Ho appena fatto una veloce escursione nella rete, cercando immagini di dinosauri piumati. La sensazione prevalente è che molti paleoartisti stentino ancora a SENTIRE (to feel) il concetto di dinosauro piumato, e, di conseguenza, non riescano a infonderlo pienamente nelle loro opere. La maggioranza delle opere che ho trovato mi esprime più la sensazione di vedere dinosauri RICOPERTI DI PIUME e non di dinosauri PIUMATI. A parte alcune eccezioni, come le opere di J. Conway e P. Schouten, molti mi sembrano ancora i "vecchi" dinosauri squamati sui quali siano state incollate frettolosamente e maldestramente delle piume.
L'uomo, da brava scimmia quale è, fonda molto del suo universo concettuale sulle immagini, ed ha una straordinaria capacità di distinguere un oggetto "naturale" dal un suo surrogato. I dinosauri "ricoperti di penne" sono dei surrogati di animali "naturali", non appaiono realistici, sembrano forzatamente arruffati, scarmigliati all'eccesso, oltre che posticci: è evidente l'incertezza dell'autore, disorientato dal conflitto di categorie obsolete ("dinosauro = rettile = squame" ; "piume = uccello = non rettile = non dinosauro") ancora persistente nella sua mente. Dato che molti paleo-appassionati basano le loro conoscenze di paleontologia su opere riccamente illustrate, è plausibile che sviluppino emozioni pro- o contro determinati concetti anche in base alla cornice iconografica ed illustrativa che li accompagna. Pertanto, se un dato oggettivo, come le penne nei dromaeosauridi, è illustrato con un ibrido irreale "pollo-raptor di Jurassic Park", un dinosauro "ricoperto di piume" invece che con un dinosauro "piumato", non mi stupisco se qualcuno storce il naso e sviluppa emozioni negative verso tale dato, e si dimostra ostinatamente ostile alle evidenze. Tuttavia, sarebbe buona cosa basare la propria opinione sui dati scientifici, invece che sulla plausibilità o meno delle loro rappresentazioni artistiche.
In attesa che un sempre maggior numero di paleo-artisti inizi a SENTIRE veramente (e quindi ad esprimere veramente) il dato delle piume nei dinosauri, consiglio a tutti di leggere più articoli scientifici e a guardare meno le tavole con i dinosauri "ricoperti di piume".
L'uomo, da brava scimmia quale è, fonda molto del suo universo concettuale sulle immagini, ed ha una straordinaria capacità di distinguere un oggetto "naturale" dal un suo surrogato. I dinosauri "ricoperti di penne" sono dei surrogati di animali "naturali", non appaiono realistici, sembrano forzatamente arruffati, scarmigliati all'eccesso, oltre che posticci: è evidente l'incertezza dell'autore, disorientato dal conflitto di categorie obsolete ("dinosauro = rettile = squame" ; "piume = uccello = non rettile = non dinosauro") ancora persistente nella sua mente. Dato che molti paleo-appassionati basano le loro conoscenze di paleontologia su opere riccamente illustrate, è plausibile che sviluppino emozioni pro- o contro determinati concetti anche in base alla cornice iconografica ed illustrativa che li accompagna. Pertanto, se un dato oggettivo, come le penne nei dromaeosauridi, è illustrato con un ibrido irreale "pollo-raptor di Jurassic Park", un dinosauro "ricoperto di piume" invece che con un dinosauro "piumato", non mi stupisco se qualcuno storce il naso e sviluppa emozioni negative verso tale dato, e si dimostra ostinatamente ostile alle evidenze. Tuttavia, sarebbe buona cosa basare la propria opinione sui dati scientifici, invece che sulla plausibilità o meno delle loro rappresentazioni artistiche.
In attesa che un sempre maggior numero di paleo-artisti inizi a SENTIRE veramente (e quindi ad esprimere veramente) il dato delle piume nei dinosauri, consiglio a tutti di leggere più articoli scientifici e a guardare meno le tavole con i dinosauri "ricoperti di piume".
P. Schouten è un grande!Mi è appena arrivato "Feathered Dinosaurs: The Origin of Birds" illustrato da lui. Mi piace molto questo illustratore. Anche "A gap in Nature" dedicato alle Faune estinte di recente e sempre illustrato da Schouten è un bellissimo libro. Ho anche questo.
RispondiEliminaE sai che cosa mi piace di più di "Feathered Dinosaurs: The Origin of Birds" ? Il fatto che per ogni opera lui spiega le motivazioni che l' hanno portato a rappresentare un Theropode più o meno piumato , la scelta dei colori legati all' ambiente di vita.Lo trovo un libro non solo piacevole dal punto di vista delle illustrazioni , ma interessante per la mole di informazioni e suggerimenti contenuti.
Ciao
Loana
Il libro ha delle pecche scientifiche, come ha rilevato bene D. Naish nella recensione che fece del libro sul suo blog. L'aspetto artistico è invece molto accattivante, sopratutto perché, per la prima volta probabilmente, non sono stati ricostruiti con un ottica da "dinosauro da ricoprire di penne" bensì come "animali piumati". Alcune ricostruzioni mi hanno veramente stupito, ad esempio gli oviraptoridi.
RispondiEliminaDecisamente Schouten è un bravo paleoartista, e il libro Feathered Dinosaurs è (pecche scientifiche a parte) in ogni caso una vera e propria perla nell'ambito dei celurosauri.
