Opera di Burian della metà del XX secolo, quando tale interpretazione era ritenuta plausibile. Oggi, no, nessun paleontologo considera lontanamente plausibile che Brachiosaurus vivesse sommerso. |
Un'aria nuova, un vento d'Aprile, spira dentro le muffite stanze della scienza dinosaurologica. Un vento che sa di rinnovamento e freschezza, un cambio deciso che dal nord porta pungente acume e ossigeno libero. Un vento che ci porta una nuova teoria. Anzi, no, una nuova idea. Anzi, no, una nuova congettura. Anzi, no. Solo una vecchia iconografia. Vecchia e defunta.
Il post di oggi parla di una notizia che in sé non sarebbe una notizia, che in un mondo ideale non verrebbe nemmeno diffusa come barzelletta.
Un cialtrone il cui curriculum è superato in inconstistenza solamente dalla pochezza di prove a sostegno di ciò che vado a descrivere è salito in queste ore nel clamore pandemico ed effimero che caratterizza Internet, dopo che un mediocre giornalista lo ha intervistato in qualità di esponente di una fantomatica nuova controversa teoria che rivoluzionerebbe l'intera nostra concezione dei dinosauri. Notare le iperboli. Tralascio il nome del cialtrone, non ho interesse a fargli pubblicità più del dovuto, basti come nota che egli non è un paleontologo, non ha alcuna formazione accademica nel campo, e pare si sia occupato di autocombustione umana e forse biologia cellulare. Insomma, un po' Giacobbo di Voyager e un po' agente speciale del FBI. Il nostro novello Galileo (così è stato - veramente - irrispettosamente evocato uno dei padri della scienza moderna), solo ed eroico paladino di un nuovo paradigma che in futuro sarà ortodossia (ma quando mai?) contro la muffita lobby dei paleontologi, forte di una base empirica formidabile (ovvero, il fatto che al suo cervello qualcosa dei dinosauri non quadri) è salito nell'agone delle discussioni paleontologiche per aver proposto che i dinosauri fossero troppo massicci per vivere sulla terraferma, e che quindi fossero completamente acquatici.
I dinosauri acquatici. Quelli dipinti da Burian quando l'Asse Roma-Berlino era padrone dell'Europa (più Berlino che Roma, ad esser sinceri). I dinosauri colossali ed enormi, con code pesanti 20 tonnellate (così dichiara il nostro eroe, senza uno straccio di evidenze), che quindi potrebbero muoversi solo grazie alla spinta idrostatica, grazie al principio di Archimede (questo post abbonda di illustri italiani). Attenzione! Il nostro eroe va oltre la vecchia iconografia, e sostiene che TUTTI i grandi dinosauri, compresi theropodi come Tyrannosaurus e Spinosaurus, fossero esclusivamente acquatici! I dinosauri acquatici, come se quaranta anni di rivalutazione critica della loro morfologia appendicolare, il riconoscimento che arti colonnari, dei piedi stretti e non divaricati, delle gabbie toraciche strette ben diverse dalle ampie gabbie degli animali acquatici, dell'impossibilità fisica per il polmone di un animale a collo lungo di pompare l'aria vincendo la pressione dell'acqua sul torace, delle piste fossili formatesi esclusivamente seccando all'asciutto, e della abbondanza di scheletri in formazioni che all'origine erano ambienti aridi o semiaridi, se tutto ciò non fosse più che sufficiente per abbandonare una vecchia iconografia, essa stessa più figlia dei paleoartisti che dei paleontologi. No, ci saremmo sbagliati tutti, ottusi ideologicizzati dal dinosauro terricolo, nonostante la sua assurdità. Forse. Ovviamente, la lista che ho appena mostrato avrebbe un valore se il nostro fantomatico Nuovo Owen fondatore della Nuova Dinosauria acquatica avesse mai letto qualcosa di ciò che ho citato. Nel sito e nella intervista nelle quali il cialtrone "espone" la sua novella ipotesi vintage non è portata alcuna evidenza se non il fatto che, incredibile dictu, il nostro Newton della paleontologia trovi lo spessore delle impronte fossili troppo basso e sottile per essere stato lasciato da animali con code di 20 tonnellate. (Beh, certo, un dinosauro camminando produrrebbe dei crateri!) Forse perché tali animali non pesavano così tanto come Mister Autocombustione dice. Forse perché una coda di 20 tonnellate non è mai esistita. Forse perché un animale terrestre che cammina su un terreno fangoso evita di avventurarsi dove lo spessore del fango potrebbe impantanarlo pericolosamente, e quindi cammina solo dove il fango è spesso pochi centimentri. Forse perché le impronte che rinveniamo sovente non sono l'orma diretta lasciata dal piede, ma la traccia impressa dal sedimento a sua volta compresso dal piede su un sedimento sottostante. Forse perché, semplicemente, l'impossibilità di capire è un limite soggettivo del nostro neofita con la passione per le code obese, e non un vicolo cieco concettuale nel quale, a sentir lui, la disciplina paleontologica si sarebbe impantanata.
