Una immagine a caso, cercando "dinosaur extinction" su Google... |
L'iconografia dei dinosauri è prima di
tutto una iconografia dei nostri pensieri.
Nessuno è stato nel Mesozoico per
immortalare le scene che vediamo nelle rappresentazioni di paleoarte.
La parte più paleo-radicale di me potrebbe chiosare con un "i
fossili sono le mie foto del Mesozoico", ed avrebbe ragione. Ma
in quanto tali, i fossili raramente mostrano direttamente la vita del
passato. Nella maggiorana dei casi, i fossili sono sbiadite
fotografie consumate di momenti di morte (scheletri, bonebed), o
ambigue impressioni di attività vitale (piste di impronte, tracce di
morsi). Eventi a scala globale non lasciano tracce fossili "dirette",
ma sono interpretati alla luce di ampie successioni geologiche
depositate in lunghi intervalli di tempo, da noi analizzate,
correlate, comparate.
Non esiste il "fossile dell'era
glaciale", ma esistono numerose associazioni geologiche
interpretate come prodotto di antiche fasi glaciali durate per
secoli. Sebbene non esista il fossile di una era, esiste il fossile
di un evento. E se tale evento fu talmente potente e catastrofico da
produrre tracce durature nelle serie geologiche, forse ha senso
immaginare tale istante epocale. Parlo ovviamente del giorno più
triste dell'intera storia della Terra, il giorno in cui finì il
Mesozoico. Il giorno in cui un bolide interplanetario impattò con la
Terra sterminando il 70% delle specie viventi allora.
Ah! Ci sono cascato! Eccola, la
narrazione epica, il ricorso alla drammatizzazione scenica. Ed
eccoli, tutti i miei lettori che nel leggere le ultime due righe qui
sopra hanno sicuramente immaginato un gigantesco pezzo di pietra
pomice che si avvicina al Golfo del Messico, una enorme palla di
fuoco in cielo, dinosauri che si contorcono nell'agonia, l'inverno
nucleare e il mammifero "a forma di topo", scampato al
disastro, che esce dall'orbita vuota del cranio del T.rex.
Insomma, sono sicuro che la maggioranza
di voi abbia immaginato almeno una delle scene che ho elencato. Non
possiamo farci nulla, siamo figli della nostra epoca. E nella nostra
epoca, la fine del Mesozoico ha una iconografia e scenografia
canonica. Il Grande Cataclisma Cosmico con Venature Morali e Finale
Aperto. Questo dramma ha vari nomi popolari: "il meteorite che
uccise i dinosauri", "l'asteroide dell'apocalisse" e
via dicendo.
In questo post, mi soffermo su alcune
immagini ormai classiche di questa iconografia apocalittica, per
capire quanto siano realistiche. Se lo sono.
Il bolide.
In realtà, non è chiarissimo che
oggetto abbia impattato con la Terra formando il famoso cratere nello
Yucatan. Esiste una ampia varietà di corpi vaganti nel Sistema
Solare che possono ambire a quel ruolo, con forme, tessiture, colore
e struttura molto diverse. Eppure, la grande maggioranza delle
rappresentazioni è canonizzata in un oggetto vagamente ovoidale,
compatto e roccioso, ma dai margini relativamete levigati, di colore
grigio e butterato da vari crateri. Insomma, un pezzo di pietra
pomice, ma del diametro di 10 km.
Quella della Grande Pomice che uccide i
dinosauri è una delle prime costruzioni iconografiche che assumiamo
senza critica. Ma sarà proprio quella la forma del bolide?
Probabilmente, no.
L'arrivo del bolide (testa)
Nelle rappresentazioni video
dell'impatto della fine del Mesozoico, si vede quasi sempre una
immagine della Terra tardo-maastrichtiana sullo sfondo, ed il nostro
minaccioso bolide - in primo piano - che corre via dall'osservatore,
ed in rotta di collisione con il nostro pianeta. La scena spesso è
didascalica fino al ridicolo: il bolide punta dritto verso il Golfo
del Messico, il quale fronteggia il proiettile cosmico ben prima del
fatidico impatto.