RispondiEliminaHo però notato che certi celurosauri hanno delle zampe pressochè abnormi, cioè, sono veramente normi. I tirannosauridi non è che sono il massimo; cioè, sono belli, ma sembrano altre bestie (Gorgosaurus e Alioramus a parte). Fatto sta che in ogni caso adoro quel libro e quel paleoartista che rende i dinosauri veramente VERI.
Grazie Andrea.Ho letto la recensione di D. Naish e ne ho fatto tesoro.
RispondiEliminaCi sono delle pecche scientifiche ( anche nelle immagini: tipo Daspletosaurus/Tyrannosaurus con gli osteodermi) , ma ci sono anche delle qualità.Gli Oviraptoridi sono davvero belli.Mi piace molto anche come ha rappresentato Sinosauropteryx, Confuciusornis, Jeholornis, l' "uccello del paradiso" Changchengornis(l' ha proprio modellato sulla Paradisea rudolphi!) e Jibeinia.Non mi piace invece come ha ricostruito Eotyrannus, Albertosaurus e Juravenator.
Invece non conosco J. Conway.Dove potrei vedere le sue opere? Su di lui in Internet, esclusa una tavola con Struthiomimus non trovo altro.
Loana
http://palaeo.jconway.co.uk/index.php
RispondiEliminaVisto.J. Conway ha uno stile molto particolare.L'ho salvato nei preferiti.
RispondiEliminaMi piace il Deinonychus a colori.Ha una posa naturale , quotidiana.Non è rappresentato all' assalto della preda.
Conway rappresenta molto gli Pterodattili.Vi consiglio la dissezione del Rhamphorhynchus.
Loana
Conway è un'altro con uno stile artistico particolare. Altro validissimo paleoartista, senza dubbio; le pose che fa degli animali sono semplicemente normali, nulla di sensazionalistico, ed è proprio questo che rende le sue opere ancora più belle e realistiche.
RispondiEliminaSono d' accordo con te Smnt2000 è proprio questa normalità e quotidianità che ho apprezzato in Conway.Il Deinonychus all' assalto lo trovi un po' ovunque. Ormai è quasi la regola rappresentarlo mentre assale la preda,Conway al contrario delle immagini seriali e ormai quasi stereotipate , lo rende calmo, pacifico,a riposo.
RispondiEliminaLoana
Il problema di fondo, almeno per come la vedo, è che la 'paleoart' (termine che trovo appropriato solo per gente come Stout, Knight, Henderson, o Burian, per motivazioni filologiche) dovrebbe essere innanzitutto un lavoro di ricerca, di studio, una vera e propria scienza, branca parallela ma non disgiunta dalla paleontologia. 'Artisti' come Paul, Bakker, o Conway, sono innanzitutto ricercatori dell'anatomia e della forma, la loro visione immaginativa e iconografica acquista solo in secondo luogo un Perchè. Troppa gente si affaccia all'illustrazione paleontologica senza vagliare problemi oggettivi (legati all'anatomia o all'eventuale etologia dell'animale) che in realtà sono la prima causa della creazione dell'opera stessa; ognuno di noi è legato a preconcetti figurativi che limitano in partenza il prodotto finale, un retaggio atavico di immagini vissute (per lo più durante l'infanzia) ma fondamentalmente non analizzate sotto il profilo dei dati a disposizione; è sin troppo comodo rifugiarsi nella litania trita e ritrita del 'tanto nessuno ne ha mai visto uno vivo', questa ideologia dell'approssimativismo, figlia della nostra epoca, sta generando mostri iconografici che saranno ben più duri da sradicare dall'immaginario collettivo dei lucertoloni anfibi, lenti (e glabri...) dei primi decenni del secolo scorso.
RispondiEliminaCome sai, Lukas, la penso pienamente come te. Ricorderai sicuramente come commentai positivamente le posture che avevi dato ai theropodi nella tavola della Wapiti Formation che mi mostrasti in anteprima lo scorso anno (e presente nel post di qualche giorno fa): piccoli dettagli ma che dimostravano il profondo lavoro scientifico a monte dell'opera.
RispondiEliminaCon questo, non voglio assolutamente sminuire il lavoro di chi invece parte come artista e si avvicina alla scienza: sarebbe bello però poter distinguere i due tipi di impostazione, separare i diversi background, anche per una forma di "correttezza" verso il pubblico, che spesso assume allo stesso modo opere frutto di impostazioni differenti, senza avere la possibilità di valutare criticamente le differenze tra un bravo paleoartista e un bravo illustratore paleontologico.
Hai perfettamente ragione. Nella mente degli artisti (ed appassionati) l'idea di dinosauri piumati fa fatica ad entrare... Li capisco, anche io poco tempo fa ero chiuso nel mio pensiero di dinosauro-rettile-squame...Ma tant'è...Bisogna accettare le verità che escono dalla sabbia.
RispondiEliminaIn quanto a paleoartisti ne so quanto un bue tibetano ne sa di alta finanza...
RispondiEliminaPerò conosco raul martin (che ha delle tavole davvero carine),luis v. rey (forse mette un po' troppe creste e colori sgargianti, ma rimane cmq bravisimo) e andrey atuchin
http://www.dinoart1.narod.ru/
Questo sito è favoloso, mi ha stregato l'immagine del majungasaurus crenatissimus