(Rough) Translator

19 luglio 2025

Perché il Prequel di Jurassic Park potrebbe essere un capolavoro

 

Gli Eroi di cui abbiamo bisogno

Come ho scritto in precedenti post, non ho interesse a parlare delle ultime emanazioni del Franchise Giurassico. Per la cronaca, non ho visto l'ultimo film né mi interessa vederlo. Se a voi è piaciuto oppure vi ha fatto schifo, a me non interessa saperlo.

In questo post, voglio parlare invece di un film che non esiste ma che secondo me sarebbe fantastico da vedere: Il Prequel Canonico di Jurassic Park.

Cosa intendo per "Prequel Canonico"? Intendo un film che narra di eventi che sono avvenuti prima del primo film e che sono menzionati nel primo film. Ovvero, un film che si collega necessariamente al primo Jurassic Park spiegando ed ampliando elementi interni a quel film.

Esempio:

Robert Muldoon ci informa che i raptor in origine erano 8, ma che la "capobranco" ne ha uccise 5. Sarebbe bello sviluppare questo tema, del branco di 8 raptor che diventano solo 3. 

Sempre Muldoon ci informa che i raptor prima di essere rinchiusi nel loro recinto super-controllato erano in una recinzione "normale" e che avevano imparato ad attaccare gli inservienti. Anche questo è un tema che sarebbe bello sviluppare in un film. Jurassic Park si apre proprio con la scena del trasferimento dei raptor dentro il recinto super-controllato: come ha fatto Muldoon a catturare quei 3 animali? 

In Jurassic Park, il paleontologo Juanito Rostagno (il capo degli scavi nella miniera di ambra) parla di Hammond con estrema familiarità: conosce il fatto che il miliardario odii le ispezioni perché rallentano le operazioni del parco, e questo implica che ha collaborato con lui fin dall'inizio del progetto "Jurassic Park": anche questo può essere un tema da includere in un prequel. 

Ci sarebbe spazio anche per spiegare la vicenda tra Hammond e Nedry, e sviluppare come il secondo sia stato contattato e corrotto dalla azienda rivale di Dodson.

Onestamente, la coppia Muldoon-Rostagno mi intriga molto, e sarebbe ottima come co-protagonisti del film. I due sono diversi fisicamente, cosa che giova nella creazione di una coppia di "bro" cinematograficamente vincente, ma entrambi appaiono come tipi pratici e in grado di gestire situazioni avventurose. Inoltre, entrambi sono stretti collaboratori di Hammond, quindi possono essere il fulcro della vicenda centrale del film, ambientato all'interno del parco in costruzione. 

La vicenda del film potrebbe essere ambientata poco prima degli eventi del primo film del 1993, con un cast ovviamente aggiornato dato che alcuni degli attori del film originario sono o troppo anziani o scomparsi. I personaggi di Hammond, Gennaro, Nedry, Wu, Arnold e Muldoon avrebbero modo di essere sviluppati e articolati in modo elegante, dato che non occorre introdurli da zero.

La trama non deve essere troppo complicata, già lo sviluppo del tema dei raptor da gestire sarebbe un ottimo elemento intorno al quale costruire il resto della trama. Ovviamente, ci sarebbe spazio per il Tyrannosaurus... ad esempio si potrebbe introdurre una situazione che può spiegare come mai i raptor ed il Tyrannosaurus nella iconica scena che chiude Jurassic Park siano così feroci uno contro l'altro: si sono già incontrati nel prequel? Il T-rex ha una particolare antipatia per i raptor a causa di qualcosa avvenuto nel prequel? Ci sono ottimi elementi per un paio di scene avvincenti.

Io la butto lì come idea... consapevole che non sarà mai sviluppata, dato che ormai vanno di moda solo i sequel riciclati fotocopia.

Ma penso che potrebbe funzionare!

15 luglio 2025

L'Etica di Raptor Jesus e l'autoerotica dei Farisei

 


Erano i giorni della settimana Pasquale,

ed il Nostro Signore, Raptor Jesus, predicava nel Tempio la Buona Paleontologia ai poveri, i malati ed i fanciulli. E folle di fedeli, da tutta Gerusalemme, accorrevano per ascoltarlo.

Un fariseo si avvicinò a Raptor Jesus e gli chiede:

"Sei tu, o Rabbi, al di sopra delle Legge?"

E Raptor Jesus rispose: "In verità, in verità ti dico, non è il cuore dell'uomo che si deve piegare alla legge, ma la legge che deve piegarsi al cuore dell'uomo".

A quelle parole, l'animo del fariseo si fece arido blocco igneo, ed il suo cuore non si aprì. 

In quel momento, grida ed urla si levavano dall'esterno del Tempio. Una folla di leoni da tastiera aveva circondato un uomo. A stento, i soldati romani impedivano che l'uomo fosse lapidato.

Raptor Jesus si avvicinò al comandante dei soldati romani e chiese:

"In cosa ha peccato questo uomo?"

Ed il Centurione disse: 

"Egli non ha violato alcuna legge di Roma, ma la folla grida e vuole lapidarlo secondo la legge di Israele, perché egli ha raccolto un fossile immondo".

Era difatti quell'uomo colpevole di aver avuto contatti con un commerciante di fossili, e questo, secondo i Farisei, era Peccato Mortale, Bestemmia contro La Legge del Tempio di Israele.

Il Centurione riprese a parlare a Raptor Jesus:

"Io non sono un figlio di Israele, bensì un Italico, di costumi pagani, e non comprendo la legge dei Farisei. Tutti dicono che tu sia Saggio, o Rabbi: pensi che questo uomo sia da lapidare?"

E Raptor Jesus, voltandosi verso la folla dei Farisei, prese in mano il fossile immondo, e disse loro:

"Chi è senza peccato, distrugga questa pietra".

Allora, i Farisei non ebbero nulla da dire, e tornarono rancorosi nella Torre d'Avorio del Tempio, mugugnando contro Raptor Jesus, che seguiva la legge del cuore invece che la bigotta etica dei farisei.

E Raptor Jesus disse alla folla: 

"Fratelli, c'è più cuore in un pagano dall'Italia che in tutti i dotti di Gerusalemme, perché un fossile è solo un pezzo di roccia destinato ad essere eroso, ma l'uomo è tuo fratello, e la sua vita più complessa, preziosa ed articolata degli articoli della Legge"

Parola di Raptor Jesus.

14 luglio 2025

Move Over, Velociraptor: it's Shri rapax time!

La superba preservazione dell'olotipo di Shri rapax (ricostruzione basata sulla fotogrammetria 3D dello scheletro postcraniale ed il calco del cranio)

Nel 2016, ricevetti un'email da Pascal Godefroit, col quale stavo lavorando all'articolo su Halszkaraptor, nella quale mi informava che era giunto nel suo studio un nuovo esemplare con una storia simile a quella della "Piccola Halszka". Anche in questo caso, si trattava di un maniraptoro proveniente dal sud della Mongolia, esportato illegalmente fuori dal paese, e che era stato recuperato dal mercato internazionale dei fossili. L'esemplare era in ottimo stato di preservazione, e meritava uno studio analogo a quello svolto per Halszkaraptor, studio da includere alla documentazione del rimpatrio in Mongolia. A differenza di Halszkaraptor, l'attribuzione del nuovo fossile era abbastanza semplice, dato che esso mostrava chiaramente numerosi caratteri distintivi degli Eudromaeosauria, il gruppo di paraviani che comprende i celebri Deinonychus e Velociraptor. Nel frattempo, l'esemplare sarebbe stato preparato a Bruxelles, rimuovendo la matrice che ancora ricopriva parte delle ossa, e soggetto ad alcune scansioni e radiografie.

Dal 2016 ad oggi, l'esemplare ha avuto una vicenda un po' travagliata. Il cranio è andato perduto dopo il 2016, ed attualmente le uniche documentazioni della sua esistenza sono le foto precedenti il 2016 ed il calco realizzato a partire dalle scansioni preliminari realizzate sull'esemplare intero. Io ebbi modo di vedere il resto del fossile in varie occasioni, l'ultima delle quali nel Gennaio 2020, un mese prima della pandemia di covid-19. Come tutti ricordiamo, gli anni 2020-2021 sono stati abbastanza problematici per i viaggi e gli spostamenti, di conseguenza il progetto di descrizione e studio del fossile ha subito dei ritardi e rinvii. Nel frattempo, io avevo comunque inserito una codifica preliminare dell'esemplare nella mia matrice, in attesa di avere una descrizine completa basata su tutto il materiale preparato. La descrizione del materiale preparato è stata affidata a Léa Moutrille, laureanda dell'Università di Poitiers, con l'obiettivo di fare della sua tesi di laurea il nucleo per l'articolo vero e proprio sul nuovo dromaeosauride.

La preparazione finale del fossile al RBINS. Il riquadro in alto indica il braccio destro, emerso durante la preparazione nel lato opposto del blocco (solo la mano è esposta sul lato "principale" del reperto). Il riquadro nero mostra la foto del cranio, ora perduto, del quale rimane un calco realizzato a partire dalle scansioni preliminari realizzate prima del 2016.

La preparazione dell'esemplare al RBINS di Bruxelles ha rivelato numerosi dettagli dello scheletro, tra cui il braccio destro quasi completo, posizionato sotto il torace. Di quell'arto, prima del 2020, emergeva solo la mano, perfettamente articolata (ad eccezione del secondo ungueale, probabilmente andato perduto al momento dello scavo). Fin dalla mia prima osservazione dell'esemplare, quella mano mi parve subito molto inusuale per un Dromaeosauridae: difatti, essa porta un primo dito (pollice) veramente robusto rispetto al resto della mano, almeno per gli standard di un paraviano (animali dotati generalmente di dita relativamente affusolate), e dotato di un enorme ungueale falciforme. Mani con pollici così robusti di solito si trovano negli alvarezsauroidi e nei megaraptori, ma non in un paraviano (compresi gli eudromaeosauri), nei quali di solito il pollice non è eccessivamente robusto rispetto al secondo dito. In questo caso, invece, il pollice è almeno una volta e mezzo più robusto rispetto alle dimensioni tipiche per un dromaeosauride delle sue dimensioni.

