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11 febbraio 2025

Jurassic Park Reboot - ibridi, mutanti e scarti di produzione

 


La pecora Dolly, il primo mammifero clonato con successo a partire da una cellula somatica, fu abbattuta nel 2003, quando aveva circa sei anni e mezzo. L'abbattimento di un animale così speciale e dal significato storico e scientifico così rilevante ha alimentato voci e leggende metropolitane. La più popolare è l'idea che Dolly sia morta prematuramente perché era geneticamente difettosa. In realtà, l'animale si era ammalato di polmonite, un'infezione piuttosto frequente nelle pecore, ed ha subito la tipica sorte che colpisce gli animali domestici quando non è possibile curarli: la soppressione fisica. Non ci sono motivi per cui la morte di Dolly sia legata alla sua condizione di clone, a parte il desiderio di alimentare una storia morbosa che colleghi la morte con l'ingegneria genetica.

Il fatto che il più famoso animale clonato della storia sia stato soppresso senza troppi convenevoli, come qualunque altro animale d'allevamento, ci insegna una regola di buon senso da applicare nelle storie di fantascienza, come Jurassic Park. Se avete in programma di allestire un parco con dinosauri clonati, è possibile che i primi animali prodotti possano essere in qualche modo affetti da qualche tara genetica, forse dovuta ad errori nel processo di clonazione. Dolly ci mostra che non è sempre vero, ma diamo una sponda a chi vuole produrre (più o meno consapevolmente) dei mutanti. Che fare se vi capitano esseri geneticamente mutanti, teratologici (mostri) o deformi? Semplice: li abbattete non appena li riconoscete tali. Se la mutazione si manifesta a livello di embrione, non avete nemmeno troppi scrupoli etici. E nel caso la mutazione si manifesti dopo la schiusa, non vedo perché l'animale dovrebbe seguire un destino migliore di quello che ha colpito la cara Dolly. Un dinosauro, anche se mutato o ibridato, è pur sempre un essere biologico, un insieme di cellule, tessuti e organi che si sopprime facilmente con un proiettile in testa, la recisione di un vaso sanguigno, un'iniezione letale, una scarica elettrica, o altri metodi più o meno sbrigativi con cui si da la morte agli animali fin dai tempi in cui fu introdotto il sacrificio rituale. Nessuno è così stupido da tenere in vita degli scarti di produzione che non servono a nulla. Nessuno, a parte forse qualche sceneggiatore per film sempliciotti che voglia inventare un serbatoio per seguiti ingenui.


Qui invece facciamo sul serio, quindi non c'è spazio per ibridi o mutanti. L'animale che produciamo o è sano e funzionante oppure viene abbattuto ed il suo corpo usato per capire come non produrne altri simili.


In Jurassic Park, una parte significativa della trama ruota intorno alle tecniche utilizzate per completare le sequenze genetiche fossili ed ottenere un filamento di DNA completo. Per motivi che ricadono nelle esigenze narrative di Crichton, nel parco giurassico originario si utilizza il DNA di un anfibio (rospo) per completare le sequenze, con il risultato (magico!) che i dinosauri clonati acquisiscono una proprietà apparentemente inesistente nei dinosauri, ma funzionale al plot di romanzo e film, di poter mutare sesso, passando da femmine a maschi. La parte più fantasiosa di questa idea è che il DNA di un rospo possa "completare" quello di un dinosauro ed ottenere una cellula funzionante in grado di crescere sana e diventare un dinosauro adulto sano e fertile il quale poi è in grado di cambiare sesso e accoppiarsi con successo. Non occorre una laurea in genetica per capire che questa sequenza di eventi è incredibilmente improbabile e abbastanza arbitraria. In pratica, Crichton introduce un miracolo di Dio nella vicenda e lo camuffa da "mutazione genetica".

L'assurdità è ammettere - contemporaneamente! - che il DNA di rospo non interferisce in alcun modo sull'aspetto dinosauriano (gli animali del parco non mostrano alcun dettaglio "da rospo"), sul processo di crescita dinosauriano (gli animali arrivano sani e vegeti fino alle dimensioni adulte), ma poi, misteriosamente, salti fuori una nuova funzione biologica (il "cambiamento di sesso in assenza di maschi"). Si tratta di un'arrampicata sugli specchi narrativi degni di un cartone animato, ma alla quale, come ho detto all'inizio di questa serie di post, non ho intenzione di aderire.