Va bene, noterete che oltre alla polemica l'ho buttata sull'ironia, sulla dissacrazione. Ma come altro reagire? Argomentando pacatamente ciò che conosciamo bene da mezzo secolo? Ripetendo ciò che è ovvio a chiunque abbia un minimo di formazione nella materia? L'ironia è il solo modo per non farmi abbattare dal significato nascosto dietro la buffonata di un'ipotesi così cialtrona.
Ciò che rende la mia invettiva così aspra e tagliente è una doppia constatazione.
Oggi, il valore di una notizia è spesso spogliato dal suo valore "reale" come evento. I giornalisti scientifici non puntano alla divulgazione del sapere, ma allo scoop. E lo scoop scientifico, nel mondo avido di emozioni in cui viviamo, è possibile solo tramite una rivoluzione, anche solo concettuale, uno strepitio di spade e scudi tra una fazione di ribelli iconoclasti (per i quali è facile fare il tifo) e le ottuse elefantiasi dell'Impero (in questo caso, gli zotici paleontologi che nella torre d'avorio credono ai dinosauri che camminano nell'asciutto). Il mare di fango del nostro zombie pseudo-scienziato riemerso dal 1950, senza una laurea (la laurea non rende dei geni, ma sicuramente è qualcosa che attesta un qualche grado di esperienza nel settore, a sua volta prerequisito per dire qualcosa di decente scientificamente), la sua foto farlocca in cui maneggia dei brutti modellini di dinosauro come Newton con la mela del mito, essi sono più che sufficienti ad un mediocre cronista incapace di separare scienza da favola per imbastire lo scoop. La verità, ovvero che non esiste alcuna controversia e che tutto il mondo della paleontologia sostiene i dinosauri pienamente terrestri, è irrilevante. Un albero che cade in acqua fa più rumore della foresta che cresce all'asciutto, ed un singolo eretico senza motivo per motivare l'eresia fa più audiance di migliaia di silenziosi ricercatori che costruiscono il nostro sapere.
Infine, il secondo, e più amaro, motivo. La paleontologia è evidentemente una scienza verginale e indifesa, se basta il primo fesso ubriaco a deflorarla. La paleontologia, sopratutto quella dinosaurologica, è ancora purtroppo una scienza di serie B, una disciplina etichettata come infantile, e pertanto facile e immediata come un gioco per bambini. Se questo pregiudizio infanga la tua capacità critica, ti sarà facile ergerti a persona meritevole di essere ascoltata in paleontologia nonostante l'assenza totale di un curriculum paleontologico alle tue spalle. Tu sbagli a farlo, ma non lo sai, perché sei cresciuto con l'idea che la paleontologia sia una mezza minchiata che chiunque può maneggiare. Nessuno sano di mente oserebbe fare lo stesso con la fisica, la genetica o la biochimica. Diamine: quelle sono cose serie, che si imparano con decenni di studio! Vi immaginate le risa e il bombardamento di ortaggi se io osassi dichiarare in un'intervista che il codice genetico è trasmesso dalle proteine invece che dal DNA (come si riteneva al tempo in cui Burian dipingeva brachiosauri sommersi)? Vi immaginate con quanta veemenza verrei sepolto da motivati insulti verso l'arroganza con la quale ho negato 60 anni di scienza mondiale e riesumato un cadavere di ipotesi falsificata da migliaia di esperimenti e osservazioni? Eppure, in paleontologia è plausibile che un cialtrone possa fare ciò che altrove non è nemmeno tabù, ma puro nonsenso.