Il fossile è molto ben articolato, ma incompleto. Prima della scomparsa della testa e delle prime quattro vertebre del collo, solo il braccio sinisto, e gran parte delle gambe erano mancanti. La colonna vertebrale è perfettamente conservata e articolata. La coda in particolare è superbamente preservata e ci mostra l'elegante geometria della guaina di tendini ossificati che formano la caudoteca tipica dei dromaeosauridi serraraptori. La gabbia toracica ed il bacino sono perfettamente preservati tridimensionalmente, al punto che è possibile stimare il volume della cavità toracica e pelvica. La regione pettorale e gastrale è dislocata me in ottimo stato di preservazione.

Confronto tra Shri e Velociraptor. Ricostruzione delle parti mancanti della gamba di Shri rapax basate su Shri devi.

Completo, l'animale è nel range dimensionale di Velociraptor (circa 2 metri di lunghezza), ed a prima vista una attribuzione superficiale potrebbe riferirlo a quel genere. Tuttavia, esso mostra numerose differenze nel cranio e nelle vertebre, che supportano l'attribuzione ad un altro genere, sempre dal Cretacico Superiore della Mongolia, Shri, istituito nel 2021. Al tempo stesso, il nuovo esemplare mostra numerose caratteristiche nelle vertebre e nel bacino che lo distinguono dalla specie-tipo di Shri, S. devi, e che supportano l'istituzione di una nuova specie, che abbiamo chiamato Shri rapax in riferimento alle dimensioni inusuali dell'artiglio del pollice.

La mano di Shri emerge dietro le spine neurali. Notare l'enorme ungueale del pollice.

Le due specie di Shri mostrano una combinazione di caratteristiche che suggerisce una differenziazione ecologica rispetto a Velociraptor. Il muso degli Shri è più corto e robusto, i denti si estendono posteriormente alla sutura jugale-mascellare, la quale è rinforzata da una giunzione a forma di "Z". Tutti questi elementi suggeriscono che Shri fosse in grado di sopportare la sollecitazione meccanica generata da un morso più forte di quello al quale è adatto Velociraptor. Il collo di Shri rapax ha una vertebra in più rispetto a quello di altri velociraptorini. Inoltre, le vertebre della regione dorsale sono molto più pneumatizzate. La coda di Shri rapax è in proporzione meno allungata di quelle di Deinonychus e Velociraptor. La mano di Shri rapax è molto più robusta di quella di Velociraptor. Infine, gli ungueali della mano (gli unici noti finora in Shri rapax) e quelli del piede (gli unici noti finora in Shri devi) sono in proporzione più grandi rispetto a quelli di Deinonychus Velociraptor

Confronto tra la mano di Shri e quella di altri eudromaeosauri. La freccia indica l'ungueale del primo dito (pollice). Figure scalate alla medesima lunghezza del secondo dito. Notare la maggiore robustezza della mano di S. rapax.

La combinazione di morso più robusto e artigli più grandi implica che Shri fosse un taxon adatto a cacciare prede più grandi e tenaci di quelle tipiche di Velociraptor, e che quindi i due velociraptorini non fossero direttamente in competizione per le risorse alimentari. Ritengo plausibile che ceratopsi come Protoceratops e giovani ankylosauridi del genere Pinacosaurus, molto frequenti nella formazione Djadokhta a cui riferiamo Shri rapax, fossero prede abituali di questo dromaeosauride.

La descrizione completa e l'interpretazione dell'anatomia di Shri rapax sono da oggi disponibili nel nuovo articolo che abbiamo pubblicato su Historical Biology (Moutrille et al. 2025).


Bibliografia:

Moutrille L., Cau A., Chinzorig T., Escuillié F., Tsogtbaatar K., Ganzorig B., Mallet C., Godefroit P. 2025 - A new bird-like dinosaur from the Upper Cretaceous of Mongolia with extremely robust hands supports niche partitioning among velociraptorines. Historical Biology https://doi.org/10.1080/08912963.2025.2530148.


30 giugno 2025

Cavernicoli nel Mesozoico

 

Un titolo alternativo per uno scenario evolutivo alternativo

Nei romanzi di fantascienza più o meno virati al fantastico, come nei film più o meno fondati scientificamente, ricorre il tema della preistoria generica nella quale i primi esseri umani (spesso vestiti con improbabili costumini di pelle) convivono con animali e piante di differenti ere geologiche. Lo scontro tra cavernicoli e dinosauri (non-aviani) è quindi uno dei classici della fantascienza. In generale, la preistoria fantastica non ha una datazione definita, dato che contiene specie vissute in realtà anche centinaia di milioni di anni una dall'altra. La "preistoria" di film e romanzi è quindi più simile ad un universo alternativo che ad un momento del passato, un universo nel quale la storia evolutiva terrestre ha preso una direzione analoga ma comunque differente da quella reale.

Come è mio solito, proviamo a sviluppare un ragionamento originale partendo da questa base, ma secondo logiche alternative. L'ispirazione del mio ragionamento è un articolo scientifico uscito in questi giorni, nel quale gli autori hanno analizzato quali siano stati gli elementi biologici che hanno reso certe specie del Quaternario superiore (Pleistocene finale e Olocene, ovvero gli ultimi 130 mila anni), in particolare mammiferi, più vulnerabili di fronte alla progressiva espansione geografica di Homo sapiens rispetto ad altre (Lemoine et al. 2025).

Gli autori identificano alcuni elementi chiave:

La distanza filogenetica da specie che da molto tempo hanno coesistito con Homo in Africa. 

Se una specie non è imparentata con specie che hanno convissuto con Homo per i primi milioni di anni della sua storia africana, ha maggiore probabilità di soccombere quando entra in contatto con Homo sapiens. Il motivo è che, presumibilmente, se un gruppo zoologico ha resistito per milioni di anni alla predazione umana in Africa, allora anche i suoi parenti extra-africani possono avere qualche caratteristica che li rende più resistenti all'interazione umana.

Le grandi dimensioni.

Le specie giganti, specialmente di uccelli e mammiferi, sono più fragili rispetto alle specie di piccola taglia dato che Homo sapiens è un animale che ha bisogno di molte risorse ambientali per vivere, e questo comporta che la sua espansione riduce la disponibilità di risorse per le grandi specie. Inoltre, Homo sapiens è un efficiente predatore di grandi animali, e questo lo porta ad avere una particolare pressione predatoria sui grandi animali. Questo è particolarmente dannoso per specie come i mammiferi giganti, che hanno una bassa prolificità e non sono in grado di ripopolarsi con sufficiente velocità se esposte ad una pressione predatoria prolungata.

L'insularità o il ridotto areale.

Legato al punto precedente, le specie che hanno un areale ridotto hanno maggiore probabilità di soccombere se in competizione per le risorse con Homo sapiens.

L'arto plantigrado.

Homo sapiens è un bipede plantigrado, un camminatore tenace ma alquanto scarso nella corsa. Pertanto, esso è più efficace nella predazione di animali non particolarmente veloci, come le specie plantigrade, mentre è meno efficace nella caccia di animali veloci. Gli animali corridori, digitigradi ed unguligradi, hanno quindi maggiore probabilità di resistere all'invasione umana nel loro ambiente. (Ovviamente, questo discorso vale soprattutto per i lunghi millenni prima dell'invenzione di armi da lancio, e ancor meno con la recentissima - in termini geologici - invenzione delle armi da fuoco).


Ispirato da questo studio, mi sono domandato quale sarebbe stato l'impatto della specie umana (con tecnologia paleolitica, ovviamente) sulle faune a dinosauri non-aviani. Dato che immaginare i dinosauri mesozoici traslati nel Pleistocene comporta uno scenario troppo complesso (nel senso che non possiamo sapere se e come il diverso clima e geografia quaternaria e la presenza degli altri animali pleistocenici inciderebbero sullo scenario che voglio sviluppare), ho invertito l'ordine dei fattori e mi sono domandato quale possa essere l'impatto di Homo sapiens (sempre ad un livello culturale paleolitico) se fosse traslato nel Mesozoico, ad esempio alla fine del Cretacico. Tralasciamo per un attimo di valutare come il clima mesozoico possa incidere sul successo di una popolazione umana, e limitiamoci a considerare i fattori discussi nello studio di Lemoine et al. (2025). Quali dinosauri mesozoici risulterebbero più vulnerabili alla competizione umana?

Il primo elemento non è rilevante, dato che in questo caso non esistono specie di dinosauri mesozoici che sono parenti di dinosauri africani del Quaternario, quindi presumo che tutti i dinosauri del Cretacico siano ugualmente "vergini" di fronte all'arrivo di Homo sapiens, senza distinzioni.

Il secondo elemento, le grandi dimensioni, è interessante, ma difficile da considerare, perché nell'articolo originario è stato tarato sui mammiferi, i quali evolvono le grandi dimensioni secondo meccanismi diversi da quelli che plasmano i dinosauri. Il fatto che le dimensioni giganti siano state svantaggiose per i mammiferi nella competizione con l'uomo, è una prova automatica che lo stesso accadrebbe ai dinosauri? Non penso. Guardiamo il coccodrillo del Nilo, o quello d'acqua salata australiano: entrambi raggiugono grandi dimensioni, ma non per questo sono stati particolarmente danneggiati dall'interazione con Homo sapiens. Le popolazioni di grandi dinosauri avevano un tasso riproduttivo più alto delle popolazioni di grandi mammiferi. Se uccidi la matriarca di un branco di elefanti, di fatto metti in ginocchio l'intero gruppo. Se abbatti una madre di rinoceronte condanni a morte anche il suo cucciolo. Ma se uccidi un sauropode adulto, le sue uova appena deposte daranno comunque alla luce una trentina di piccoli autosufficienti, in grado di cavarsela da soli e di mandare avanti la popolazione. Quindi, è possibile che un qualche impatto umano sulle popolazioni di grandi dinosauri ci sia, ma che sia minore di quello risultato sui grandi mammiferi.

L'areale è un elemento interessante, ma a parte le specie di dinosauri vissute nell'arcipelago europeo del Cretacico Superiore, è probabile che le specie di grandi dinosauri della fine del Mesozoico avessero areali a scala continentale, quindi poco suscettibili di soccombere all'espansione umana, almeno fino a che questa non diventi veramente pressante e numerosa.

L'elemento legato alla locomozione è interessante, dato che alcuni dinosauri erano probabilmente più veloci di altri. Probabilmente, sauropodi, therizinosauridi e dinosauri corazzati erano meno veloci di altri, quindi è possibile che questi gruppi abbiano da temere maggiormente l'impatto antropico rispetto a specie come i coelurosauri e certi ornitopodi. Quindi, è possibile che certe specie di dinosauro siano potenzialmente più vulnerabili alla predazione umana di altre.