In pratica, la rappresentazione
canonica afferma che la Grande Pomice era su un'orbita praticamente
perpendicolare al punto di impatto. Quanto è realistica una simile
rappresentazione? Non sarebbe più plausibile che la traiettoria del
bolide non fu così accuratamente perpendicolare al pianeta Terra nel
suo punto di impatto? Insomma, non vorremo credere che un corpo
celeste dotato di propria orbita colpisca la Terra come farebbe una
palla di piombo gettata dalla Torre di Pisa...
L'arrivo del bolide (coda)
Altro stereotipo iconografico e scenico
nella fase di collisione con la Terra, è la presenza di una scia più
o meno voluminosa di detriti che formano una "coda" del
bolide. Questa rappresentazione pare alludere ad un qualche attrito
tra il bolide ed il mezzo circostante, che eroderebbe il bolide
trascinandosi dietro frammenti rallentati dall'attrito. Peccato che
tutta la scena avvenga nel vuoto interplanetario, dove l'attrito è
nullo. E comunque, se anche il bolide si frammentasse a ridosso della
Terra, ogni suo frammento continuerebbe a muoversi con la velocità
di prima, e non sarebbe rallentato né formerebbe una scia di coda,
ma anzi, accellererebbe assieme a tutti gli altri, per attrazione
gravitazionale dell'imminente pianeta Terra.
L'attraversamento dell'atmosfera
terrestre
Questa è, tra tutte le bufale
classiche legate all'iconografia della fine del Mesozoico, quella che
preferisco. Ecco, ora che la Grande Pomice è vicinissima alla Terra,
l'inquadratura cambia: non più esterna al pianeta, ma a ridosso, se
non direttamente a livello della superficie terrestre. Ecco, vediamo
il bolide che arriva, a velocità pazzesca, nell'atmosfera. Penetra
l'atmosfera, lasciandosi dietro una scia bianchissima ed
incandescente. Se prima, nel vuoto cosmico, la presenza di una scia
prodotta dall'attrito non aveva alcun senso, ora possiamo ammettere
che all'interno dell'atmosfera l'attrito con l'aria produca sia
frammenti incandescenti che una scia di coda rallentata dall'attrito.
Peccato che ci sia un "ma".
Un "ma" dimensionale.
Il bolide che sta impattando con la
Terra ha un diametro stimato sui 5-10 km e viaggia a molte migliaia
di km all'ora. L'atmosfera terrestre (la troposfera) ha un diametro
uno spessore di 10 km, ovvero, lo stesso ordine di grandezza del bolide. Con
qualsiasi inclinazione voi facciate impattare il bolide, esso non
farebbe in tempo a toccare la superficie terrestre con la sua
estremità anteriore che la sua estremità posteriore sarebbe ancora
fuori dall'atmosfera.
Ovvero, nessuna scia nell'atmosfera:
non c'è né spazio né tempo per generarla.
Eppure, abbondando immagini del bolide
che attraversa l'atmosfera come se questa fosse almeno 10 volte più
spessa della Grande Pomice.
L'impatto.
L'impatto tra un corpo di quelle
dimensioni e la Terra è difficile da immaginare. Il buon senso ci
dice che a quella scala di dimensioni, masse ed energie cinetiche,
qualsiasi analogia con esplosioni o impatti tradizionali è
irrealistico. Eppure, tutti tendono a mostrare l'impatto come se
fosse una palla di cannone contro un deposito di benzina. Una enorme
palla di fuoco, con tutto che viene vaporizzato e scagliato intorno
al punto di impatto. Ma da quale distanza sarebbe realistico
osservare una simile esplosione senza restare inceneriti? Da terra,
probabilmente ad una distanza di molte migliaia di chilometri. Ma
siccome la Terra è sferica, a quella distanza non si vedrebbe nulla,
perché l'impatto sarebbe ben oltre l'orizzonte. Quindi, da Terra
nessuno può realisticamente osservare un impatto del genere
"all'orizzonte". Quelli sufficientemente vicini da poter
vedere l'impatto probabilmente sarebbero disintegrati dal calore
dell'impatto stesso prima ancora che questo sia arrivato a toccare la
superficie terrestre. Ovvero, la scena dei dinosauri che pascolano
mentre all'orizzonte si schianta il bolide andrebbe sostituita con
una unica schermata bianca luminosissima.
