(Rough) Translator

04 marzo 2019

Morsi di giovane Tyrannosaurus (o forse no)

I segni di morsi sulle ossa di dinosauro sono utili per avere informazioni sulla meccanica del morso e sulle relazioni trofiche in questi ecosistemi estinti. Ma occorre anche evitare di speculare troppo su dati così rari e spesso ambigui.
Peterson e Daus (2019) descrivono due tracce di morso presenti su una vertebra caudale di Hadrosauridae dalla Formazione Hell Creek (Cretacico terminale) del Montana. Le tracce consistono nelle penetrazioni non rimarginate di denti compressi lateralmente sulla superficie ventrale di un centro vertebrale associato a resti parziali di uno scheletro. Gli autori ricavano i calchi dei due solchi, da cui ottengono la forma della parte di dente penetrata nei due fori (circa 5 mm). Assumendo che le due perforazioni documentino un singolo morso, gli autori confrontano le dimensioni e distanza tra denti consecutivi (o semi-consecutivi, ovvero, separati da un dente più giovane non del tutto sviluppato, come accade nella maggioranza dei theropodi, i cui denti eruttano in serie alternate) con quelle dei predatori medio-grandi dalla Formazione Hell Creek, e concludono che l'autore del morso fu un esemplare immaturo di Tyrannosaurus (di circa 11-12 anni, usando le curve di crescita stimate per questo taxon), e che, data la posizione dei segni sulla parte ventrale della coda, questo morso fu praticato durante la consumazione di una carcassa già in larga parte spolpata, quando buona parte della muscolatura era già stata asportata. 
Da ciò, Peterson e Daus (2019) argomentano sulla possibilità che esemplari immaturi di Tyrannosaurus, i quali non avevano ancora sviluppato la dentatura "incrassata" adatta a frantumare le ossa, potessero abitualmente consumare anche resti di dinosauri di dimensioni medio-grandi.

Sebbene il ragionamento svolto da Peterson e Dan (2019) sia abbastanza lineare e logico, esso si basa fondamentalmente sull'ipotesi che i due segni siano stati lasciati simultaneamente col medesimo morso, e che quindi siano la traccia di due denti consecutivi lungo la medesima arcata orale. Tuttavia, non vedo alcun motivo per negare questa alternativa: si tratta della traccia lasciata dal medesimo dente durante due morsi consecutivi sferrati dall'animale sulla carcassa di hadrosauride. I due segni di dente sono quasi uguali come dimensioni, e comunque, le differenze dimensionali dei segni possono semplicemente rispecchiare una diversa profondità raggiunta dal dente in due morsi successivi di potenza, inclinazione e posizione lievemente differenti. Se seguiamo questo secondo scenario, allora tutte le stime fatte per dedurre l'autore del morso (basate sulle distanze dei denti) vengono meno, e l'unica cosa che possiamo dire è che l'autore fu un theropode con denti compressi lateralmente. Notare che le dimensioni dei segni dei denti sono state confrontate solamente con i denti di due esemplari di Tyrannosaurus, uno "tardo-giovane" ("Jane") ed uno adulto ("Stan"): questo campione è a mio avviso troppo ridotto per poter escludere con sufficiente robustezza l'ipotesi che l'autore dei morsi possa essere un animale di qualsiasi dimensione intermedia tra questi due esemplari. 



Infatti, dal grafico riportato dagli autori nella figura 7 del loro articolo (sopra), appare evidente che la distanza tra il range delle dimensioni dei denti di "Jane" e quello di "Stan" è minore dei range dimensionali di ciascun animale: possiamo quindi escludere che includendo anche solo un terzo Tyrannosaurus, dimensionalmente più grande di "Jane" ma più piccolo di "Stan", non si vada a sovrapporsi ai due segni dei denti? No, non si può escludere. Quindi, la prova "dimensionale" per escludere un Tyrannosaurus subadulto (o comunque, più maturo di un giobane) è debole.

Ovvero, sebbene io concordi con gli autori che il probabile autore dei segni di morso fu un Tyrannosaurus, non ci sono sufficienti dati a disposizione per sostenere che l'autore fu un esemplare giovane (e per giunta, del quale si stima persino l'età), e quindi per dedurre qualche argomento sulla paleoecologia di Tyrannosaurus durante il passaggio da giovane ad adulto.

Bibliografia:
Peterson JE, Daus KN. 2019. Feeding traces attributable to juvenile Tyrannosaurus rex offer insight into ontogenetic dietary trends. PeerJ 7:e6573.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti anonimi saranno ignorati
-------------------------------------------------------------
Anonymous comments are being ignored
-------------------------------------------------------------