In conclusione, è possibile che in un mondo alternativo dove Homo sapiens vive nel Cretacico finale, esso abbia influito sulla sopravvivenza di certe specie in modo simile a quanto avvenuto nel nostro mondo reale, ma è anche plausibile che certi dinosauri fossero probabilmente una preda troppo difficile per le capacità tecnologiche (e le dinamiche di popolazione) dell'uomo paleolitico. Anche se è realistico immaginare una pressione predatoria umana sulle covate, sulle specie non particolarmente veloci o quelle con areali ridotti, è improbabile che animali con stadi di crescita relativamente agili, areali molto estesi, e tassi riproduttivi elevati abbiano rischiato l'estinzione con la stessa facilità con cui abbiamo soppresso megateri, gliptodonti e moa.

19 giugno 2025

Notte prima dell'Antropocene

Guzzanti interpreta una parodia di cantante per una parodia di unità geologica


Ieri, il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha incluso tra le tracce del tema dell'esame di Stato (esame di Maturità, come si diceva ai miei tempi) un brano tratto da un libro del filosofo della biologia Telmo Pievani, relativo all'Antropocene.

"Antropocene" è il nome di una presunta unità del tempo geologico, divenuto molto popolare nell'ultimo decennio come possibile nome dei tempi attuali, unità rigettata formalmente dalla Commissione Internazionale di Stratigrafia e dall'Unione Internazionale delle Scienze Geologiche nel 2024.

Il brano dal libro di Pievani è del 2022, quindi è comprensibile che in quel periodo egli usi il termine "Antropocene" come se fosse il nome di qualcosa di (almeno in teoria) scientificamente sensato. Nel 2022, il concetto di una unità del tempo geologica chiamata "Antropocene" era ancora dibattuto nella comunità scientifica. Chi segue questo blog da lungo tempo sa che io appartengo alla folta schiera di geologi, paleontologi e naturalisti che si è sempre opposta all'introduzione di una unità chiamata "Antropocene", opposizione fondata su numerose motivazioni geologiche, paleontologiche ed epistemologiche. Ho ripetuto spesso che l'Antropocene, se visto da una prospettiva politica, è più dannoso che utile alla causa ambientalista, per motivi che, purtroppo, molti non sembrano cogliere. Ho rimarcato più volte che l'Antropocene non è altro che l'Antropocentrismo che rientra dalla finestra dopo che lo avevamo fatto uscire dalla porta della Scienza.

L'Antropocene è stato molto di moda. Molti si sono innamorati del suo concetto. Alcuni si sono arricchiti col suo spauracchio. Fortunatamente, la Commissione Internazionale di Stratigrafia, il solo organo scientifico deputato a stabilire la validità delle unità geologiche, ha rigettato l'Antropocene.

Tuttavia, come molti feticci di moda, come molti idoli pseudoscientifici, l'Antropocene rimane nei cuori di molti, sia dentro che fuori la scienza. Apparentemente, il Ministero ha ritenuto l'Antropocene un concetto meritevole di essere incluso nelle tracce del tema di maturità. Questa scelta può essere di natura più politica ed ideologica che scientifica.

Badate bene, nulla impedisce di includere l'Antropocene nei temi della maturità. Il fatto che sia un concetto pseudoscientifico (e di moda) è di per sé un ottimo argomento per indurre nei ragazzi maturandi una riflessione ed un dibattito degno di un tema scritto. Il tema di Italiano non è un esame di Geologia, non è un esame di scienze, non è una tesi di paleontologia. Pertanto, parlare di Antropocene non implica necessariamente avallare la consistenza scientifica di quel concetto. Esattamente come proporre un tema sul Nazismo non implica avallare l'ideologia di Hitler nella mente degli studenti.

(Mi raccomando, ora partiamo con la stupida polemica: "ma l'Antropocene non è il Nazismo!")

Mi domando, tuttavia, se chi ha inserito l'Antropocene nelle tracce d'esame abbia avuto la consapevolezza della complessità del tema, specialmente oggi che il termine è stato formalmente rimosso dal linguaggio scientifico. Esiste un Antropocene extra-scientifico, esattamente come esistono i dinosauri extra-scientifici. Ed entrambi sono interessanti per un tema di Italiano tanto quanto i loro omologhi scientifici (anzi, forse di più). Il brano di Pievani avrebbe potuto essere accompagnato da commenti di geologi e paleontologi, commenti che lo contestualizzassero e inquadrassero nel dibattito odierno sul cambiamento climatico. L'ascesa e caduta del concetto di Antropocene avrebbe potuto ispirare una discussione storica e culturale molto ricca e variegata.

Invece, l'Antropocene è stato presentato come un nome scientifico consolidato e "mainstream". Evidenziare la natura contingente e arbitraria del concetto di Antropocene avrebbe potuto ispirare negli studenti una riflessione più profonda rispetto alle (ormai abusatissime) digressioni pseudo-apocalittiche e catastrofistiche che formano la parte consistente del discorso popolare sul tema del cambiamento climatico, questo sì un concetto fondamentale dei nostri tempi, ben più rilevante del dibattito sul nome geologico da dare all'ultimo mezzo secolo. Ma così non è stato.

L'Antropocene continua a fare danni anche da morto.

28 maggio 2025

C'è un futuro per i documentari sui dinosauri?

 

(c) Steve Williams

Alcuni mesi fa, ho discusso del più abusato argomento fallace con cui i fanboy di certi film reagiscono quando si fa loro notare che i dinosauri dei film sono (tornati ad essere) rappresentati come mostri: l'argomentum ad documentarium. Quante volte in questa pagina (o sulla sua omologa su Facebook) ho dovuto sorbirmi la formuletta "se vuoi vederti un dinosauro scientificamente accurato, ti guardi un documentario", come a dire che "nei film i dinosauri non devono essere dinosauri, ma mostri di fantasia, perché non sono documentari".

C'è un paradosso in questo (legittimo, sebbene del tutto pretestuoso) tipo di risposte, ed è che, in realtà, i dinosauri dei documentari sono a loro volta dei mostri di fiction, ed hanno poco di "documentaristico".

Un documentario ci deve mostrare dei documenti, dei fatti oggettivi. Ma cosa vediamo nei documentari sui dinosauri che sono prodotti in questi anni? Vediamo un filmato di 50 minuti focalizzato su fossili, stratificazioni e collezioni museali? No! Troppo noioso! Noi vediamo una versione "accademica" di Jurassic Park. Noi vediamo delle parodie di film.

Da quasi trenta anni, il mondo dei documentari sui dinosauri si è "jurassic-parkizzato". Le animazioni in CGI sono divenute sempre più predominanti in questi prodotti, al punto che, spesso, esse sono il programma stesso, l'unica parte del prodotto, il nucleo e fulcro dell'intero "documentario". Da Walking with Dinosaurs in poi, i dinosauri in digitale sono divenuti sempre più fine e non solamente mezzo del programma documentaristico. Ciò ha inesorabilmente trasformato i documentari paleontologi in fiction paleontologiche. Un dinosauro in digitale deve essere pianificato in ogni singolo dettaglio, sia graficamente che nel comportamento. Esso è una creazione soggettiva, non è un fatto oggettivo. Il fossile è un oggetto, il dinosauro in CGI è un personaggio di finzione. Forma, colore, movimento, personalità, tutto viene discusso e deciso dalla produzione. Niente è un fatto naturale. 

Qualcuno commenterà che dietro queste ricostruzioni c'è comunque una consulenza paleontologica. E allora? Questo le rende oggettive? No. Anche la consulenza paleontologica è un fatto soggettivo, personale, nasce nella testa di un essere umano, non è mai un dato oggettivo.

Io posso immaginare Tyrannosaurus verde, muscoloso, dinamico e dal comportamento leonino. Un mio collega può immaginare Tyrannosaurus giallo, dal corpo più asciutto, i movimenti solenni e dal comportamento di un coccodrillo. Chi ha ragione? Nessuno può dirlo, perché colore, effettiva massa muscolare, livello di dinamica e comportamento generale sono del tutto impossibili da determinare in un fossile di Tyrannosaurus, pertanto nessuno di questi elementi è un fatto scientifico. Sono due versioni soggettive. Il documentario quindi non ci mostra dei fatti, ma solo delle personali e soggettive interpretazioni di ipotesi.

Illudersi che l'autorità del paleontologo certifichi qualunque dettaglio del documentario è una colossale mistificazione di cosa sia il lavoro del paleontologo. Ma oggi va di moda etichettare qualunque programma di finzione come "documentario" solo perché in una frazione degli elementi inclusi nella animazione gli autori del programma hanno voluto chiedere alcune opinioni ad un paio di scienziati.

C'è mille volte più oggettività nei video dei gabbiani sui comignoli vaticani fatti dai turisti che in qualunque "documentario" con dinosauri.

In realtà, questi programmi non sono documentari. E far credere al pubblico che lo siano è una classica mistificazione mediatica tipica dei nostri tempi di AI e CGI.

C'è una aggravante in questo fenomeno: il grado di "finzione cinematografica" di questi prodotti è andato crescendo con il raffinarsi delle tecniche digitali. Per vincere la competizione con altre serie, per rendere originale e innovativo il proprio prodotto, occorre realizzare qualcosa di sempre nuovo. Il problema con un "documentario" sui dinosauri è che lo spettro comportamentale e la gamma di situazioni che possiamo immaginare per questi animali non è infinito. Un dinosauro, per quanto di finzione, deve comunque rimanere dentro l'alveo del naturalistico. Non posso far parlare i dinosauri, non posso farli comportare in modo troppo libero, non posso esagerare con le personalizzazioni e con le vicende. Di conseguenza, una volta esaurita quella ridotta gamma di situazioni, e vincolato al principio della finzione naturalistica, i nostri dinosauri hanno solo due possibilità: estinguersi oppure specializzarsi. Dato che le serie con dinosauri in CGI continuano ad essere sfornate, stiamo osservando una progressiva specializzazione della finzione.

Nel primo Walking with Dinosaurus, i dinosauri erano ancora liberi di comportarsi in modo sobrio e naturalistico, aderente ad un canovaccio ispirato dai più comuni fenomeni naturali. Erano i primi dinosauri in CGI in un documentario, quindi non avevano competitori. Oggi, a oltre venticinque anni di distanza, non possiamo più mostrare i dinosauri che si comportanto come quelli del primo episodio. Dobbiamo inventarci qualcosa di mai visto prima, qualcosa di originale, accattivante, suggestico, emozionante, che intrattiene e non annoia. E dobbiamo farlo per evitare di non annoiare, di non apparire già visti. Come se la Natura fosse costretta ogni volta ad essere "intrattenimento".