Il pathos degli ultimi dinosauri
Anche se ho appena rimarcato che
nessuno potrebbe realisticamente osservare la caduta di quel bolide,
la maggioranza delle rappresentazioni dell'impatto mostra i dinosauri
che sono emotivamente coinvolti nella consapevolezza della loro
imminente estinzione. Un classico di queste iconografie è il T.rex
che ruggisce verso il bolide (che sta attraversando l'atmosfera...),
come se un animale con il cervello di un coccodrillo sia consapevole
che in quel momento sta cadendo un oggetto proveniente dallo spazio
interplanetario, attraversando l'atmosfera a velocità pazzesca, per
porre fine a 160 milioni di anni di dominio del suo clade.
Altro stereotipo, più pacchiano, è
quello che mostra un numero variabile di dinosauri (di solito
patetici non-theropodi smidollati che non osano ruggire) che scappano
terrorizzati verso l'osservatore, mentre sullo sfondo si sprigiona
l'energia dell'impatto. Anche in questo caso, è una scena totalmente
irrealistica. Non solo perché, come ho detto prima, chi si trovasse
dentro l'orizzonte dell'impatto sarebbe incenerito prima ancora che
l'impatto vero e proprio abbia luogo, ma sopratutto perché è
improbabile che degli animali siano presi dal panico per il solo
illuminarsi del cielo e "sappiano" in quale direzione
tentare una vana fuga. La reazione classica degli animali di fronte
ai lampi improvvisi di luce è di paralizzarsi, come avrà imparato
chiunque abbia investito un gatto con la propria auto di notte,
perché questo si era immobilizzato, accecato dai fari.
Ma, evidentemente, i dinosauri sapevano
che quella era la loro fine e si lasciarono andare alle più
patetiche delle sceneggiate melodrammatiche...
Il bolide
RispondiEliminaC'è in effetti una rappresentazione abbastanza stereotipata. Va detto comunque che praticamente tutti gli oggetti del sistema solare, se hanno una superficie solida rocciosa e privi d'atmosfera o fenomeni erosivi, sono ricoperti da crateri. Le eccezioni sono le superfici relativamente giovani, ad esempio quelle date dal vulcanismo di Io (che non può avvenire in un asteroide) o coperte da ghiaccio (che ad 1 UA dal sole non sopravviverebbe) o da altro materiale, oppure le comete. Nel caso in questione, l'elevata presenza di materiale carbonaceo nel sito suggerisce la composizione del corpo impattante, ma restano aperte più ipotesi sulla famiglia di asteroidi da cui avrebbe origine e anche l'ipotesi cometaria.
Qui c'è un'immagine utile (a colori) di asteroidi e comete visitate dalle sonde (quelli in basso sono comete):
http://planetary.s3.amazonaws.com/assets/images/9-small-bodies/2015/20150313_asteroids_comets_sc_0-000-100_2015_color_lighter.png
Gli asteroidi che conosciamo non hanno colori tanto vividi. Poi hanno una gran varietà di albedo, ma sono generalmente oggetti piuttosto scuri, anche (sopratutto) le comete. Anche quelli che appaiono chiari, non lo sono poi così tanto (l'albedo di Steins, che pare brillante nell'immagine, è 0,34, poco meno di quello della Terra, non è certo come Venere). La nostra stessa Luna, che ci appare chiara, in realtà è parecchio più scura della Terra (l'albedo lunare, mediamente, è appena 0,12). Quello delle comete dovrebbe essere 0,04.