Se il cialtrone è solo un avventuriero in cerca di notorietà a tutti i costi (ed io ho evitato di menzionarlo direttamente per non dargli alcunché), la vera costernazione sta per il giornalista. Un buon giornalismo scientifico è il primo tassello della necessaria osmosi tra comunità scientifica e resto della popolazione, la quale fornisce i fondi alla ricerca e acquisce i progressi conoscitivi e tecnologici. Un pessimo giornalismo inceppa il salutare scambio di informazione, conoscenza e rispetto reciproco. Il meccanismo inceppato può quindi girare a vuoto, freneticamente, spinto dal mero sensazionalismo, oppure bloccarsi, incastrarsi per colpa di schegge vaganti, o perché il pubblico, stanco di fuochi di paglia e diatribe sui genitali degli angeli, lo rifiuta e lo ritiene superfluo.
tsé... ti comporti in questo modo arrogante solo perché hai paura vedndo tutte le tue "teorie" che ti crollano davanti! Bravo, bel modo di fare divulgazione! Questa, caro mio, si chiama "critica scientifica" e finché saranno le lobby scientiste (paleontologiste in questo caso) a dettare legge, resteremo sempre in questo maledetto mondo malato!
RispondiEliminaOvviamente ero ironico... forse non ti ho fatto nemmeno ridere (se non ho addirittura dato fastidio), ma era solo un piccolo "sfogo", dato che è da un po' che le balle scientifiche abbondano sul web.
Tutte giustificate con critiche simili a quella che ho postato prima.
Giuseppe Mennella
Ho davvero notato come questa scienza venga trattata come sempre e solo una cosa per bambini. C'è proprio poco rispetto!
RispondiEliminano, è colpa di come viene divulgata. viene divulgata come per bambini, le mostre e gli eventi SONO per bambini e quindi è automatico che sia per bambini. se si incominciasse a fare divulgazione con un tono più austero le cose cambierebbero. ma io non vedo che sia così.
RispondiEliminai dinosauri sono ancora una feconda mammella da mungere per fare i soldi coi bambini.
guardatevi attorno, guardate ogni pubblicazione, documentario, evento legato ai dinosauri e provate a immaginare il target a cui pensò il produttore.
non centrano i contenuti, centrano i toni. io posso fare un film splatter in cui a metà esplico il teorema di pitagora, ma per il pubblico rimane un film splatter.
stessa cosa qua: posso fare una produzione (di qualsiasi tipo) con contenuti dettagliati e aggiornati, ma se la scorza è "per bambini" rimarrà per sempre 2per bambini". e questo riflette sempre l'intento economico del produttore. non si scappa, siate onesti, guardate la realtà senza veli e non potrete che darmi ragione.
Troco
Ciao Troco. Sì, credo tu abbia ragione. Però, la paleontologia è una delle poche scienze a vantare un immaginario collettivo molto forte (merito dei dinosauri e della "pubblicità" che si fece loro fin dalle prime scoperte ottocentesche). Poi, dipende come uno sfrutta questo vantaggio. Chiaro è che se si intende fare un evento o una mostra (come Dinosauri in Carne e Ossa, di cui sono collaboratore) si deve fare i conti con costi esorbitanti cercando di richiamare più gente possibile, e i bambini sono una grande risorsa. L'evento DEVE risultare popolare e d'impatto se non si vuole rischiare il flop. La differenza, a quel punto, la fà l'onestà di chi ci lavora scegliendo se fegarsene della VERA divulgazione basata sulle scoperte scientifiche o farne leva.
RispondiEliminaSe si vuole fare divulgazione adulta non la si può fare certo in eventi popolari (anche se le conferenze legate a DCO sono piuttosto tecniche, e non credo richiamino orde di pubblico), e l'unico viatico sono l'editoria specializzata cartacea e/o online.