Risultato? Battaglie tra dinosauri sempre più grottesche, vicende "famigliari" sempre più sentimentali e melodrammatiche, comportamenti riproduttivi sempre più esuberanti e pacchiani. 

I documentari in CGI sono quindi condannati alla stessa evoluzione che ha caratterizzato i loro precursori cinematografici: nascere come "naturalistici" e morire come "super-eroistici".

Che futuro hanno i documentari con dinosauri? La formula infantile e giocattolosa delle serie in CGI avrà sempre un pubblico di appassionati, quindi è probabile che continuerà questa tendenza, ovvero continuerà la produzione di dinosauri in CGI sempre più fantasiosi, spettacolarizzati, antropomorfici nelle vicende, ipocritamente iper-realistici.

Dal punto di vista del paleontologo, questa è una sconfitta. Sì, ci sono due, tre paleontologi al mondo che lavorano in questi documentari e ricevono una qualche compensazione economica. Ma la grandissima maggioranza degli studiosi non riceve alcun guadagno da questi prodotti. L'unica cosa che il paleontologo medio riceve da queste serie è una popolazione sempre più lobotomizzata da produzioni sempre più fantasiose e grottesche, sempre più allineata alle visione "giurassic-parkiana" dei dinosauri ormai elevata a pensiero unico, sempre meno capace di separare le parti scientifiche, oggettive, paleontologiche, da quelle di finzione, speculative, spettacolari e fantastiche.

L'idea che si possa fare un documentario che mostra unicamente dei fossili, dei siti di scavo e delle collezioni museali è considerata ridicola, patetica, fallimentare. 

Ma come? Non metti qualche animazione? Ma nessuno se la guarda una roba del genere! 

Eppure, quella sarebbe la sola vera forma di documentario. Un documentario deve documentare i fatti, non deve sbancare il botteghino, non deve vedere pop corn, non deve essere un giocattolo. 

Ce ne siamo dimenticati? Non resistiamo dal desiderio dell'ennesimo T.rex digitale? Ovvio, 30 anni di lavaggio del cervello hanno fatto il loro lavoro ed hanno vinto.

Il futuro dei documentari con dinosauri è di trasformarsi completamente in film con dinosauri. A quel punto, l'argomento ad documentarium diventerà un paradosso, perché non ci sarà modo per giustificare i dinosauri-mostrificati del cinema contrapponendoli ai dinosauri-cinematografici dei "documentari". 


25 maggio 2025

Frog DNA

Fotogramma da Jurassic Park (1993)


La rete abbonda di commenti e reazioni al prossimo film del Franchise Giurassico. Come ho spiegato nel precedente post, la direzione presa da questo Franchise non mi appassiona più, e pertanto non parlerò di queste nuove produzioni. Mi spiace per quelli che si aspettavano dei post ironici sull'ennesimo film, ma io non sono appassionato di film di mutanti.

Voglio invece commentare un tema relativo al film e romanzo originali, tema che è abusatissimo online, e sul quale molti fan dei nuovi film hanno costruito un'intera teoria volta a giustificare le scelte che hanno modificato il Franchise facendolo diventare qualcosa di differente dai primi film.

Mi riferisco all'idea che fin dal primo romanzo fosse implicito che i dinosauri di Jurassic Park fossero animali geneticamente modificati, che non fossero più "veri dinosauri" ma qualcosa che anticipa e precede i successivi ibridi e mutanti incontrati nei nuovi episodi.

Dato che fin troppi "secondo me" sono stati spesi su questo tema, qui voglio fare qualcosa di più solido e sofisticato, ovvero vado direttamente alla fonte originale, il romanzo di Crichton in lingua inglese, e vi riporto tutte le parti del romanzo che fanno riferimento a "veri dinosauri", "ibridi", "mutanti", "DNA anfibio", "DNA di rospo", così da mostrare cosa Michael Crichton intendesse quando ha creato il suo romanzo con dinosauri vivi nel XX Secolo.

 Disponendo di una copia pdf del romanzo, posso facilmente fare questo tipo di indagine.

Il termine "real dinosaur" (incluso il plurale "real dinosaurs") compare nel romanzo 5 volte:

La prima volta è quando gli scienziati invitati nel parco si domandano come sia stato possibile riportare in vita i dinosauri:

Ellie said, “You can’t reproduce a real dinosaur, because you can’t get real dinosaur DNA.”

La terza volta in cui il termine compare è un elemento chiave per chiarire molti malintesi successivi dei fan, perché dimostra che per Crichton i dinosauri che incontriamo nel parco giurassico sono "veri dinosauri", e non sono animali ibridi, artefatti geneticamente modificati:

 

 “You want to replace all the current stock of animals?” Hammond said.

“Yes, I do.”

“Why? What’s wrong with them?”

“Nothing,” Wu said, “except that they’re real dinosaurs.”

“That’s what I asked for, Henry,” Hammond said, smiling. “And that’s what you gave me.”

Il prossimo brano è un ulteriore elemento chiave, perché conferma che i dinosauri del romanzo sono "veri dinosauri". Notare che questo brano è servito da ispirazione per un dialogo in Jurassic World:


The dinosaurs we have now are real,” Wu said, pointing to the screens around the room, “but in certain ways they are unsatisfactory. Unconvincing. I could make them better.”

“Better in what way?”

“For one thing, they move too fast,” Henry Wu said. “People aren’t accustomed to seeing large animals that are so quick. I’m afraid visitors will think the dinosaurs look speeded up, like film running too fast.”

“But, Henry, these are real dinosaurs. You said so yourself.”

“I know,” Wu said. “But we could easily breed slower, more domesticated dinosaurs.”


Il dialogo tra Hammond e Wu prosegue ed introduce un'ambiguità su quanto siano reali i dinosauri del parco:

“Excuse me, Henry,” Hammond said, with an edge of impatience in his voice. “I do realize. And I must tell you frankly, Henry. I see no reason to improve upon reality. Every change we’ve made in the genome has been forced on us by law or necessity. We may make other changes in the future, to resist disease, or for other reasons. But I don’t think we should improve upon reality just because we think it’s better that way. We have real dinosaurs out there now. That’s what people want to see. And that’s what they should see. That’s our obligation, Henry. That’s honest, Henry.”

Questa ambiguità è però immediatamente risolta da Crichton per bocca di Wu: 

The DNA of the dinosaurs was like old photographs that had been retouched, basically the same as the original but in some places repaired and clarified. [corsivo mio]

Per Crichton, quindi, i dinosauri del Jurassic Park sono come vecchie fotografie restaurate, riparate, ma sostanzialmente genuine, non sono quindi qualcosa di differente dall'originale. Questi brani dimostrano che nell'intenzione dell'autore, i dinosauri di Jurassic Park non sono ibridi, non sono mutanti, non sono mostri, né creature artificiali. Sono dinosauri reali, copie restaurate di quelli originali.


Ed il fantomatico DNA di anfibio? 

"Frog DNA" è menzionato 16 volte. Le più importanti sono queste:


“When you made your dinosaur DNA,” Grant said, “you were working with fragmentary pieces, is that right?”

“Yes,” Wu said.

“In order to make a complete strand, were you ever required to include DNA fragments from other species?”

“Occasionally, yes,” Wu said. “It’s the only way to accomplish the job. Sometimes we included avian DNA, from a variety of birds, and sometimes reptilian DNA.”

“Any amphibian DNA? Specifically, frog DNA?”

“Possibly. Pd have to check.”

“Check,” Grant said. “I think you’ll find that holds the answer.”

Malcolm said, “Frog DNA? Why frog DNA?”


Notare che, a differenza del film, nel quale si afferma che il DNA inserito è solamente quello anfibio, nel romanzo la sequenze genetiche sono tratte anche da uccelli e rettili. Inoltre, durante lo svolgimento della trama si scoprirà che solo le cinque specie nelle quali era stato inserito DNA anfibio sono in grado di cambiare sesso e riprodursi. Dal testo, il DNA anfibio non pare aver modificato i dinosauri in altre caratteristiche, sia fisiche che comportamentali, ma solamente nella capacità di cambiare sesso. Dato che né noi né i personaggi del romanzo possono sapere se i dinosauri originali, nel Mesozoico, fossero in grado di cambiare sesso (alcuni rettili moderni ne sono capaci), a rigore questa "alterazione" indotta dal DNA anfibio non è necessariamente uno stravolgimento delle caratteristiche originarie dei dinosauri note alla scienza (sia reale che del romanzo). La possiamo considerare una licenza artistica di Crichton, per fini narrativi, né più né meno della capacità di sputare veleno attribuita nel romanzo al Dilophosaurus.

A questo proposito, è bene chiarire cosa si intenda nel romanzo per "inserimento di frammenti genetici", dato che nei film del filone "Jurassic World" questo concetto è portante per innumerevoli novità della trama, assenti nei primi film di Jurassic Park. 

Si tratta per Crichton di un modo per creare ibridi e nuovi animali? No, come riportato prima, nel romanzo i dinosauri sono "real dinosaurs". Questo elemento chiave del romanzo è spiegato in un altro brano:

He still wasn’t clear about why Grant thought frog DNA was important. Wu himself didn’t often distinguish one kind of DNA from another. After all, most DNA in living creatures was exactly the same. DNA was an incredibly ancient substance. Human beings, walking around in the streets of the modern world, bouncing their pink new babies, hardly stopped to think that the substance at the center of it all—the substance that began the dance of life—was a chemical almost as old as the earth itself. The DNA molecule was so old that its evolution had essentially finished more than two billion years ago. There had been little new since that time. Just a few recent combinations of the old genes—and not much of that. When you compared the DNA of man and the DNA of a lowly bacterium, you found that only about 10 percent of the strands were different. This innate conservatism of DNA emboldened Wu to use whatever DNA he wished.

Per Crichton, l'utilizzo di DNA di specie viventi per completare le sequenze è quindi considerato un espediente realistico poiché, data la conservatività del DNA, tale operazione non intaccherebbe in modo sostanziale la struttura originaria del genoma dinosauriano.