Infine un oggetto il cui diametro maggiore è di 10-20 Km, difficilmente avrà una forma sferoidale (può capitare, ma è meno probabile).
Quindi è abbastanza verosimile che l'aspetto più probabile fosse quello di un oggetto dalla forma allungata, relativamente scuro, non particolarmente colorato e più o meno craterizzato. Ciò non significa ovviamente che non potesse avere avuto un aspetto del tutto diverso o sorprendentemente diverso. Se però volessi rappresentarlo, fra le varie possibilità, sceglierei quella più probabile in base a quanto sappiamo ora. Magari non per forza a forma di uovo o grigio cenere e craterizzato allo stesso modo.
L'arrivo del bolide (testa)
Oltre alle diverse angolazioni, la cosa più divertente è che se l'oggetto "punta dritto verso il Golfo del Messico", a seconda della velocità e distanza, potrebbe mancarlo perché... la Terra ruota.
L'arrivo del bolide (coda)
L'ho visto in un video ed è proprio come dici tu: non ha alcun senso.
L'attraversamento dell'atmosfera terrestre
Be', l'atmosfera terrestre si estende molto oltre la troposfera, anche se il grosso è quello. La stazione spaziale viene rallentata ancora a 400 Km (poco poco, ma alla lunga serve un riposizionamento), la scia delle comuni meteore diventa visibile fra i 120 e 75 km e si disintegrano normalmente sopra i 50 Km, tranne gli oggetti più grossi.
La velocità d'impatto (combinando la velocità orbitale dell'oggetto, che può arrivare da direzioni diverse e di quella della Terra) varia da 11 a 72 Km/s. Generalmente gli impatti con gli asteroidi dovrebbero avvenire intorno ai 20 Km/s o meno, mentre le comete, specialmente quelle provenienti dalla nube di Oort, hanno velocità elevate nei pressi del Sole, come alla distanza della Terra.
Comunque a 20 Km/s, anche un oggetto di 10 km dovrebbe mostrare gli effetti del plasma per qualche secondo, prima di raggiungere la superficie terrestre. A 60 Km/s o più arriverebbe come una mazzata.
Alessia
L'impatto
EliminaQua c'è un calcolatore che offre un'idea degli effetti a differenti distanze, inclusi il raggio della palla di fuoco risultante, l'onda d'urto e quanto ci mette a raggiungerti, così come il terremoto, la radiazione termica, ejecta e tutto il resto. Nota: la densità media delle comete conosciute è stimata di 600 Kg/m³. Con 13 Km di diametro, 50 Km/s, 45° e un terreno morbido, visto il luogo, dovresti ottenere un cratere finale simile a Chicxulub. Oppure un asteroide con la stessa dimensione a 20 Km/s e una densità di 2000 Kg/m³
http://impact.ese.ic.ac.uk/ImpactEffects/
La luce sarebbe accecante (lo è anche quella di una "banale" bomba atomica), perciò sarebbe corretto mostrare un'iniziale schermata bianca come dici tu e poi ciò che avviene dopo. La palla di fuoco sarebbe enorme e le ejecta verrebbero lanciate oltre l'atmosfera, perciò si vedrebbe anche a grande distanza. Non dico 5000, ma facciamo 500. La radiazione termica investirebbe in un baleno "i dinosauri che pascolano" e ciao ciao, ma il resto ci metterebbe un po'. Ovviamente faresti una rapida e brutta fine anche se tu prendesti la macchina del tempo e filmassi in mezzo a Pompei, mentre la colata piroclastica sta raggiungendo le abitazioni, ma si può comunque fare un filmato illustrativo.
