? Oppure è un’idea ormai consolidata ma falsa, un mito dell’evoluzione? Archaeopteryx è davvero un taxon-chiave per comprendere l’origine e l’evoluzione del volo aviario?
Recentemente, Dececchi & Larsson (2009) hanno analizzato nel dettaglio la distribuzione dell’intera serie delle trasformazioni anatomiche dell’arto anteriore nei theropodi, dalla base di Saurischia fino ad Ornithothoraces. Essi hanno mappato minuziosamente la distribuzione delle apomorfie del cinto pettorale e dell’arto anteriore, collocandole nel punto della filogenesi in cui è presumibile che siano comparse, ed hanno determinato le zone della linea evolutiva in cui determinate serie di trasformazioni avvennero. L’idea di fondo è questa: se un punto della linea evolutiva mostra un incremento significativo del numero di modifiche, e se ciò non è dipeso da incompletezze del record fossile, allora è plausibile considerare quel punto della filogenesi come un evento significativo, un momento di svolta delle dinamiche evolutive. La procedura seguita è stata molto attenta a non confondere segnali causali, dovuti al “rumore di fondo” filogenetico, con reali momenti di trasformazione, ed ha dato risultati molto interessanti.
Lo studio individua tre nodi della serie evolutiva nei quali si assiste ad incrementi significativi della trasformazione evolutiva:
1- Alla base di Tetanurae, dove si osserva la trasformazione della mano saurischia tetradattila in mano aviaria tridattila.
2- Alla base di Eumaniraptora, dove si osserva la trasformazione del cinto pettorale ornitico capace della mobilità del braccio che si osserva negli uccelli attuali.
3- Alla base di Ornithothoraces, dove si ha la completa realizzazione dello scheletro alare degli uccelli volatori.
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, il nodo universalmente riconosciuto come “Aves” (corrispondente alla posizione di Archaeopteryx nella linea evolutiva) non mostra alcuna significativa accumulazione di trasformazioni nel cinto pettorale e nell’arto anteriore. Ovvero, questo studio dimostra scientificamente che Archaeopteryx non rappresenta una fase cruciale dell’evoluzione del volo degli uccelli. Le trasformazioni che hanno prodotto l’ala degli uccelli a partire dal braccio rettiliano avvennero prima (alla base di Tetanurae e Eumaniraptora) e dopo (in Ornithothoraces) l’origine di Aves, ma non coincisero con l'origine stessa degli uccelli, né con il grado evolutivo rappresentato da Archaeopteryx.
Di fatto, questo studio demolisce il mito di Archaeopteryx come icona evoluzionistica e come modello fondamentale per comprendere l’evoluzione degli uccelli.
Come ho detto all’inizio, Archaeopteryx fu un’icona dell’evoluzione solamente per motivi contingenti legati alla scarsa conoscenza dei theropodi maniraptoriani (e del loro significato evolutivo) durata fino all'ultimo quarto del XX secolo.
Se per caso, invece di essere estratto un paraviale basale in quella cava tedesca, a metà ‘800 avessimo scoperto Microraptor in Cina, forse oggi avremmo una (leggermente) diversa concezione di cosa sia (o cosa non sia) un membro di Aves, la sua origine ed evoluzione.
Bibliografia:
Dececchi T.A. & Larsson H.C.E., 2009 - Patristic evolutionary rates suggest a punctuated pattern in forelimb evolution before and after the origin of birds. Paleobiology 35: 1-12.

4 commenti:

  1. Forse perchè reduci da un'infanzia vissuta all'ombra di G.Paul,o forse per spirito critico(in senso socratico) ma io,come altri,sono stato sempre affascinato da Archaeopteryx più per il suo stato "dinosauriano" che all'abusato e mistificato status Avialae.
    La retenzione di caratteri tipicamente deinonychosauriani(es.nel piede,nella coda...) ed altri più da aviale(es.nel braccio...) creano un mix che forse sarà in futuro,con l'aggunta di nuovi tasselli(vedi Dalianraptor e Anchiornis)la chiave di volta per la comprensione della nebulosa paraviale.

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  2. ps: questa foto esemplifica benissimo il concetto
    http://pharyngula.org/images/archaeop_3_lg.jpg

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  3. Cambia il target, ma il mito persiste...
    Rileggiti: "stato "dinosauriano"", "retenzione di caratteri tipicamente deinonychosauriani"... Queste parole dimostrano che anche tu non sei sfuggito al mito di Archaeopteryx. Tra tutte, "retenzione".
    Se presumi che quei tratti sono delle "retenzioni", ovvero, delle conservazioni di qualcosa che "dovrebbe" essere invece perduto (almeno nelle aspettative di chi le chiama "retenzioni"), dimostri di conservare la visione mitica di questo theropode, visto come "anello mancante", "punto nodale", trampolino di lancio verso gli uccelli (nel tuo caso, dai deinonychosauri agli uccelli).

    E se Archaeopteryx fosse un deinonychosauro? Oppure esterno a Eumaniraptora?

    Indubbiamente, nuovi taxa aiuteranno... Dalianraptor è ancora troppo poco descritto per poter essere un valido supporto a qualche modello filetico.
    Anchiornis... aspetto i nuovi dati in arrivo.
    In ogni caso, la vera svolta sarà con eventuali nuovi maniraptori del Giurassico Medio...

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  4. intendo retenzione come caratteri presenti nel taxon.

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