Notate bene, non sto dicendo che questo sia un concetto corretto sul piano scientifico reale, rimarco che esso è un elemento portante la costruzione narrativa interna del romanzo di Crichton. Nella finzione di Jurassic Park, l'inserimento di sequenze genetiche di specie diverse non altera lo status di "real dinosaurs" degli animali clonati. Ovvero, l'ingegneria genetica di Wu non produce chimere, ibridi o mostri, ma si limita a "restaurare" un DNA in parte danneggiato.

Notare che questo concetto è invece del tutto abbandonato nei film di Jurassic World, nei quali la manipolazione genetica diventa analoga ad una vera e propria fabbrica di nuovi esseri viventi artificiali (ibridi e mutanti).


Infine, quante volte compare la parola "hybrid" nel romanzo? ZERO.

Quante volte compare la parola "mutant" nel romanzo? ZERO.


In conclusione: non è vero che i concetti di "ibrido" e "mutante", che caratterizzano il filone di Jurassic World, siano già presenti in Jurassic Park. L'analisi diretta del testo di Crichton smentisce definitivamente questa leggenda metropolitana tanto cara ai fanboy degli ultimi episodi. In Jurassic Park, i dinosauri sono "real dinosaurs", nel senso che sono copie dei dinosauri mesozoici ottenute dal restauro di sequenze di DNA fossile.

Pertanto, ibridi e mutanti NON sono canonici in Jurassic Park.

Nota a margine. L'ingegneria genetica immaginata da Crichton è comunque poco realistica, per molti motivi, anche contestualizzandola alla fine degli anni '80. Il realismo del romanzo ha illuso molti sulla possibilità di realizzare un Jurassic Park nel mondo reale, ed ha spalancato le porte ad un universo narrativo di ibridi e mutanti realizzabili con la spessa facilità con cui si assemblano le costruzioni del LEGO. Questo brano del romanzo è molto indicativo della distanza tra la genetica di Crichton e quella reale:

“I don’t think that’s impossible,” Wu said. “Reptiles are easier than mammals. Cloning’s probably only ten, fifteen years off. Assuming some fundamental advances.” 

In realtà, la clonazione dei mammiferi è molto più semplice di quella dei rettili. Ironicamente, Wu azzecca la data della clonazione di Dolly, avvenuta meno di un decennio dopo Jurassic Park, ma ignora che Dolly sia un mammifero, e non un rettile. La clonazione di rettili ed uccelli è ancora oggi, anno 2025, una tecnologia molto più difficile e controversa della clonazione dei mammiferi.

21 maggio 2025

Billy Resignation

 


Dopo oltre quindici anni di onorata carriera, il filone di post della serie "Billy e il Clonesauro" di questo blog finisce qui. Tutte le cose hanno una loro fine, ed anche Billy è diventato vecchio e stanco. Lasciamolo andare in pensione.

Tutto iniziò agli albori del blog, quando scrissi una serie di post a tema paleontologico i quali utilizzavano i celebri dinosauri di Jurassic Park come pretesto per parlare di tematiche interne alla paleontologia. I post quindi non parlavano del film, ma usavano il film per parlare di paleontologia. A me pareva ovvio e del tutto innocente. Un modo per fare divulgazione paleontologica salendo sulle spalle di un iconico film che tutti conoscevano. 

Non tutti percepirono i post in quel modo. Una parte dei commenti a quei post mi svelò l'esistenza dei fanboy duri di Jurassic Park, ovvero, una minoranza di appassionati del film (e del Franchise che è derivato dal film) i quali non tolleravano che si potesse parlare di paleontologia usando il film come semplice pretesto pop. Invece di leggere i post come un pretesto per parlare di paleontologia, essi lo leggevano come una critica al loro adorato film. Stravolgevano totalmente il senso dei post, e lo consideravano una sorta di blasfemia nei confronti del loro idolo. Per una bizzarra deformazione psicologica, i fanboy duri ritengono di essere i soli autorizzati a parlare di quel film, quasi che autoproclamarsi un "fan" conferisca dei diritti esclusivi ed una qualche autorità su un prodotto mediatico di cui in realtà si è solamente dei semplici utenti e fruitori passivi.

Caro fanboy, Jurassic Park non è la tua cara nonna, e tu non hai l'esclusiva su come gli altri possano guardarlo, analizzarlo, percepirlo e commentarlo. Essere un "fanboy" non conferisce alcun diritto speciale, né il patentino di Ajatollah del Franchise che detta le regole su cosa si possa o non si possa dire in merito a quel prodotto. 

Sia chiaro, i fanboy duri sono una minoranza, e non sono solamente in Jurassic Park. Ma sono molto rumorosi. A volte anche volgari.

Non ho mai capito l'ostilità verso i miei post. Non ho mai compreso perché uno senta l'impulso a commentare con toni aggressivi in un blog solamente per lamentarsi del fatto che si parli in modo originale ed alternativo di un film. Non ti piace quello che scrivo? Ignora il blog! Qualcuno ha mai visto un mio commento lasciato sulle pagine dei fanboy? No, perché non vado a casa degli altri a disturbarli. Qualcuno ha mai letto una mia invettiva o commento feroce nei forum degli appassionati? No, perché a differenza di quelli che vengono qui solamente per dirmi cosa posso o non posso scrivere, io rispetto la libertà altrui di parlare a casa loro di quello che loro piace, nei modi che a loro piace.

Proprio la ottusa ostilità dei commenti più fanatici mi ha ispirato ad avere sempre un tono scanzonato e ironico su questo tema. Il mondo è bello perché è vario. Quindi, nonostante le regolari invettive velenose, ho continuato a scrivere post sulle mie impressioni, suggestioni, sempre con un tono leggero, dissacrante e divertito.

Ad ogni modo, per la gioia dei più feroci critici dei miei post, questa serie si chiude qui.

L'ultimo trailer di Jurassic World 4 dimostra che il Franchise originario di Jurassic Park si è estinto. Il film si annuncia come un Monster Movie classico, con tematiche e contesti ben diversi da quelli originari di Jurassic Park. Di Jurassic rimane solo il nome, ma non l'anima.

Jurassic Park era un film intriso positivamente di paleontologia. Questo è il motivo per cui così tanti paleontologi lo hanno amato. I dinosauri erano intesi come animali reali, costretti dalla tecnologia a vivere in un contesto innaturale. I paleontologi erano i protagonisti, eroi positivi, non spalle secondarie di supereroi (o eroine, vedi l'ultimo film) molto muscolari ma poco intellettivi, armati di fucili mitragliatori ma privi di basi scientifiche. I Grant, Sattler e Malcolm sono stati sostituiti dagli Owen e dalle Zora. Nel primo film, non c'era spazio per creature totalmente di fantasia. Le licenze artistiche, pur presenti, erano motivate biologicamente, e non portavano a creature soprannaturali da fumetto. Ibridi, mutanti e mostri artificiali erano del tutto assenti da quel film. Solo dinosauri.

Jurassic Park accenna a tematiche paleontologiche, e lo fa con consapevolezza: il metabolismo endotermico oppure ectotermico, il legame evolutivo con gli uccelli. Ciò rendeva Jurassic Park qualcosa di veramente speciale per chi, come me, è appassionato da sempre alla Scienza Paleontologica, ai dinosauri in quanto prodotto dell'investigazione scientifica. 

Tutto questo è svanito in questi nuovi film. La trama è la ripetizione di elementi action già visti altrove. La paleontologia è del tutto assente. I dinosauri sono piccoli Godzilla. Siamo tornati nel più classico e stereotipato contesto dei film sui mostri.

Pertanto, non è più materia per un blog che ha come suo nucleo principale la scienza dei dinosauri.

Il blog quindi non si occuperà più di Jurassic World e del suo universo narrativo.

Se tornerò a parlare di quei film, sarà solo per menzionare il primo episodio, quello nel quale la paleontologia e i dinosauri erano i veri protagonisti.

Almeno per questa volta, evitate di lamentarvi.

 

20 maggio 2025

RECENSIONE DEL TRAILER DEL QUARTO EPISODIO DELLA SECONDA TRILOGIA(ok, ma se è un quarto episodio, allora non è una trilogia) DI BILLY PARK

Too late, bro.

Approfitto delle pause necessarie a far macinare le analisi filogenetiche per lo studio di un nuovo taxon (no spoiler!) per commentare il trailer appena uscito del prossimo episodio di Billy Mundo.

A differenza del mio pudore nel non parlare del mio nuovo taxon, il trailer ci va pesantissimo e praticamente ci spiattella l'intero film senza bisogno di andare al cinema. Dire "recensione senza spoiler" di questo trailer equivale a dire "non parlo del trailer". Se sommiamo questo trailer alle notizie già fatte circolare dalla produzione, è abbastanza chiaro cosa vedremo al cinema. 

Hollywood, quando imparerai che un trailer NON deve essere un abstract del film?

Il trailer si apre con il laboratorio segreto che nessuno conosceva ma nel quale sono stati creati i primi cloni di dinosauro, ovvero, un retcon del secondo film del 1997 (a sua volta, un retcon del primo film del 1993). La scena è chiaramente un flash-back poiché abbiamo il laboratorio bianco e lindo, e una specie di estetica vintage anni '80. Vediamo il famigerato MutanDino che afferra la solita comparsa che deve morire malissimo, e capiamo che per essere antico quanto il laboratorio vintage anni '80, MutanDino ha almeno 35-40 anni... quindi è un dinosauro mutante millennial. Il peggio del peggio (parola di X-Gennial).

A me questa cosa che ora è canonico che John Hammond sia stato un bugiardo patologico che ci ha nascosto tutti i suoi mega-laboratori inizia a stare sullo stomaco. Non è carino scaricare tutte le bugie su una persona defunta. Ora, se il trend è questo, nel prossimo episodio scopriremo che questo laboratorio appena scoperto in questo film non fu il primo primissimo originale, perché ce ne fu uno ancora prima, risalente al 1980, basato su tecnologia genetica degli anni '70 e computer a vapore... e poi un altro ancora precedente, così a ritroso fino al 3800 avanti Cristo, quando gli ultimi dinosauri salirono sull'Arca di Noè.

Scopriamo che su questa isola dimenticata da Dio ci sono intere mandrie di dinosauri sauropodi. La cosa è ovviamente demenziale, dato che nel precedente film abbiamo avuto l'INTERO PIANETA TERRA popolato da dinosauri di tutte le forme e dimensioni. Ma tutti (sia i personaggi che il pubblico) faranno finta di non aver mai visto un dinosauro in vita loro, e che Uh, Ah, Caspita! Un dinosauro! Che figata incredibile! Tutto con sottofondo di John Williams.