Il povero tirannosauro finirebbe dopo pochi secondi prima arrostito come un pollo e neanche spennato, poi, dopo neanche due minuti, sballottato da un terremoto, dopo altri quattro minuti si becca una pioggia di polvere e frammenti e detriti (anche di qualche metro), infine spazzato via da un'onda d'urto che rade al suolo quasi ogni albero, comunque già andato a fuoco (ovviamente non c'erano edifici, ma se accadesse oggi, non resterebbe molto in piedi). A 1500 Km di distanza, la palla di fuoco sarebbe sotto l'orizzonte, non andresti arrosto, ma ci sarebbero ancora gli altri effetti, specialmente l'onda d'urto.
Alla fine se facessero un filmato realistico, sarebbe perfino più impressionante, pure per quelli che cercassero l'emozione.
Alessia
Grazie, Alessia, per le interessanti precisazioni.
EliminaAltra variante divertente ed assurda è l'iconografia della cometa che impatta la Terra: per rendere la scena drammatica, la coda è relativamente ridotta, ma stranamente proiettata dietro la cometa rispetto alla direzione del bolide (per rispettare l'immagine della "scia" del bolide), il quale sta puntando verso la Terra, mentre questa ultima è mostrata illuminata direttamente dal Sole.
EliminaOvvero: la cometa punta verso la Terra, con il Sole alle spalle della cometa... e la coda della cometa è mostrata rivolta VERSO il Sole!
In realtà Tyrannosaurus rex si è fermato a guardare il corpo celeste perché è stato il più feroce degli animali. Sapeva uccidere con il suo ultra-mega-iper-morso animali pericolosi come Spinosaurus, Giganotosaurus, Titanoboa e Megalodon, credete che si sarebbe arreso davanti a una cosa del genere?? Ricordiamoci che l'hanno chiamato Rex per qualcosa.
RispondiElimina...Si, mi voglio male
Andrea
Bel post con interessanti allacci fisici ed astronomici. La cosa più irritante è che questa serie di errori grossolani, alcuni dei quali dei veri e propri insulti alla fisica e alla geologia di base che si studia al liceo, viene rappresentata non nei cartoni animati, ma nei documentari popolari che si auto-proclamano e si spacciano alle masse come il mezzo maggiormente scientifico per acquisire una conoscenza della materia.
RispondiEliminaI cosiddetti scienziati ingaggiati da questi programmi, da questi documentari, da dove vengono? Chi sono? Sono veramente loro a contribuire a tali grossolanità oppure vorrebbero evitare certe ricostruzioni ma hanno le mani legate?
Vorrei far notare un ulteriore elemento fuorviante legato ai cliché di questo scenario di estinzione pop. Molto spesso in questi "video" e "documentari" si vedono questi piccoli mammiferi sopravvivere nascondendosi in tronchi cavi o in tane sotterranee, a differenza dei grossi tirannosauri e hadrosauri che, poverelli, loro sono troppo grandi per nascondersi, e quindi si beccano l'onda di fuoco. Il giorno dopo non c'è più nessun grosso dinosauro, e allora il furtivo "topolino" esce allo scoperto quando il caos è passato. Inverosimile! Come hai notato tu, TUTTI i viventi sufficientemente vicini da poter vedere l'impatto probabilmente sarebbero disintegrati dal calore dell'impatto stesso prima ancora che questo sia arrivato a toccare la superficie terrestre, dai dinosauri non aviani a quelli aviani, dai "topolini" ai non-animali.
Mentre in compenso, il giorno successivo all'evento, nell'intero pianeta (ad esclusione dell'area "vicina" al punto d'impatto) non si era estinto nessuno, sia dinosauri (aviani e non) che topolini. E anche il mese successivo, l'anno successivo, il secolo successivo. Vi sono perfino molteplici ritrovamenti di ossa dinosauriane in strati più recenti del limite K-T di circa 1-2 milioni di anni (es.: http://www.lpi.usra.edu/meetings/impact2000/pdf/3139.pdf ). E non è poco. Voglio dire, l'essere umano moderno esiste da appena 200.000 anni...
