Le impronte fossili sono brevi sequenze di eventi passati, filmate da una angolazione particolare. Se uno scheletro ci trasmette il compimento di un’esistenza, le tracce icnologiche sono istantanee di vita nel pieno svolgimento. La vita dei dinosauri, al pari di quella di tutti gli animali selvatici, è molto più monotona e stereotipata di quella che, generalmente, ci immaginiamo, e che trasmettiamo, sovente, nelle opere di paleoarte. Odio la drammatizzazione e l’antropomorfizzazione delle vite animali. Trasformare la semplice esistenza di un animale in una tragedia umana è, a mio avviso, ingiusto nei confronti della complessità del vissuto umano, ma anche una dimostrazione del disprezzo inconscio che ancora nutriamo verso gli animali. Che vi piaccia o meno, gli animali hanno vite semplici e stereotipate, se paragonate alle nostre. Nondimeno, esse sono meritevoli di essere mostrate per quello che sono, senza facili drammatizzazioni ed “umanizzazioni” che esaltino un pathos molto soggettivo, ma scarsamente oggettivo. Eppure, la tendenza alla drammatizzazione, all’esposizione romanzata, antropomorfizzante, abbonda nelle ricostruzioni paleontologiche (sia pittoriche che narrative scritte o documentaristiche); molto più che in quelle zoologiche (nelle quali il maggior carico di dati previene l’abuso di immaginazione, tanto cara ai drammaturghi).
Tutto questo discorso (che solleverà polemiche e dissensi da parte dei fan del paleo-dramma) per citare un evento reale, fossilizzato, che difficilmente potrà trovare spazio nelle opere pittoriche e nelle narrazioni di paleo-fiction: un theropode di circa 2-3 metri con una lieve patologia ossea a livello dell’articolazione tra la prima e la seconda falange del quarto dito del piede destro, risalente alla fine del Giurassico della Spagna (Avanzini et al., 2008). La patologia, deducibile dall’asimmetria delle orme dei due piedi, produsse una leggera divergenza del dito. Probabilmente, all’epoca in cui le orme furono impresse, la patologia era già presente da molto tempo, senza aver compromesso la meccanica del passo, né, probabilmente, la sopravvivenza dell’animale.
Ovviamente, nessuno potrà impedire agli amanti della drammatizzazione di trasformare questo interessante caso di paleopathologia in una scena carica di paleo-pathos, con il theropode zoppicante che si allontana da una battaglia perduta.
Bibliografia:
Avanzini M., Pinuela L. & Garcia-Ramos J.C., 2008 - Theropod Palaeopathology inferred from a Late Jurassic trackway, Asturias (N. Spain). Oryctos, 8: 71-75.
Se permetti un appunto,Andrea,io la penso in maniera leggermente diversa da te al riguardo...
RispondiElimina...Gli animali vivono vite MIGLIORI delle nostre perchè,nella loro semplicità,non si rovinano l'esistenza con tutte le menate,più o meno gravi,che affliggono la nostra cosiddetta "civiltà":religione,politica,economia,intolleranza,odio ingiustificato vero questa o quella persona,questa o quella idea,eccetera eccetera...Almeno loro vivono una vita naturale,con tutti gli alti e i bassi che essa comporta,certo,ma pur sempre migliore,a mio avviso,di quella che ci siamo scelti noi da qualche millennio a questa parte...;D
:-)
RispondiEliminaScusa se sorrido, ma la tua è una favoletta...
La "vita naturale" è un mito moderno.
Prova a vivere nudo, senza possibilità di avere assistenza sanitaria, in balia di predatori, parassiti, interperie. Ma sopratutto, prova a concepire un esistenza priva di linguaggio simbolico, priva di espressione linguistica, priva di arte, scienza e storia, priva di valori e priva di senso. Perché quella è la vita di tutti gli altri organismi non-umani. La nostra vita è buona e cattiva, per merito e demerito nostro, ma almeno è una vita degna di essere vissuta. Gli altri animali sono esseri meravigliosamente belli ed affascinanti, ma ciò solo perché la nostra mente umana è capace di apprezzare la loro esistenza. Gli animali al massimo hanno una vaga coscienza di essere, ma niente più. Per il resto, la vita di un animale è infinitamente più brutale, dura e miserevole della nostra. Va rispettata, e difesa dalla nostra "cattiveria", ma non va invidiata o elevata al di sopra di ciò che è. Se credi che la vita di un animale sia migliore della nostra, beh, hai una libertà che loro non hanno: in teoria, puoi scegliere di vivere anche tu come loro: un animale non ha questa libertà: esso può essere solo ciò che è. Quindi, come vedi, forse la tua vita è migliore, almeno solo nel essere potenzialmente libera di cambiare.
Con questo, chiedo di non andare oltre: questo blog parla di altro.
:-) :-)
RispondiEliminaScusa se sorrido di rimando,ma il tuo post mi ha lasciato un pò perplesso...Chiudo la discussione dicendo che,semplicemente,"we agree to disagree" ;)