Ecco, qui si tocca il punto più dolente dell'intero Franchise di Billy... la totale indifferenza e disprezzo verso la continuità temporale. Ad ogni episodio, i dinosauri cambiano livrea, il numero delle specie clonate cresce esponenzialmente, il numero delle isole usate come laboratori, dei centri di ricerca (tutti ovviamente super-segreti fino al prossimo episodio) e dei miliardi di dollari spesi si moltiplica come una pandemia, ed elementi chiave della trama precedente vengono sistematicamente ignorati, negati, rivisti, stravolti e rinnegati. E tutti sembrano non aver mai visto un dinosauro prima di quel momento.

Vi ricordate le bambine clonate che erano nipoti di soci mai visti prima che nel film successivo diventano cloni dirette di figlie genetiste premi Nobel mai viste né sentite prima? Da dove saltava fuori la genetista geniale? Da nessuna parte. Per quattro episodi avevamo creduto che il solo genetista fosse Wu (a Isla Nublar, anzi, no, su Isla Sorna), poi si scopre che invece tutto il lavoro era stato fatto altrove. La trama è totalmente incoerente, sconclusionata, frammentaria ed episodica che viene il sospetto che ogni episodio si svolga in un universo alternativo ogni volta differente.

Il trailer mostra già tutti i classici elementi che nessuno vuole in questi film ma che per qualche misteriosa deformazione mentale gli sceneggiatori pensano che siano richiesti: le trame famigliari, i bambini, questa volta persino con connotazioni terzomondiste dato che abbiamo una famiglia apparentemente migrante che decide di attraversare l'Oceano per approdare su un'isola con rovine precolombiane (!). In America (aka USA) qualche idiota si lamenterà che il film è propaganda woke pro-migranti. Gli eroi sono ovviamente un melting pot di stereotipi: la donna alta un metro e mezzo ma che ha le capacità fisiche di un culturista austriaco che mangia berretti verdi a colazione, un paleontologo nerdosamente occhialuto che non sembra stupefatto dalla richiesta di andare su un'isola per prendere campioni biologici di dinosauro quando vive in un universo narrativo dove i dinosauri hanno popolato l'INTERO PIANETA TERRA (vedi episodio precedente... ah, già, che stupido, io che pretendo una continuità logica e narrativa tra gli episodi), abbiamo un bianco ricco vestito bene che probabilmente alla fine salta fuori essere il cattivo traditore di turno, ed infine abbiamo una banda di simpatici Malboro Men (cit.) armati di improbabili armi d'assalto.

C'è il mini-dinosauro mascotte che sembra copiato apposta dal cosetto verde di the Mandalorian... un po' come lo stesso MutanDino che è esplicitamente dichiarato essere un Rancor di Guerre Stellari ibridato con un Alien dell'omonimo franchise. Ah, l'originalità...

Infine, c'è un altro non-dinosauro che conquisterà i cuori di milioni di bambini convinti che sia un vero dinosauro: lo Pteroraptor, Dinodactylus, Scansatibuonsensorius, insomma, un raptor col patagio. Sì, perché piuttosto che fare un patetico Dromaeosauridae reale con ali piumate, noi lo facciamo con la pelle squamata e le ali da pterosauro (che erano a loro volta piumati, ma chi se ne frega). E voi hater fissati con i dinosauri accurati non potete dirci niente perché è un Mutante, ovvero una cosa che puoi mettere come ti pare in un film e questo non è un documentario. Per mezzo secondo mi ero illuso fosse uno scansoriopterygide gigante, poi ho controllato i singoli fotogrammi... e, no, è proprio un mostro del tutto inventato. Ormai, è canonico che Jurassic Park è sempre stato un film sui Mutanti!

Quindi, riassumendo, il trailer ci dice che i buoni vanno sull'Isola del Teschio di Cristallo alla ricerca del DNA di dinosauro, scoprono che sull'isola ci vivono un Gorilla mutante (MutanDino), un T-rex, tre Spinosaurus, almeno uno Pteroraptor squamosus e centinaia di dinosauri. I buoni salvano una famiglia di immigrati attaccati dal T-rump, raggiungono il centro visitatori, riaccendono la corrente, sono attaccati dallo Pteroraptor, Scarlett si Laracrofta all'estremo per la gioia dei maschietti (alfa, beta, epsilon, omicron) in sala, poi ci sarà lo scontro finale tra MutanDino e gli spiriti di Indoraptor, Indominus, John Hammond e la mamma della bambina clone. 

Se torna anche Starlord e la figlia di Richy Cunningham do un 6. A loro due, non al film. 


 

29 aprile 2025

ANDARE OLTRE L'ENIGMA DI STROMER

Sebbene tutti i theropodi mesozoici siano uguali ai miei occhi, alcuni temi relativi ai theropodi mesozoici sono più intriganti di altri. In particolare, le faune di theropodi giganti dalla metà del Cretacico (Aptiano-Cenomaniano: tra 120 e 90 milioni di anni fa) del Nord Africa sono una delle tematiche più affascinanti e controverse dell'intera scienza dinosaurologica. Il problema fondamentale di queste comunità fossili è noto come "Enigma di Stromer", ovvero la presenza nelle medesime unità stratigrafiche di almeno tre (a volte, più di tre) specie di dinosauro theropode gigante (con masse adulte sopra le 2 tonnellate). Il primo a realizzare la peculiarità di queste associazioni fu proprio Ernst Stromer, "padre" dei tre più famosi membri di queste associazioni: Spinosaurus, Carcharodontosaurus e Bahariasaurus. Da una prospettiva ecologica ispirata dalle associazioni faunistiche viventi, la compresenza di così tante specie di super-predatori giganti apparve subito un paradosso, dato che, nelle comunità attuali, le popolazioni di grandi predatori sono sempre una piccola minoranza della biomassa di un ecosistema. Al contrario, in queste associazioni nordafricane, i predatori giganti sono la principale componente della fauna dinosauriana osservata. Come potevano gli ecosistemi del Nord Africa medio-cretacico sostenere una così massiccia componente di predatori all'apice delle catene alimentari?

Le possibili soluzioni proposte sono di varia natura:


1- Negare il problema, riducendolo ad un errore di campionamento.

Secondo questa interpretazione, la compresenza di tutti questi mega-theropodi nel medesimo ecosistema è apparente, ma non reale, ed è dovuta ad una imperfetta zonazione (suddivisione) delle unità geologiche. In breve, le specie apparirebbero coesistere nelle successioni geologiche perché la stratigrafia del Nord Africa è grossolana, mal definita, e questo porterebbe le originarie associazioni faunistiche (tra loro distinte) ad apparire erroneamente sovrapposte e coincidenti.

Questa soluzione è in parte corretta, ma non è sufficiente. La stratigrafia nordafricana è spesso molto poco definita, per ragioni storiche e ambientali. Nei casi in cui è stato possibile fare indagini stratigrafiche rigorose, emergono delle differenziazioni nelle faune. Ad esempio, un'analisi dettagliata della stratigrafia dei denti di theropode raccolti nell'Aptiano-Albiano della Tunisia ha mostrato che i denti degli spinosauridi sono più abbondanti nei sedimenti lagunari, mentre carcharodontosauridi e abelisauridi sono più abbondanti nei sedimenti alluvionali. Quindi, sì, quando si analizza la stratigrafia in modo dettagliato, si può osservare una differenziazione faunistica, ma questa non è assoluta né universale. Nei livelli cenomaniani del Marocco (Kem Kem) e dell'Egitto (Bahariya) le indagini geologiche non hanno rivelato una così netta distinzione faunistica.


2- Stemperare il problema con la segregazione ecologica.

Questa interpretazione ammette che le specie siano vissute assieme, ma ipotizza che esse fossero segregate ecologicamente: ogni specie aveva la propria "nicchia ecologica", e nessuna era direttamente in competizione con le altre. Ad esempio, Spinosaurus aveva un'ecologia differente da Carcharodontosaurus, e questo è supportato dalle numerose differenze nella dentatura, nella morfologia del cranio, nella composizione isotopica dello smalto. Questo argomento funziona bene per separare ecologicamente gli Spinosauridae dagli altri grandi theropodi, ma non spiega la coesistenza di Carcharodontosauridae ed Abelisauridae, entrambi dotati di musi oreinorostrali e denti zifodonti (adattamenti per una dieta iper-carnivora), e per ora è sostanzialmente inapplicabile su Bahariasaurus, del quale non abbiamo a disposizione né cranio né denti.


3- Applicare l'over-lumping tassonomico.

Ad accentuare il dibattito e la portata dell'Enigma di Stromer è la stima della diversità di specie di queste unità. Secondo alcuni autori, il numero di specie per unità è dato dal numero dei cladi campionati (ovvero, tutto il materiale raccolto e riferibile ad un certo clade indicherebbe una singola specie): ad esempio, seguendo questo approccio, tutto il materiale con caratteristiche di Spinosauridae rinvenuto nel Kem Kem marocchino apparterrebbe ad una singola specie, Spinosaurus aegyptiacus. Questo approccio è detto "lumping". Secondo altri autori, la diversità campionata nelle unità all'interno dei singoli cladi non è riconducibile ad una sola specie per gruppo, ma implica più specie strettamente imparentate ma comunque distinte: in questo caso, lo stesso materiale con caratteristiche di Spinosauridae rinvenuto nel Kem Kem appena citato apparterrebbe ad almeno due specie distinte, potenzialmente classificabili come due generi distinti nel caso queste due specie non siano strettamente imparentate, Spinosaurus e Sigilmassasaurus. Questo approccio è detto "splitting".


La distinzione tra "lumper" e "splitter" è stata affrontata soprattutto in termini di "tassonomia alfa", ovvero il numero delle specie che sono rappresentate dal campione fossilifero raccolto. I paleontologi lumper tendono a minimizzare il numero delle specie deducibili dal campione, mentre gli splitter tendono a non essere vincolati nella stima della diversità delle specie ricavate nel medesimo assemblaggio fossile.

Il problema principale nel dibattito tra autori lumper ed autori splitter è che non esiste un criterio universale per stabilire se e quando si possa applicare il lumping e quando invece sia da applicare lo splitting. L'impossibilità di stabilire un criterio universale è dovuto a innumerevoli fattori, alcuni biologici altri più squisitamente paleontologici:


- la variabilità all'interno di una specie non può essere stabilita a priori, ma solo dopo che abbiamo definito i confini genetici e geografici della specie (e, nel caso dei fossili, anche i suoi confini nel tempo geologico).