Il processo di estinzione (perché si parla di processo, non di un'onda di fuoco intelligente che fa le veci di una gomma da cancellare di inclinazione razzista) di dinosauri non aviani, pterosauri, ammoniti, mosasauri e compagnia bella è qualcosa che deve aver probabilmente impiegato un lunghissimo lasso di tempo nel quale gli effetti a catena del trauma ecologico che il pianeta in prima persona ha subito immediatamente dopo l'evento si sono riversati sulla biosfera in modo graduale. Distruttivo, sconvolgente, irreversibile, ma estremamente graduale.
Danny Cicchetti
Una delle migliori rappresentazioni nella cultura "pop" dell'evento di fine Mesozoico la si trova in Walking with Dinosaurs. L'episodio è ambientato 3.000 km dal punto di impatto quindi non si vede nessun bolide che cade. Solo, appunto, un intensa luce bianca seguita da un terremoto e infine l'onda d'urto che spazza via qualunque cosa.
RispondiEliminaRicordo che da bambino, più o meno inconsciamente, trovai molto più di impatto (pun intended) quella scena che non le solite rappresentazioni.
Giuseppe Mennella
Ottimo suggerimento. Infatti anch'io ricordo quell'episodio finale di Walking with Dinosaurs e devo dire che lì lo scenario catastrofico appare ben rappresentato rispetto ad altri media. Inoltre in quella scena ci sono i due giovani tyrannosauri orfani che, mentre fissano il cielo abbagliato dall'impatto, rimango paralizzati anzichè fuggire... Penso che anche Cau abbia notato questa eccezione alla regola mediatica.
EliminaDavide, da Torino.
Ha preso una piega inaspettatamente dark col gatto notturno.
RispondiEliminaSplendido post, che mostra come siano anti-scientifici molti dei documentari riguardanti l'estinzione di massa del Cretaceo-Paleogene, che arrivano all'assurdità pur di ottenere qualcosa di spettacolare.
RispondiEliminaRicordo anche io l'ultimo episodio di "Walking with Dinosaurs", e reputo l'intera serie un capolavoro, superiore a qualsiasi altro documentario che io abbia mai visto (non mancano alcuni errori, ma sono veramente pochi).
Giulio, Torino
Henry Gee, nel suo famosissimo "Tempo Profondo", definiva paleontologia voodoo un certo modo di interpretare i dati a parte degli scienziati in modo da confermare i propri preconcetti. Il risultato era la narrazione di quelle che chiamava "storie proprio così" che secondo lui di scientifico avevano ben poco. Ma almeno si partiva da dati paleontologici. Ora la cosiddetta divulgazione scientifica alla maniera di certi "canali della scoperta" si è concentrata direttamente sulle storie proprio così senza manco dare la minima occhiata ai dati. Perché fondamentalmente di spettacolo, puro intrattenimento si tratta. La scienza c'è solo nell'ammantarsi di essa al fine negare quello che è paradossalmente palese: la sua quasi completa assenza. Splendide immagini, CGI a manetta, storie ad effetto ma informazione pressoché zero. E non solo in campo paleontologico. Non dico che tutto sia così, qualche volta qualche prodotto serio viene trasmesso (almeno così appare agli occhi un profano come il sottoscritto). Ma per la maggior parte dei casi l'opinione che me ne sono fatto è che fondamentalmente sia spazzatura. Hanno visto una nicchia economica rappresentata dalla voglia di conoscere delle persone e l'hanno riempita con "effetti speciali e colori ultravivaci" perché attirano e sicuramente vendono; che poi la scienza la devi cercare con il lanternino non ha importanza: loro vendono intrattenimento.
RispondiEliminaAlberto da Agrigento. Ossia io, il pirla che ha dimenticato di presentarsi nel precedente post :(. Mi scuso
Elimina@Danny Cicchetti non sono un paleontologo ma esitono molteplici modelli di estinzione differenti per il K-T.
RispondiEliminaSia graduali, che rapide.
Rapide in senso geologico, anzi in alcuni casi immediate. Se vogliamo era questa l'idea, eretica, affasciante e forte avanzata a fine anni '70 dai "neo-catastrofisti" come Hsu e Alvarez. Un eveno non "gradualista", anche se non necessariamente immediato.