Come ho scritto, Crichton fa quella scelta perché vuole imporre una logica ed una narrazione alla vicenda, ma qui a noi interessa avere dei dinosauri, non una morale.


Come procediamo nel nostro reboot in merito alla "riparazione" del DNA dei dinosauri? In primo luogo, se proprio volessimo servirci del DNA di un animale attuale, utilizziamo DNA di uccelli e di coccodrilli, e non quelli di rospo, se non altro perché così possiamo sperare di avere una migliore compatibilità con i dinosauri. Si può considerare una soluzione accettabile quella di servirsi di sequenze condivise tra uccelli e coccodrilli in quanto legittimi elementi presenti anche nel DNA dei dinosauri? Sì e no: nulla vieta alla specie clonata di non aver conservato tali elementi genetici presenti ancora in uccelli e coccodrilli: l'evoluzione è pur sempre anarchica. Ma anche volendo semplificare la trama e accettando l'uso di DNA arcosauriano vivente (uccelli e coccodrilli), questo protocollo garantisce molti meno problemi rispetto all'uso di animali meno affini ai dinosauri quali sono gli anfibi. Qui c'è un simpatico effetto da sfruttare: se accettiamo questa strategia, allora possiamo usare gli stessi DNA dei vari dinosauri ricavati dall'ambra per aggiustare tra loro le sequenze genetiche. Dopo tutto, è sempre DNA di arcosauro tanto quanto quello di pollo o alligatore! A meno che non siate molto sfortunati e abbiate trovato una sola sequenza per specie clonata, è ragionevole supporre che dal medesimo frammento di ambra dal quale avete estratto una sequenza ci siano anche altre copie della medesima sequenza, tutte derivate dal medesimo animale che ha interagito con la resina prima che fossilizzasse. Ad esempio, se avete un frammento di pelle di un dinosauro, per quanto piccolo, quel frammento potrà contenere decine di sequenze di DNA del medesimo individuo: anche ammettendo che tutti siano più o meno danneggiati a caso, se ammettiamo che nessuno sia troppo degradato per essere utile, allora possiamo concludere che la sommatoria delle varie sequenze produrrà una sequenza molto prossima ad essere una sequenza completa. Si tratta di una licenza letteraria meno estrema e contorta del giocare con il DNA di rospo. In breve, tutte le paranoie che hanno alimentato ibridi e mostri nel Franchise originale non hanno ragione di esserci in questo reboot.


Un'ultima nota: se avete una sequenza in grado di produrre un animale vivo e vegeto fino allo stadio adulto, quella sequenza deve per forza essere stata praticamente completa fin dall'inizio. Non ci sono alternative. Eventuali aggiustamenti con rane o altro non potrebbero produrre una cellula vitale in grado di maturare e diventare un animale adulto. Un ibrido rana-dinosauro non va oltre il grumo di cellule, poi abortisce. L'idea degli ibridi che arrivano a camminare e ad ammazzare la gente è pertanto una bella favoletta che non regge in alcun modo nell'universo hard-sci-fi del sottoscritto.

Se l'argomento che ho appena sviluppato non vi convince, allora domandatevi come mai nel mondo reale non abbiamo genetisti che producono ibridi adulti tra rane e topi, oppure ibridi adulti tra conigli e cavie? Se fosse così facile assemblare questi ibridi, come mai non ne vediamo in giro nessuno? Una cosa è inserire singoli geni che codificano una proteina ma lasciano intatto il resto, oppure lavorare sullo sviluppo di poche cellule mutate che però non riescono ad avviare uno sviluppo embrionale, un'altra è realizzare un DNA mixando a piacimento intere sezioni di animali molto diversi tra loro, ed ottenere qualcosa di nuovo ma che sia stabilmente funzionante ed in grado di crescere fino allo stadio adulto.


In ogni caso, siccome a noi interessa avere dinosauri clonati e non ibridi o mutanti, se durante i primi esperimenti ne abbiamo prodotto qualcuno, l'unica destinazione per loro non è un'isola ad hoc, ma il contenitore degli scarti biologici da smaltire.


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