- non tutta la variabilità ha un valore tassonomico: la differenza tra i sessi e quelle tra gli stadi di crescita sono fonte di diversità morfologica ma non hanno reale importanza tassonomica. Nel caso dei fossili, non sempre è possibile stabilire il sesso dell'esemplare, e comunque è impossibile osservare lo sviluppo individuale completo di un individuo, dato che ogni esemplare mostra solo il suo particolare morfotipo esistito al momento della morte.

- non abbiamo popolazioni sufficientemente ricche per fare analisi statistiche della variabilità nel campione: ovvero, quanto era "tipico della specie" il tratto anatomico che osserviamo nei fossili a disposizione?

Dato che in molti casi una specie fossile di dinosauro è basata unicamente su un singolo esemplare, quasi sempre incompleto, il cui sesso è sconosciuto, la cui età individuale (e relativo stadio di crescita) è spesso di difficile definizione, ne discende che qualsiasi definizione di specie (e dei suoi limiti di applicazione, ovvero l'ampiezza della sua variabilità interna) è una proposta suscettibile di revisione.


Sauroniops e Spinosaurus (c) Emiliano Troco

Finora, gran parte del dibattito tra autori splitter e autori lumper è stato di natura prettamente tassonomica, ovvero, relativa al numero di specie che si presume siano rappresentate dal campione fossile. Tuttavia, esiste anche un altro modo di considerare la questione, ed è sul piano analitico, metodologico. Ovvero, quale è l'impatto dell'approccio splitter vs lumper nella risoluzione della filogenesi dei dinosauri predatori? Anche se spesso non viene preso in considerazione, l'approccio tassonomico seguito dagli autori rappresenta esso stesso un'ipotesi filogenetica imposta a priori all'analisi che vogliamo svolgere per determinare la diversità nel campione. Che impatto ha questa ipotesi sul risultato delle analisi?

Indipendentemente dal numero di specie presenti nel campione, noi possiamo svolgere analisi filogenetiche in cui non imponiamo a priori una particolare filosofia splitter o lumper, ovvero cercando di minimizzare il numero di ipotesi relative alla composizione delle specie presenti. Questo approccio possiamo chiamarlo "splitting/lumping metodologico", e non è necessariamente legato allo splitting/lumping tassonomico, ma ha come obiettivo quello di ridurre al minimo l'impatto delle nostre tassonomie sullo svolgimento di un'analisi filogenetica. In teoria, anche il lumper più estremo può svolgere un'analisi metodologicamente-splitter, e ricavare il grado di inclusività delle specie dal risultato di tale analisi.

Finora, pochi studi hanno considerato l'effetto dello "splitting/lumping metodologico" nell'analisi filogenetica dei dinosauri predatori, in particolare quelli dal Cretacico del Nord Africa. Eppure, qualora fosse affrontato esplicitamente, questo approccio potrebbe aiutare a risolvere alcune delle questioni più controverse intorno ai dinosauri predatori del Cretacico nordafricano.


16 aprile 2025

Un enigmatico theropode scavatore con falangi fuse?

L'esemplare (da Averianov, 2025)


Averianov (2025) descrive due falangi distali fuse tra loro (lunghezza totale dei due elementi, circa 2 cm) dal Cretacico Superiore dell'Uzbekistan e le riferisce al piede di un enigmatico theropode scavatore.

Dopo aver letto la descrizione di questo materiale, sono scettico sull'attribuzione di queste falangi ad un theropode, e ritengo più probabile che appartengano ad una tartaruga.


I motivi per dubitare che questo fossile sia un Theropoda sono:


- assenza di un'ampia cavità midollare interna.

Le ossa dei theropodi sono generalmente cave internamente, e questa cavitazione si estende fino alle falangi distali (osservazione personale sulle tomografie di Halszkaraptor). Questo fossile invece mostra l'interno delle falangi riempito da un reticolo caotico di cavità, che suggeriscono una texture sostanzialmente spugnosa.


- assenza di fosse per il legamento collaterale.

Questa condizione è inusuale nei Theropoda ma visibile in molte falangi di tartaruga (osservazione personale).


- presenza di ampi forami sulle superfici laterale e ventrale delle due falangi.

Le falangi dei theropodi non hanno grandi forami che si aprono sulle superfici laterali e ventrali. Al contrario, questo carattere è presente in molte falangi di tartaruga (osservazione personale).


- superficie esterna dell'ungueale molto rugosa e bucherellata.

Questa condizione è presente in molte falangi ungueali di tartarughe, ma è anomala nei Theropoda, le cui superfici sono sostanzialmente lisce.


- solco collaterale ampio ma poco definito.

In Theropoda, il solco collaterale è generalmente ben definito e dei bordi netti. Negli altri rettili, incluse le tartarughe, il solco è spesso più basso e meno marcato rispetto al resto della superficie.


Inoltre, la fusione tra le due falangi, considerata dall'autore un carattere tassonomico genuino e non patologico, è poco compatibile con la marcata mobilità dell'articolazione distale delle dita del piede dei dinosauri, ma è più plausibile in animali come le tartarughe che generalmente non hanno una marcata mobilità (sia nella flessione che estensione) delle falangi del piede.

Concludendo, non vedo motivi solidi per riferire queste falangi ad un Theropoda. Penso sia più plausibile attribuirle ad una tartaruga, gruppo ugualmente rappresentato nell'unità di provenienza del fossile. 

09 aprile 2025

La non de-estinzione del non-metalupo



Generalmente, io non mi occupo di mammiferi cenozoici. Non sono il mio campo, io sono un esperto di rettili mesozoici, e come tutti i vecchi alla mia età sanno bene, non è saggio parlare di ambiti che non si conoscono con il sufficiente livello di competenza.

Tuttavia, il caso vuole che io sia un paleontologo dei vertebrati specializzato in sistematica e filogenetica, ovvero un esperto in come si identificano e definiscono le specie fossili di vertebrati. Pertanto, ho l'esperienza per esprimere un commento su una parte della notizia scientifica del mese, ovvero la così detta "de-estinzione" del "dire wolf" (specie Aenocyon dirus), di cui tutti stanno parlando in questi giorni. 

Screenshot dal sito della società biotecnologica Colossal in cui è esplicitamente menzionato Aenocyon dirus come specie "de-estinta" (fonte:https://colossal.com/direwolf/).

Non mi soffermo sulla questione genetica, che non è il mio campo, né su quella strettamente legata alle caratteristiche dei canidi (sia viventi che estinti), che non è il mio campo. Mi soffermo su un concetto più generale, ovvero, cosa sia una specie di vertebrato fossile, e quando, come e perché io possa chiamare un individuo "membro di quella specie".

Un vertebrato fossile è, in pratica, un insieme di attributi morfologici che si possono osservare associati in un singolo esemplare fossile.

Ad esempio, se hai scoperto un fossile di vertebrato con undici denti premascellari, muso platirostrale con premascellari fusi, osso jugale con un vestigio di processo ascendente, vertebre cervicali anteriori con postzigapofisi fuse in un processo a forma di spatola, cervicali posteriori senza spina neurale, terzo dito della mano più lungo e più robusto del secondo, e secondo dito del piede con seconda falange senza distinzione tra diafisi e faccette articolari, allora hai scoperto un esemplare di Halszkaraptor escuilliei. Non c'è altro modo per identificare un Halszkaraptor escuilliei.

Se un genetista dichiarasse che ha preso un anatra, ne ha modificato il DNA per farle avere l'aspetto esteriore che siamo abituati ad attribuire ad Halszkaraptor escuilliei, per farla camminare e muovere come pensiamo forse avesse camminato Halszkaraptor escuilliei, quell'animale non sarebbe un Halszkaraptor ma solo un'anatra geneticamente-editata.

Se il medesimo genetista fosse in possesso di alcuni alleli di geni del genoma di Halszkaraptor che codificano per alcuni tratti della morfologia e del comportamento di Halszkataptor, e li inserisse con successo nel genoma di un'anatra mutante, in tal caso, avrebbe ottenuto un Halszkaraptor? No, avrebbe un'altra anatra ancora più geneticamente-editata della prima.

L'esempio qui sopra può sembrare forzatamente estremo, perché un canide di poche migliaia di anni fa differisce da un lupo grigio meno di quanto un dromaeosauride del Cretacico differisce da un anatra. C'è molta più affinità genetica tra un Canis familiaris ed un Aenocyon dirus che tra un Halszkaraptor escuilliei ed un Anas platyrhynchos. Ma il concetto è sostanzialmente il medesimo.

Un Canis familiaris (lupo grigio) al quale hanno editato alcuni alleli per dargli un aspetto che forse ricorda quello in vita di Aenocyon dirus NON è un Aenocyon dirus.

Per questo motivo, sono veramente sbalordito da questa dichiarazione di un rappresentante della società biotecnologica che ha "de-estinto" il dire wolf, lasciata sulla pagina Facebook del mio blog:


In pratica, essi ammettono di aver giocato con le parole. Essi chiamano "dire wolf" quello che è solamente un lupo editato-geneticamente. Il motivo di questo palese sofismo di nomenclatura è ovvio: il nome "dire wolf" è molto più suggestivo ed accattivante di "lupo grigio editato geneticamente". Ovvero, questa è solo una trovata pubblicitaria, un espediente per accattivare finanziatori e sostenitori. Ma sul piano paleontologico, qui non è stata "de-estinta" alcuna specie. Hanno giocato con il DNA di un lupo per fargli assumere alcuni attributi che, secondo loro, erano tipici e caratteristici di Aenocyon. Ma simulare alcuni elementi di un animale non significa averlo riportato in vita.

Faccio notare, banalmente, che parte della dichiarazione di Colossal è in ogni caso del tutto arbitaria: nessuno conosce l'aspetto in vita del dire wolf, nessuno conosce il comportamento in vita del dire wolf, nessuno ha modo di determinare se l'ecologia di un animale creato in laboratorio sia analoga a quella di una specie estinta. Sono tutte delle "supercazzole" pseudo-scientifiche per far stare in piedi la arbitraria decisione di dare a questo lupo editato-geneticamente un nome colloquiale usato per una distinta specie fossile.

Ora, aspettiamo che questi animali crescano e raggiungano l'età adulta, e confrontiamo il loro scheletro adulto con quello degli Aenocyon: se lo scheletro rimane quello di un lupo, la faccenda si chiude qui. Qualora lo scheletro mostri caratteri diagnostici di Aenocyon, allora avrà senso riparlarne.