Magari diferenziato per i vari taxa. Anche se gli endemismi del golfo del messico si saranno estinti in pochi istanti.
Magari 100 (o 1000) anni dopo gli oceani erano già "abitabili" per le ammoniti, ma non ne era rimasta nessuna.
Ho i miei dubbi che i fossili rinvenuti sopra il limite K-T siano da considerarsi qualcosa di diverso da risedimentazioni di fossili erosi da sedimenti precedenti. Il link sembrerebbe un paper di una conferenza, vediamo se verrà pubblicato dopo una revisione paritaria.
Certo è interessante vedere che si tratta quasi sempre di adrosauri nordamericani, ma si tratta anche quasi sempre di ossa lunghe di adrosauri. Per spiegare questi ritrovamenti mi viene da pensare più ad una ragione tafonomica.
Piuttosto il punto è, e continua a rimanere dagli anni '80 se l'evento K-T derivi solo dall'impatto, oppure dalla fase parossistica di eruzione dei tappi del Deccan (il termine geologico "tappo" non si usa più ma non mi ricordo qual'è quello più corretto).
Anche perché l'impatto presuppone un modello di estinzione complesso (pioggie acide, incendi globali, inverno nucleare, effetto serra, acidificazione degli oceani) ma relativamente veloce. Quindi l'estinzione deve essere avvenuta in tempi relativamente ridotti, dopo poche decine di migliaia di anni il perturbamento ecologico sarebbe stato in riduzione.
Impati simili, anche solo per il Mesozioico (pensiamo al Manicouagan, Rochechouart, Pucezh-Katunki) non hanno prodotto estinzioni di massa. La capacità dei geologi di datare, o anche riconoscere un cretere d'impatto, solo 30 anni fa era quasi assente, e quindi è una scienza relativamente giovane, possiamo aspettarci novità.
Viceversa un evento basato sull'imponente vulcanismo indiano permette di ipotizzare diversi momenti in cui si verificano alcune condizioni critiche per la vita (brevi inverni nucleari alternati a picchi di calore elevati, perturbazioni nella piovosità, acidificazione degli oceani, perturbazioni degli strati dell'alta atmosfera ecc.), magari protratte nel tempo e reiterate, con conseguenze anche cumulative.
Certo sono anche possibili impatti multipli ravvicinati (magari per il rompersi di una grossa cometa), ma immediati in senso storico (ore, giorni, mesi, al limite anni). Tempistiche più lunghe presuppongono un evento improbabile con le attuali conoscenze astronomiche, per quel poco che ne so, magari scopriremo che è possibile una pioggia di asteroidi continua di 10.000 o 20.000 anni. Già adesso ci sono diversi impatti importanti (Silverpit, Boltysh, ecc.) che si ipotizzano come vicino al limite K-T.
Valerio
Grazie per le precisazioni, Valerio.
EliminaDi certo non intendevo mettere in dubbio il fatto che i biomi dell'area prossima all'impatto (un'area estremamente estesa) si fossero azzerati in un modo tutt'altro che graduale.
Il paper menzionato tuttavia era solamente il più sintetico dei tanti che conservo in merito (molti di essi si trovano anche online a libero accesso). Certo è che le ipotesi di risedimentazione appaiono egualmente plausibili sebbene nella maggior parte dei casi non siano nemmeno state prese in considerazione o analizzate approfonditamente.
Danny Cicchetti
Grazie a te, però volevo dire anche:
Elimina"Il processo di estinzione (...) è qualcosa che deve aver probabilmente impiegato un lunghissimo lasso di tempo nel quale gli effetti a catena del trauma ecologico che il pianeta in prima persona ha subito immediatamente dopo l'evento si sono riversati sulla biosfera in modo graduale. Distruttivo, sconvolgente, irreversibile, ma estremamente graduale. "
Può darsi.
O no.