Comunque, che mi risulti, almeno in Italia, non esistono eventi o mostre di grande richiamo su materie scientifiche che non abbiano a che fare con dinosauri o animali (al limite l'archeologia).
Andrea
Questa volta non condivido molto con le parole di Troco, di cui conosco le idee, e spesso le ho condivise, almeno sul piano generale. Onestamente, uno è libero di fare una mostra come meglio crede. Non esiste un canone di mostra, né un unico canale per esprimere certi temi. DCO non è una mostra paleontologica in senso stretto: non ha esposti dei reperti originali o nuove scoperte. DCO è una mostra ibrida sulla fusione di arte e scienza nella paleontologia, non solo nella paleontologia. Avendo lavorato per parte delle precedenti edizioni nella mostra ho maturato questa interpretazione. Se uno vuole fare una mostra paleontologica in senso stretto, secondo me potrebbe persino evitare di usare opere di paleoarte, che sono in parte fuorvianti rispetto ai fossili esposti, almeno per il mio modo di vedere una collezione di reperti originali.
RispondiEliminaMa il tema del post era altro. A me secca molto quando i giornalisti scientifici, che dovrebbero trasmettere gli eventi della comunità scientifica in modo diretto (seppur adattato) al pubblico si inventino diatribe e controversie dove non esistono. Non è una questione di divulgazione delle tematiche paleotologiche al pubblico, è diffusione di una visione ingenua e stereotipata del modo di lavorare dei paleontologi, visti come dei disadattati che passano il tempo a elaborare teorie bislacche per farsi vedere o a scannarsi virtualmente su questioni cavillose prive di valore reale. Non come ricercatori del passato spinti dal desiderio di dare risposte a quesiti importanti su noi e le nostre origini.
Io credo che non sia solo un problema della paleontologia e dei dinosauri, quanto proprio delle scienze in toto, anche se ovviamente il livello di ignoranza è molto più accentuato per quello che riguarda le tematiche naturali.
RispondiEliminaMi spiego: mentre per quello che riguarda la genetica dire "trovato il gene che determina l' obesità", pur essendo una palese fesseria per qualsiasi genetista serio, fa vedere questa materia come una cosa utile e futuristica, per quello che riguarda temi come la paleontologia, l'evoluzione o la semplice zoologia, non essendo ambiti dove si può trovare un riscontro sempre pratico, l' unico modo per fare sensazionalismo è quello di incentivare la curiosità in maniera molto facile premendo molto spesso anche sullo stereotipo dell'"appassionato fannullone", che poi è promulgato da alcuni individui della nostra stessa categoria.
Mi ricordo ancora quando hanno pubblicato un articolo dedicato a Dilong (o forse Guanlong) su un giornale: il titolo era "Il nonno del T. rex" e cercava di usare le caratteristiche di Dilong solo per smontare l'immagine di super predatore di Tyrannosaurus.
RispondiEliminaComunque è vero che la paleontologia (ma in realtà le scienze naturali in generale) è molto mal considerata ma credo sia solo dovuto al fatto che molta gente non ne vede un utile "pratico", il che è una c....a, anche perché è solo grazie a paleontologi e geologi se abbiamo trovato il tanto prezioso petrolio (per non parlare dei meriti di biologi, zoologi, botanici eccetera)
Simone
Simone
il fatto dell'utilità non c'entra nulla: una mostra sugli unni non ha nessuna utilità per la nostra vita pratica, ha una utilità culturale esattamente come una mostra sulla preistoria o una mostra sui vasi cinesi.
RispondiEliminae non a caso dico preistoria. la parola dinosauri è così inflazionata che per precauzione io la userei il meno possibile (magari sostituendola con diapsidi o quant'altro).
anche io in effetti sono scettico sull'utilizzo della paleoarte (e non dovrei dirlo!) per una divulgazione seria, ma qui si apre una questione molto complessa che non voglio affrontare qui (riguarda la tipologia di paleoarte e il tipo di messaggio artistico che trasporta).
però di nuovo quello che conta è il messaggio principale, il tenore del messaggio veicolante di un prodotto.
rimango comunque della mia opinione.
Troco