 

02 aprile 2025

L'Exoparia e l'illusione della paleoarte anatomicamente accurata

Un ciuffo di penne modificate circondava l'orecchio dei dinosauri, fungendo da padiglione auricolare? Prima di commentare schiumando bile d'indignazione, leggi questo post...


Nel mio libro "Ricostruire i Dinosauri" dedico un capitolo ai limiti della ricostruzione paleontologica. Alcuni di questi limiti sono contingenti, dovuti all'attuale stato della conoscenza, quindi potenzialmente superabili in futuro grazie a nuove scoperte o all'introduzione di nuovi metodi di indagine, ma altri sono intrinseci e fondamentali, risiedono nella natura stessa della paleontologia e non potranno mai essere superati, se non nella improbabile eventualità di avere di fronte l'organismo estinto ancora in vita (una contraddizione logica che, di fatto, comporta la traslazione dell'organismo dalla paleontologia alla biologia, quindi rendendo inutile una "ricostruzione" di qualcosa che a quel punto diventa palese davanti a noi).

Il limite fondamentale della ricostruzione paleontologica è che essa si fonda sulla analogia con il vivente, ed è quindi vincolata al campione di opzioni dato dal vivente. A meno di non essere degli irriducibili attualisti e credere che tutte le opzioni biologiche possibili siano espresse dalle forme di vita attuali, dobbiamo necessariamente ammettere che nel passato siano esistite condizioni biologiche non più osservabili in natura, e quindi automaticamente escluse dal campione di opzioni viventi dalle quali attinge la procedura analogica della ricostruzione paleontologica.

Corollario: esisterà sempre qualcosa nella paleontologia che non è possibile ricostruire. Cosa? Non possiamo saperlo, dato che non è possibile conoscere ciò che non è ancora noto.

Come ho scritto prima, una parte di questi limiti è destinata ad essere superata, grazie a nuove scoperte. La storia della paleontologia dei dinosauri è costellata di esempi di strutture molli, tegumenti e parti non-ossee che, una volta scoperte, sono risultate essere del tutto impossibili da determinare partendo dalla analogia con le sole specie viventi, perché non erano condivise in nessun animale di oggi. Al tempo stesso, il numero progressivamente crescente di questi tessuti, organi e condizioni biologiche scoperti e del tutto inattesi prima della scoperta dimostra che, potenzialmente, la quantità di elementi anatomici a noi ancora del tutto sconosciuti è molto più grande di quello che possiamo immaginare.

Ecco alcuni esempi che illustrano quanto ho appena scritto:


Sebbene alcuni paleontologi avessero ipotizzato che alcuni dinosauri fossero piumati anche prima della scoperta di questo tegumento nei dinosauri (scoperta avvenuta in modo definitivo nella seconda metà degli anni '90 del XX Secolo), nessun paleoartista aveva mai azzardato l'ipotesi che i dinosauri avessero tipologie di piumaggio del tutto nuove ed assenti negli uccelli moderni.

Ad esempio, nessun uccello moderno ha la complessa tipologia di penne remiganti metatarsali sulle gambe come osserviamo nei Microraptorinae.

La lista di tipi di piumaggio non-aviano assenti negli uccelli moderni è lunga:

Le "penne allungate nastriformi" presenti in alcuni scansoriopterygidi e pigostiliani basali sono strutturalmente prive di equivalenti moderni.

Beipiaosaurus mostra un tipo di grandi "penne" simili a foglie nastriformi prive di corrispondenti moderni.

Sinornithosaurus mostra lunghi ciuffi di filamenti semplici collegati solo alla base e filamenti moderatamente ramificati. Nessun uccello moderno mostra questa tipologia di piumaggio.

Anchiornis presenta livelli successivi di sottili penne sulle ali, secondo un pattern diverso da quello che forma la superficie alare degli uccelli moderni.

Psittacosaurus presenta un corpo squamato ed (almeno sulla coda) una fitta schiera di setole non ramificate. Nessun rettile moderno mostra questa combinazione di tegumento.

Kulindadromeus mostra una complessa combinazione di "proto-piume" e squame in diverse parti del corpo. Nessun rettile né uccello moderno è lontanamente analogo a questa condizione.

Il piccolo theropode Juravenator presenta filamenti semplici associati a pelle squamata, un altro mix di elementi del tutto privo di analoghi viventi.

La lista di tegumenti dinosauriani privi di analoghi moderni non si limita alle piume. Anche le squame dei dinosauri sono in molti casi del tutto originali e prive di analoghi viventi, al punto che è stato necessario introdurre nuove terminologie per descriverle.

Ad esempio, la maggioranza dei grandi dinosauri ricoperti di squame è dotata di una fittissima squamatura di piccole "squame basement" associata ad una meno densa serie di più ampie "squame feature". Un simile pattern non si osserva nei rettili di oggi, e sarebbe impossibile da determinare partendo solo dalle specie viventi come modello di riferimento.

In alcuni grandi dinosauri sono presenti dei "cluster" di squame raggruppati per forma e dimensioni in certe parti del corpo, una condizione assente nei rettili moderni ma che potrebbe essere stata dotata in vita di differenti colorazioni.

Recentemente, in alcuni Hadrosauridae è stato osservato un nuovo tipo di squame dalla forma irregolare, "a gancio", del tutto assente nei rettili odierni.

Le texture delle superfici subcutanee delle ossa facciali di molti dinosauri non sono riconducibili fedelmente né alla tipologia dei coccodrilli né a quella di altri rettili, e ciò implica un tipo di tegumento facciale in questi dinosauri che non è del tutto equivalente ad alcun modello vivente (è questo il motivo principale per cui si discute tanto, e spesso in modo contraddittorio, intorno alla ricostruzione facciale di alcuni dinosauri come i Tyrannosauridae). La densità di forami neurovascolari ed il grado di rugosità sulle ossa facciali di molti dinosauri sono minori di quelle dei coccodrilli ma maggiori di quella delle lucertole: che tegumento dobbiamo ricostruire?

Anche se tradizionalmente si ricostruiscono i piedi dei dinosauri prendendo le scutellature degli uccelli come modello, oggi sappiamo su basi embriologiche che le scutellature aviane sono piume modificate, e potrebbero non essere omologhe alle squamature delle zampe dei dinosauri.

La lista delle condizioni anatomiche dinosauriane assenti nelle specie viventi si estende anche alla muscolatura.

La recente scoperta dell'exoparia (muscolo o legamento facciale che collega la regione zigomatica alla superficie laterale del surangolare mandibolare) dimostra che non tutti i muscoli/legamenti dei dinosauri non-aviani hanno degli analoghi viventi ricavabili in modo semplice e lineare.

Pur derivando dall'impianto generale rettiliano, il sistema muscolare masticatorio di molti ornitischi non ha alcun equivalente moderno. In questi animali, un'inusuale meccanica delle ossa mandibolari implica un modello masticatorio che non si osserva in alcun animale di oggi.

L'impianto dei muscoli della gamba nei dinosauri non-aviani non è una copia fedele né del modello rettiliano (coccodrilliano) né di quello aviano. A differenza dei coccodrilli, i dinosauri tendono ad avere una inserzione più prossimale di parte della muscolatura del piede, ma a differenza degli uccelli conservano il distretto degli estensori del bacino come principale sistema di trazione dell'arto. La caviglia dei dinosauri è un unicum non riconducibile agli uccelli o ai coccodrilli, perché presenta un'articolazione mesotarsale semplice privata di un momento estensorio della caviglia. Pertanto, sia nella muscolatura che nella dinamica di camminata, i dinosauri non-aviani non possono essere ricostruiti prendendo come modello base qualche animale odierno (a differenza delle ricostruzioni ormai mainstream di Paul e Bakker).

Il sistema di ventilazione dei dinosauri non è riconducibile fedelmente né ai modelli rettiliani né a quello aviano. In alcuni casi, come gli ornitischi e nei dromaeosauridi, il meccanismo di ventilazione ha comportato una originale riorganizzazione della muscolatura pelvica. Pensare che questi animali ventilassero come coccodrilli o come uccelli è quindi improbabile.

Molti ornitischi hanno tendini ossificati sul dorso e sulla coda. Alcuni theropodi hanno accenni di ossificazioni nei tendini di dorso e coda. I Dromaeosauridae hanno spesse guainee di ossificazioni nella coda. Non esistono analoghi viventi per queste combinazioni di elementi strutturali: che effetto avevano questi elementi sulla muscolatura, la ventilazione e sulla locomozione negli animali in vita?

La scoperta di dentature fossili di sauropode letteralmente "ancorate al nulla" ha dimostrato che in questi animali un tessuto non-osseo, probabilmente la gengiva ispessita, fungeva da ancoraggio per i denti: si tratta di una modalità di impianto boccale che non ha equivalenti moderni. Dato che la texture dello smalto di questi sauropodi mostra bizzarre analogie con quella di molti denti di theropodi, è possibile che una peculiare organizzazione orale fosse diffusa in molti altri dinosauri, non solo nei sauropodi.

Molti dinosauri mostrano contemporaneamente una parte del muso su sui ancorava un becco corneo ed un'altra parte della bocca che porta i denti: questo modello di organizzazione boccale non ha equivalenti moderni tra i rettili o gli uccelli, e non è quindi riconducibile né al solo becco aviano né alla classica bocca rettiliana.

Siamo veramente sicuri di aver capito come fosse organizzata la parte molle di queste bocche in vita?

Questa è solo una breve lista di ciò che abbiamo scoperto finora essere stato presente nei dinosauri ma essere assente nelle specie viventi oggi. Quanto ancora non abbiamo scoperto? Il mio sospetto è che questa sia solo la punta dell'iceberg. Purtroppo, non possiamo sapere quello che non conosciamo.

Al tempo stesso, ciò è enormemente eccitante e stimolante per noi paleontologi, perché sappiamo che c'è ancora un intero universo di scoperte che attendono di essere riportate alla luce.

Cosa ci aspetta il futuro? Non possiamo saperlo. Ma se il trend di scoperte che ho elencato sopra è indicativo di una regola generale, allora è ragionevole concludere che conosciamo ancora molto poco del reale aspetto e della effettiva biologia dei dinosauri.

L'immagine dei dinosauri a cui siamo più affezionati, pertanto, è molto probabilmente solo un'illusione temporanea.