Di fatto alcune estinzioni recenti (se mi si passa l'attualismo), tendono ad essere eccezionalmente veloci.
Esempio 1) Il chitridio (_Batrachochytrium dendrobatidis_)è un fungo che, complice la capacità dell'uomo di spostarsi in poche ore in tutto il mondo, ha iniziato a diffondersi (da una limitata area dell'Africa) e a colpire gli anfibi. Può essere letale nel 100% per molte specie, ed ha causato in un paio d'anni l'estinzione locale o completa di diversi anauri australiani e centro americani, l'estinzione locale o la contrazione di decine di specie. Prima del 1993 non era presente fuori dall'Africa. Adesso non ci sono più rane in Costa Rica.
2) La "sindrome del naso bianco", causata da un fungo di probabile origine europea, sta sterminando i pippistrelli americani (che non hanno difese contro di esso), anche qui probabilmente qualche speleologo ha inavvertitamente portato un po' di spore negli USA, la est coast sta perdendo i suoi pippistrelli ad un ritmo preoccupante, le specie meno comuni si stanno estinguendo, quelle comuni diventano rare, dal 2006 (prima non c'era) ha ucciso come minimo 7 milioni di pippistrelli sugli appalachi settentionali, e ha raggiunto Texas, Nebraska e Oregon. Probabilmente in qualche decennio potrebbe causare l'estinzione della maggior parte delle popolazioni di chiotteri nordamericane.
Tutte e due queste estinzioni sono rapide, avvengono con un ritmo storico, anni non millenni, un giorno una caverna dello stato di New York è piena di pippistrelli, l'anno dopo è vuota, un giorno passeggiando lungo un fiume dell'Honduras si era assordati dal gracidio, l'anno dopo il silenzio.
Questo però sconvolge l'ecosistema e le catene trofiche in modo permanente, e con conseguenze di lungo periodo, che richiederanno un lunghissimo lasso di tempo per svilupparsi.
Nel '800 il ph degli oceani era circa 8,17. Adesso siamo grossomodo a 8,0. Questo è dovuto all'effetto serra, che gli oceani riducono trasformando l'anidride carbonica in acido carbonico.
Una modifica ulteriore della chimica degli oceani potrebbe, in maniera molto rapida (anni, decenni) determinare la scomparsa delle barriere coralline e l'estinzione delle conchiglie e di tutti gli organismi calcificanti. Si estinguerebbero in modo quasi automatico e molto veloce, perchè il loro guscio si scioglie e/o non si forma e/o muoiono le larve. Ai poli è già in corso l'estinzione di alcune specie che, fino a dieci anni fa, erano abbondanti ed in salute.
Anche qui l'estinzione delle specie colpite sembrerebbe rapida, quasi immediata, probabilmente nel corso della nostra vita le cozze e le vongole si estingueranno.
Viceversa le conseguenze sulle catene trofiche dipendenti dai molluschi e dalle grandi barriere coralline richiederanno secoli per svilupparsi.
Il riscaldamento globale è il risultato di meno di tre secoli di industrializzazione, ma anche eruzioni vulcaniche come quelle del Deccan potrebbero portare a eventi simili (oltre che al'anossia).
Appunto le ammoniti potrebbero essersti tutte estinte in un decennio.
Magari i mososauri no. Oppure sì.
Insomma ipotizzare l'estinzione immediata di molte specie in un'estinzione di massa non è un'eresia.
Valerio
buongiorno Andrea, volevo segnalarti una imprecisione, penso un refuso: parli di "diametro" della troposfera indicandolo in circa 10km; in realtà bisogna parlare di "spessore", perchè il "diametro" della troposfera (approssimando sia questa che la terra come sfere, approssimazione questa sufficiente allo scopo del post) sarebbe invece dato dalla somma fra il diametro della terra e lo spessore della troposfera stessa moltiplicato per due.
RispondiEliminachiedo scusa, ho dimenticato di firmare il mio commento delle 10:24
EliminaGiovanni Garbarini